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sabato 7 aprile 2018

#chiesacattolicadovevai? Cronaca "in diretta" del Convegno di Roma - VIII


Alle ore 17,45 tocca al prof. Valerio Gigliotti, che insegna Diritto comune, Storia del diritto europeo e Storia della giustizia in Europa presso l'Università di Torino. Tema: "I limiti alla plenitudo potestatis del Papa nella storia del diritto e della Chiesa".


Si tratta nuovamente di questioni cruciali anche per l'attualità. Il prof. Gigliotti sottolinea l'importanza della riflessione sulla figura del Papa, perché nella percezione attuale il ministero pettino si identifica totalmente con l'uomo che ricopre l'ufficio: è un portato della società moderna, fortemente influenzato da personalismo e individualismo, saltati dai media.

Occorre, invece, distinguere, fra la pienezza dei poteri della figura istituzionale del Papa e i limiti della persona umana che lo incarna. Con la necessità di riportarsi, in caso di "contrasto", al vero e unico Capo della Chiesa, Cristo Signore.

In proposito, occorre richiamare S. Tommaso: l'autorità del Papa ha tutta l'ampiezza dei poteri dati a Pietro. Ma S. Tommaso prevede anche la possibilità che il Papa possa errare e peccare. sicché egli può necessitare di correzione. La correzione, però, richiede un superiore, che il Papa non ha. potrebbe, però, sottomessi volontariamente al giudizio dell'inferiore; ma se ciò non facesse, occorrerebbe solo pregare Dio perché lo converta. Però, in imminente pericolo della fede, anche un singolo fedele può riprendere un prelato, che, ove mettesse - appunto - in pericolo la fede, avrebbe perso la sua autorità.

Secondo S. Roberto Bellarmino, la potestà del Papa con coincide totalmente con quella di Cristo. Par cui l'autorità del Sommo Pontefice non è assoluta, e se egli ne abusasse ad dextruendam Ecclesiam, occorrerebbe resistergli e impedire che la sua autorità venisse obbedita. Tuttavia, ciò non consentirebbe comunque di giudicarlo.

Il potere di Pietro è in stretta dipendenza da Cristo, non lo esonera dall'obbedienza alla fede. Se il Papa cadesse in eresia, si separerebbe dalla Chiesa e perderebbe la sua potestà.

Il beato John Henry Newman vede la coscienza personale come fondamento del primato. Per Newman la coscienza non va compresa come viene intesa oggi: essa interviene ove il papa operasse in contrasto con la verità e la Tradizione. Non si tratta, dunque, di coscienza soggettivisticamente intesa.

In collusione, dunque: il Papa guida la Chiesa con la stessa autorità di Cristo Signore, di cui, però, egli è solo ministro, ed alla quale è soggetto. La plenitudo potestatis del Papa, quindi, sussiste sul fondamento dell'obbedienza a Cristo-Verità.