Dovremo entrare nell'Ordinariato Cattolico degli ex anglicani tornati felicemente a Roma per mantenere la Fede e la Dottrina cattolici?
L
Formiche, Andrea Mainardi
C’è un altro no netto alla presunta svolta liberal prodotta da Amoris laetitia su matrimonio, famiglia e sacramenti. Un no periferico ma dalle conseguenze significative anche in prospettiva ecumenica. È quello degli anglicani tornati in comunione con Roma. Un no alla comunione ai divorziati risposati scritto in una lettera ai suoi sacerdoti dal vescovo Steven Lopes (in foto), alla guida del ramo americano dell’Ordinariato che raccoglie gli ex anglicani.
In pieno disaccordo con quanto scritto recentemente, ad esempio, dai vescovi maltesi,
secondo cui le persone divorziate e risposate potrebbero trovare
impossibile “vivere come fratello e sorella” e quindi, anche senza
impegnarsi nella continenza possono accedere ai
LA LEZIONE DELL’ORDINARIATO
sacramenti se si sentono personalmente “in pace con Dio”, il vescovo Lopes ribadisce l’insegnamento di Giovanni Paolo II in Familiaris consortio: comunione possibile, ma solo con l’impegno alla castità. Nella lettera di 16 pagine A Pledged Troth, citando ripetutamente il Catechismo, richiama l’indissolubilità del matrimonio e respinge l’idea che la coscienza possa trovare eccezioni a divieti morali assoluti: “La parola di Dio e l’autorevole insegnamento della Chiesa forniscono la guida per per la formazione della coscienza”. Nessun discernimento può fornire eccezioni alla legge morale. Quanto all’impossibilità della castità, il vescovo sottolinea che anche “quando ostacoli e sfide possono sembrare insormontabili abbiamo un Salvatore che è andato più avanti di noi”.
MISERICORDIA E DOTTRINA
Lopes non boccia l’esortazione di Francesco. Anzi: la valorizza continuamente nel richiamo ad un accompagnamento pastorale dei divorziati risposati come membri della Chiesa; così come per la necessità per chi viva seconde nozze civili di considerare la validità del primo matrimonio. Ma continuamente avverte l’urgenza di proteggere Amoris laetitia dalle ermeneutiche alimentate “dai media laici” che hanno l’obiettivo di “promuovere pratiche in contrasto con l’insegnamento della Chiesa”. A dirla tutta, ermeneutiche contrastanti si trovano nell’episcopato mondiale, che sta dando interpretazioni e disposizioni a riguardo in una poliedrica varietà di modi.
L’ECUMENISMO DI AMORIS LAETITIA
Lopes non è un ex anglicano, ma ne è il vescovo. Certo: il suo documento non è il primo di interpretazione di Amoris laetitia di un vescovo cattolico che si pronuncia contro la comunione ai divorziati risposati. Quello che è significativo in questo caso è il richiamo all’esperienza della “comunione anglicana”. Lì dove sono abbondantemente accettati divorzio, contraccezione e unioni omosessuali. E così la comunione ai divorziati risposati. Aperture in contrasto con la scrittura, la tradizione e la ragione, nota il monsignore. Insomma, proprio quelle svolte liberal della comunione anglicana che ha portato parte del clero e dei fedeli della Chiesa inglese a bussare alle porte di Roma, stanno nere su bianco nel mirino del vescovo alla guida degli ex anglicani.
I FRUTTI DELL’ANGLICANORUM COETIBUS DI RATZINGER
Creato nel 2012 e con sede a Houston, Texas, l’Ordinariato personale della Cattedra di San Pietro si rivolge ad ex comunità anglicane negli Stati Uniti e in Canada. Comprende 42 parrocchie, 64 sacerdoti, quattro diaconi e circa 20.000 fedeli. È il terzo degli ordinariati anglicani aperti grazie all’Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI nel 2009. La costituzione apostolica firmata da Ratzinger prevede la piena comunione con Roma mantenendo alcuni elementi del patrimonio spirituale e liturgico anglicano. Gli altri due ordinariati si rivolgono uno ai fedeli di Inghilterra e Galles e un altro a quelli australiani.
LA SFIDA ECUMENICA PASSA ANCHE DA QUI
Commentava il vaticanista Sandro Magister nel 2009 alla pubblicazione dell’Anglicanorum coetibus: “Oggi più che mai, con Joseph Ratzinger come Papa, il cammino ecumenico non sembra una rincorsa alla modernità, ma un ritorno alla tradizione”. Quella tradizione a cui guardava, ad esempio, un convertito eccellente come John Henry Newman. Ora da Lopes arriva un elogio della misericordia contenuta in Amoris laetitia. Ma il suo documento porta con sé un sottotesto non trascurabile, una domanda, sia pure non esplicita: gli ex anglicani attratti dalla tradizione romana e convertiti al cattolicesimo, si troverebbero ancora a casa in un una chiesa liberal come alcuni interpreti dell’esortazione apostolica auspicano?
L’ORDINARIATO POSSIBILE
Se Ratzinger incoraggiava il ritorno alla Chiesa cattolica degli anglicani, Bergoglio sembra di altro avviso. Stando a quanto riportato da due vescovi: l’anglicano argentino Gregory Venables e Tony Palmer, membro della Comunione delle Chiese Evangeliche Episcopali (della mondo anglicano, anche se non collegabile a Canterbury). Da arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio disse a Venables che l’ordinariato appena introdotto da Ratzinger era “superfluo” e che “la Chiesa ha bisogno di voi come anglicani”. E a Palmer, che si interrogava se diventare cattolico, Bergoglio sconsigliò di compiere quel passo. Aggiungendo: “Abbiamo bisogno di costruttori di ponti”. Così, stando a quanto riportato dal vaticanista inglese Austen Ivereigh nella sua biografia di Bergoglio pubblicata alla fine del 2014, The Great Reformer, edita da Mondadori con il titolo Tempo di Misericordia.
LA VIA DELLA NOSTALGIA SECONDO BERGOGLIO
Nel gennaio del 2014, ricevuto a Santa Marta, Palmer registrò col suo iPhone un video messaggio del Papa, poi trasmesso ad un incontro dei protestanti pentecostali. Bergoglio rivolse un saluto che definì “gioioso e nostalgico”: “Gioioso perché siete riuniti a pregare Gesù – diceva agli evangelici – nostalgico perché siamo separati per i nostri peccati e i malintesi della storia”. Chi ha la colpa? “Tutti abbiamo la colpa”, diceva Francesco. Il video eccitò le polemiche dei tradizionalisti di entrambe le sponde, cattolici ed evangelici. Ma dopo quella kermesse, si registrarono conversioni al cattolicesimo, come quella del pastore pentecostale svedese Ulf Ekman. In un altro messaggio ai leader della Communion of Evangelical Episcopal Churches, ricordando l’amico Palmer da poco morto in un incidente stradale, tornando sul tema ecumenismo, Bergoglio diceva: “Stiamo peccando contro la volontà di Cristo, perché guardiamo soltanto alle differenze. Ma tutti abbiamo lo stesso battesimo ed il battesimo è più importante delle differenze”. E soprattutto, confermando una certa allergia alle sottigliezze teologiche: “Tutti abbiamo nelle nostre chiese bravi teologi. Che loro facciamo il lavoro dello studio teologico. Ma non aspettiamo che loro si mettano d’accordo”.
Gli anglicani hanno sempre sentito una grande nostalgia per l'unione con Roma che nell'alto Medio Evo, raggiunse aspetti commoventi quando i loro re, consapevoli che l'evangelizzazione di papa Gregorio Magno e Vitaliano aveva dato loro anche una civiltà, volevano morire ed essere seppelliti vicino alla tomba di Pietro. Quella nostalgia, nell'Ottocento esitò nel movimento di Oxford che tante conversioni produsse, la più famosa delle quali fu quella del ricordato Newman. Papa Benedetto lo sapeva bene al contrario di Bergoglio la cui vista è appannata dal relativismo dottrinale e morale.
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