Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

mercoledì 31 gennaio 2018

Il dado sembra tratto: Padre Nostro modificato. Si rendono conto di quello che stanno facendo?

Tra i tanti articoli su questa triste e grave vicenda vi proponiamo quello di Stilum Curiae. Preghiamo perchè Gesù ci aiuti affinche i vescovi italiani abbiano un pò di coraggio.
Certe improvide dichiarazioni nascono anche da una trasmissione\intervista del S. Padre alla TV dei Vescovi (VEDERE QUI).
In coda al post alcune interessanti riflessioni inviate dall'amico Giovanni.
L

Marco Tosatti

Spero che il frammento di Vangelo, scritto in aramaico, greco e latino, come la Stele di Rosetta, in base al quale la Conferenza Episcopale Italiana discuterà come cambiare la preghiera più importante del cristianesimo si rivelerà autentico. Datato intorno agli ultimi anni del primo secolo, e magari, in assenza di registratori tanto cari ai gesuiti, con una firma, o almeno le iniziali di Gesù, il Cristo. L’esistenza di questo frammento o frammenti non è ancora stata resa nota, ma DEVE esistere; se no con quale improntitudine si oserebbe manomettere un testo vecchio di duemila anni, sempre considerato autentico e pregato in quel modo da infinite generazioni di cristiani? L’ultima, debole speranza è che nell’assemblea dell’autunno in cui si deciderà questo cambiamento: da “non indurci in tentazione” a “non abbandonarci alla tentazione”, posto che nel segreto dell’urna come ben sappiamo Dio ti vede, ma Galantino no, e papa Bergoglio neppure, in una resipiscenza di fede e orgoglio il voto sia “no”. Ma ahimè, siamo consci di quanto questo flebile desiderio sia illusorio.

Qualche tempo fa parlavamo di questo problema con don Nicola Bux. Ecco quello che ci spiegava quell’uomo dotto e saggio: . Insomma, il “non indurci” era già problematico allora, ma non si pensava certo a manipolarlo inzuccherandolo, bensì forse a capirne un senso più profondo.

In quella stessa conversazione, don Nicola mi esortava a verificare alcuni dati (il che colpevolmente non ho fatto), che vi riferisco. E cioè se fosse vero che in Germania, contro la nuova traduzione, sostenuta dal Papa, avessero obiettato pure gli atei.; che i protestanti hanno già annunciato che non cambieranno nulla. Per non dire che, gli esegeti di ogni razza e colore, domandano se il Papa intenda cambiare anche l’originale greco del Nuovo Testamento (a cui corrisponde esattamente il testo latino).

Di recente i sacerdoti di Anonimi della Croce si sono occupati del problema. Citiamo un parte dell’articolo:

Tale preposizione regge naturalmente l’accusativo, caso di per sé caratterizzante il “complemento” di moto a luogo. Anzi, a differenza di quanto accade ad esempio in latino e in tedesco con la preposizione in, eis può reggere solo l’accusativo.

Come si vede, dunque, il costrutto greco presenta una chiara “ridondanza”, ossia sottolinea ripetutamente il movimento che alla tentazione conduce, per cui è evidentemente fuori luogo ogni traduzione – tipo “non abbandonarci nella tentazione” – che faccia invece pensare a un processo essenzialmente statico.

Il latino “inducere”, molto opportunamente usato da san Girolamo nella Vulgata (traduzione della Bibbia dall’ebraico e greco al latino fatta da Girolamo nel IV secolo), essendo composto da ‘in’ (‘dentro, verso’) e ‘ducere’ (‘condurre, portare’), corrisponde puntualmente al greco eisphérein; e naturalmente è seguito da un altro in (questa volta preposizione) e dall’accusativo temptationem, con strettissima analogia quindi rispetto al costrutto greco.

Quanto poi all’italiano indurre in, esso riproduce esattamente la costruzione del verbo latino da cui deriva e a cui equivale sotto il profilo semantico.

Dunque la traduzione più giusta, che rimane fedele al testo è quella che è sempre stata: “non ci indurre in tentazione”. Ogni altra traduzione è fuorviante, e oserei dire anche grottesca.

Come ho detto in precedenza, il rispetto per il Testo Sacro è fondamentale, e si dimostra nella fedeltà delle traduzioni con i testi originali. Ma la tendenza oggi è quella di far prevalere il “politicamente corretto”, la traduzione morbida, mielosa. Sradicando completamente il vero significato di ciò che la Parola ci vuole dire.

Infatti molti si sono chiesti: Come può Dio “indurre” in tentazione? Ci sono tantissimi passi biblici che dimostrano come Dio induce alla tentazione e alla prova. Non ci si può scandalizzare, pensando sempre che Dio abbia solo la “mielosa misericordia” (oggi molto di moda nella neochiesa), trascurando la Croce, la prova e la tentazione.

Qui trovate il link alla lunga esposizione.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Cari Amici,

Nel prossimo mese di novembre, la CEI dovrebbe riscrivere il Padre Nostro nei libri liturgici, sostituendo "non c'indurre in tentazione" con un insipido "non abbandonarci nella tentazione". I vescovi sono solo esecutori. Il mandante è noto a tutti. Il Padre non induce in tentazione, quello è Satana. Il Figlio s'è sbagliato. E chi se ne frega se nel Vangelo è scritto così (il testo nuovo non corrisponderebbe in nessuna misura a quello originario - greco - del Vangelo). Che importa se per duemila anni, ormai son quasi proprio duemila, Papi, vescovi, clero, religiosi, diaconi, semplici fedeli, santi, martiri, confessori, analfabeti, Agostino, Tommaso, Francesco, geni e ignoranti, TUTTI hanno pregato così, senza farsi venire alcun dubbio. Lo stesso Spirito Santo si dev'essere distratto, se ha lasciato che i cristiani sin qui, e per qualche mese ancora, accusassero il Padre d'un'azione propria di Satana (come ha incredibilmente detto il Papa, oggi inflitto[San Vincenzo di Lerino] alla Chiesa), senza intervenire, anzi ispirando gli evangelisti a riportare così le parole di Gesù che insegna la preghiera.

Come si fa a non piangere? Io non sono un biblista, anzi io non sono proprio niente e nessuno. Non m'impelago in considerazioni che non mi competono. Ma un po' di greco lo conosco e un po' di buon senso ce l'ho ancora. Il verbo greco - che quando si legge quella pericope è "Parola di Dio" -, sebbene non registrato da alcuno ma garantito per duemila anni dalla Chiesa, cioè dallo Spirito di Verità, dice proprio "condurre dentro", "inducere" in latino. Ma soprattutto - e qui subentra il buon senso - se la Chiesa per due millenni ha detto male e ha fatto dire male la preghiera, l'unica insegnata - anzi prescritta - direttamente da Gesù, che affidabilità può avere? Se ha sbagliato in questo, in che cosa - anche per l'assenza dei registratori - non ha sbagliato? Se cambia anche il Pater (e con l'intentio di "correggerne" le parole), uno dei quattro pilastri del cristianesimo con il Credo, il Decalogo e i sacramenti,che cosa non cambierà? E comunque tutto si destabilizza, tutto diventa precario. Dopo Lutero e tutti gli eretici che l'hanno preceduto e seguito, sarà sempre più normale che qualcuno, a distanza di secoli o di millenni, pretenda di aver finalmente capito - misericordiosamente e umilmente - quel che la Chiesa prima di lui non aveva capito, e senza di lui non avrebbe capito.

Io non dirò mai "e non abbandonarci nella tentazione", anche perché io dico et ne nos inducas in temptationem, e lo dico anche per i nostri vescovi. Signore non indurli - non portarceli dentro - in questa tentazione. Ti prego.

8 commenti:

  1. Ove avvenisse una tale cambiamento, invito tutti durante la S.Messa a gridare "non indurci in tentazione". Se preti, o vescovi ci imporranno tale versione sta a noi laici sbugiardarli ogni volta che si va a Messa in modo che anche i fedeli addormentati capiscano che qualcosa all'interno della Chiesa non va...

    RispondiElimina
  2. Quando si canta il Padre nostro il " Non ci indurre in tentazione " è intonato, diversamente " Non abbandonarci alla tentazione " sembrerebbe stonato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo, non c'è proprio paragone dal punto di vista dell'intonazione. Ma la cosa più importante è che noi non possiamo sostituirci a Dio: Dio fa quel che vuole, potrebbe anche volere indurci in tentazione, potrebbe anche volere metterci alla prova. Noi non possiamo permetterci di giudicare Dio e le sue finalità. Il problema è che in questi decenni si vuole vedere tutto attraverso la lente della "bontà", di una bontà dolciastra da film: un concetto che risulta generico e fuorviante già per gli essere umani, figuriamoci per un Dio (che per ovvi motivi non può avere aspetti umani).

      Elimina
  3. Il Padre Nostro va pregato come ha insegnato Gesú, ossia: “...non abbandonarci alla tentazione...” e meno male che questo è il sito dei Tradizionalisti........mi sembra più quello degli scismatici che vanno sempre e solo contro il “Dolce Cristo in terra”!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "et ne nos inducas in tentationemm", tradotto dall'aramaico....il Dolce Cristo in Terra ascoltava Santa Caterina, non Lutero!

      Elimina
    2. Anonimo delle 19:56, se sei un perdente non è colpa di questo blog. Impegnati maggiormente nella vita reale e forse qualche successo lo otterrai, e sarai pure meno nervoso. Ih! Ih!

      Elimina
  4. Siete solo dei moderni “farisei”, oltre che scismatici e, pertanto, fuori dalla Chiesa Cattolica per vostra libera scelta. Vi resta solo di fumarvi i cavilli della legge...con gli effetti che si vedono...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione, Anonimo delle 12:14, i bergogliani sono i moderni farisei, con il loro arrendersi alle logiche del mondo.

      Elimina