Segnalato e tradotto dall'amico Maurizio, che ringraziamo sentitamente, ritorniamo sul tragico elenco delle ultime ambiguità che ci tocca leggere.
Mala tempora currunt.
L
Lo scorso
anno, sul sito “Crux”, John Allen Jr. aveva sostenuto che la posizione di Papa
Francesco in merito al «matrimonio» omosessuale non era cambiata rispetto a
quella che esprimeva quando era vescovo in Argentina[1].
Allen scriveva che il Papa, sebbene certamente contrario al «matrimonio»
omosessuale, fosse disposto a tollerare la legalizzazione degli atti di omosessualità
sotto la dicitura «unioni civili». Il mese scorso, Peter Baklinsky su Life Site News ha sostenuto la stessa cosa in un
pezzo dal titolo: «Papa Francesco approva il riconoscimento legale delle unioni
dello stesso sesso», offrendo la seguente
traduzione [dal francese] delle parole di Papa Francesco:
«Che pensare del
matrimonio di persone dello stesso sesso? “Matrimonio” è una parola storica. Da sempre, nell’umanità, e non
solamente nella Chiesa, s’intende cosa di un uomo e una donna. Non si
può cambiare questa cosa così, alla carlona… […] Non si può cambiare questo. È
la natura delle cose. Le cose sono così. Chiamiamo dunque “unione civile”
l’unione fra persone dello stesso sesso. Ma non scherziamo con la verità…».
Dando per
accurata la traduzione di quanto affermato dal Papa (giacché tale è stata
ritenuta un po’ ovunque), questi sembrerebbe disponibile al riconoscimento giuridico
delle coppie conviventi di omosessuali sotto la denominazione di «unioni
civili». Secondo quanto riportato, il Papa sarebbe disposto a farlo perché
desidera che le persone coinvolte in relazioni omosessuali possano ottenere i
vantaggi dell’assistenza sanitaria e sociale cui solo si può accedere vivendo
una relazione riconosciuta come «matrimonio» o «unione civile». Sicché, il Papa
starebbe optando per l’«unione civile» come il minore tra due mali, allo scopo
di non estromettere le coppie omosessuali dal gruppo dei destinatari
dell’assistenza sanitaria e sociale. Egli vuole mostrarsi gentile e
misericordioso.
Tuttavia c’è
un enorme problema in questo tentativo di accomodamento con la società civile.
Quando il Papa
approva che le coppie omosessuali ricevano un supporto economico sotto il manto
delle «unioni civili», senza volerlo finisce per screditare la castità. Poiché
due uomini o due donne conviventi (che siano fratelli, sorelle, o solo amici) in
uno stato di celibato non potranno ottenere gli stessi benefici economici. Ma
il problema più serio è che il Papa rende possibile il sorgere di una
tentazione tra i cattolici celibi che lottano contro l’attrazione verso persone
dello stesso sesso. Per quale motivo costoro dovrebbero continuare a resistere
a questa attrazione, quando perfino lo stesso Papa è disposto a concedere che
la società “ricompensi” gli atti di omosessualità, mentre nega questa stessa
ricompensa all’esercizio della castità? La tolleranza di un comportamento
immorale, in questa forma, sicuramente
spingerà ulteriormente la nostra società nel senso del degrado, accelerando la
diffusione degli atti di omosessualità nel mondo.
Infatti,
questa condiscendenza per le pratiche omosessuali, da parte sia della Chiesa
che del Governo, prosegue dai tempi della rivoluzione sessuale degli anni
Settanta. Di certo la tolleranza non ne ha fatto diminuire l’esercizio. Lo
abbiamo già visto con il diffondersi per il mondo del «matrimonio» omosessuale.
In meno di un decennio la pratica è stata legalmente ratificata negli Stati
uniti e in altri Paesi. Sotto le sembianze del matrimonio, le cattive condotte
derivanti dall’omosessualità non sono state solamente tollerate: la loro
approvazione è divenuta norma nella società.
Il Catechismo
della Chiesa Cattolica (n° 1902-1903)
insegna che non può esserci legge civile «legittima» contraria alla Legge
Divina. Per questo motivo, la relazione omosessuale non può mai costituire una
«legittima» unione civile. Al n° 2357, il Catechismo dice, in merito agli atti di
omosessualità, che «[...] in nessun caso possono essere approvati».
Neanche nel caso delle «unioni civili», dunque.
Pertanto, la
questione sollevata dall’azione di Papa Francesco è: in quali circostanze gli atti
di omosessualità possono essere tollerati? C’è differenza tra «approvare» e
«tollerare» il male, come Papa Paolo VI [1963-1978] spiegò a proposito di
contraccezione al n. 14 della sua enciclica Humanae
Vitae: «In verità, se è
lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male
maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni
gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene» (cfr. anche Rm. 3,8). In altre
parole, questo imperativo morale senza tempo resta valido, e ci ricorda oggi
come ieri che il fine non giustifica i
mezzi.
Ora, che cosa
succede se applichiamo l’insegnamento di Paolo VI alla tolleranza di Papa
Francesco nei confronti della legalizzazione delle unioni civili fra omosessuali?
A quanto pare, Papa Francesco sembra intenzionato ad accettare che le coppie
omosessuali vivano all’interno di una «unione civile» – e a tollerare il male
morale del «praticare l’omosessualità» – dimodoché questi omosessuali
praticanti possano accedere ai vantaggi dell’assistenza sanitaria e sociale.
Se diamo per
buona questa interpretazione delle intenzioni di Papa Francesco, il problema
successivo è se lui stia tollerando «un male minore per evitare un male più
grande», oppure lo stia facendo «per promuovere un bene superiore».
Sembra
plausibile che Papa Francesco stia operando nella convinzione che, tollerando
la legittimazione degli atti omoerotici nella forma di «unioni civili» anziché
di «matrimonio», si eviti una degradazione ulteriore del matrimonio vero.
Altrimenti, perché non riconoscere anche il «matrimonio» tra omosessuali?
Con tutto il
dovuto rispetto per il Santo Padre, questo modo di ragionare è difettoso. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n°
2357) sappiamo che gli atti di omosessualità sono «intrinsecamente»
ostili sia alla sessualità umana che al matrimonio, e sono difatti un attacco a
entrambi. Pertanto, tollerare la legalizzazione di tali atti sotto la
denominazione di «unioni civili» anziché di «matrimonio» non eviterà una
denigrazione ulteriore del matrimonio vero, ma produrrà esattamente l’opposto,
perché il vero male qui ha meno a che fare col matrimonio o le unioni civili, che
con gli atti omoerotici in sé stessi che sono qualcosa di cattivo, sempre e
comunque. Ecco perché la Congregazione per la dottrina della
fede, sotto la guida
del cardinale Ratzinger, insisteva nel 2003 sul fatto che il rispetto per gli
omosessuali non può condurre a un «riconoscimento legale delle unioni
omosessuali»[2].
Il «bene
superiore» che il Papa sembra voler conseguire è il miglioramento per le coppie
omosessuali delle condizioni sanitarie ed economiche. Questa, tuttavia, è una considerazione esclusivamente
terrena: il Papa dovrebbe preoccuparsi piuttosto della vita eterna di queste
coppie; in altre parole, dovrebbe adoperarsi per dissuaderle dagli atti di
omosessualità, che sono spiritualmente mortali. Se Papa Francesco crede nella
vita eterna e nella possibilità di una dannazione eterna (e noi dobbiamo dare
per scontato che ci creda), la salvezza eterna è un bene infinitamente più
grande dei benefici sanitari e sociali di questa vita: «Che giova infatti all’uomo
guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc. 8,36).
Alla luce dei
valori cattolici come esposti da Papa Paolo VI nell’Humanae vitae, la scelta di legittimare le pratiche omosessuali,
che sono un male in sé, se esercitate all’interno di un’«unione civile», non
può essere giustificata nella società di oggi – nemmeno se il fine è ottenere
benefici sanitari e sociali per le coppie omosessuali. Pertanto come dobbiamo porci rispetto
all’affermazione di Papa Francesco? Il nostro Santo Padre è sulla strada giusta,
ma non l’ha percorsa fino in fondo. Spiegando che «il matrimonio è una parola
storica» il cui significato non può essere cambiato tutto a un tratto e non può
significare altro che un santo connubio tra un uomo e una donna, egli ritiene
di collocare il matrimonio su un piano morale superiore.
Il Papa,
tuttavia, dovrebbe analogamente notare che anche il termine «sodomia» è una
«parola storica» e una realtà. La parola «sodomia» è presente nelle Scritture nonché
in documenti civili ed ecclesiastici e, storicamente, risale ai tempi di Sodoma
e Gomorra (Gen. 18-19). Dunque «non è possibile cambiarla».
Perciò, il Papa
deve insistere sul vero significato storico delle parole, specialmente quando
dialoga con i media. Quale occasione
perfetta per insegnare il Vangelo in tutta chiarezza! Egli non può consentire
che la società civile secolarizzata di oggi metta la parola «sodomia» sotto il
tappeto, collocando questo atto sullo stesso piano morale del matrimonio o
delle «unioni civili» (infatti, una unione civile tra due battezzati non
cattolici di sesso diverso, vissuta con la corretta intenzione del matrimonio,
possiede la grazia sacramentale del matrimonio).
E andrei
oltre aggiungendo che, quando parla ai media
in merito ad atti e relazioni omosessuali, Papa Francesco dovrebbe sempre
utilizzare la parola «sodomia», la quale deriva storicamente da specifici atti
malvagi riportati nelle Sacre Scritture. Solo in questo modo tutti si
renderanno conto che cosa c’è in gioco quando il Papa dialoga con la società
secolarizzata sul tema delle cosiddette «unioni civili».
La Chiesa si
trova ora a un bivio. È compito della Chiesa educare ed insegnare la natura del
vero matrimonio, così come lo è ammonire il mondo sul fatto che gli atti di
omosessualità sono un affronto a Dio e alla natura. E questo risultato non si
può ottenere cambiando i termini e facendo sembrare che, se chiamato «unione
civile», il male della sodomia è cancellato. Così non si fa. Non dobbiamo
consentire alla società di camuffare il male della sodomia sotto le insegne del
«matrimonio dello stesso sesso» o delle «unioni civili».
In questo il
Papa ha sicuramente ragione: «Non giochiamo con la verità».
* Articolo apparso sul portale Crisis Magazine il 4-10-2017 intitolato: Yes, Holy Father, you
are right: «Let us nor play with truths.
[1] Cfr. John Allen Jr., Pope Francis sends mixed signals on civil unions for gay couples, del 27-1-2016, https://cruxnow.com/church/2016/01/27/pope-francis-sends-mixed-signals-on-civil-unions-for-gay-couples/
[2] Congregazione per la dottrina della fede,
Considerazioni circa i progetti di
riconoscimenti delle unioni tra persone omosessuali, del 3-6-2003.
Ancora si oltraggia il papato definendo papa l'usurpatore sudamericano?
RispondiEliminaQuando la finirete con questa ipocrisia indecente?
dico o non dico? questo è il dilemma
RispondiEliminaE' lampantissimo che la sede è vacante e continuano ancora con sta tiritera...insultandolo non risultate cristiani, ma luterani!
RispondiEliminaIo mi vergogno a farmi rappresentare da una persona chiaramente ostile alla Chiesa Cattolica, chiaramente ostile alla Civiltà cattolica, chiaramente ignorante che fa uso di un raffazzonamento mnemmonico di frasi ad effetto ossessivamente e politicamente incentrati su di un comunismo obsoleto e sudamericano.Non sopporto udire da chi occupa il soglio di Pietro, che la via Crucis è la storia del fallimento di Dio, e lui nella sua volgare arroganza vuole vincere dove, secondo lui, Dio ha fallito! Secondo lui Cristo, la Redenzione che ha operato, sarebbe quella di riscattare il genere umano dalla povertà, quando Gesù Cristo stesso ha detto: " I poveri li avrete sempre con voi!". Basta , rivogliamo i nostri pastori! Chi viene dal fango di cui ne ha nostalgia, rimandiamolo nel fango, sempre con la speranza che ne venga fuori pulito, finalmente!
RispondiEliminaSono due apetti differenti. Il catechismo della Chiesa cattolica e la legalizzazione dei matrimoni omosessuali negli Stati laici.
RispondiEliminaLibero stato in libera chiesa. Basta interferenze.
"Libera chiesa in libero stato"? Che vuol dire? In queste cinque parole insensate c'è il riassunto dello sgretolamento spirituale e morale. E poi quel "basta interferenze": un imperativo davvero insulso. Povera Fondazione san Giuseppe!
EliminaMa quante palle, Quando finirete per confondere la dottrina cattolica e lo stato laico. Se voi cattolici integralisti pensate che i gay non devono avere diritti è un problema vostro. Gli stati occidentali hanno invece legiferato diversamente. Fatene una ragione. Che poi uno sia casto o meno sono affar suoi. Sotto le coperte i cattolici guardoni se ne devono star lontani.
RispondiEliminaNon mi risulta che i gay fossero privi di quei diritti che spettano a tutti. I diritti individuali non hanno nulla a che vedere con i diritti oggettivi del matrimonio che per definizione e' una unione di due persone e non un individuo. La societa' occidentali che hanno legiferato o stanno per legiferare sul matrimonio gay sono in piena decadenza. Provo una pena enorme quando leggo commenti che fanno notare come le chiese siano vuote, i giovani non vadano piu', i preti non siano piu' ascoltati ... pertanto la Chiesa si dovrebbe modernizzare e dovrebbe smetterla di insistere su posizioni "medievali"...
EliminaL' elefante nella stanza invece e' che l'italia e' un paese vecchio stanco in pertetua crisi economica sociale culturale politica. Tra pochi anni ci saranno solo vecchi e falsi rifugiati e l' unica domanda che la gente si fa e': chi ci paghera' la pensione? I valori cristiani alla base della societa' sono l'unica garanzia per i gay di avere i loro diritti civili rispettati in futuro. Quando ci sara' un parlamento a maggioranza musulmana (Dio non voglia) sara' ben altra storia.
L'Italia se non avesse avuto aborto divorzio propaganda komunista e radicale oggi poteva essere un paese con oltre 70 milioni di abitanti giovane e prospero. Invece rispecchia perfettamente la cupa profezia di Giovanni Paolo II: una cantina di cimeli dove quasi non c'e' luce se non ci fosse quel barlume di speranza che non si spegne mai: il Vangelo.
Attenti! La lobby sodomita sta mettendo in campo le sue forze, sotto il segno della tolleranza e della misericordia e magari anche della tenerezza. Con gli appoggi nella Nuova Chiesa finiranno con l' appropriarsi del termine matrimonio e faranno chiamare l' attuale matrimonio unione etero.
Elimina"Quando finirete per confondere la dottrina cattolica e lo stato laico". Che significa?
EliminaPovera Fondazione san Giuseppe!
Si preoccupi anche che 1 italiano su 3 va in Chiesa, crollo in 4 anni spaventoso... non sia mai che a Soros non interessi...
RispondiEliminaCaro Fodde, lei non si smentisce mai. I "pochi chiassosi cattolici" non sono poi così pochi come lei crede. Il chiasso, piuttosto, è nella sua mente.
RispondiEliminaPietro Soave ha perfettamente ragione. Oppure bastava che i bambini uccisi con l'aborto non lo fossero ed oggi avremmo sì e no altri 6 milioni di abitanti. Piuttosto che speranza può avere un popolo senza la speranza di Cristo? I fautori dello stato laico ed i vari cardinaloni politicamente corretti cosa dicono? Ah già: che ci salveremo tutti a prescindere. Quanta fatica per nulla in 2000 anni e passa....
RispondiEliminaL'omosessualità è una patologia. Giustamente Ratzinger parlava di "disordine". L'esaltazione dell'omosessualità è un chiaro tentativo di cancellare tutte le diversità, nella campo sessuale quella maschile/femminile. Così come a livello collettivo si tenta di cancellare i popoli, con la retorica universalista, così a livello individuale si tenta di cancellare il maschile e il femminile. Questo martellamento continuo da parte dei media occidentali cerca di propinarci l'omosessualità come normalità, come semplice orientamento; ma la natura non si cambia, se ne facciano una ragione i conformisti, la procreazione avviene solo con l'esasperazione del maschile e del femminile, questa è la sempiterna realtà. Peraltro, questa moda (effimera) è limitata al solo occidente, nel resto del mondo l'omosessualità è vista come degradazione o come malattia. Non a caso l'occidente stesso è malato, devirilizzato, e perde sempre più terreno rispetto alle altre culture.
RispondiEliminaLei, invece, caro Fodde, così educatino e traboccante di animalismo e umanitarismo a buon mercato, da vero seguace Cristo e con "le mani in alto".
RispondiEliminaÈ sempre il solito disco rotto. Preti sposati, Eucaristia ai divorziati risposati,unioni (in) civili per i gay...e xche non il matrimonio poverini!...donne prete, uomini suora ecc ecc.....Se qualche non cattolico non vuole leggere i giudizi giustamente negativi nei confronti di pratiche omosessuali e agende gay varie, basta che non si connetta con questi siti, è semplicissimo.
RispondiEliminaL'omosessualità, autentica perversione e depravazione, è x un cattolico esattamente come il razzismo ad esempio: totalmente incompatibile
"Io ormai metto le mani in alto"
RispondiEliminaEcco, bravo, allora sii coerente e sloggia da questo blog.