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sabato 19 agosto 2017

Sim sala bin Tornielli

Dio disse e creò.
Il mago dice: creo ciò che dico io.
Proponiamo un interessante articolo del giornalista Stefano Lorenzetto ( QUI il suo curriculum) segnalando anche la risposta che lo stesso  ha dato a un Sacerdote scandalizzato per le critiche che il saggista, in un altro pezzo, aveva rivolto al Papa. ( QUI )
Tornando titolo del post ci poniamo la domanda: l'ex vaticanista ratzingeriano di ferro è  diventato la velina di Santa Marta e pure epigono della serie TV The Mentalist?
***
NB "The Mentalist è una serie televisiva statunitense creata da Bruno Heller e prodotta dal 2008 al 2015. 
La serie viene trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti da CBS dal 23 settembre 2008. In lingua italiana, la messa in onda si divide tra quella in Italia, sui canali Mediaset, e quella in Svizzera, su RSI LA1, entrambe dal 2009". ( QUI)   
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Undicesimo, non lamentarti   
di Stefano Lorenzetto 

(...) qualunque. Trattasi del medico di Borgo Venezia che mi seguiva quand’ero fanciullo, un sant’uomo capace di diagnosi infallibili e circondato da grande rispetto perché era rimasto vedovo prematuramente e si prestava come barelliere sui treni violetti dell’Unitalsi che portavano i malati a Lourdes. 

Aveva un’unica debolezza: dentro il suo ambulatorio, e anche fuori, ogni mese aggiungeva una targa - in plastica, in plexiglas, in ottone - con orari, avvertenze oppure disposizioni tassative per i pazienti, proprio come quella bergogliana rivolta ai brontoloni. 

Più che in uno studio medico, sembrava di entrare in un timbrificio. 


Non bisogna mai dimenticare che Francesco è stato prelevato «quasi alla fine del mondo», come egli stesso scherzò la sera della sua elezione, dunque è piuttosto scontato che dica e che faccia cose dell’altro mondo. 

Ma il punto dolente è che colui che fissa una proibizione dovrebbe anche essere il primo a rispettarla, dando il buon esempio. 

Ora a me non pare proprio che il Santo Padre eviti accuratamente di lamentarsi, anzi si può dire che raramente sul soglio di Pietro sia stato dato di vedere un papa a più alto tasso di lagnosità, seppure mascherata dai modi bonari del curato di periferia, del prete callejero, di strada. 

Qualche esempio sparso? 

S’è lamentato dei «cristiani malinconici che hanno più faccia da peperoncino all’aceto che di gioiosi che hanno una vita bella». 

S’è lamentato dei pro life, chiamandoli «ossessionati e ossessivi», così almeno riferisce la sua amica Lucrecia Rego de Planas, docente all’Universidad Anáhuac in Messico, già direttrice di Catholic.net. 

S’è lamentato degli intransigenti che si attengono all’ortodossia in campo morale, invitandoli implicitamente al silenzio proprio nel momento di maggiore sbando della società: «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Non è necessario parlarne in continuazione». 

S’è lamentato di alcuni fedeli che avevano recitato 3.525 rosari per la sua elezione, equiparandoli agli eretici pelagiani. 

S’è lamentato delle suore: «Siate madri e non zitelle». 

E fin qui siamo alle lagnanze di sostanza. 

Ma non è che il Pontefice del «Vietato lamentarsi» si faccia mancare i rimbrotti sulle tematiche più frivole. 

S’è lamentato di «quelli che dicono: “Ah, che bello, che bello, che bello”, e poi dicono il contrario dall’altra parte» (una sua fissa la zizzania sparsa dalle malelingue che si annidano nella Curia romana). 

S’è lamentato di un pretino che è andato all’Euroclero a comprarsi «un mantello, grande, largo, con il velluto e la catena d’argento», e poi si è specchiato con il saturno sulla testa, «un rigido mondano», apprezzando la battuta sarcastica del monsignore che gli aveva raccontato l’episodio: «E poi si dice che la Chiesa non permette il sacerdozio alle donne!». 

S’è lamentato (con il cardinale Agostino Vallini, a piazza di Spagna, durante la celebrazione dell’Immacolata) di un tizio perché «io lo chiamo al cellulare, lui vede zero e non risponde». In sintesi, papa Francesco s’è lamentato persino delle lamentele. 

«La “dea lamentela” è un inganno: ti fa prendere la strada sbagliata» (incontro con i giovani a Cagliari, 22 settembre 2013). 
«Chi si lamenta sempre è in realtà uno che non vuole lavorare» (incontro con il clero al Cairo, 29 aprile 2017). 

Poi però ha spiegato che «lamentarsi davanti a Dio non è peccato» (messa a Santa Marta, 5 giugno 2013) e che «lamentarsi con il Signore è un modo di pregare» (udienza generale, 28 dicembre 2016). 

A questo punto non ci si capisce più niente, giacché il «Vietato lamentarsi» affisso sulla porta del suo appartamento rischia di essere aggiornato, per la proprietà transitiva, nel divieto di recitare le orazioni. 

Lo strambo cartello, in tutto e per tutto simile a quelli che nei cantieri edili proibiscono l’ingresso alle persone estranee ai lavori, è stato donato a Sua Santità da uno psicologo e psicoterapeuta, Salvo Noè, esperto in corsi motivazionali. 

Nulla si saprebbe dell’estemporanea iniziativa papale se la notizia non fosse trapelata in esclusiva su Vatican Insider, un sito nel quale, come attestano con malcelata invidia i vaticanisti meglio informati, non si muove foglia che Bergoglio non voglia. 

A coordinarlo è il loro vicino di banco Andrea Tornielli, al quale il Pontefice argentino si rivolge dandogli sempre del tu, anche in pubblico. 

Insieme hanno già firmato due libri, Il nome di Dio è Misericordia e In viaggio, entrambi editi da Piemme

Curiosa creatura, questo Vatican Insider del quotidiano La Stampa. 

Secondo quanto spiffera un vaticanista di lungo corso, Sandro Magister dell’Espresso, a fine giugno il sito dei sacri gossip era in attesa di ricevere i 100.000 dollari che, a partire dal 2014, ogni anno gli vengono elargiti dai Cavalieri di Colombo, l’influentissima fondazione creata negli Stati Uniti a metà Ottocento da immigrati irlandesi, di sicuro la più ricca e munifica fra le organizzazioni della Chiesa cattolica, potendo contare su 2 milioni di affiliati e un patrimonio di quasi 2 miliardi di dollari. 

Forse il generoso finanziamento a Vatican Insider può dipendere dal fatto che il capo supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, peraltro assai ben locupletato per le sue attività benefiche (2.289.806 dollari il compenso percepito nel 2014 e 1.277.232 dollari nel 2015, secondo Magister), è membro del consiglio di sovrintendenza dell’Istituto per le opere di religione, meglio noto come «banca vaticana». 

Avere il sostegno di un sito amico, in quella posizione, non guasta. 

Tanto più che l’intrepido cavaliere Anderson è uomo assai incline alla pugna: fu lui che brigò per cacciare dalla presidenza dello Ior, nel 2012, il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, il quale se l’era vista affidare da Benedetto XVI con il preciso mandato di fare pulizia nei conti e nei ranghi. 

Sia come sia, Vatican Insider resta una fonte ghiotta di notizie inedite e lo scoop sull’avviso «Vietato lamentarsi» lo conferma. 

Il merito va ascritto a Tornielli, un eccellente cronista, di solida cultura, nonché uno dei rari giornalisti che sanno distinguere la mitria dal mitra, la patena dalla catena e lo zucchetto dallo zucchino. ( Beh qualcosa può sempre sfuggire anche ai più esperti del settore... N.d.R.)

Ne parlo a ragion veduta: l’ho avuto come redattore al Giornale, dove si occupava egregiamente delle vicende ecclesiastiche, e quindi ho potuto saggiarne giorno per giorno la serietà. 

Poi, però, dev’essergli accaduto qualcosa. 

Ho infatti appreso che si celerebbe lui dietro lo pseudonimo di Joseph Thornborn, il Dan Brown cattolico, autore per Feltrinelli di vari thriller a sfondo religioso in stile Codice da Vinci. 

Lo stupore è diventato sconcerto visionando su Youtube un filmato di Thornborn alias Tornielli intento a piegare cucchiaini con la forza del pensiero. 

Il che spiegherebbe perché fin dal 2012 Praestigiator.com parlasse bene di lui. 

Ora quel sito rimanda a Mesmer.it, che fa capo al prestigiatore Mariano Tomatis, discepolo del veneziano Aldo Savoldello meglio noto come mago Silvan, e autore di un saggio su Gustavo Adolfo Rol, il sensitivo torinese che riuscì a stregare Albert Einstein, Enrico Fermi, Gabriele D’Annunzio, Benito Mussolini, Charles De Gaulle, Luigi Einaudi, Ronald Reagan, Jean Cocteau, Salvador Dalí, Franco Zeffirelli, Gianni Agnelli, Dino Buzzati e Vittorio Messori, spero di non aver dimenticato nessuno. 

Ad accomunare Tomatis a Thornborn, cioè a Tornielli, vi sarebbe la medesima concezione filosofica e psicologica: il mentalismo. 

Se volete saperne di più, rivolgetevi allo Zingarelli. 

Un mentalista alla corte di papa Francesco? 

Scherziamo? 

Ora che ci ripenso, però, mi sovviene un episodio illuminante. 

Nel 1997, quando il povero Giovannino Agnelli era ormai agonizzante, consumato a soli 33 anni da un tumore, suo padre Umberto, fratello dell’Avvocato, si rivolse a Feltri, che in quel periodo era stato il suo candidato alla direzione del Corriere della Sera, chiedendogli se fosse in grado di metterlo in contatto con monsignor Emmanuel Milingo. 

Feltri chiese aiuto a me e io a Tornielli. 

Fu così che il discusso esorcista si precipitò al capezzale dell’infermo, nella tenuta La Mandria, a Torino, per un estremo quanto inutile tentativo di guarigione. 

Dodici anni dopo, il Vaticano si risolse a dimettere dallo stato clericale il pittoresco arcivescovo dello Zambia, già scomunicato in precedenza e nel frattempo sposatosi. 

Non credo che Tornielli ci tenga a far sapere al suo amico Bergoglio di queste esoteriche coincidenze. 

E non dimentico che l’ottimo vaticanista è originario di Chioggia, dove talvolta i pescatori di notte si uccidono fra di loro in mare per un pugno di vongole (record nel 1998: tre ammazzati). 

Del resto il porto dell’amena cittadina lagunare è l’unico luogo in cui fui minacciato di morte nell’esercizio della mia professione, testimone il fotografo Michele Gregolin (e pensare che Panorama nel 1999 ci aveva spediti là per raccontare la tragedia dei tre uomini d’equipaggio di un bragozzo feriti da un closter, uno dei grappoli di ordigni scaricati in Adriatico dai bombardieri della Nato di ritorno dalla guerra nel Kosovo). 

Perciò tocco ferro. 

E dico a Tornielli: torna in te, Thornborn. 

Eri già bravo senza bisogno del mentalismo. 

Stefano Lorenzetto www.stefanolorenzetto.it

Fonte: L'Arena ( QUI )

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