MiL ha dedicato diversi articoli alla ricorrenza del X anniversario della pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum ricordando ad esempio, repetita iuvant, che « il Messale di San Giovanni XXIII non è mai stato abrogato e quindi ogni sacerdote o vescovo può utilizzarlo senza chiedere permessi, sia per le messe private sia per le messe con i fedeli (artt. 1, 2, 4 e 5 SM).
...
- la richiesta della celebrazione in rito antico deve essere accolta dal sacerdote o dal vescovo anche se i fedeli provengono da diverse parrocchie della stessa diocesi o anche da diverse diocesi (art. 15 UE).
- è compito del Vescovo attuare il Motu Proprio (art. 7 SP; artt. 14 e 17 § 2 UE)»
- è compito del Vescovo attuare il Motu Proprio (art. 7 SP; artt. 14 e 17 § 2 UE)»
Concrete premure pastorali che l'allora Cardinale Joseph Ratzinger aveva più volte palesato nei confronti dei fedeli affezionati all'antica liturgia che venivano isolati al pari dei poveri lebbrosi.
AC
I lebbrosi della Chiesa
«In una lettera scritta nel 1999 a Padre Matias Augé, l'allora Cardinale Joseph Ratzinger denunciò il fatto che spesso i "tradizionalisti" vengono trattati come lebbrosi (sì, nella lettera usò più volte il termine "tradizionalisti").
Io aggiungo soltanto che siamo felici di essere perseguitati a causa della nostra fedeltà alla Tradizione Cattolica. A noi gli applausi del mondo non ci interessano. Riporto alcuni brani della lettera».
Io aggiungo soltanto che siamo felici di essere perseguitati a causa della nostra fedeltà alla Tradizione Cattolica. A noi gli applausi del mondo non ci interessano. Riporto alcuni brani della lettera».
18 febbraio 1999
Reverendo Padre,
ho letto con attenzione la Sua lettera del 16 novembre u.s., nella quale Lei ha formulato alcune critiche alla Conferenza ( che sarà integralmente pubblicata sul prossimo post di MiL) da me tenuta il giorno 24 ottobre 1998, in occasione del 10° anniversario del Motu proprio “Ecclesia Dei”.
Capisco che Lei non condivida le mie opinioni sulla riforma liturgica, la sua attuazione, e la crisi che deriva da talune tendenze in essa nascoste, come la desacralizzazione.
Mi sembra, però, che la sua critica non prenda in considerazione due punti:
Mi sembra, però, che la sua critica non prenda in considerazione due punti:
1. è il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II che ha concesso, con l’Indulto del 1984, l’uso della liturgia anteriore alla riforma paolina, sotto certe condizioni; in seguito lo stesso Pontefice ha pubblicato, nel 1988, il Motu proprio “Ecclesia Dei”, che manifesta la sua volontà di andare incontro ai fedeli, che si sentono attaccati a certe forme della liturgia latina anteriore, e pertanto chiede ai vescovi di concedere “in modo ampio e generoso” l’uso dei libri liturgici del 1962.
2. una parte non piccola dei fedeli cattolici, anzitutto di lingua francese, inglese e tedesca, rimangono fortemente attaccati alla liturgia antica, e il Sommo Pontefice non intende ripetere nei loro confronti ciò che era accaduto nel 1970, dove si imponeva la nuova liturgia in maniera estremamente brusca, con un tempo di passaggio di soli 6 mesi, mentre il prestigioso Istituto liturgico di Treviri, infatti, per tale questione, che tocca in maniera così viva il nervo della fede, giustamente aveva pensato ad un tempo di 10 anni, se non sbaglio.
Sono dunque questi due punti, cioè l’autorità del Sommo Pontefice regnante e il suo atteggiamento pastorale e rispettoso verso i fedeli tradizionalisti, che sarebbero da prendere in considerazione.
Sono dunque questi due punti, cioè l’autorità del Sommo Pontefice regnante e il suo atteggiamento pastorale e rispettoso verso i fedeli tradizionalisti, che sarebbero da prendere in considerazione.
Mi permetta, pertanto, di aggiungere alcune risposte alle Sue critiche circa il mio intervento.
1. Quanto al Concilio di Trento non ho mai detto che esso avrebbe riformato i libri liturgici, al contrario ho sempre sottolineato che la riforma postridentina, situandosi pienamente nella continuità della storia della liturgia, non ha voluto abolire le altre liturgie latine ortodosse (i cui testi esistevano da più di 200 anni) e neppure imporre una uniformità liturgica. [...]
1. Quanto al Concilio di Trento non ho mai detto che esso avrebbe riformato i libri liturgici, al contrario ho sempre sottolineato che la riforma postridentina, situandosi pienamente nella continuità della storia della liturgia, non ha voluto abolire le altre liturgie latine ortodosse (i cui testi esistevano da più di 200 anni) e neppure imporre una uniformità liturgica. [...]
2. La citazione di Newman vuole significare che l’autorità della Chiesa non ha mai abolito nella sua storia con un mandato giuridico una liturgia ortodossa.
Si è verificato invece il fenomeno di una liturgia che scompare, e poi appartiene alla storia, non al presente.
Si è verificato invece il fenomeno di una liturgia che scompare, e poi appartiene alla storia, non al presente.
3. Non vorrei entrare in tutti i dettagli della Sua lettera, anche se non sarebbe difficile rispondere alle Sue diverse critiche dei miei argomenti.
Mi sta però a cuore quello che riguarda l’unità del Rito Romano.
Questa unità oggi non è minacciata dalle piccole comunità che fanno uso dell’Indulto e si trovano spesso trattati come lebbrosi, come persone che fanno qualcosa di indecoroso, anzi di immorale; no, l’unità del Rito Romano è minacciata dalla creatività selvaggia, spesso incoraggiata da liturgisti (per esempio in Germania si fa la propaganda del progetto “Missale 2000”, dicendo, che il Messale di Paolo VI sarebbe già superato).
Ripeto quanto ho detto nel mio intervento, che la differenza tra il Messale di 1962 e la messa fedelmente celebrata secondo il Messale di Paolo VI è molto minore che la differenza fra le diverse applicazioni cosiddette “creative” del Messale di Paolo VI.
In questa situazione la presenza del Messale precedente può divenire una diga contro le alterazioni della liturgia purtroppo frequenti, ed essere così un appoggio della riforma autentica.
Opporsi all’uso dell’Indulto del 1984 (1988) in nome dell’unità del Rito Romano è, secondo la mia esperienza, un atteggiamento molto lontano dalla realtà.
Del resto mi rincresce un po’, che Lei non abbia percepito, nel mio intervento, l’invito rivolto ai “tradizionalisti” [...] a venirsi incontro verso la riconciliazione [...].
Tuttavia, La ringrazio per la Sua parresia, che mi ha permesso di discutere francamente su una realtà che ci sta ugualmente a cuore.
Con sentimenti di gratitudine per il lavoro che Lei svolge nella formazione dei futuri sacerdoti,
La saluto
Suo nel Signore
+ Joseph Card. Ratzinger
Fonte: Cordialiter
Immagine: Il Serafico Padre San Francesco d'Assisi soccorre un lebbroso. Vocazione francescana ( QUI )
Immagine: Il Serafico Padre San Francesco d'Assisi soccorre un lebbroso. Vocazione francescana ( QUI )
Ringrazio la redazione di Mil per questo articolo! VIVA PAPA BENEDETTO XVI!! AUGURI A TUTTI I CATTOLICI PER QUESTI SPLENDIDI 10 ANNI DI SUMMORUM PONTIFICUM!! I festeggiamenti nelle parrocchie continuano tuttora con numerose Messe solenni in ringraziamento a Benedetto XVI, che verrà ricordato anche nelle celebrazioni Vetus Ordo nell'imminente solennità dell'Assunzione!
RispondiEliminaNon ringrazieremo mai abbastanza Sua Santità Benedetto XVI per il prezioso dono del Summorum Pontificum!
RispondiElimina"ciò che era accaduto nel 1970, dove si imponeva la nuova liturgia in maniera estremamente brusca, con un tempo di passaggio di soli 6 mesi, mentre il prestigioso Istituto Liturgico di Treviri, infatti, per tale questione, che tocca in maniera così viva il nervo della fede, giustamente aveva pensato ad un tempo di 10 anni".
RispondiEliminaPaolo VI, perchè ha fatto questo? Penso che si ha fatto tutto con tanta precipitazione che bisogna tornare indietro. Giusto la Riforma della Riforma. E questo solo lo poteva fare Papa Benedetto XVI o, forse, il Cardinale Sarah. Ma penso anche alla Divina Provvidenza che mai sbaglia.
Ratzinger è stata una vera benedizione per la Chiesa Cattolica.
RispondiEliminaA distanza di 10 anni problemi irrisolti se non peggiorati.
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