Le quattro ferite
di Enrico Salvi
Mi sono imbattuto in un
breve ma denso brano dell’Itinerario spirituale di Mons. Lefebvre (Ichthys
2000) che mi ha molto edificato.
Ovviamente, neanche a dirlo, la pastorale e l’omiletica attuali suonano tutt’altra musica, con grave inganno e confusione dei fedeli ipnotizzati da pistolotti più o meno prolissi farciti con le solite generiche, universalistiche, laicistiche, vuote parole: “pace”, “amore”, “libertà” e “accoglienza” che con l’itinerario spirituale cui ogni singola anima è chiamata, è che è l’unica cosa che conti, hanno niente, ma proprio niente a che vedere.
Di più, è quasi certo che il linguaggio attraverso cui si esprime il brano risulti di stampo “medievale” e perciò incomprensibile agli occhi di chi è stato sedotto dalle moderne e misericordiose sirene che infestano la Chiesa Cattolica e sono abilissime nella mistificazione culturale e teologale perpetrata proprio a mezzo di un lessico parlato e scritto sottilmente ambiguo, una mistura micidiale di verità ed errore grazie al delirio cerchio-bottista, insufflato dal tizio solfureo, del voler “dialogare con il mondo”.
In ogni caso, almeno a chi ha orecchi per intendere, auguro buona lettura e, ancor di più, buona meditazione.
Invece, per chi si “sdegnerà” pensando “ma tu guarda questo dov’è rimasto”, non resta che una preghiera perché lo Spirito Santo lo illumini. Anzi, prima lo svegli. ES
Ovviamente, neanche a dirlo, la pastorale e l’omiletica attuali suonano tutt’altra musica, con grave inganno e confusione dei fedeli ipnotizzati da pistolotti più o meno prolissi farciti con le solite generiche, universalistiche, laicistiche, vuote parole: “pace”, “amore”, “libertà” e “accoglienza” che con l’itinerario spirituale cui ogni singola anima è chiamata, è che è l’unica cosa che conti, hanno niente, ma proprio niente a che vedere.
Di più, è quasi certo che il linguaggio attraverso cui si esprime il brano risulti di stampo “medievale” e perciò incomprensibile agli occhi di chi è stato sedotto dalle moderne e misericordiose sirene che infestano la Chiesa Cattolica e sono abilissime nella mistificazione culturale e teologale perpetrata proprio a mezzo di un lessico parlato e scritto sottilmente ambiguo, una mistura micidiale di verità ed errore grazie al delirio cerchio-bottista, insufflato dal tizio solfureo, del voler “dialogare con il mondo”.
In ogni caso, almeno a chi ha orecchi per intendere, auguro buona lettura e, ancor di più, buona meditazione.
Invece, per chi si “sdegnerà” pensando “ma tu guarda questo dov’è rimasto”, non resta che una preghiera perché lo Spirito Santo lo illumini. Anzi, prima lo svegli. ES
«La
nostra esperienza quotidiana e la dottrina della Chiesa ci insegnano che la
grazia del battesimo non ci libera da tutte le conseguenze del peccato
originale. Queste conseguenze spiegano perché la nostra vita spirituale si
configuri come un combattimento spirituale che dura tutta la vita terrena.
Questo insegnamento è fondamentale e presiede anche a tutto il nostro
apostolato. Noi restiamo dei malati e abbiamo bisogno del Medico delle nostre
anime e dei soccorsi spirituali che
Egli ha previsto. Ecco l’insegnamento della Chiesa espresso da san Tommaso
d’Aquino (I – II, q. 85, q. 3) in padre Thomas Pègues O. P., La Somme de saint
Thomas en forme de cathéchisme, p. 128:
“La santità originale è stata perduta a causa del peccato del primo uomo. Per questo tutte le forze dell’anima restano, in una certa misura, distolte dal loro proprio fine, per il quale erano ordinate alla virtù; e questo distogliere si chiama la ferita della natura (vulneratio naturae).
In quanto la ragione è distolta dal suo ordinamento al vero, si ha la ferita dell’ignoranza (vulnus ignorantiae).
In quanto la volontà è distolta dal suo ordinamento al bene, si ha la ferita della malizia (vulnus malitiae).
In quanto la fortezza è destituita dal suo ordinamento alle cose ardue, si ha la ferita della debolezza (vulnus infirmitatis).
In quanto il desiderio è distolto dal suo ordinamento a ciò che è dilettevole secondo ragione, si ha la ferita della concupiscenza (vulnus concupiscientiae)”.
Nella sua prima epistola, san Giovanni conferma questa
verità: “tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza
degli occhi, orgoglio della vita" (1 Gv. 2, 16).
Queste quattro ferite toccano le nostre quattro virtù
cardinali e perciò provocano in noi un disordine continuo. La più devastante
sembra sia quella dell’ignoranza o cecità, cioè la misconoscenza di Dio e di
Nostro Signore Gesù Cristo. Infatti è in questa conoscenza che risiede la vita
eterna: “Poiché la vita eterna è che essi conoscano Te, solo vero Dio, e colui
che Tu hai mandato, Gesù Cristo” (Gv. 27, 3)».
Dopo San Pio X e Pio XII il più grande uomo di Chiesa del 900.
RispondiEliminaC'è una guarigione attribuita a Mons. Lefebvre, ma come ovvio la "Chiesa" ha sempre insabbiato tutto....preferisce canonizzare modernisti fautori del Concilio Luterano II....
Eliminahttps://www.radiospada.org/2017/04/il-miracolo-di-lefebvre-per-la-prigioniera-cinese/
Concilio Luterano II: geniale! Però dovrebbe dirsi Luterano I, dato che tutti i Concili precedenti sono cattolici.
EliminaCarissimi "non mi piace", cos'è che non vi piace? Tutto quello che mette a nudo la vostra pavidità interiore? Tutto ciò che viene a minacciare la vostra autoindulgenza? Tutto ciò che insidia il vostro sentirvi a posto? O non vi piace tutto ciò che non riuscite a capire avendo la testa ingombra dai canti delle misericordiose sirene?
RispondiEliminaChissà se il candidato alla beatificazione don Milani ...
RispondiEliminaChe interceda dal cielo perché corrispondendo alla grazia serviamo fedelmente Gesù.
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