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mercoledì 21 giugno 2017

Il Corpus Domini e la perdita del sale

Dagli amici di Campari e de Maistre.
L


"Ma non ci si stupisce di ciò se pensiamo all’insipienza delle gerarchie e soprattutto del capo visibile della gerarchia. Spiace dirlo, ma il magistero liturgico ed eucaristico del Papa regnante è fortemente deficitario, anche solo paragonato a quello dei suoi due predecessori, e più delle encicliche o delle esortazioni, il fedele semplice va a vedere l’insegnamento concreto: se vediamo il Papa che non si inginocchia, o si inginocchia per pochissimi istanti (quando San Giovanni Paolo II, pur anziano e malato, volle sempre inginocchiarsi davanti all’Eucaristia), o che sposta dopo secoli alla Domenica la tradizionale processione romana del Corpus Domini del giovedì, peraltro con un’assenza mostruosa di fedeli, o se, dall’incontro con la parrocchia luterana di Roma, sentiamo che non è importante andare in chiesa ma aiutare il prossimo (cosa giusta, per carità, ma come possiamo aiutare il prossimo senza l’aiuto divino dei sacramenti, e soprattutto dei veri sacramenti, che solo la Chiesa Cattolica ha?) che cosa dobbiamo dedurne? Che non è importante l’Eucaristia? (del resto, se si può fare la Comunione anche in peccato mortale, vuol dire che è forse una burletta?) Che non è importante la frequenza della chiesa? Guardiamo in faccia la realtà: le chiese sono sempre più vuote, e proprio sotto l’attuale pontificato. Ma del resto, se i sacramenti non sono importanti, tanto che si possono (?) ricevere in stato di peccato, se nelle omelie si devono sentire le solite banalità ambientaliste e immigrazioniste, uno, logicamente, in chiesa cosa va a fare? "


di Roberto De Albentiis 

All’indomani della Domenica II dopo Pentecoste, in cui si tiene la solennità esterna del Corpus Domini (che andrebbe celebrata difatti al giovedì, in memoria del Giovedì Santo, e che solo l’ignavia dei chierici moderni, per “ragioni pastorali”, ha potuto spostare alla Domenica), ci avviamo alla solennità del Sacro Cuore: il Corpus Domini e il Sacro Cuore segnano la fine del ciclo delle grandi solennità trinitarie e cristologiche (Pasqua, Divina Misericordia, Ascensione, Pentecoste, Trinità), e d’ora in poi, fino alla solennità di Cristo Re, il calendario liturgico del tempo dopo Pentecoste risulta slegato da eventi particolari, ma dipana la vita e gli insegnamenti di Cristo in maniera “ordinaria”; nel calendario tradizionale parziale eccezione facevano il 1° luglio, solennità del Preziosissimo Sangue, e il 15 luglio, festa del Redentore, ma sappiamo che il calendario moderno non ama troppo le feste, specie quelle che non capisce o che sono “divisive” o “trionfaliste”.


La festa del Corpus Domini è una delle più grandi solennità dell’anno liturgico (basti pensare, tra le altre cose, che è uno di quei giorni in cui il vescovo è obbligato a stare in Diocesi e a celebrare e presiedere), e anche una delle feste più amate dai fedeli: è un magnifico spettacolo vedere le città e perfino i paesi e i villaggi addobbati a festa con fiori, drappi, campane a distesa, e con tutto il popolo festante in onore del Re dei Re! E che dire dell’officio e della Messa, composti da San Tommaso d’Aquino? O anche delle letture?

Certo particolarmente sgradita risulta la lettura di San Paolo ai Corinzi che si fa oggi (“Chi mangia e beve indegnamente il pane e il calice del Signore, mangia e beve la propria condanna”), fondamento dogmatico non solo della Presenza Reale e della Transustanziazione, ma anche dell’esclusione dai sacramenti dei peccatori non pentiti; pensiero assai impopolare, oggi, quando si parla di “dialogo” (ma per quali motivi e a quale prezzo?) con i protestanti, negatori ostinati del carattere sacrificale della Messa, e di “ammissione ai sacramenti” (quasi fosse un concorso pubblico e non i doni e i misteri divini, “non mittendus canibus”) di pubblici e soprattutto impenitenti peccatori. Del resto, Lutero, ex monaco che sposerà un’altra ex monaca, mostrando così disprezzo tanto per il sacramento del matrimonio quanto per il sacramentale della consacrazione religiosa, in un suo famoso sermone scriverà orribili parole di disprezzo proprio per la festa del Corpus Domini. E se consideriamo che Lutero piace molto, oggi, non dobbiamo stupirci di niente. Sono stato a due processioni, l’altra Domenica, del Corpus Domini: la prima di mattina, nella mia Perugia, e la seconda di pomeriggio, dopo essere ritornato a Macerata, città dove sto studiando per la specializzazione post laurea, entrambe molto belle. 

A Perugia ha celebrato il cardinal Bassetti, da poco presidente della CEI, e ha fatto un magnifico discorso sulla Presenza Reale e la Grazia, veicolata proprio dai sacramenti, e sul salvaguardare la Domenica come giorno festivo dedicato al Signore (vedasi qui), mentre a Macerata il vescovo Marconi, in una commovente celebrazione sul sagrato della cattedrale, ancora chiusa per colpa del recente sisma di ottobre, ha parlato molto della condivisione che nasce proprio dalla Comunione; due aspetti diversi ma complementari dell’unica realtà eucaristica. Ed è stato bello vedere, tanto a Perugia quanto a Macerata, la grande affluenza di gente per le vie del centro, per quanto, a Perugia, rispetto anche solo all’anno scorso, il Duomo fosse purtroppo quasi vuoto. 

Ma non ci si stupisce di ciò se pensiamo all’insipienza delle gerarchie e soprattutto del capo visibile della gerarchia. Spiace dirlo, ma il magistero liturgico ed eucaristico del Papa regnante è fortemente deficitario, anche solo paragonato a quello dei suoi due predecessori, e più delle encicliche o delle esortazioni, il fedele semplice va a vedere l’insegnamento concreto: se vediamo il Papa che non si inginocchia, o si inginocchia per pochissimi istanti (quando San Giovanni Paolo II, pur anziano e malato, volle sempre inginocchiarsi davanti all’Eucaristia), o che sposta dopo secoli alla Domenica la tradizionale processione romana del Corpus Domini del giovedì, peraltro con un’assenza mostruosa di fedeli, o se, dall’incontro con la parrocchia luterana di Roma, sentiamo che non è importante andare in chiesa ma aiutare il prossimo (cosa giusta, per carità, ma come possiamo aiutare il prossimo senza l’aiuto divino dei sacramenti, e soprattutto dei veri sacramenti, che solo la Chiesa Cattolica ha?) che cosa dobbiamo dedurne? Che non è importante l’Eucaristia? (del resto, se si può fare la Comunione anche in peccato mortale, vuol dire che è forse una burletta?) Che non è importante la frequenza della chiesa? Guardiamo in faccia la realtà: le chiese sono sempre più vuote, e proprio sotto l’attuale pontificato. Ma del resto, se i sacramenti non sono importanti, tanto che si possono (?) ricevere in stato di peccato, se nelle omelie si devono sentire le solite banalità ambientaliste e immigrazioniste, uno, logicamente, in chiesa cosa va a fare? 

E’ stato un brutto colpo vedere, per me, il Duomo di Perugia pieno come fosse una normale Messa domenicale, e non invece come dovrebbe essere per una festa solennissima, e come era comunque anche negli anni scorsi, dove spesso stavo in piedi perché le panche erano tutte occupate. Come anche è stato un brutto colpo, dopo aver sentito due belle omelie, scoprire che il Papa, nel giorno del Corpus Domini, ha dedicato l’Angelus non al Santissimo Sacramento, ma alla Giornata Mondiale del Rifugiato dell’ONU (vedasi qui ), come se l’ONU avesse preso il posto della Chiesa e il corpo dei migranti quello del Corpo di Cristo. Davvero con tutto ciò che si poteva dire, si è parlato ancora di immigrazione? Ci sono due modi di svendere Nostro Signore, realmente presente nel Santissimo Sacramento (“sacrificarLo a Satana”, come dicevano con linguaggio forte alcuni Padri!): riceverLo indegnamente, in stato di peccato o, anche, barattarLo per un mero disegno ideologico mondano, e mai siamo arrivati così vicini a questo punto. Gesù ha detto che noi dobbiamo essere il sale (e non il miele!) della terra, e che se non serviamo più a salare possiamo pure essere gettati via; noi, invece, gettiamo via Lui, rendendoci indegni di riceverLo e soprattutto barattandoLo per un piacere carnale o un vantaggio mondano. 

Ricordiamoci che Gesù è Re, Re delle nostre vite, anime, cuori, società: a Lui tutto è dovuto; non rinunciamo a celebrarLo e a riceverLo dentro di noi, non rinunciamo ad inginocchiarci davanti a Lui, e a Lui solo, per poter un giorno essere ammessi, dopo essere stati sale del mondo, alla dolcezza del Paradiso

1 commento:

  1. Ho l'occasione di partecipare spesso alla Messa in rito Ambrosiano nella Basilica di Sant'Ambrogio e mi sento sempre rinato a nuova vita:anche l'occio, direbbe qualcuno, vuole la sua parte. La maestosità dei riti,i paramenti che non sembrano acquistatati scontati al supermercato;gli incenzi, i canti etc....e non quele S.Messe quasi sofferenti presiedute da chi di liturgia non ha mai capito julla!Tornasse la solennità delle S:Messe di Papa Benedetto...i paramenti sacri che i suoi santi predecessori hanno indossato e che la fede cristiana ha spesso offerto in regalo!No,in nome di un falso pauperismo...tutto alla carlona...

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