In questa Vigilia della II Domenica di Passione, seu in Palmis, Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Eleuterio Favella consegna univérso clero
ac pópulo ei commísso la seguente lettera pastorale per la S. Pasqua.
Con piacere ed onore pubblichiamo per massima diffusione e conoscenza.
Rodazione MiL
Con piacere ed onore pubblichiamo per massima diffusione e conoscenza.
Rodazione MiL
E
l e u t e r i o F a v e l l a
per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Arcivescovo di Synossi in partibus
Assistente al S. Soglio
Giudice Ordinario della Curia Romana e suo Distretto
Abate comm. di S. Cecilia in Urbe
per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Arcivescovo di Synossi in partibus
Assistente al S. Soglio
Giudice Ordinario della Curia Romana e suo Distretto
Abate comm. di S. Cecilia in Urbe
Lettera Pastorale per la S. Pasqua
Al venerabile Clero e Diletto Popolo dell’Arcidiocesi di Sinossi
salute e benedizione
Il Sacro Concilio di Trento (Sess. 24 Cap. 3) sapientemente prescrive che il Vescovo ogni anno, o almeno ogni due anni visiti la propria Diocesi. Questa prescrizione, mentre è pienamente conforme all’insegnamento di Gesù Cristo, secondo il quale il buon pastore deve conoscere le sue pecorelle, e allo scopo della missione che il Vescovo riceve, è anche pienamente conforme ai sentimenti e più ardenti desiderii del cuore mio.
Sin dall’elezione, abbenché immeritevole ne fossi, a reggere e governare, questa porzione virtuale della Chiesa di Gesù Cristo, che subito in cuore mi nacque vivissimo desiderio di avvicinarmi personalmente ai figli che la Divina Provvidenza mi affidava. Questo costante desiderio, per lungo tempo già soddisfatto in grazia dei mezzi tecnologici che il secolo presente ci mette a disposizione, oggidì, a motivo degli ostacoli diversi frapporti e di cui ebbi ad informare i VV. FF. e FF. DD. nell’Editto del 24 ultimo, è gravemente impedito, provocando non poca tristezza al mio cuore.
Questi ostacoli, che continuano a tenere il pastore lontano dal suo gregge, mi vedo incitato a superare, coll’ajuto di Dio, e colla protezione della Vergine, onde soddisfare almeno nelle presenti circostanze uno dei miei più importanti doveri.
Ed ora mi è caro cogliere la circostanza della prossima Pasqua di Risurrezione per annunziarlo, con vera soddisfazione e gioja dell’animo mio, perché, se vivissimo è in me il desiderio di continuare a visitare quotidianamente la Diocesi per conoscere di presenza i miei amatissimi figli, ho piena convinzione, che non men vivo sarà di questi il desiderio di salutare personalmente il pastore loro
inviato, e le innumerabili manifestazioni di ossequio e di sincera affezione ottenute in questi tempi di sede impedita mi confermano ognora in detta convinzione.
Mi preme però che voi tutti, VV. FF. e FF. DD., sappiate che la mia non è una visita di complimento, e che il motivo che mi determina di venire a voi non è solamente di fare la vostra conoscenza personale, e molto meno la prospettiva di quelle popolari dimostrazioni quali, nella circostanza della sacra visita, soglionsi fare dai buoni cattolici. Mi compiaccio di queste dimostrazioni come di quelle che non hanno carattere personale ma semplicemente religioso, come per me non è davvero cosa indifferente – cosa che in molti hanno già compreso - la conoscenza personale dei miei diocesani; però la mia virtual visita è, e dev’essere ispirata, sull’esempio dato dal supremo e divino pastore, specie nella sua visita alla città di Gerusalemme.
Fu bella, spontanea, splendidissima la dimostrazione di gioia e di affetto a Lui fatta da quella immensa e privilegiata metropoli del giudaismo: era tutto un popolo che lo precedeva, lo seguiva esultante nel suo ingresso in Gerusalemme.
Chi direbbe che Gesù Cristo non ne dovesse rimanere dolcemente commosso? Eppure non fu così; al contrario, Egli ne fu profondamente rattristato; tanto che ne pianse per dolore. Per quale ragione? La ragione fu, che Egli non visitava quella metropoli per appagarsi di quella dimostrazione per quanto splendida e sincera, ma per ricondurre quel popolo sulla via della verità e della giustizia che aveva abbandonata; per illuminarlo sull’avveramento delle divine promesse e portare al loro cuore l’immenso beneficio della pace.
VV. FF. e FF. DD., la mia virtual visita non ha, né potrebbe avere altro scopo, che il vostro spirituale vantaggio, appunto come la visita di Nostro Signore a Gerusalemme. Male per me, se altro fine mi proponessi: darei prova di non aver compresa la mia missione, ed anziché di pastore che al bene attende delle sue pecorelle, quello meglio mi si converrebbe di mercenario che, quae sua sunt quaerit, non quae Iesu Christi!
Ma se questo è lo scopo della mia visita, è sotto questo punto di vista che voi dovete prepararvi a riceverla, che altrimenti, le vostre dimostrazioni, per quanto splendide e cordiali, anziché di consolazione e di gioja, causa mi sarebbero di assillo e di pena; ed anziché lodarvene, dovrei farvene rimprovero. È per questo motivo che colla presente Lettera pastorale, mentre vi annunzio la mia intenzione di promulgare la sacra visita, desidero parimenti rassicurarvi, VV. FF. e FF. DD., della mia costante presenza ed orazione in vostro favore, delle vostre famiglie, delle vostre parrocchie, delle comunità religiose, degli istituti, dei romitori, delle scuole, delle pie associazioni e particolarmente dei malati, delle persone sole, dei vecchi e degli inabili, quanto più vicini al mio cuore, tanto essi son vicini al Cuore Sacratissimo di N.S. G. C.
E nel rassicurarvi tutti di quanto innanzi, poiché il Vescovo è, e dev’essere, il pastore di tutti i credenti che si trovano nella sua Diocesi, e li deve reggere, governare e difendere, sono del pari ad invitare tutti a rimanere al proprio posto di combattimento, particolarmente in questi tempi di sede impedita, in quella intrapresa spiritale battaglia per la difesa della fede cattolica, per la tutela della morale e per l’integrità dell’ecclesiastica disciplina e dello stato religioso, titolo sotto il quale comprendo: la predicazione della parola di Dio, l’insegnamento del catechismo ai fanciulli e la spiegazione dello stesso al popolo; comprendo l’amministrazione dei sacramenti, vuoi nelle chiese, vuoi nelle case private agli infermi; l’ordine, la dignità, la pietà con cui si celebrano le sagre funzioni, e la compostezza, modestia e serietà con le quali il popolo vi assiste.
Nutro fiducia VV. FF. e FF. DD., che tutte le cose accennate procedano ordinatamente nella nostra Diocesi; nutro fiducia cioè, che, la predicazione della parola di Dio, l’insegnamento del catechismo, l’amministrazione dei sacramenti ecc. procedano conforme alle prescrizioni dei sacri Canoni e secondo gli indirizzi del Catechismo della Chiesa, senza cedimenti a sollecitazioni in senso opposto, ancorchè provenienti dai sagri Pastori.
E, rammentando le immortali parole del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, di f.m., vi esorto tutti e ciascheduno a “non avere paura!” nel seguire il Vangelo, il Catechismo e i sacri Canoni, rigettando le fumose e mistificatorie interpretazioni che ultimamente sub asserita specie pastorali tendono a fare strame del Magistero e della sagra Dottrina, quand’anche espressa di recente e con fermezza assoluta dal mentovato Santo Pontefice Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, f. v.
Non temete, VV. FF. e DD. FF., che questa mia cattività – la quale assumo come prova di adesione alla volontà di Dio – avrà termine e con l’imminente S. Pasqua di Resurrezione potremo tutti cantare, come ci comanda la sagra liturgia, “Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluia!”.
Vi raccomando di pregare per la Chiesa in cui sta la nostra salvezza eterna.
Ancora di pregare vi raccomando per tutto il clero e i religiosi, specie di questa nostra Diocesi: essi sono l’esercito propriamente detto nelle battaglie del Signore che si trova più a contatto con i nemici della verità e di Dio, oggidì nascosti miseramente tra le stesse falangi dei chierici e dei religiosi, che ne ripara i colpi, ne respinge gli assalti e salva le popolazioni alle sue cure affidate perché non siano conquistate all’incredulità e alla eresia.
Non basta, di pregare vi raccomando altresì per tutto il popolo fedele, e per tutti coloro che nella fede han fatto miseramente naufragio, perché i primi vi perseverino, ed i secondi vi ritornino, e di tutte le nostre popolazioni fiat unum ovile et unus pastor.
Pregate anche per me che di tutto cuore vi comparto la pastorale benedizione.
Mugnano del Cardinale,
dalla residenza arcivescovile, l’8 aprile 2017, vigilia della domenica seconda di Passione “seu in Palmis”.
+ Eleuterio, arcivescovo
Se anche Mons. Favella abbandona il plurale majestatis dove andremo a finire?
RispondiEliminaSe non ricordo male i vescovi usavano il plurale solo nei decreti e negli editti, mentre nelle lettere pastorali - almeno dall'Ottocento in poi - tale uso era deposto.
EliminaMonsignore nell'editto del 24 marzo usava correttamente il plurale majestatis, ma qui - credo correttamente - lo depone, data l'indole più pastorale del documento.
Grazie Eccellenza revendessima.
RispondiEliminaAttendiamo con vivida ansia il vostro ritorno al virtual gregge. Santa Pasqua! Il ricordo nella preghiera.
Annalisa Ciuffardi
Scusate ma si potrebbe sapere una volta per tutte chi sarebbe questo "Monsignor" Eleuterio Favella? Grazie.
RispondiEliminaE quando lo abbiamo saputo, cosa succede? Lo processano in Vaticano e lo condannano, visto che non hanno un briciolo di senso dell'umorismo ultimamente?
EliminaO e' un vero monsignore o non lo e'. Il resto e' fuffa. E se non sappiamo se lo e' veramente e' inutile starlo ad ascoltare.
EliminaInoltre io nella situazione attuale della Chiesa non ci trovo niente da ridere, questo presunto umorismo mi sembra fuoriluogo per dire il meno.
Credo che sia il prelato di tutti quei cattolici che magari si spezzano ma non si piegano davanti alle violazioni ripetute e scorrette del magistero perenne della Chiesa.
RispondiEliminaBentornato monsignore. Ci manca.
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