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domenica 5 marzo 2017

SOS per i cristiani d'Oriente

Riprendiamo dal sito del CNSP



Domenica 26 febbraio presso la parrocchia della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma è stata celebrata una messa secondo le intenzioni dei cristiani d’Oriente, con la predicazione di padre Maxim, apprezzatissimo sacerdote libanese che studia a Roma da qualche anno (pubblichiamo in calce la sua omelia).

Dopo la messa, nei locali della parrocchia si è svolto un incontro di presentazione delle attività di una attivissima ONG d’Oltralpe: SOS Chrétiens d’Orient. E’ doveroso segnalare che quest’associazione cattolica di volontariato è legata alla messa tradizionale e tutti i suoi dipendenti, una ventina, svolgono un ritiro spirituale ogni anno presso i domenicani di Chéméré (FSVF).

In quest’occasione a Roma era presente uno dei fondatori, Benjamin Blanchard, che ha ormai abbandonato la sua professione di notaio per dedicarsi a tempo pieno alla causa dei cristiani d’Oriente.
Benjamin, di ritorno da un recentissimo viaggio in Siria, ha portato la testimonianza di una gioventù profondamente cattolica che, dopo l’esperienza della Manif pour Tous (il Family Day dei francesi), ha voluto impiegare le proprie energie su un progetto che è insieme di volontariato e di evangelizzazione.



Caratteristica peculiare di quest’associazione, fra le tante che hanno come finalità la protezione dei cristiani d’Oriente nelle terre d’origine, è quella di inviare volontari sul campo. La presenza di volontari rappresenta un grande sostegno, materiale e morale, per quelle sventurate popolazioni. I volontari vivono con la popolazione locale e seguono personalmente i progetti di aiuto finanziati, fino ad oggi, da un vasto circuito prevalentemente cattolico di singoli donatori e di parrocchie francesi.

L’entusiasmo che le iniziative di SOS Chrétiens d’Orient hanno suscitato, ha fatto si che, nel giro di pochissimi anni, la mole delle attività sia diventata davvero impressionante. Attualmente l’associazione ha missioni stabili in Siria, Iraq, Giordania e Libano, ma le attività sono in corso di ulteriori sviluppi e sappiamo che ci sono progetti in corso in Egitto e che si sta lavorando anche sul Pakistan.

Abbiamo parlato di volontariato, ma anche di evangelizzazione, e intendevamo evangelizzazione dei volontari.

Quando abbiamo chiesto a Benjamin la descrizione di un volontario tipo, ci è stato risposto che al 90% si tratta di cattolici (veri e sedicenti), ma che per un 10%, no. Sono infatti partiti anche degli atei e molti agnostici, ma la cosa interessante è che, prima di partire, è necessario aderire pienamente all’associazione, con le sue regole e le sue caratteristiche. La vita in missione si svolge in comunità e tutti i volontari sono tenuti alle preghiere del mattino e alla frequentazione della messa domenicale. Risultato: del molti cattolici “tiepidi” partiti, in tanti sono tornati avendo riscoperto il calore della fede e, tra gli altri, si sono avute conversioni e riscoperta della religione cattolica. Ottimo risultato.



Questo incontro con Benjamin presso la parrocchia della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma, ha visto anche il lancio dell’iniziativa di SOS Chrétiens d’Orient qui in Italia.

Grandi sono stati l’interesse e l’entusiasmo sin dal primo momento. Padre Joseph Kramer, parroco della Santissima Trinità, ha approfittato dell’occasione per esprimere la sua forte e personale partecipazione proponendo di aiutare con un impegno immediato la partenza di alcuni dei giovani parrocchiani. Nei prossimi giorni prenderanno poi il via i progetti di gemellaggio fra parrocchie italiane e parrocchie cattoliche d’Oriente, e di preghiera, a cadenza mensile, per i cristiani d’Oriente in alcune parrocchie della capitale in collaborazione con l’associazione Nazarat che porta già avanti quest’iniziativa in alcune città del nord Italia.

Come facciamo da tempo, preghiamo dunque per i cristiani d’Oriente, ma da oggi, sappiamo anche che c’è la possibilità di impegnarsi personalmente per loro regalando una piccola parte della nostra vita. In cambio si può avere davvero molto.

Carlotta Luyt Pallottino

Per informazioni: roma@soschretiensdorient.fr


OMELIA DI PADRE MAXIM

Oggi è la Domenica della Quinquagesima, l’ultima Domenica prima dell’entrata nel tempo della Quaresima: un tempo di grazie e di ascetismo, un tempo per rinnovarsi, morendo al mondo, morendo agli eccessi di ogni genere in vista di una più intima unione con il Signore Nostro Gesù Cristo.

Ed oggi la Sacra Liturgia ci ha abbinato insieme l’eccelsa lettera di San Paolo ai Corinzi sulla carità, e la sequenza del vangelo di San Luca nella quale il Signore, prima di salire a Gerusalemme, guarisce miracolosamente, l’uomo cieco.

Che cos’è la carità?

Nel mondo contemporaneo viviamo spesso di intellettualismo. La carità ci sembra vana, nuvolosa, incerta, una cosa da giovani inesperimentati con le reali intransigenze della vita, la carità è percepita com’essendo insicura, cambiante, una cosa sulla quale nessun’uomo, ne nessuna donna può fondare il paradigma centrale della sua vita. Anche la parola paradigma, è un termine freddo e meccanico, ecco l’ideale di oggi. Viviamo secondo la ghiacciata premessa cartesiana di cogito ergo sum, penso dunque sono, riducendo l’uomo ad una super-calcolatrice che solo serve a produrre formule e algoritmi…

Ma una fame dall’interno dei cuori umani si ribella a questo stato di essere odierno, riduttivo e offensivo. L’uomo non si può solamente nutrire, né del pane di questo mondo, né delle parole della scienza, ha bisogno di più.

Ma che cos’è la carità?

Il fallimento dei illuministi dei secoli passati fino ad oggi, tiene al fatto che loro si sono fermati all’uomo, alla sua ragione, al suo domino sulla materia, dall’omo cogitans (l’uomo che pensa) è nato l’omo faber (l’uomo che fa), poi dall’uomo che fa, siamo passati all’uomo che si fa, che cambia incessantemente se stesso. Per i primi, il valore dell’uomo teneva al fatto che pensava: un uomo di pensiero, di concetti, di astrazione.

Per i secondi, il valore dell’uomo teneva al fatto che l’uomo produceva: la tecnica, il progresso, la scienza, le nave transatlantiche, le aeri mastodontici, i tanchi, i missili. Per gli ultimi il valore dell’uomo teneva al fatto che esso poteva cambiarsi se stesso, senza fine: la genetica, gli impianti bioelettrici, la fertilizzazione medico-assistita, il gender e gli interventi medicali per cambiare di sesso. In somma l’uomo che di più in più, riesce ad impadronirsi dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, dell’infinitamente esteriore, all’infintamente interiore. Ecco l’uomo serio di oggi. Ridotto, pero, sempre all’ambito della materia.

Ma che cos’è la carità?

La carità è quella che spinge il mondo. Le movimenti della carità precedono le movimenti visibili della materia. La carità è il sottocorrente che guida i pregevoli cambiamenti del mondo visibile… La giusta carità è ordine nel disordine. La carità è forma della Bellezza e la vittoria della Verità è la carità.

La carità ti guarda nel fondo del tuo essere, ti guarda come sei, senza distorsioni, ti guarda nella nuda percezione del tuo essere interamente inerme. E là nella tua più meravigliosa e desistita vulnerabilità, nella tua indifesa insufficienza, la carità ti guarda e ti dice di una voce disarmata: ti amo.

La carità non sfugge da davanti a te. Purché saresti preoccupato per i tuoi peccati, nero come un carboniccio, turbato e tormentato per la tua sporchezza, la carità si precipita su di te e finge di non vedere nulla della tua colpa. La carità avanza verso di te e ti abbraccia nonostante tutto perché essa sa perfettamente che senza di lei non ci sarebbe nessuna possibilità per te di essere salvato. Invitandoti alla fonte inestinguibile del Confessionale, lei ti soffoca d’amore per liberarti dal peccato.

Pur’ essendo inoffensiva, la carità è forza. Nonostante la sua umile e feribile natura la carità è sempre forza. Tutto quello che si dice di contrario sulla carità sono solo le calunnie diffondate dai nemici di essa per allontanare l’uomo dalla sua vera Felicità. Il vero principio della forza risiede, non nelle violente espressioni dell’industria umana: nella tecnica, nella scienza, nell’informazione chiacchierona, ma, nella carità.

Tuttavia attenzione: la carità gioca e schiva, si fa desiderare e fa spesso languire d’ardore chi l’ama e chi si è lasciato ferire dalla sua spada. La carità sfugge poi torna, poi sfugge di nuovo, poi torna, per ri-sfuggire di nuovo, facendo morire di desiderio le anime dei fedeli, così via via facendo accrescere le cisterne dei cuori, divinizzandoli per partecipazione, rendendo la loro fame celestialmente spirituale e comprensiva.

Nessuno può impossessarsi ne impadronirsi ne usurpare la carità, neppure rendersene esperto come si farebbe di un campo di sapere intellettuale. Nessuno può imprigionare la carità all’interno del suo torso. La carità sfugge a tutti i nostri calcoli, a tutte le nostre macchinazioni, non si può né comprare la carità, ne diventarne scienziati, né rendersene i tecnici. La carità pretende e reclama per se la libertà la più assoluta.

La carità invece si lascia solo sedurre dalla benevolenza di chi si fa seduttore della carità, si lascia sedurre dalla magnanimità, dalla gratuita, dalla pazienza, dalla gratitudine e dalla gioia. La carità non si lascia impossessare da nessuno, ma ci invita a lasciarsi possedere da esso, e l’unico modo di possedere la carità e di lasciare le sue fiamme trasformare il legno della nostra umanità in issopo incandescente.

Nessuno può incatenare la carità in formule o espressioni dotte: la carità segue piuttosto la poesia del Canto dei Cantici, la carità traspira appena dall’apofatica e dalla catafatica descrizione che ne fa San Paolo, ma sempre in modo racchiuso e segreto:

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Né si lascia la carità trascinare in un discorso discursivo secco e arido; Né si presta a una mediatizzazione esibizionista e sensazionale. Ma la carità invece obumbra liberamente nei cuori di chi si lascia incantare dalla poesia, dalla prosa, dai canti, dalle lode, dalle parabole della Sacra Scrittura, dalla Sacra Liturgia e dalle preghiere della

Chiesa. E sommamente la carità si fa anche Carne e Sangue nel Santissimo Sacramento per poi vivere nei cuori e nelle mente dei Fedeli che lo ricevano. Rimanendo insipido, fino a quando chi lo riceve se ne lascia attrarre interiormente, conquistare e poi rapire.

La carità quando tocca i nostri poveri cuori, approfondendoli, dilatandoli, sollevandoli, fa sì che il cuore umano comincia a vedere. Non è più cieco. Ma comincia veramente a guardare verso l’Oriente dei cuori. Quel Oriente da dove sorge il Vero Sole spirituale. Quel Oriente verso il quale guardano tutti i nostri Sacrifici, verso il quale si sono girati materialmente, realmente e simbolicamente tutti gli Altari della Chiesa per secoli, come girasoli alla ricerca della luce e del calore del sole. Verso l’Oriente da dove verrà il vero Sole, Gesù Cristo il Signore dei cuori.

Fili David, miserere mei.
« Allora grido dicendo : Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me ! »
“Che cosa voi che io faccia per te?”
“Signore, che io veda di nuovo!”
E Gesù li disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato.”

La Carità è di vedere con l’occhio del cuore.

All’interno della Santissima Trinità c’è quest’amore, questa Carità, anzi, la Santissima Trinità è quest’amore. In realtà l’essenza di Dio è amore. E quest’amore soavissimo e giocatore ti sfida di trovarlo, perché lui ti ha creato, lui ti ha creata, perché lui ti ha salvato e lui ti ha salvata e adesso è lui che ti invita a stare con lui.

Oggi abbiamo tra di noi, membri dell’associazione SOS Chretiens d’Orient, che si occupa dei Cristiani perseguitati in Medio-Oriente, in Siria, Iraq, Giordania, Libano, Egitto e Pakistan. Il scopo della loro organizzazione è di aiutare le persone a radicarsi nuovamente nei loro territori e a consolidare la loro presenza laddove i cristiani sono popolazioni autoctone. L’unica Chiesa Cattolica, presente in Occidente ed in Oriente, milita ancora grazie al benevolato e all’oblazione personale di tanti cattolici europei: italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli, tra l’altro, che si sono spontaneamente impegnati per i fedeli Cristiani perseguitati in Oriente.

S.O.S. Chretiens d’Orient, è un’iniziativa francese, che non manca di ricordarci, un certo spirito francese cavalleresche inquieto per il polmone orientale della Chiesa. Nessun’altro che Urbano II al Concilio di Clermont in 1095 ha riuscito a formulare in qualche parole questa nobiltà di spirito:

“Popolo dei Franchi, popolo d’oltre i monti, popolo come riluce in molte delle vostre azioni eletto ed amato da Dio, distinto da tutte le nazioni sia per il sito del vostro paese che per l’osservanza della fede cattolica e per l’onore prestato alla Santa Chiesa…”

“Vi muovono e incitino ali animi vostri ad azioni le gesta dei vostri antenati, la probità e la grandezza del vostro re Carlo Magno e di Ludovico suo figlio e degli altri vostri sovrani che distrussero i regni dei pagani e ad essi allargarono i confini della Chiesa.”

Penso senza dubbio che se c’è oggi eredi legittimi a quei Franchi che vivevano nell’inquietudine per i loro confratelli cristiani d’Oriente, e a chi si è indirizzata l’esortazione di Papa Urbano II, queste eredi lo siete voi.