Post in evidenza

Via libera di Francesco alla Messa Maya

Grazie a Franca Giansoldati per la ripresa di questa, ennesima, brutta notizia per la Chiesa e la sua Liturgia. QUI su MiL Michael Haynes. ...

giovedì 1 dicembre 2016

I nuovi inquisitori papisti, che ieri però criticavano il Papa (emerito). Severa analisi di Cascioli (NBQ)

 Riproponiamo il severo articolo di Cascioli in cui l'autore cerca di analizzare con attenzione le motivazioni e i retroscena di un attacco ignominioso ai 4 cardinali dei Dubia e di una difesa sfacciata, dai toni tipici delle usanze dittatoriali, di papa Francesco. Chi sono i nuovi inquisitori? Ora difendono l'autorità del Papa ma ieri denigravano Ratzinger. Si scandalizzano se 4 cardinali propongono dei dubia al Papa - con un procedimento secolare, utilizzato da sempre per interrogare la S. Sede ed ottenerne i responsa - su una questione di dottrina, ma non si scandalizzavano di fronte alle "uscite" del Card. Martini.
Roberto

  L'Intollerabile agressione dei 4 cardinali. Ecco chi sono i nuovi inquisitori. 
di R. Cascioli, 1°-12-2016 - La Nuova Bussola Quotidiana

Li hanno dipinti come “vecchi rincoglioniti”, quattro cardinali isolati e fuori dal mondo, rimasuglio di una Chiesa ormai superata che vede solo la rigidità della dottrina e non capisce la Misericordia che entra nelle pieghe della vita. Insomma, uno scarto della Chiesa, un’appendice marginale neanche degna di un “sì” o un “no” alle loro domande.

Eppure devono averne una gran paura se da giorni stiamo assistendo a un crescendo di insulti e accuse pesanti, ormai un vero e proprio linciaggio mediatico, contro i quattro cardinali – Raymond Burke, Walter Brandmuller, Carlo Caffarra e Joachim Meisner – rei di aver resi pubblici cinque “Dubia” già presentati a papa Francesco riguardo all'esortazone apostolica Amoris Laetitia. Addirittura siamo arrivati a richieste di dimissioni dal collegio cardinalizio o, in alternativa, suggerimenti al Papa di togliere loro la berretta cardinalizia.

I protagonisti sono i più vari: vescovi che hanno da regolare conti personali, ex filosofi che rinnegano il principio di non contraddizione, cardinali amici di papa Francesco che malgrado l’età non hanno abbandonato i sogni rivoluzionari, intellettuali e giornalisti che si
considerano “guardiani della rivoluzione”, e l’immancabile padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica e vera eminenza grigia di questo pontificato, tanto da essere conosciuto a Roma come il vice-Papa. Quest’ultimo poi, come un adolescente qualsiasi, si è reso protagonista di bravate sui social che lasciano esterrefatti: dapprima con un tweet ha apostrofato il cardinale Burke paragonandolo al “verme idiota” del Signore degli anelli (tweet poi cancellato); quindi si è messo a rilanciare tweet offensivi nei confronti dei quattro cardinali partiti dall’account “Habla Francisco” (Parla Francesco), che si è scoperto ieri riportare all’indirizzo e-mail di padre Spadaro alla Civiltà cattolica. E poi l’immancabile Alberto Melloni, punto di riferimento della Scuola di Bologna che lavora per una riforma della Chiesa fondata sullo “spirito” del Concilio Vaticano II.
È un vero e proprio nuovo tribunale dell’Inquisizione che, colpendo i quattro, intende intimidire chiunque abbia l’intenzione di esprimere anche semplici domande, figurarsi chi volesse esternare delle perplessità.
È un atteggiamento inquietante, una difesa del Papa quanto meno sospetta da parte di chi ha apertamente contestato i predecessori di papa Francesco. E solo per aver posto delle semplici domande di chiarimento a proposito dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia che, come chiunque può constatare, ha dato origine a interpretazioni opposte e sicuramente non conciliabili. Al proposito bisogna ricordare che i “Dubia” sono uno strumento molto utilizzato nel rapporto tra vescovi e Congregazione per la Dottrina della Fede (e attraverso questa con il Papa). La novità in questo caso è semplicemente nell’aver resi pubblici questi Dubia, ma dopo ben due mesi di vana attesa di una risposta, che i quattro cardinali hanno legittimamente interpretato come un invito a proseguire la discussione.
Eppure per Melloni si tratta di «un atto sottilmente eversivo, parte di un gioco potenzialmente devastante, con ignoti mandanti, condotto sul filo di una storia medievale». Atto eversivo, spiegherà Melloni in un’altra intervista, perché fare domande significa mettere il Papa sotto accusa, un metodo da inquisizione. Cose da non credere: chiedere chiarimenti è diventata un’attività eversiva, da Inquisizione. E gli «ignoti mandanti» poi: accuse vaghe, scenari fantasiosi ma che devono dare l’impressione di una cospirazione da fronteggiare con decisione. E infatti ecco il passaggio successivo: «Chi porta attacchi come questo (…) è qualcuno che punta a dividere la Chiesa», dice. E quindi ecco le conseguenze auspicate: «…nel diritto canonico è un crimine, punibile».
Addirittura criminali, dunque, perché vogliono dividere la Chiesa. Poco importa se la realtà è esattamente opposta: la spinta a rivolgere delle domande al Papa nasce proprio dalla constatazione della divisione nella Chiesa che si è palesata con le opposte interpretazioni di Amoris Laetitia.
C’è proprio puzza di maoismo nella Chiesa, rumore di Guardie Rosse e di avanguardie rivoluzionarie; ci mancano solo i campi di rieducazione. Anzi no, pare che già ci siano anche quelli, almeno stando al solito Melloni. Infatti, ci spiega il perché papa Francesco non abbia usato nei confronti di monsignor Lucio Vallejo Balda – nelle carceri vaticane per lo scandalo Vatileaks – quella clemenza che ha invece invocato per i carcerati nei vari paesi del mondo: «A fine Giubileo si capisce il perché: papa Francesco non vedeva in quel processo una procedura penale, ma un gesto pedagogico verso gli avversari» che ora «rischiano molto». Insomma, colpirne uno per educarne cento. 
Si tratta di una lettura davvero inquietante, a maggior ragione se si pensa che quanti oggi si scatenano a difesa del Papa per delle semplici domande di chiarimento che dovrebbero essere normali, fino a ieri contestavano apertamente i predecessori di papa Francesco. Anzi, vedono oggi in papa Francesco la possibilità di cancellare quanto sulla famiglia hanno insegnato Paolo VI e Giovanni Paolo II. L’enciclica Humanae Vitae (Paolo VI) e l’esortazione apostolica Familiaris Consortio (Giovanni Paolo II) sono state nel mirino di vari episcopati europei (Austria, Germania, Svizzera, Belgio) anche nel recente doppio Sinodo sulla famiglia.

E chi di costoro si è scandalizzato quando il cardinale Carlo Maria Martini ha scritto chiaro e tondo (Conversazioni notturne a Gerusalemme) che l’Humanae Vitae ha prodotto «un grave danno» col divieto della contraccezione cosicché «molte persone si sono allontanate dalla Chiesa e la Chiesa dalle persone»? E ha auspicato un nuovo documento pontificio che la superi, soprattutto dopo che Giovanni Paolo II seguì «la via di una rigorosa applicazione» della Humanae Vitae? Certamente nessuno, perché ciò che conta non è l’oggettività del Magistero (il cui riferimento è la Rivelazione di Dio), ma il progetto ideologico di queste avanguardie sedicenti interpreti della volontà popolare.
E allora c’è un’intima coerenza nel fatto che i papisti di oggi siano i ribelli di ieri. Sì, ribelli. Perché da Paolo VI in poi, questi vescovi e intellettuali, questi maestri di obbedienza al Papa, hanno dichiarato guerra al Magistero in quanto non recepiva lo spirito del Vaticano II; hanno firmato manifesti, documenti e appelli in cui contestavano apertamente il Papa regnante, fosse Paolo VI, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI. Ricordiamo almeno il pesante documento del noto moralista tedesco Bernard Haring nel 1988 contro Giovanni Paolo II che tanto sostegno ricevette in tutta Europa, subito seguito dalla Dichiarazione di Colonia, nel 1989, dello stesso tenore, firmata da numerosi e influenti teologi tedeschi, austriaci, olandesi e svizzeri. E in Italia subito accolta con favore, tra gli altri, da quel Giovanni Gennari  che oggi fa il quotidiano custode dell’ortodossia dalle colonne di Avvenire.

Ma nello stesso anno in Italia arriva anche il Documento dei 63 teologi, una Lettera ai cristiani pubblicata sulle colonne de Il Regno, in cui si contesta apertamente il magistero di Giovanni Paolo II. E nell’elenco dei firmatari ci troviamo nomi noti che hanno imperversato in seminari e atenei pontifici negli ultimi decenni, realizzando un vero e proprio magistero parallelo di cui oggi vediamo gli amari frutti. Facevano le vittime, ma tutti hanno fatto brillanti carriere, qualcuno è anche diventato vescovo come quel monsignor Franco Giulio Brambilla, attualmente vescovo di Novara e in corsa per succedere al cardinale Angelo Scola a Milano. Ma guarda caso, tra le firme troviamo l’immancabile Alberto Melloni, con i suoi colleghi della Scuola di Bologna (Giuseppe Alberigo in testa), il priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi, Dario Antiseri, Attilio Agnoletto. 
Sono gli stessi che hanno continuato ad attaccare pubblicamente Benedetto XVI, anche con palesi prese in giro, riguardo alla corretta interpretazione del Concilio Vaticano II che Melloni, Bianchi e co. hanno sempre visto come svolta radicale e irreversibile «nella comprensione della fede ecclesiale», contro l’ermeneutica della riforma nella continuità spiegata da papa Ratzinger. E come non ricordare le vesti stracciate per la scomunica tolta ai lefevriani mentre ora neanche un sospiro si è levato di fronte alle aperture unilaterali di papa Francesco.
Sono questi i personaggi che oggi pretendono di giudicare cardinali, vescovi e laici preoccupati della grave confusione che si è creata nella Chiesa. Una banda di ipocriti e sepolcri imbiancati, che perseguono da decenni una loro agenda ecclesiale, che usano il Papa per affermare un loro progetto di Chiesa, e che oggi si permettono l’arroganza di chi pensa di essere al comando di una vincente e gioiosa macchina da guerra. Sono questi i veri fondamentalisti, sostenuti da una stampa compiacente che non vede l’ora di cancellare definitivamente ogni traccia di identità cattolica. Che però, purtroppo per loro, non soccomberà.

8 commenti:

  1. Al contrario, chi ieri faceva il Papista oggi fa l'anti Papa .... ironia della storia, gli atteggiamenti si ribaltano ad ogni stagione!

    RispondiElimina
  2. Speriamo la Grazia ci porti un nuovo Pio X!

    RispondiElimina
  3. Su tutto ciò che stà accadendo negli ultimi tre anni, ma soprattutto dagli ultimi 50 anni e precisamente dal 1958 morte di Pio XII non voglio più aprire bocca, altrimenti dovrei dire cose e parole che dovrebbero farmi scomunicare dal Padreterno, perché solo Lui oggi può scomunicarmi, cioé buttarmi fuori dalla comunione della Chiesa Cattolica, ma non in comunione con questi ..... che non ho parole per definirli.
    Spero solo che Dio piano piano li disperda nelle fiamme dell'inferno prima che loro con le loro dottrine eretiche disperdano milioni di anime verso il demonio che stà cantando vittoria.
    Cerchiamo sempre di pregare S. Michele arcangelo a difesa della Santa Chiesa Immacolata sposa di Cristo.
    Io Spero che questa gerarchia eretica Dio ce l'abbia mandata per i nostri peccati, ma che Dio la distrugga quanto prima e tanto prima che finisca di demolire la Santa Chiesa - questa non è gente di Chiesa, ma è gente al servizio del maligno e del mondo deviato che Dio ci ha mandato come benedizione per riconvertirci alla fede di sempre. Dio doveva mandarci un grave avviso per farci capire a che punto siamo arrivati e forse l'ha fatto mettendoci sotto gli occhi proprio coloro che possono farci capire che hanno in mente solo una cosa distruggere la Dottrina Cristiana. ora se lo capiamo bene, altrimenti peggio per noi - Dio ci ha ben avvisati.

    RispondiElimina
  4. Chiarimento: io non ce l'ho solo col Capo Bergoglio, in quanto Lui da solo potrebbe fare molto poco.
    Il vero danno che ci ha portato fino a Bergoglio stà dal disastro del concilio Vat.II in poi che ci ha dato centinaia di migliaia di preti, vescovi e cardinali che hanno perso la strada della vera Dottrina ed hanno abbracciato il materialismo marxista/comunista/leninista; hanno ridotto tutto al materiale, hanno elevato l'uomo al rango di Dio, le Chiese da Casa di Dio ad oratori per giochi ed hanno distrutto Sacramenti e Comandamenti, facendo perdere l'orientamento agli uomini ancora cattolici portando in mezzo a loro solo confusione e distruggendo duemila anni di storia della Catholica, per cui l'uomo si è perduto negli anfratti del mondo e del modernismo dimenticandosi di Dio e delle Sue Leggi. In parole povere tutta questa nuova gerarchia non crede in Dio e nelle Sue Leggi Divine e qesto ha insegnato e continua ad insegnare all'uomo della strada.

    RispondiElimina
  5. Bene! Già il poeta romano G. G.Belli aveva scritto, guardando prelati e cardinali che recitano l'ufficio: " io vorrebbe da sapé quanti de quelli credono in Dio". Ora la crisi è più grave poiché non solo sono atei innocui ma nemici distruttori della Chiesa.

    RispondiElimina