Giunge
oggi a termine il processo vaticano per il caso Vatileaks 2. Riconoscendo la propria non competenza
territoriale a giudicare sui giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi
– si legge sull’ANSA – il Tribunale presieduto da Giuseppe Dalla Torre ha
esplicitamente affermato nella sentenza la "sussistenza, radicata e garantita
dal diritto divino, della libertà di manifestazione del pensiero e
della libertà di stampa nell'ordinamento giuridico vaticano".
A prescindere dal disposto della sentenza, si
tratta di un pronunciamento davvero curioso: si afferma apertis verbis che la libertà di stampa è garantita niente di meno
che dal diritto divino!
Tale affermazione contrasta però la dottrina cattolica.
Così si espimeva, ad esempio, Gregorio XVI
nella Mirari vos: “Pessima, né mai abbastanza esecrata ed
aborrita libertà della stampa nel divulgare scritti di qualunque genere;
libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore. Inorridiamo,
Venerabili Fratelli, nell'osservare quale stravaganza di dottrine ci opprime o,
piuttosto, quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per
ogni dove con quella sterminata moltitudine di libri, di opuscoli e di scritti”.
Alla faccia della continuità, la questione è semplice: o la libertà di
stampa è un errore aborrito ed esecrando, oppure è di diritto divino. Le due
affermazioni si eliminano a vicenda. Chi è dunque in errore?
Ai posteri l’ardua sentenza.