Novus Horror Missae - Salisburgo. Basilica Cattedrale Metropolitana dei Santi Ruperto e Virgilio (Domkirche St. Rupert und Virgil) Pfingsten-Pentecoste 2016
Tutto quel che avviene soprattutto ai nostri giorni nella Santa Chiesa Cattolica va guardato con gli occhi vigilanti della Fede nella certezza che, dopo la necessaria purificazione del Clero e dei Fedeli, avverrà il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
AC
Tutto quel che avviene soprattutto ai nostri giorni nella Santa Chiesa Cattolica va guardato con gli occhi vigilanti della Fede nella certezza che, dopo la necessaria purificazione del Clero e dei Fedeli, avverrà il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
AC
nelle sue parole emerge di fatto uno dei principi basilari di tutte le liturgie.
Se Dio non si mostra, l'uomo, sulla base di quell'intuizione di Dio che è iscritta nel suo intimo, può certamente costruire degli altari al «Dio ignoto» (cfr. At 17,23); può protendersi con il pensiero verso di lui, cercarlo procedendo a tastoni.
Ma la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo.
Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice autoconferma.
Essa presuppone qualcosa che stia concretamente di fronte, che si mostri a noi e indichi così la via alla nostra esistenza.
Di questa non arbitrarietà nel culto vi sono nell’Antico Testamento numerose e impressionanti testimonianze, In nessun altro passo, però, questo tema si manifesta con tanta drammaticità come nell’episodio del vitello d’oro (o meglio, del torello).
Questo culto, guidato dal sommo sacerdote Aronne, non doveva affatto servire un idolo pagano.
L’apostasia è più sottile.
Essa non passa apertamente da Dio all’idolo, ma resta apparentemente presso lo stesso Dio: si vuole onorare il Dio che ha condotto Israele fuori dall’Egitto e si crede di poter rappresentare in modo appropriato la sua misteriosa potenza nell’immagine del torello.
In apparenza tutto è in ordine e presumibilmente anche il rituale procede secondo le prescrizioni. E tuttavia è una caduta nell’idolatria. Due cose portano a questo cedimento, inizialmente appena percettibile.
Da una parte la violazione del divieto delle immagini: non si riesce a mantenere al fedeltà al Dio invisibile, lontano e misterioso.
Lo si fa scendere al proprio livello, riducendolo a categorie di visibilità e comprensibilità.
In tal modo il culto non è più un salire verso di lui, ma un abbassamento di Dio alle nostre dimensioni.
Egli deve essere lì dove c’è bisogno di Lui e deve essere così come si ha bisogno di Lui.
L’uomo si serve di Dio secondo il proprio bisogno e così si pone in realtà al di sopra di lui. Con ciò si è già accennato alla seconda cosa: si tratta di un culto fatto di propria autorità.
Se Mosè rimane assente a lungo e Dio diventa quindi inaccessibile, allora lo si porta al proprio livello.
Questo culto diventa così una festa che la comunità si fa da sé; celebrandola, la comunità non fa che confermare se stessa.
Dall’adorazione di Dio si passa a un cerchio che gira intorno a se stesso: mangiare, bere, divertirsi. La danza intorno al vitello d’oro è l’immagine di questo culto che cerca se stesso, che diventa una sorta di banale autosoddisfacimento.
La storia del vitello d’oro è un monito contro un culto realizzato a propria misura e alla ricerca di se stessi, in cui in definitiva non è più in gioco Dio, ma la costituzione, di propria iniziativa, di un piccolo mondo alternativo.
Allora la liturgia diventa davvero un gioco vuoto.
O, ancora peggio, un abbandono del Dio vivente camuffato sotto un manto di sacralità. Ma alla fine resta anche la frustrazione, il senso di vuoto.
Non c’è più quell’esperienza di liberazione che ha luogo lì dove avviene un vero incontro con il Dio vivente»
Da Joseph Ratzinger, "Introduzione allo spirito della liturgia", San Paolo Ed. (2001)
Se Dio non si mostra, l'uomo, sulla base di quell'intuizione di Dio che è iscritta nel suo intimo, può certamente costruire degli altari al «Dio ignoto» (cfr. At 17,23); può protendersi con il pensiero verso di lui, cercarlo procedendo a tastoni.
Ma la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo.
Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice autoconferma.
Essa presuppone qualcosa che stia concretamente di fronte, che si mostri a noi e indichi così la via alla nostra esistenza.
Di questa non arbitrarietà nel culto vi sono nell’Antico Testamento numerose e impressionanti testimonianze, In nessun altro passo, però, questo tema si manifesta con tanta drammaticità come nell’episodio del vitello d’oro (o meglio, del torello).
Questo culto, guidato dal sommo sacerdote Aronne, non doveva affatto servire un idolo pagano.
L’apostasia è più sottile.
Essa non passa apertamente da Dio all’idolo, ma resta apparentemente presso lo stesso Dio: si vuole onorare il Dio che ha condotto Israele fuori dall’Egitto e si crede di poter rappresentare in modo appropriato la sua misteriosa potenza nell’immagine del torello.
In apparenza tutto è in ordine e presumibilmente anche il rituale procede secondo le prescrizioni. E tuttavia è una caduta nell’idolatria. Due cose portano a questo cedimento, inizialmente appena percettibile.
Da una parte la violazione del divieto delle immagini: non si riesce a mantenere al fedeltà al Dio invisibile, lontano e misterioso.
Lo si fa scendere al proprio livello, riducendolo a categorie di visibilità e comprensibilità.
In tal modo il culto non è più un salire verso di lui, ma un abbassamento di Dio alle nostre dimensioni.
Egli deve essere lì dove c’è bisogno di Lui e deve essere così come si ha bisogno di Lui.
L’uomo si serve di Dio secondo il proprio bisogno e così si pone in realtà al di sopra di lui. Con ciò si è già accennato alla seconda cosa: si tratta di un culto fatto di propria autorità.
Se Mosè rimane assente a lungo e Dio diventa quindi inaccessibile, allora lo si porta al proprio livello.
Questo culto diventa così una festa che la comunità si fa da sé; celebrandola, la comunità non fa che confermare se stessa.
Dall’adorazione di Dio si passa a un cerchio che gira intorno a se stesso: mangiare, bere, divertirsi. La danza intorno al vitello d’oro è l’immagine di questo culto che cerca se stesso, che diventa una sorta di banale autosoddisfacimento.
La storia del vitello d’oro è un monito contro un culto realizzato a propria misura e alla ricerca di se stessi, in cui in definitiva non è più in gioco Dio, ma la costituzione, di propria iniziativa, di un piccolo mondo alternativo.
Allora la liturgia diventa davvero un gioco vuoto.
O, ancora peggio, un abbandono del Dio vivente camuffato sotto un manto di sacralità. Ma alla fine resta anche la frustrazione, il senso di vuoto.
Non c’è più quell’esperienza di liberazione che ha luogo lì dove avviene un vero incontro con il Dio vivente»
Da Joseph Ratzinger, "Introduzione allo spirito della liturgia", San Paolo Ed. (2001)
Il video (QUI)
Questo elegante incontro salottiero non si svolge in uno studio televisivo, bensì nella Cattedrale di Salisburgo.
***
AGGIORNAMENTO CIRCA IL FOTO-MONTAGGIO DELLA FACCIATA DELLA CATTEDRALE DI ORLEANS ILLUMINATA CON I COLORI DELLA "BANDIERA DELLA PACE"
COMMUNIQUE
Une photo de la Cathédrale d'Orléans illuminée aux couleurs arc en ciel circule sur internet. Il s'agit d'un photo-montage facile à réaliser avec un logiciel de type photoshop.
La mairie d'Orléans, qui gère l'illumination de la cathédrale, n'a jamais réalisé la mise en lumière montrée par cette photo truquée.
Fonte : Diocesi d'Orlèans
IL FOTOMONTAGGIO
* Il titolo del post è tratto dalla Lettera Enciclica di Papa Pio X VEHEMENTER NOS QUI
raztinger ?ma se è un suo discepolo che fa queste cose il cardinale di vienna,e le ha sempre tollerate
RispondiEliminaFoto di Orleans: notizia falsa:
RispondiEliminaLa diocesi comunica che trattasi di un fotomontaggio
http://www.orleans.catholique.fr/
Le cabinet du maire d'Orléans confirme que la ville n'a jamais réalisé cette illumination.
http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=807140
conosco molto bene la realtà ecclesiastica di Salisburgo, avendo vissuto lì per molti anni... l'autore e responsabile di questa convention annuale è un ex seminarista di origine nobile, fin troppo (!!!) medjugoriano, che per motivi assai "strani/discutibili" (a dir poco) ha poi optato per lasciare il seminario per diventare una sorte di leader/guru del "gruppo Loretto", come si chiamano... non è una cosa seria ed affidabile...
RispondiEliminaSe la Chiesa fosse governata da persone adeguate, i responsabili delle suddette iniziative sarebbero stati immediatamente sanzionati e rimossi dal loro incarico. Questo servirebbe anche come deterrente nell'eventualità del loro ripetersi. Invece purtroppo chi detiene il potere nella Chiesa è connivente (basti pensare alle scimmie proiettate sulla facciata di San Pietro...) e se tace, acconsente. La Chiesa sta marciando verso il suo totale dissolvimento. Il pontificato di Ratzinger ha rappresentato solo un rallentamento verso questo destino, il pontificato attuale una brusca accelerata.
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