Dalla Lettera di Paix liturgique, 79.
In occasione del terzo anniversario dell'elezione di papa Francesco, l'avvocato Christian Browne ha scritto per la rivista americana Crisis un articolo in forma di bilancio sull'impegno per il “ripristino e la promozione della messa tradizionale” nuovamente legittimata, dal 2007, con il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
Il suo punto di partenza è quello di mettere a fuoco lo sviluppo della forma straordinaria in rapporto ad un pontificato visto come “una primavera del tradizionalismo” e ad un altro pontificato visibilmente indifferente alle questioni liturgiche. L'autore si sofferma in particolare sugli aspetti canonici e pratici legati al Summorum Pontificum (SP).
Sottolinea come, dato che il SP “è spesso presentato come 'liberatorio' della messa tradizionale”, questa descrizione “non sia perfettamente rispondente alla realtà”. Il SP afferma un “diritto” alla messa tradizionale per i sacerdoti, ma pone delle condizioni ai fedeli per poter approfittare di questo medesimo diritto. Se ogni sacerdote ha dunque diritto di celebrare secondo il messale di Giovanni XXIII, questo diritto non si applica che alle messe “celebrate senza il popolo”, alle messe private (SP, art. 2). Per le altre celebrazioni, Browne ricorda che è onere di ogni gruppo stabile di fedeli manifestarsi con il proprio parroco, e che i parroci hanno l'autorità necessaria in materia e sono invitati ad accogliere “volentieri” le richieste che vengano espressamente manifestate (SP, art. 5, §1).
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