A che punto siamo ridotti. Un saggio e preoccupato articolo dell'ex presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi. Vedi anche QUI.
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Ettore Gotti Tedeschi Il Giornale 23-4-2016
Quando fu approvata la legge sull'aborto, fu prevista anche la necessaria obiezione di coscienza da parte dei medici contrari, per ragioni morali, alle pratiche di interruzione della gravidanza.
Il tema di fondo riguarda il matrimonio cristiano e le considerazioni su come trattare la pratica di viverlo da parte del popolo cristiano. A molti pare che in un periodo di degrado morale e dottrinale, di dissoluzione dei valori cristiani (grazie anche al non insegnamento della dottrina e del Magistero), sia necessario far conoscere le verità della dottrina cristiana sul matrimonio, affermarle e farle vivere, anziché adattarle alle culture praticate e vissute, contrarie alla dottrina. A molti pare che sia più opportuno oggi chiedere ai cristiani di riflettere sulla dignità e stabilità matrimoniale, perché proprio oggi la salute morale della nostra civiltà è legata alla salute del matrimonio cristiano e la sua corruzione sarà la fine della nostra società e civiltà. Molti credono che sia rischiosissimo, anche indirettamente, lasciar mettere in discussione il sacramento del matrimonio, la cui indissolubilità si fonda sul disegno di Dio sulla creatura umana. E questi molti sono preoccupati.
La preoccupazione nasce dalla comprensione che molti teologi influenti siano convinti, e sappiano convincere, che la civiltà cristiana sia finita e conseguentemente non valgano più le leggi morali tradizionali e persino i Sacramenti vadano adattati (misericordiosamente) alla realtà culturale vigente e vissuta. Ma ciò genera almeno tre conseguenze. La prima è che chi ha concorso a generare il crollo della civiltà cristiana sia chiamato a risolverlo (come è stato proposto per il problema ambientale). La seconda è che questa misericordia rischia di prevalere su verità immutabili che sono il disegno di Dio sulla famiglia. La terza è che i «nuovi Sacramenti» dovranno esser amministrati dai ministri di Dio (vescovi e sacerdoti). Se questi ministri, per ragioni di coscienza, non si sentissero di impartire detti Sacramenti in queste condizioni, avranno diritto all'obiezione di coscienza?