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martedì 19 aprile 2016

Sasso dopo sasso, ricostruisce da solo una chiesa crollata

 Gazzetta di Reggio 17-4-16
VIANO. Folla domenica pomeriggio alla cerimonia di riapertura al culto della cosiddetta "Chiesuolina" del 1200 di Tabiano, crollata nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso. L'edifico è su un colle da cui si gode di un panorama mozzafiato.
 
Forte l'emozione durante la funzione officiata dal parroco don Franco Messori e da don Bougumil Krancoskhi. Il recupero – ma è meglio definirlo rifacimento, in quanto la chiesa era un cumulo di sassi, quando l'artefice-artista Carlo Bertolotti ebbe l'occasione di vederla la prima volta – iniziò nel 2009. Bertolotti era già esperto di recuperi religiosi, avendo già lavorato su chiese e campanili. Quando la vide, stava recuperando la parrocchiale di Santa Maria del Castello di Querciola, a un paio di chilometri in linea d'aria. Avrebbe dovuto reperire dei sassi dalla vecchia chiesa crollata, da usare per quella del Castello. Ma non lo fece. Forse pensava già al suo recupero. Cominciò così questa avventura.
 
Finita la chiesa del Castello, col beneplacito di padre Marco Canovi cominciò a picchiare i sassi che servivano per la facciata principale della chiesa di Tabiano, e lo fece a Vezzano, “in sem Bertlot”, località che prende il nome dal suo casato. Poi aprì il cantiere. Era il 2009. Pochi attrezzi, la carriola e un solo operaio: lui. Quattro anni di duro lavoro. Acqua, neve, nebbia, sole, e lui sempre solo. Ogni tanto padre Marco e qualche tabianese. Ma lui, schivo e geniale, non aveva bisogno di compagnia. Da solo si concentrava, e il lavoro procedeva bene. Macchine non ne aveva, solo le braccia e tutto fatto a mano.
  Dopo i muri e tante sue sculture (circa 25) che adornano gli interni e le facciate esterne, Bertolotti realizza il rosone (che raffigura una goccia d'acqua) e il portale. A questo punto, siamo pronti per il tetto. Ma qui per lui arriva la delusione: per cause operative e adempimenti burocratici, il tetto in legno al quale lui teneva tanto viene commissionato a un professionista. Ci voleva una firma, e lui non poteva farla. «Secoli fa non ci voleva – dice – ma pazienza».
 
Ebbene, dopo aver passato una settimana con pensieri e tormenti che grazie a Dio (lui di grande fede) non hanno lasciato strascichi, un’altra ispirazione l'ha aiutato a superare il momentaccio: si butta a capo chino su un’altra opera che, dopo 6 mesi di lavoro, faceva bella mostra di sé nel suo laboratorio. Nel mentre, il tetto veniva posizionato. A ultimare i lavori hanno pensato i volontari di Tabiano, che con il lavoro e l'aiuto finanziario dei benefattori hanno restituito la Chiesuolina ai fedeli.