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venerdì 8 aprile 2016

Gender diktat: lo Stato della Georgia sotto ricatto della Walt Disney e Marvel



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 RM 1, [26]Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. [27]Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. [28]E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, [29]colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, [30]maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, [31]insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. [32]E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
Finiremo così anche noi?
L


di Rodolfo de Mattei
Il “gender diktat” colpisce ancora. Lo Stato americano della Georgia è stato infatti messo platealmente sotto ricatto dalle due grandi case di produzione cinematografiche statunitensi, “the Walt Disney Co.” e “Marvel Studios”, a causa di una proposta di legge ritenuta discriminatoria nei confronti dei gay. I due colossi del cinema e dei fumetti, prontamente appoggiati dalla potentissima lobby gay internazionale, si sono detti pronti a boicottare la Georgia nel caso la legge venisse definitivamente approvata. Grazie alle generose e convenienti politiche fiscali attuate dallo Stato del sud-est degli Stati Uniti, molte case cinematografiche hanno infatti scelto il territorio georgiano come loro location di produzione. Tra queste vi è anche la “Disney”, che recentemente ha girato in Georgia Captain America: Civil War e che al momento sta filmando Guardiani della Galassia 2. Nel caso passasse la legge “omofoba”, questa l’aperta minaccia, essi sposteranno immediatamente il loro business altrove.
La proposta di legge al centro delle polemiche, approvata lo scorso 17 marzo, prevede che individui ed organizzazioni religiose possano, in nome della “libertà religiosa”, rifiutarsi di fornire servizi ai gay per non violare personali “convinzioni sincere” riguardo al matrimonio.
Gli oppositori di tale norma contestano che nella sua prima formulazione essa era tesa a garantire, unicamente, ai pastori la possibilità di non celebrare matrimoni gay – legalizzati nel giugno dello scorso anno dalla sentenza della Corte Suprema che ha abolito tutte le leggi statali che vietavano le unioni omosessuali. In un secondo momento, tale proposta di legge è stata però ampliata dal Senato, con l’aggiunta di articoli che estendono dagli individui alle organizzazioni religiose la possibilità di negare i servizi “sociali, scolastici e caritatevoli” alle coppie gay. Una concessione, secondo i “tolleranti” sostenitori del “gender diktat”, inaccettabile e discriminatoria.
La campagna di boicottaggio di studi e società di produzione, a rifiutare di impegnarsi per ulteriori produzioni in Georgia, è stata promossa da “Human Rights Campaign“, la più grande lobby lesbica, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) d’America, con più di 750.000 soci e sostenitori. Il suo presidente, Chad Griffin – si è rivolto alle case cinematografiche – con queste parole:
“se questo disegno di legge sarà firmato e diventerà legge, i dipendenti, i fornitori, tutti coloro che lavorano sulla vostra produzione sono a rischio di discriminazione sponsorizzata dallo Stato. Questo è sbagliato, è antiamericano. È un affronto a tutti i valori di cui si vanta Hollywood” .
Lo Stato della Georgia, travolto dalla prevedibile bufera mediatica, puntualmente orchestrata dalla comunità LGBT, è stato messo al muro anche dai principali rappresentanti delle grandi corporationcome Microsoft, Google, Coca-Cola e Home Depot , con sedi ed interessi economici nel territorio georgiano. Un’opposizione trasversale, resa possibile dalla vasta e potentissima rete di professionisti del lobbying LGBT, che ha coinvolto anche la “Silicon Valley”, la quale, attraverso i suoi leader, si è appellata al governatore della Georgia intimandogli di mettere il veto sul progetto di legge. Marc Benioff, il numero uno di saleforce.com ha dichiarato:  “Ancora un volta la Georgia sta cercando di approvare una legge che rende la discriminazione legale. Quando finirà questa follia?”. Sulla stessa linea, Brian Kranich, l’amministratore delegato di “Intel”: ”Ci opponiamo alla discriminazione sotto ogni forma. Il governatore Deal faccia la cosa giusta e metta il veto”.
In tale clima, la legge è ora attesa alla firma del governatore della Georgia,Nathan Deal.

La campagna di boicottaggio messa in atto dalle lobby LGBT dimostra, ancora una volta, il volto totalitario e intollerante della comunità omosessualista che pretende di imporre prepotentemente il proprio ideologico diktat a organizzazioni e associazioni religiose, incurante del loro credo. Un dispotico ed arrogante attacco rinsaldato dal decisivo appoggio della potentissima lobby economica LGBT attraverso il vigliacco ed inaccettabile strumento del ricatto.