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domenica 31 gennaio 2016

Lo scempio dell’arte sacra contemporanea

Dal  numero 111 del mensile Radici Cristiane (febbraio 2016). Tratto da Corrispondenza Romana
cattedrale di CréteilLa nuova cattedrale di Créteil, in Val di Marna, inaugurata il 20 settembre 2015, si aggiunge al lungo elenco delle brutture architettoniche degli ultimi decenni. Ciò che rende più grave lo scempio è che si tratta di architettura sacra, cioè di un’espressione artistica che dovrebbe aiutare l’uomo ad elevarsi verso il Cielo.
La prima caratteristica di queste chiese come di altri templi della liturgia postmoderna, è invece il fatto che esse distolgono da Dio. Sono chiese brutte perché chi le progetta snatura intenzionalmente la loro funzione di luogo di celebrazione del culto divino. È bello ciò che è vero ed è vero ciò che realizza se stesso, ciò che non tradisce il proprio fine e la propria natura. In questo senso, come osservava Mario Palmaro, la bellezza ha un carattere «normativo» insito in sé, rimanda alla natura umana, che non muta, in ogni tempo e sotto ogni latitudine. E poiché l’uomo ha una natura razionale, «nelle cose umane – afferma san Tommaso d’Aquino – il bello si ha quando qualcosa è ordinato secondo ragione» (Summa Theologica, II-IIae, q. 142, a. 2).

Gli architetti moderni seguono le proprie deformi costruzioni mentali e non le leggi immutabili che regolano l’universo. Eppure tutto ciò che è prodotto dall’uomo ha una sua perfezione e una sua bellezza solo in quanto corrisponde al fine che gli è proprio. E se Dio è il fine ultimo di tutte le cose, ogni essere creato ha un fine specifico che corrisponde alla propria natura ed essenza. Il fine è anche una “funzione”, una specifica attività diretta a uno scopo.
La bellezza di un’opera d’arte deriva dalla sua funzionalità cioè dalla capacità di raggiungere il proprio fine. San Tommaso lo spiega con un esempio eloquente. «Qualsiasi artefice tende a dare alla sua opera la forma migliore non in senso assoluto, ma in relazione a un fine. E l’artefice non si cura se tale disposizione porta con sé una certa mancanza. Così come l’artefice che fabbrica una sega per segare la fa di ferro perché sia idonea alla sua funzione; né gl’importa di farla di vetro, materia più bella, perché tale bellezza sarebbe d’impedimento al raggiungimento del fine» (Summa Theologica, I, q. 91, a. 3).
Una sega di vetro non sarebbe bella perché sarebbe inutile, come sarebbe priva di bellezza una spada che non tagliasse. Una cattedrale è costruita per celebrare il Santo Sacrificio della Messa e riunire i fedeli in adorazione e preghiera. Essa è ben riuscita, cioè è vera cattedrale, se aiuta i fedeli a pregare e adorare. Se non raggiungesse questo fine sarebbe irrimediabilmente brutta come le chiese moderne, che sembrano svolgere la funzione di garage o magazzini piuttosto che di luoghi di preghiera.
Le quattro cattedrali di Chartres, Amiens, Orvieto e San Marco, dette le quattro Bibbie nel marmo, per la loro capacità di riprodurre nella pietra i testi sacri del Cristianesimo, sono, al contrario, un luminoso esempio della corrispondenza tra il mezzo e il fine. Ciò che le rende belle è il fatto che sono state pensate per elevare l’uomo verso il Cielo e raggiungono perfettamente il loro scopo.
Oggi il numero dei turisti in visita alle cattedrali d’Europa è maggiore di quello dei fedeli che le affollano. Eppure quelle cattedrali furono costruite per pregare, e non per essere ammirate come opere d’arte. La loro bellezza è una conseguenza della verità che trasmettono e che pochi colgono. Il compito della Chiesa, piuttosto che incoraggiare la costruzione di orride chiese, dovrebbe essere quello di accompagnare ogni visita ad una cattedrale, con un’adeguata catechesi che dal bello faccia risalire al vero.
L’opera d’arte non è solo una combinazione di superfici, forme e colori, ma la visualizzazione di un pensiero. Uomini e donne di tutti i Paesi e di ogni provenienza ideologica ammirano la bellezza delle opere d’arte cristiane, dimenticando che queste opere non sarebbero state realizzate se non fossero state prima concepite secondo un modo di pensare che era la filosofia del Vangelo. Le cattedrali, gli affreschi, gli oggetti che fanno parte del nostro patrimonio culturale hanno alle spalle una visione del mondo che va ritrovata, un significato che va riscoperto. Nessuna evangelizzazione potrebbe oggi essere più efficace di questa.
La cattedrale di Créteil, come la chiesa realizzata da Massimiliano Fuksas a Foligno e il nuovo santuario di padre Pio edificato da Renzo Piano a San Giovanni Rotondo sono raccapriccianti perché rinnegano la propria identità di luoghi sacri. Questi edifici sono brutti, anzi orrendi, perché non sono funzionali, ovvero non corrispondono allo scopo per il quale sono stati edificati. Chi visita le nuove chiese di Créteil, di Foligno o di San Giovanni Rotondo non contempla il bello e non conosce il vero, ma si trova in un ambiente opposto al proprio desiderio di raccoglimento e di elevazione a Dio. La filosofia di vita che ha ispirato queste costruzioni è quella degli architetti imbevuti di spirito agnostico e relativista che le hanno ideate.
È la visione del mondo dell’Occidente nichilista e opulento, estraneo a Dio, chiuso nella conchiglia del proprio orgoglio, immerso nel cubo del proprio egoismo. Non c’è spazio in questi templi neo-pagani per la liturgia millenaria della Chiesa, per le melodie del gregoriano o del polifonico, per la tenera devozione dei fedeli alla Madonna ed ai santi. C’è l’invito semmai a indirizzarsi verso la Kaaba islamica, come a Foligno, o verso la religiosità massonica, come a San Giovanni Rotondo. Il messaggio di Créteil è altrettanto distruttivo: l’impressione è quella di una effimera e illusoria Disneyland della fede.
Le radici cristiane della società vengono estirpate ogni volta che viene eretto un tempio come quelli realizzati dai divi dell’architettura contemporanea. Le radici cristiane vengono impiantate ogni volta che si costruiscono e si arredano chiese, secondo le regole dettate dalla ragione, dalla fede e dalla Tradizione. Le radici cristiane si difendono anche combattendo l’arte contemporanea e tendendo l’orecchio al messaggio dolente che, attraverso le antiche cattedrali sfigurate, ci trasmette il passato. Radici Cristiane è nata, dieci anni fa, per farsi eco di questa voce. (Roberto de Mattei)

4 commenti:

  1. " Arte", senza teologia e fede, segno di apostasia da parte di coloro ( la gerarchia ecclesiastica)che l'approvano e l'applaudono.

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  2. NOn concordo appieno, a parte quella balaustra da palazzeto dello sport cinema, ma il progetto contiene degli elementi interessanti quali l'utilizzo della luce ecc... l'architettura è un'espressione artistica e l'arte descrive il suo tempo, un tempo forse decandete ma cosa volete non è nemmeno poi colpa degli architetti che sono uomini di questo tempo.
    Inquietante il segno protestante del presniterio, freddo come un tavolo da obitorio.

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    1. L'arte ancor prima di descrivere la propria epoca deve descrivere con il linguaggio della Bellezza (pulchrum) la Verità, soprattutto se si tratta di arte sacra (cattolica). La luce in sè è un elemento interessante ma non può essere il fine di un'opera artistica o architettonica ma è un veicolo per rimandare ed esaltare la Verità, l'Unicità e la Bontà di quella realtà che in opera viene descritta per essere "trascesa"...

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  3. Mamma mia, è veramente brutta!!!!

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