Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

lunedì 23 novembre 2015

L'Argentina rigetta i consigli elettorali di Papa Bergoglio

"Quel che dice il Papa non cambia il voto manco di dieci persone".

Sono le parole, piuttosto irrispettose, del principale consulente del neoeletto presidente argentino, alcuni giorni prima delle elezioni (v. qui). I fatti, bisogna dire, gli hanno dato ragione.

Gli Argentini sono infatti andati alle urne domenica 22 e hanno prescelto, con significativa maggioranza, il candidato di centro destra Mauricio Macri, a discapito del populista Daniel Scioli.

Proprio la terra del Papa ha votato un capitano d'industria liberista e ha bocciato un convinto assertore delle tesi che sono ormai abituali negli interventi di Bergoglio: poveri, periferie, capitalismo che uccide e tutta la panoplia. Lo sconfitto Scioli è un peronista di sinistra che in tutta la campagna elettorale non ha fatto altro che richiamarsi al testimonial d'eccezione, divenuto vescovo di Roma, del quale condivide le opinioni politiche.

Ma spieghiamo brevemente che cos'è il peronismo, visto che l'abbiamo menzionato: facciamo come il buon vecchio Salgari che, nel bel mezzo delle scorrerie dei pirati della Malesia, ti piazzava la scopiazzatura di una voce enciclopedica, magari su qualche strano tipo di imbarcazione delle Indie Orientali.

Il peronismo nasce con Juan Domingo Peròn (ci vorrebbe l'accento acuto, ma manca nella tastiera italiana), assurto al potere in Argentina insieme alla mitica moglie Evita negli anni '40 del Novecento. Peròn era un sincero ammiratore del fascismo italiano (era stato incaricato militare nel nostro paese), specie nei suoi aspetti più 'sociali': corporativismo, intervento pubblico in economia, tutela dei lavoratori e diffidenza per il capitalismo e i principi liberali. Come ogni statalismo, si tratta di ricette valide sia per le destre sociali e nazional-socialiste, sia per le sinistre socialiste (non diremo comuniste, perché nel senso proprio del termine queste cercano la violenza di classe, che a Peròn restò estranea). E infatti lo stesso Peròn, rovesciato da un golpe militare nel 1955 e riparatosi in Spagna da Franco, divenne un'icona della sinistra argentina (e dei guerriglieri antimperialisti Montoneros), fino al suo ritorno al potere poco prima della morte, nel 1974.

Il peronismo ha quindi quest'apparenza ancipite (tanto di destra, quanto di sinistra: lo sconfitto Scioli è piuttosto a sinistra), ma una sostanza costante: l'anticapitalismo, la conseguente avversione per il mondo anglosassone (USA e Gran Bretagna, i capisaldi internazionali dell'individualismo e del laissez-faire), l'ansia per le nazionalizzazioni, la concertazione coi sindacati, il protezionismo, l'erogazione indiscriminata di sussidi 'ai poveri' con conseguente alta tassazione (e inevitabili deprezzamenti monetari). Come ogni ideologia che esalta i poveri, li ama
talmente che finisce per moltiplicarli, impoverendo tutti. Da ultimo il peronismo argentino, con la presidenta Kirchner (di cui Scioli è il delfino) si era avvicinato agli altri vari movimenti populisti sudamericani, da Chavez a Morales (quello del crocifisso con falce e martello tanto apprezzato dal Papa).

La sconfessione dei consigli elettorali di Bergoglio è alquanto bruciante, perché il vescovo di Roma era entrato a gamba tesa per sostenere Scioli; e questo ben oltre l'endorsement implicito che deriva dall'affinità di vedute terzomondiste e anticapitalistiche. La frase citata all'inizio è infatti la reazione piccata a un articolo di un'amica personale del Papa, Alicia Barrios, che ha scritto che Papa Francesco "vuole un governo che guardi i poveri negli occhi e con un'economia guidata da uomini buoni e non dalle forze selvagge del mercato". Un classico lessico da peronista. Ancora peggio, Bergoglio in persona, interrogato mercoledì scorso circa le incipienti elezioni, ha risposto: "Sapete quello che penso; votate in coscienza". 

Il 'popolo' argentino, stanco di anni di politica peronista tax and spend (il 36% della popolazione è sussidiata dallo Stato), di iperinflazione e controllo di capitali, di nazionalizzazioni e di polemica antibritannica per la questione delle Falklands, ha pensato diversamente.

Enrico

19 commenti:

  1. Temi non risolti dalla tirannide kirchnerista: l'aumento della delinquenza e del narcotraffico e la poca voglia di risolverli. La corruzione nella politica: tante cause a diversi personaggi del governo, presidente inclusa, e nessuno in carcere! Poi, la morte sospetta del PM Nisman non ancora chiarita!

    RispondiElimina
  2. Mi permetta al meno due correzioni: Scioli non è proprio un peronista di sinistra, bensì un "felpudo", cioè, un nettapiedi, uno del quale la Kirchner si servì per garantirsi una successione docile, malleabile. Scioli dovette indossare, a ultimo momento, un discorso "di sinistra" scrittogli da altri registi. In verità, povero Scioli, non si sà come sia arrivato a queste istanze, lui che non sa mica parlare.

    E poi: la supposta «polemica antibritannica per la questione delle Falklands» (sic, per Malvinas) è tuttaltro che una nota che distingue a questo sciagurato governo: è una questione di onore nazionale che qualsiasi argentino che non sia reo della stupidità o della mancanza d'identità storica sente come proprio. La "polemica" del governo Kirchner su questo punto non ci riporta al Πόλεμος, alla giusta contesa, ma piuttosto al calcolo manipulatorio dei sentimenti di una nazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non intendo dare giudizi sulla contesa territoriale inerente le, diciamo così, note isole australi (che comunque, in Europa, tutti chiamano Falklands senza per questo esprimere una scelta di campo). Per quello, il diritto internazionale basta e avanza, o così dovrebbe essere.
      Tuttavia è un dato ricorrente nella storia che i governi in difficoltà la buttino sul revanchismo e sulla creazione di un nemico esterno come semplice scorciatoia per nascondere i guai interni. Il fatto che Macri non intenda partecipare a quel gioco dovrebbe promettere bene in termini di attenzione ai veri problemi interni.

      Elimina
    2. Purtroppo questo nemico esterno esiste fin dai tempi della rottura religiosa dell'Europa. L'Inghilterra cercò più volte invano strappare alla corona spagnola dei pezzi delle sue possessioni -Buenos Aires fu invasa due volte nel 1806-07 dagli inglesi, espulsi in ambedue occasioni,e dopo l'indipendenza furono sconfitti nella battaglia della Vuelta de Obligado, quando cercarono, assieme alla Francia, intromettersi nelle acque territoriali argentine. La popolazione di Buenos Aires seppe cacciarli via col grido di "¡herejes!" (eretici): ecco le radici -religiose, poi trasposte in politiche- dell'inimicizia.

      I Kirchner -e solo retoricamente- cercarono di sfruttare questo pathos, del quale nè la gente nè i governi riconoscono già più le origini. La probabile capitolazione di Macri su questo tema sarà un nuovo capitolo nella ininterrotta vergogna degli ultimi decenni (i Kirchner inclusi, senz'altro).

      Elimina
  3. Per me è un altro berluscones con tutte le conseguenze del caso, intanto si sta già catapultando verso l'appiattimento tappetinico nei confronti degli USA, poi vediamo come influiranno le sue origini calabresi.....spiace per l'Argentina, paese potenzialmente straricco di risorse, e ridotto alla fame da figuri senza scrupoli, non vorrei fosse al peggio di Menem e ho detto troppo, a Rosario tengo famiglia e non sono granché contenti.......

    RispondiElimina
  4. "Spiace per l'Argentina, paese potenzialmente straricco di risorse, e ridotto alla fame da figuri senza scrupoli", ha scritto bene un lettore. Spiace per le isole Malvinas che con questo neo eletto presidente americanizzante rimarranno in eterno territorio britannico. Spiace per quel "sogno" cattolicissimo d'auspicare"un governo che guardi i poveri negli occhi e con un'economia guidata da uomini buoni e non dalle forze selvagge del mercato". Non sempre condivido quel che il papa dice ma quando parla della povertà vittima delle forze occulte del potere mi trova d'accordo. Sempre dalla parte del popolo contro i potentati, laicizzanti, che hanno portato la scristianizzazione della società.

    RispondiElimina
  5. Da cosa si deduce che il crocifisso- donato da Morales- con falce e martello sia stato "tanto apprezzato dal Papa" ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dal fatto che non lo abbia respinto con ribrezzo e non lo abbia considerato un vero oltraggio ai tanti martiri cristiani vittime di quella nefasta ideologia che ha reso schiavi interi popoli.

      Elimina
  6. Conosco molto poco la storia dell'Argentina per poter esprimere un parere sulla politica di quel paese . Per svariati motivi la Kirchner mi stava antipatica e se la sua parte politica ha perso le elezioni ne sono contento.Se poi ha perso qualche altro ne sono contentissimo.

    RispondiElimina
  7. Si deduce dal fatto che nessuno si sarebbe permesso di fare un simile dono ai suoi predecessori sapendo che non sarebbe stato gradito.A proposito quella catena dorata al collo era forse un altro dei regali del compagno cocalero?

    RispondiElimina
  8. Scusate l'O.T. - giorni fà, ho incontrato un sacerdote in curia e abbiamo parlato per diversi minuti; quel sacerdote mi ha colpito in modo particolare, vorrei comunicargli che sabato 5 dic. p.v. alle ore 17,00, presso la Chiesa di S.Anna al Laterano, Via Merulana 177 si celebra una S.Messa rito gregoriano antico "Missa pro tempore belli" - siccome ho visto una certa propensione per il rito latino, volevo informarlo, in quanto sò che segue questo blog, nella speranza che legga questo è invito a partecipare se possibile. potremmo incontrarci lì.

    RispondiElimina
  9. Onestamente non si sentiva l' esigenza di questa svolta neoliberista del blog . Il peronismo è una cosa , la visione politica di questo Papa è un'altra . Non liquidiamo quel periodo storico con superficialità tipico delle " democrazie" occidentali. Grazie e continuate ad approfondire tematiche in cui siete sicuramente molto più preparati . Viva Cristo Re !!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come non dare ragione in toto all'Anonimo delle 17:24? «non si sentiva l' esigenza di questa svolta neoliberista del blog»

      Elimina
  10. Morale dell'articolo? IN QUANTO GUFI DI BERGOGLIO, SIAMO STRACONTENTI DI QUESTO SMACCO.
    Non sapete più a cosa attaccarvi. Bravi, continuate così... poi vi voglio vedere tra una cinquantina di anni, davanti a Dio.
    E basta con questa storia del crocifisso di Morales. Ridicoli siete!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ridicolo sarai tu! È questo supuesto papa che rende riducula tutta la nuestra amata patria Argentina. Quando fu eletto qui piangevamo, e non certo di joia! Io ho votato Macri y soy feliz. Maria Luján desde Buenos Aires

      Elimina
    2. Sono d'accordo con María Luján! Anch'io ho pianto quando è stato eletto Bergoglio ma non dalla gioia bensì, e mi si permetta il termine, dalla disperazione, perché immaginavo i danni che avrebbe fatto alla Chiesa!

      Elimina
  11. Io sinceramente non sentivo la necessità di un peronista marxista con il cervello malato ad ingombrare la Prima Sede. Delle elezioni in argentina sinceramente me ne infischio esattamente come se ne infischiano dell'oriundo biancovestito i suoi
    compatrioti; gli unici che pendono dalle labbra del pauperista blanco, sono Scalfari, Fanzaga e le redazioni di riviste e blog per invertiti.

    RispondiElimina
  12. Ma di che state parlando? Lo sanno tutti che fra i kirchner e Bergoglio non correva e non corre buon sangue, tanto che si dice cristina invio ai cardinali che si dovevano riunire in conclave un dossier contro Bergoglio perché Bergoglio rimproverava alla presidente l''impoverimento del paese. Per la festa del patrono dell'argentina nesto r prima poi Cristina non andavano più a messa a bunos aires per non incontrare Bergoglio, ma sempre in qualche altra città Argentina.

    RispondiElimina