ECCLESIASTICHE MANOVRE FINANZIARIE
IN UN SONETTO DI G. G. BELLI
vignetta di N. Valerio |
“Pape Satan, pape Satan
aleppe”. Non si tratta più di ‘profumo’
di Satana, scatenato perché ormai trova porte aperte, ma della
puzza solfurea infernale del Quarto Cerchio dei prodighi e avari tra
i quali molti ‘cherci’. Quando Paolo VI accennò a quel profumo
non pochi si chiesero e si chiedono tuttora, chi avesse aperte le
porte. Non bastando la deriva dottrinale,Vaticano e uomini di Chiesa
si trovano implicati in una serie di inchieste giudiziarie, e chissà
se anche canoniche, le quali non sono certo originali perché
ripetutesi più volte. Ricordo che il parroco della chiesa della
Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, intervistato in occasione dell’Anno
Santo 1975 e richiesto di quale fosse il maggior difetto degli
ecclesiastici, rispose pronto: “ i soldi !”. Sembra, infatti,
siano attratti, come in un gioco puerile, a dirottare grosse somme in
investimenti più o meno sballati o loschi, in riciclaggi, spese
folli, etc..
Ma ormai possiamo stare
tranquilli! In Vaticano c’è un grande Impresario di pulizie, (che
si dice abbia già risolto tutto in pochi giorni !) che però tiene
ancora il pluricompromesso Carvalho al suo posto ( a quando il
cardinalato ? ) così come ha tenuto con abbracci e sorrisi il
diffamatore dei perseguitati Francescani dell’Immacolata e
spergiuro p. Volpi ( fino a che sorella morte non li ha separati) e
si è affidato, concediamo con poca accortezza, al duo Chaouqui-
Vellejo Balda.
Un sonetto del Belli (6
novembre 1832), ben informato quale funzionario della Computisteria
Vaticana, si riferisce alla vicenda, che evoca le attuali, di cui fu
protagonista mons. Mario Mattei, Tesoriere generale della Camera
Apostolica il quale per ripianare il deficit Vaticano trattò grossi
prestiti dai Rotschild svizzeri (perfidis
haebreis?!) con conseguente bancarotta. Fu
creato cardinale nel 1832 da Gregorio XVI. La vox
populi sussurrò che il monsignore si era
appropriato del danaro.
C’è stato a Roma a tempo der vertecchio 1Un Abbate fijol dun rigattiereChe doppo d’avé fatto er mozzorecchio 2Se trovò de risbarzo Tesoriere.E siccome era fijo der mestiereVedenno in cassa tant’oraccio vecchioco l’aiuto de costa der cassieretutta l’aripulì com’uno specchio.Ma er papa ch’era un omo duzzinalePianno cuella cosa in mal umoreLo creò pe gastigo cardinale.E accusì se po dì de MonsignoreCuello che dimo noi de fra CavialeLa fece sporca e diventò priore.
1)
Anello di legno per dare peso al fuso per filare.
2) Avvocaticchio.
Enzo Fagiolo
la bellissima chiesa della Gran Madre di Dio, che recentemente ha finanziato i restauri affittando le impalcature a giganteschi poster di una marca di birra.
RispondiEliminaQuel profetico parroco di altri tempi ha tutto previsto, guarda caso, proprio per la sua chiesa ora profanata!
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