per il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere”
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lunedì 2 novembre 2015
Card. Dolan: il Sinodo non propone di cambiare l’insegnamento sui divorziati risposati
« Io non sono un eroe. Semplicemente non giro la testa dall'altra parte. Non faccio finta di non vedere » Paolo Borsellino
La Nuova Bussola Quotidiana
“E’ bello essere di nuovo a New York dopo quasi quattro settimane a Roma per il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia.” Lo scrive il cardinale Timothy Dolan sul Catholic New York aprendo un lungo report in merito ai lavori appena conclusi dell’assemblea ordinaria dei vescovi.
Svelando qualcosa dell’intervento in aula del cardinale Collins (Toronto), l’arcivescovo di New York ha parlato anche delle questioni più dibattute al Sinodo. L’esempio dei discepoli di Emmaus richiamato dal cardinale canadese è servito a Dolan per dire che “molti disaccordi al Sinodo” si sono manifestati a causa di una interpretazione “parziale” del messaggio di Emmaus.
“Se offriamo solo accompagnamento, ma non convertiamo”, camminiamo soltanto a fianco alle persone andando “più lontano nella notte.” In particolare, scrive Dolan, “se portiamo la gente all’Eucaristia, senza prima prepararli alla conversione lungo la strada, non saranno trasformati dalla Rivelazione di Cristo”.
“Questa è la nostra missione, sia come pastori, che come discepoli: di avvicinarsi, accompagnare, mettere in discussione, ascoltare, rimproverare la mancanza di fede, insegnare la verità del Vangelo, rivelare Cristo, ridare speranza, per convertire, per tornare alla Chiesa.”
Infine, il cardinale Dolan è entrato sul tema più scottante del sinodo, quello del discernimento per i divorziati risposati. “Molta attenzione”, scrive, “è stata data dai media a coloro che sposati sacramentalmente in forma valida, divorziati e risposati civilmente, possono o meno ricevere la Santa Comunione. La pratica continua della Chiesa, recentemente confermata da S. Giovanni Paolo II dopo il sinodo sulla famiglia del 1980 e rinnovata dal papa Benedetto XVI dopo il sinodo sull’Eucaristia del 2005, è che non possono finchè la seconda unione coniugale continua. E’ la conseguenza necessaria di quello che Gesù insegnò sul divorzio e sul nuovo matrimonio e quello che l’apostolo Paolo insegnò a proposito dello stato di grazia per ricevere la Santa Comunione. Le proposte finali dei vescovi al Sinodo non modificano in nulla tale insegnamento”.