per il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere”
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mercoledì 21 ottobre 2015
Ecco chi voleva far dire al Card. Müller quel che non ha detto
Da Corrispondenza Romana
Se fosse stato vero, il titolo lanciato dalla Kna-Katholische Nachrichten-Agentur, l’agenzia on line della Conferenza episcopale tedesca, sarebbe stato clamoroso: «Card Müller: non si esclude la Comunione per i divorziati risposati». Sia pure solo «per casi individuali ed estremi» e non “a pioggia”, lasciando uno «spazio alla coscienza». Proprio lui, che con forza un mese fa a Ratisbona ha ribadito la natura sacramentale ed indissolubile del matrimonio nella «complementarietà fondamentale dei due sessi»; proprio lui, che ha denunciato, in materia, il tentativo di decostruire la Dottrina cattolica; proprio lui, che su questi temi non ha escluso l’eventualità di uno scisma, biasimando le posizioni assunte da molti, troppi Vescovi suoi connazionali; proprio lui, che ha precisato come non si tratti «di adattare la Rivelazione al mondo, bensì di vincere il mondo a Dio».
Si rincuorino quanti hanno a cuore la fedeltà all’insegnamento della Chiesa: si tratta di un enorme, gigantesco bluff, totalmente privo di fondamento. Poiché sì, il Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha fatto effettivamente riferimento all’argomento nel corso di dichiarazioni rilasciate al periodico «Focus», ma citando il n. 84 dell’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Eppure il titolo del documento ed il relativo numero sono stati grossolanamente occultati dall’agenzia Kna, nonché dal portale ufficiale della Chiesa tedesca, Katholisch.de, che aveva subito ripreso la notizia. L’una e l’altro sono stati smascherati e sbugiardati da un’altra agenzia cattolica, Kath.net, a sua volta ripresa da altri media.
Cosa dice, esattamente, in tale brano la Familiaris Consortio? Invita a discernere tra quanti si siano «sinceramente sforzati di salvare il primo matrimonio» ma siano «stati abbandonati del tutto ingiustamente» e quanti invece abbiano «per loro grave colpa distrutto un matrimonio canonicamente valido». E via con un elenco di eccezioni, nessuna delle quali tale comunque da minare l’indissolubilità del matrimonio: un conto è chiedere alla «comunità dei fedeli» di non farli sentire esclusi, un altro conto è riammetterli ai Sacramenti. Su questo l’articolo citato della Familiaris Consortio è molto chiaro: «La Chiesa ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio». Non solo: l’Esortazione in oggetto proibisce anche, «per qualsiasi motivo o pretesto anche pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l’impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l’indissolubilità del matrimonio validamente contratto» Da allora nulla è cambiato, a meno che non si voglia accusare anche Giovanni Paolo II d’aver mancato di “misericordia”…
E’ questo il passo citato dal Card. Gerhard Ludwig Müller, nulla di più, nulla di meno. Nessun cedimento, dunque; nessun compromesso, nessuna concessione. Costruire un titolo di quel tenore sul nulla e tener nascosto ai lettori a quale esatto documento Sua Eminenza facesse riferimento rappresenta una manipolazione oggettiva dei fatti. Alcuni commentatori, dopo quest’ennesimo scivolone, hanno esplicitamente dubitato che si possa essere trattato di un «errore innocente».
Una volta scoperta e denunciata la figuraccia rimediata dall’agenzia della Conferenza episcopale tedesca, la notizia è sparita dal sito. Evidentemente, per arrivare a tali mezzucci, qualcuno comincia a temere che realmente le tesi contrarie alla Dottrina cattolica possano, ancora una volta, essere sconfitte. Preghiamo che davvero sia così.