PAROLE
DI BENVENUTO DEL PELLEGRINAGGIO
SUMMORUM PONTIFICUM 2015
SUMMORUM PONTIFICUM 2015
Padre
Claude Barthe, cappellano del pellegrinaggio
(Traduzione MiL)
Eccellenze,
Reverendissimo Padre,
Miei
Cari Confratelli nel sacerdozio,
Miei
Cari Amici,
Cominciamo
stasera il quarto pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum, noi che siamo
venuti da ogni parte del mondo alla Sede di Pietro e presso la Tomba
dell'Apostolo, per rendere grazia dell'atto di Papa Benedetto XVI che
ha restituito la libertà alla messa romana antica. Siamo venuti
anche per chiedere al Signore di aiutarci, nelle nostre diocesi,
nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, nei nostri istituti,
e nelle nostre associazioni, a sviluppare questa santa celebrazione
della quale possiamo testimoniare i frutti di fede, di santità, di
conversioni, di evangelizzazione e di moltiplicazione delle
vocazioni. La nostra intenzione speciale quest'anno è per la
famiglia cristiana, dato che proprio in questi giorni si chiude il
Sinodo dei Vescovi ad essa dedicato.
Grazie
di cuore ai reverendissimi prelati che ci fanno l'onore della loro
benevola presenza questa sera: Sua Eccellenza Monsignor Juan Rofdolfo
Laise, che presiede oggi i vespri d'apertura, Sua Eccellenza
Monsignor François Bacqué, nunzio apostolico, e il Reverendissimo
Padre dom Jean Pateau, abate di Fontgombault.
A
nome di tutti, ringrazio particolarmente Padre Joseph Kramer, Parroco
della chiesa della Trinità dei Pellegrini e tutti coloro che lo
aiutano, che moltiplicano anno dopo anno gli sforzi per accoglierci
durante questa sorta di Triduo, rispondendo ammirabilmente alla
vocazione principe della fondazione di questa chiesa da parte della
confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini creata da San
Filippo Neri, patrono del nostro pellegrinaggio: l'accoglienza e
l'assistenza ai pellegrini che vengono a Roma.
In
particolare l'accoglienza dei pellegrini poveri. Non siamo forse in
qualche modo poveri, noi che siamo legati alla messa tradizionale? Ci
è anche capitato di essere degli esclusi, dei cristiani della
periferia, secondo il termine che è caro a Papa Francesco. Ci piace
dire che oggi in questo modo, a Roma, rappresentiamo il Populus
Summorum Pontificum, il popolo del Summorum Pontificum, ossia
l'insieme di tutti coloro che si sentono particolarmente legati alla
messa tradizionale, che siano sacerdoti, religiosi, seminaristi, o
fedeli. Il sensus fidelium è un po' come una preghiera
insistente che chiede all'autorità di intervenire, cosa che ha
fatto, nel 2007, con il Summorum Pontificum confermando la
fondatezza della celebrazione dell'usus antiquior.
Ed
è ciò che certamente farà ancora in futuro. Perché questa storia,
la nostra storia, non è finita. Nella Chiesa di domani, una Chiesa
di famiglie cristiane numerose, di sacerdoti ben consapevoli della
propria identità sacerdotale, di apostoli missionari, di comunità
religiose e di associazioni espressione dell'eterna giovinezza della
Chiesa, la liturgia tradizionale, eternamente giovane, avrà senza
dubbio un ruolo di fermento spirituale nell'ordine sacramentale.
Questa
certezza che portiamo ad Petri Sedem,
nella nostra grande varietà di origini, ma anche di sensibilità,
con le nostre preghiere e le celebrazioni, offrendo qui a Roma gli
sforzi, la costanza e i sacrifici di tutti coloro che in qualche modo
rappresentiamo, implorando per noi e per tutti loro la benedizione di
Pietro che riceveremo sabato mattina nella Basilica
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