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mercoledì 7 ottobre 2015

7 ottobre 1571 la Vittoria a Lepanto "Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola" (Benedetto XVI)

"C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così: «Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur», cioè: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento».
Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola". ( Benedetto XVI, Udienza Generale 25 aprile 2012 )
Queste ispirate parole di Benedetto XVI ben si addicono  come splendente preludio spirituale della Festa odierna della Madonna del Rosario detta anche "Regina delle Vittorie" ( titolo ancora auge presso alcune regioni italiane).
Ci affidiamo alla storia,così ben descritta dalla stimata studiosa Cristina Siccardi, per commemorare il miracolo della Vittoria a Lepanto, di cui ricorre oggi il 444° anniversario, che ha dato origine alla festa odierna. A.C.

Regina Sacratissimi Rosarii. 
Ora pro nobis.


La Madonna del Rosario e la battaglia di Lepanto  
di Cristina Siccardi 

Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese. 
Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. 
Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. 
E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino. 
La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. 
Era il 7 ottobre 1571 quando le flotte musulmane dell’Impero ottomano si scontrarono con quelle cristiane della Lega Santa, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino, federate sotto le insegne pontificie. 
Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese. 
Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano In hoc signo vinces. 
Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta S. Maria succurre miseris, issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata. 
Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario: e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri. 
L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. 
Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario». 
Comandante generale della flotta cristiana era Don Giovanni d’Austria di 24 anni, figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II. 
Al fianco della sua nave Real erano schierate: la Capitana di Sebastiano Venier, capitano generale veneziano; la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, ammiraglio pontificio; la Capitana di Ettore Spinola, capitano generale genovese; la Capitana di Andrea Provana di Leinì, capitano generale piemontese; l’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, capitano generale dei Cavalieri di Malta. 
In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere. 
A bordo erano imbarcati non meno di 36.000 combattenti, tra soldati, venturieri e marinai. 
A questi si aggiungevano circa 30.000 galeotti rematori. 
Comandante supremo dello schieramento ottomano era Müezzinzade Alì Pascià. 
La flotta turca, munita di minore artiglieria rispetto a quella cristiana, possedeva 170-180 galere e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari. 
La forza combattente, comprensiva di giannizzeri, ammontava a circa 20-25.000 uomini. 
L’ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì, era un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam. 
Alì Pascià si trovava a bordo dell’ammiraglia Sultana, sulla quale sventolava un vessillo verde, dove era stato scritto, a caratteri d’oro, 28.900 volte il nome di Allah. 
I musulmani di allora tagliavano le teste così come le tagliano oggi quelli dell’Isis: essi non hanno mutato i loro sistemi, mentre i cristiani hanno declinato i loro doveri davanti a Dio e alle loro nazioni, asservendosi non più al Re del Cielo e della terra, ma al padrone degli Inferi. 
Spiegava san Louis-Marie Grignon de Montfort: «Nel Cielo, Maria comanda agli angeli e ai beati. 
Come ricompensa della sua profonda umiltà, Dio le ha dato il potere e l’incarico di riempire di santi i troni lasciati vuoti dalla superbia degli angeli ribelli». 
Tutte le grazie passano per Maria, come ci insegnano i grande teologi mariani ed ecco perché san Pio V, Papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani. 
Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di Auxilium Christianorum, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna. 
I forzati che erano stati messi ai banchi dei remi furono liberati: sbarcarono a Porto Recanati e salirono in processione alla Santa Casa, dove offrirono le loro catene alla Madonna; con esse furono costruite le cancellate poi poste agli altari delle cappelle. 
Lo stendardo della flotta fu donato alla chiesa di Maria Vergine a Gaeta, dove è tuttora conservato e che attende di essere ancora issato nei cuori di coloro che si professano cristiani e vogliono difendere le proprie radici di fronte al proselitismo sanguinario dell’Isis. (Cristina Siccardi)


Fonte : Corrispondenza Romana


Idealmente associata alla miracolosa vittoria a Lepando  la foto dello stendardo ottomano strappato nel 1723 ad una nave turco-araba, comandata dal palermitano apostata Antonio Sanfilippo, dopo lo scontro, vittorioso per i Cristiani, al largo del porto di Anzio con una nave pontificia comandata dall'osimano Francesco Guarneri. 
Lo stendardo fu donato nel 1763 alla Cattedrale dell'antichissima diocesi osimana, celebre per il prodigio del Crocifisso il 2 luglio 1796  prima della luttuosa invasione dei rivoluzionari francesi.
Osimo, Basilica Con-Cattedrale di San Leopardo, navata di sinistra.