Curia, una rivoluzione?
di M. Tosatti, da La Stampa, del 28.07.2015
Si parla molto in Curia in questi giorni di un’ipotesi di riforma
che avrebbe davvero effetti radicali. L’idea sarebbe quella di rendere a
termine – cinque anni, eventualmente prorogabili sino a dieci in casi
eccezionali – il servizio degli “Ufficiali” di Curia; vale a dire dei
sacerdoti che nelle diverse Congregazioni e Consigli svolgono la grande
mole del lavoro.
In pratica: un sacerdote di Biella o di New York che venisse chiamato
in Curia a fare lavoro di ufficio, dopo cinque anni dovrebbe tornare
nella sua diocesi di origine. La norma riguarderebbe tutte le strutture
centrali della Santa Sede, salvo la diplomazia: il personale
diplomatico continuerebbe a funzionare secondo il modello di carriera
consolidato.
Dopo l’Accademia comincia il “cursus honorum” che in genere porta il
candidato a diventare nunzio e arcivescovo dopo sedici-diciassette anni
di servizio. Di questa riforma, che secondo alcuni però priverebbe gli
organi centrali della Chiesa di un grande patrimonio di esperienza e di
competenze, si parlerà probabilmente nel gruppo dei nove cardinali
incaricati di studiare la riforma della Chiesa e della Curia.
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RispondiEliminama girate gli Altari Versus Deum.....!!!! il resto e' inutile....una carnevalata.....questa chiesa non la sopporto piu'!!!
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EliminaIn pratica, un equivalente del limite proposto dal Movimento Cinque Stelle per il mandato parlamentare? Chissà, magari arruoleranno Grillo e Casaleggio come consulenti per la riforma della Curia...
RispondiEliminama questa gente, ha mai traslocato? O forse si, ma senza toccare manco un libro...
RispondiEliminacosì si compie la trasformazione della Chiesa in un'agenzia di servizi qualunque... d'altra parte si fa lo stesso in molte diocesi con parroci trasferiti a caso in quantità ogni sei mesi...
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