Alcuni recenti articoli di MiL hanno dato notizia del riconoscimento, da
parte del Governo Argentino, della F.S.S.P.X come ‘ associazione di diritto
diocesano’, su istanza del Card. M. A. Poli arcivescovo di Buenos Aires,
sebbene venga precisato che lo stesso non ha alcuna autorità per un
riconoscimento canonico, fino a quando non avrà trovato l’inquadramento nella
Chiesa Universale.
Viene il dubbio che si tratti di un furbesco
strattagemma per un riconoscimento di fatto, da parte dell’autorità
ecclesiastica argentina, della Fraternità, attraverso alcune prerogative del
potere politico di quello Stato sulla Chiesa Cattolica. In pratica il
riconoscimento è stato fatto fare al Governo, nella incapacità giuridica
dell’autorità ecclesiale la quale comporterebbe la proibizione dell’attività
pastorale della F.S.S.P.X.
Il riconoscimento in causa doveva, secondo
corretta prassi canonica, essere preceduto da quello papale tenuto conto che la Fraternità non è incardinata solo
in Argentina ma sparsa in tutti i continenti e costituisce un penoso e
combattuto problema di cui hanno dovuto occuparsi ben cinque papi ad iniziare
da Paolo VI. Papa Benedetto ha cercato di agevolare molto il loro reinserimento
nella Chiesa ma ha avuto solo un diniego. La storia della Chiesa insegna che
un’associazione religiosa che nasce in una diocesi, solo in quella può ottenere,
dopo attento esame, il diritto vescovile
e poi, solo dopo non pochi anni di prova, quello eventuale della Sede Apostolica.
Di conseguenza i fedeli saranno disorientati poiché,
nella maggioranza delle diocesi, la SFFPX
è osteggiata fino alla proibizione di partecipare alla loro Messa. Per quanto
amore possiamo sentire per la tradizione e sincera stima per i sacerdoti della
Fraternità, dobbiamo riconoscere che si trovano in una situazione irregolare, che
speriamo possa essere superata, aggravata dalla inaccettabile elezione di
vescovi che appartiene solo al papa, in barba a una tanto decantata tradizione.
Il sospetto che sorge spontaneo è che questo episodio, pericoloso
precedente, riveli come altri, da parte dell’attuale pontificato, un indirizzo
relativistico mascherato dalla ‘Misericordia’,
il quale sembra postulare che tutti
hanno diritto a far parte della Chiesa indipendentemente dalla verità della
loro posizione e dall’approvazione della Santa Sede, “troppo romana”, a detta di Bergoglio. La stessa cosa sembra valere
per la liturgia dove ognuno può celebrare come vuole. La ricerca della verità
nei movimenti ecclesiali, nell’ecumenismo, nell’etica, ect. è stata, al
contrario, con alta dottrina, canonica e teologica, uno dei cardini del grande
pontificato di Benedetto XVI, criticati aspramente all’interno della Chiesa con
i risultati cui assistiamo oggi.
La torre di Babele non è un’antica favola ma
una triste realtà della Chiesa Cattolica attuale. Sembra verificarsi quanto un
re tiranno, protagonista di un sonetto di G.G. Belli, proclama al suo popolo: “ io fo dritto lo storto e storto er dritto”. La parola a canonisti e teologi ‘veri’. Il
popolo di Dio ha diritto su questi temi, come su tanti altri, ad un
chiarimento.
Enzo Fagiolo
E' sicuramente un segnale di pace e che il dialogo non è interrotto.
RispondiEliminaRiconoscere la FSSPX significherebbe anche consentire loro di utilizzare le Chiese anziché gli scantinati in cui sono confinati adesso. Se poi vediamo dove sono relegate le celebrazioni degli istituti più tradizionali non credo proprio che questo passo sarà fatto dalla Santa Sede. Proibire poi la Messa celebrata dalla FSSPX è veramente il massimo per quanto accade domenicalmente nelle nostre parrocchie.
RispondiEliminaE' il problema dei pesi e delle misure.
EliminaNon la farei così tragica. La diocesi ha concesso un certificato di cattolicesimo, senza indebite estensioni "ultra petiitum", al solo scopo di porre la FSSPX al riparo dalla proibizione di esistere di fronte allo Stato argentino. Lo Stato vuole sapere dal vescovo se una certa associazione è cattolica; poteva il vescovo, in coscienza dire che no, quelli là siccome non vanno d'accordo con me non sono cattolici ? Non poteva e non lo ha fatto. A me sembra un comportamento onesto, e un segno di fraternità.
RispondiEliminaconcordo e grazie. bruno
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