di Don Alfredo
Morselli
Si avvicina il venerdì santo, giorno in cui, mentre
ricordiamo la morte del nostro Salvatore, preghiamo anche per gli Ebrei, e in
particolare per la loro conversione.
Pro conversione Iudaeorum
Oremus et pro Iudaeis
Ut Deus et Dominus noster illuminet corda eourm, ut agnoscant Iesum Christum salvatorem omnium hominum
Oremus. Flectamus genua. Levate
Omnipotens sempiterne Des, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante, omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen».
Questa preghiera ci ricorda anche il dovere di un
particolare impegno di apostolato nei confronti dei nostri fratelli maggiori.
Certamente distingueremo questo impegno dalla missio ad gentes; certamente staremo
attenti a non far decadere questo impegno nel cosiddetto proselitismo, vista la connotazione negativa che questo termine ha
preso o che gli è stata concessa; e certamente sappiamo distinguere la conversone degli Ebrei, che è una sorta
di compimento [1],
da quella di chi non è mai venuto a contatto con la Rivelazione soprannaturale.
Si discuta pure sul termine da usare, ma la sostanza
rimanga: si tratta di quell’impegno per cui Eugenio Zolli, Alfonso Ratisbonne, i fratelli
Agostino e Giuseppe Lémann, il rabbino Paul Drach, Hermann Cohen, François Libermann, Edith Stein e
tanti altri hanno chiesto il Battesimo; senz’altro essi sono stati guidati e
mossi dalla grazia di Gesù Cristo, la quale però è stata coadiuvata
abbondantemente da cattolici, che hanno saputo accoglierli e accompagnarli fino
alla rinascita dall’acqua e dallo Spirito.
Riteniamo, sulla base della parole di Gesù - che ci dice di
non temere “quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere
l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella
Geènna e l'anima e il corpo” -, che la peggior forma di anti-ebraismo sia non
annunciare agli Ebrei lo stesso Gesù Cristo, salvatore di tutti gli uomini.
Inoltre, se dobbiamo essere, con Papa Francesco, Chiesa in uscita, non possiamo non ricordare
che le prime uscite della Chiesa apostolica furono nel tempio [2] e nelle sinagoghe: per esempio quella di
Tessalonica, dove San Paolo “…vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla
base delle Scritture, spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e
risorgere dai morti. E diceva: - Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio –” [ 3].
Ancora, nel dialogo inter-religioso, non possiamo
dimenticare la franchezza a cui ci esorta il Pontefice, il quale ha
recentemente ribadito che “perché [il] dialogo [interreligioso] ed incontro sia
efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre
rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano
diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti
nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente
quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima,
cooperazione e anche amicizia” [4] .
Purtroppo, da alcuni decenni ha preso sempre più piede, propugnata
anche da autorevoli personalità cattoliche, la teoria delle due vie parallele
di salvezza [5], per cui
gli Ebrei non devono assolutamente convertirsi o riconoscere Gesù come Messia,
ma proseguire tali quali come sono adesso il loro cammino sino alla fine del
mondo.
Tra i propugnatori di questa teoria c’è anche il Card.
Kasper, il quale evidentemente non semina errori solo in campo di morale matrimoniale
e sacramentaria, ma in universa theologia.
Il porporato tedesco, dopo la promulgazione della Dominus Jesus, nella sua veste di
Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei, li aveva
tranquillizzati - nel 2001 - dicendo loro che il documento in questione “non
afferma che tutti debbano diventare Cattolici per essere salvati da Dio. Al
contrario, dichiara che la grazia di Dio - che, secondo la nostra fede, è la
grazia di Gesù Cristo - è a disposizione di tutti. Di conseguenza, la Chiesa
crede che l'Ebraismo, cioè la risposta fedele del Popolo ebreo all'alleanza
irrevocabile di Dio, è per esso fonte di salvezza, perché Dio è fedele alle sue
promesse” [6]. Lo stesso Kasper, nel 2002, aveva aggiunto:
“Questo non significa che gli Ebrei per essere salvati devono diventare
cristiani: se questi seguono la loro coscienza e credono nelle promesse di Dio
e le comprendono nelle loro tradizioni, essi sono il linea con il piano di Dio,
che per noi perviene al suo compimento storico in Gesù Cristo” [7].
Dopo che il Benedetto XVI aveva di fatto invalidato questa
linea interpretativa inserendo nel Messale Romano del 1962 la dicitura rubricale
“Pro conversione Iudaerorum” e la nuova preghiera, Il Card Kasper dovette affrontare
il redde rationem degli Ebrei, che molto
preoccupati [8],
gli chiedevano “Che cosa ci hai raccontato in tutti questi anni?”
Il Porporato tedesco dovette sudare sette camicie per
continuare a presentare come dottrina cattolica il grave errore a cui lui e
tanti altri sono affezionati: in un articolo sull’Osservatore Romano, cercò invano di arrampicarsi sugli specchi,
escatoligizzando la conversione dei Giudei, cioè facendola coincidere con al
fine dei tempi quando non ci sarà più una chiesa visibile. Ecco le parole del
Card. Kasper:
“Nel senso dell'apostolo Paolo si dovrebbe piuttosto dire che la salvezza della maggior parte degli ebrei viene comunicata attraverso Cristo, ma non attraverso l'entrata nella Chiesa. Alla fine dei giorni, quando il Regno di Dio si realizzerà definitivamente, non ci sarà più una Chiesa visibile. Si tratta quindi del fatto che alla fine dei giorni l'unico Popolo di Dio composto di ebrei e pagani divenuti credenti sarà di nuovo unito e riconciliato” [9].
L’argomento del Card. Kasper è assolutamente insostenibile:
egli scrive dapprima che non ci sarà più
una Chiesa visibile, ma poi parla di ebrei e pagani divenuti credenti.
Innanzi tutto è assai spregiudicato attribuire a San Paolo
una qualsiasi divisione tra Cristo e la Chiesa. Inoltre, i credenti sono solo in questa vita e in questa storia, perché dopo
questa storia non ci sarà più la fede: quando la Chiesa non sarà più
visibile, ma sarà sotto la specie di Gerusalemme celeste, non ci saranno più
credenti, ma comprensori!
S. Paolo inoltre, in Rm
11,23, pone agli Israeliti, recisi per la loro incredulità, al fine di essere
reinnestati e di far parte di quel tutto
Israele che sarà salvato, la condizione di non perseverare nell’incredulità:
“Anch'essi, se non persevereranno nell'incredulità, saranno innestati; Dio infatti ha il potere di innestarli di nuovo!”
Non perseverare
nell’incredulità significa avere fede, e la fede non è cosa da evento
escatologico, ma da tempo prima
dell’evento escatologico; la fede è solo dell’uomo viatore, perché dopo o c’è
la visione beatifica, o la terribile fede informe dei demoni e dei dannati.
Anche gli Ebrei dovranno mettere olio nella lampada prima
che si chiudano le porte della sala delle nozze [10]!
Altri argomenti
contro la escatologizzazione della conversione degli Ebrei.
Augustin e Joseph
Lémann [11],
nel loro libro La question du Messie et
le concile du Vatican [12],
portano un altro importante argomento contro il tentativo di portare fuori
dalla storia il tempo della conversione degli Ebrei.
Commentando Rm 11, 11-12 [13]
, essi osservano:
“L'apostolo San Paolo, questo ebreo che ha visto chiaro nei destini del nostro popolo, chiama la conversione degli ebrei la ricchezza del mondo; la chiama ancora un ritorno della morte alla vita. "Se la rovina degli ebrei, esclama, è stata la ricchezza del mondo, quanto la loro risurrezione arricchirà il mondo ancora di più; e se la caduta degli ebrei è stata la salvezza del mondo che sarà il loro ritorno, se non un ritorno della morte alla vita!." Non è dunque con la fine del mondo, ma davvero con il più stupefacente splendore del mondo, che coinciderà la conversione degli ebrei. Si convertiranno, non per annunciare che tutto va a finire, ma per annunciare che tutto va a ringiovanire e sbocciare; perché se la conversione degli ebrei dovesse condurre alla fine, l'apostolo non avrebbe detto - non avrebbe potuto dire - che la loro conversione sarà per il mondo un ritorno della morte alla vita; non avrebbe potuto dire che sarà una ricchezza - e una ricchezza come quella che vi hanno procurato -, oh nazioni cristiane, lasciandovi prendere il loro posto sull'olivo genuino; non sarebbe stata termine di paragone con quella che vi procureranno quando ritorneranno all'olivo. La scrittura adopera delle espressioni stupefacenti per designare la magnificenza di questa epoca, lo chiama la pienezza delle nazioni” [14].
L’esegesi dei fratelli Lémann è correttissima:
l’argomentazione paolina si svolge sui canoni di due figure retoriche: da un
lato la syncrisis o confronto (vengono messi in parallelo le conseguenze della
caduta e della risurrezione dell’Israele infedele); dall’altro la forma midrashica
detta qal wahomer (Lett. = leggero e
pesante, dal meno al più). Quest’ultimo tipo di argomentazione è una sorta di
ragionamento induttivo, per cui da un fatto particolare ne deriva un altro di
maggior portata: nel nostro caso, analogamente al fatto che la caduta degli
Israeliti è stata occasione dell’ingresso dei pagani nell’Alleanza, dal
reinnesto degli stessi Israeliti deriverà qualcosa di ancora più straordinario.
Si potrebbe obiettare a questo tipo di argomentazione la
palese infrazione della regola logica per cui le conclusioni non possono essere
più ampie delle premesse. In realtà il principio soggiacente e vera premessa
maggiore di questo particolare sillogismo è che con Cristo tutto ciò che era
ombra è divenuto realtà (e anche prima di Cristo, per i rabbini, la scrittura
volge al suo compimento); il compimento
della Scrittura in Cristo è il fondamentale passaggio dal meno al più, dal
quale deriva tutto lo svolgersi della storia della salvezza, che è tutto un
processo dal meno al più.
In questo compimento, non solo le prefigurazioni si
avverano, ma il peccato dell’uomo si risolve in evento salvifico.
È per questo che San Paolo può dire, ad esempio, che “se per
la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono
l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per
mezzo del solo Gesù Cristo”; ed è per questo che la Chiesa canta, la notte di
Pasqua, o felix culpa!
Ma ora torniamo alla caduta di Israele secondo la carne: se
dalla loro caduta ne è venuto un bene enorme, ovvero l’innesto dell’oleastro
selvatico (i pagani) sull’olivo verace (la radice santa di Israele) - questo è
il meno -, quanto più verrà dal loro reinnesto sulla
radice connaturale un tempo
abbandonata!
Giustamente dunque i fratelli Lémann osservano che questo più non può essere se non un beneficio nella storia maggiore
dell’ingresso dei pagani nell’Alleanza, e non può quindi coincidere con la
fine del mondo; e sarebbe illogico ipotizzare un compimento extra-storico,
perché il primo termine di paragone è un fatto reale ben piantato nella storia
e quindi non siamo autorizzati ad un passaggio ad aliud genus.
A sostegno di questo argomento i Lémann portano anche un
principio di teologia della storia, formulato da Bossuet nel suo capolavoro Discours sur l’Histoire universelle: secondo
l’Aquila di Meaux, i fatti storici,
nel loro rapporto causa ed effetto, sono proporzionati tra loro [15].
Scrivono dunque i pii Isareliti:
“Ora, Dio che vuole, come parla Bossuet, che la storia umana
abbia le sue proporzioni, non potrebbe permettere che questa pienezza [delle nazioni] per la quale tutti i secoli sono stati in travaglio,
duri solamente pochi giorni, ed egli non farà incombere bruscamente su di essa
la fine del mondo” [16].
Conclusioni
Il prossimo venerdì santo reciteremo con maggior fiducia la
preghiera pro conversione Iudaeroum,
certi che la conversione degli Ebrei non è rimandata alle calende greche di un
tempo fanta-teologico ed extra-storico.
La reciteremo per il relativamente piccolo numero di Ebrei che
continuamente si converte, in collegamento con il resto di Israele che ha accolto Gesù come Cristo (“Così anche nel
tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia” Rm 11,5); ma
la reciteremo anche perché siano abbreviati i tempi che ci separano da quel
mirabile e più ampio reinnesto dei rami recisi, che tanto bene apporterà alla
storia e alla Chiesa, ben prima che alla fine del mondo.
E preghiamo anche per la conversione di tutti coloro che
hanno paura di predicare Cristo agli Ebrei.
[1]
Così Eugenio Zolli descrive la sua conversione: "Quando gli chiedevano
perché aveva rinunciato alla Sinagoga per entrare nella Chiesa, [Zolli]
rispondeva: "Ma io non vi ho rinunciato. Il cristianesimo è il compimento
della Sinagoga. La Sinagoga infatti era una promessa e il cristianesimo è il
compimento di questa promessa. La Sinagoga indicava il cristianesimo; il
cristianesimo presuppone la Sinagoga. Vedete, dunque, che l'una non può
esistere senza l'altra. In realtà io mi sono convertito al cristianesimo
vivente"; Judith Cabaud, Il rabbino che si arrese a Cristo. La storia
di Eugenio Zolli, rabbino capo a Roma durante la seconda guerra mondiale,
prefazione di Vittorio Messori, Cinisello Balsamo (MI): San Paolo, 2002, p. 98.
[2]
“…ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il
lieto annunzio che Gesù è il Cristo”; At 5,42.
[3]
At 17, 1-3.
[4]
Discorso presso il Bandaranaike
Memorial International Conference Hall, Colombo, Martedì, 13 gennaio 2015;
testo citato dal sito WEB della Santa Sede.
[5]
Questa teoria era già stata riprovata nel documento del Segretariato per
l'Unione dei Cristiani (Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo),
Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi cattolica (24 giugno
1985), I, 7: “Chiesa ed ebraismo non possono essere presentati dunque come due
vie parallele di salvezza e la chiesa deve testimoniare il Cristo redentore a
tutti”.
[6] “The only thing I wish to say is that the Document Dominus
Iesus does not state that everybody needs to become a Catholic in order to
be saved by God. On the contrary, it declares that God’s grace, which is the
grace of Jesus Christ according to our faith, is available to all. Therefore,
the Church believes that Judaism, i.e. the faithful response of the Jewish
people to God’s irrevocable covenant, is salvific for them, because God is
faithful to his promises.” Walter KAsper,
«Dominus Jesus» New York, 1 maggio
2001
, Sessione "Scambio d'informazioni" sulla Dominus Jesus. Testo
reperito al sito: http://tinyurl.com/otnfrfh; trad. it. al sito
http://tinyurl.com/yh4o8ba, visitati il 26 aprile 2015.
[7] “This does
not mean that Jews in order to be saved have to become Christians; if they
follow their own conscience and believe in God's promises as they understand
them in their religious tradition they are in line with God's plan, which for
us comes to its historical completion in Jesus Christ”. Walter Kasper, «The Commission for Religious Relations with the Jews: A Crucial
Endeavour of the Catholic Church», conferenza preso il Boston College,
6-11-2002. Testo reperito al sito: http://tinyurl.com/pepglls, visitato il 26 marzo 2015.
[8]
Riccardo di Segni dichiarò nel 2010: “Su
questo mutamento del testo tutti i rabbini del mondo hanno dichiarato la loro
preoccupazione, seppur con diversi livelli di allarme”. «Ebrei e cattolici. Dialogo o conversione?»
Colloquio di Lia Tagliacozzo con Riccardo Di Segni, in http://tinyurl.com/pc58sqe,
visitato il 26 marzo 2015.
[9]
«La discussione sulle recenti modifiche
della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei», L’Osservatore Romano, 10-4-2008, nota 6.
[10]
Cf. Mt 25, 1-13.
[11]
Ebrei convertiti francesi del XIX
secolo, che si fecero sacerdoti e dedicarono poi la loro vita per la
conversione del loro popolo Per la storia dei fratelli Lémann, vedi Théotime de Saint Just, Les frères Lémann. Juifs Convertis,
Paris, 1937.
[12]
Paris – Lyon 1896, pp. 150-156 in particolare.
[13]
Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a
causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti, per suscitare la loro
gelosia. 1Se la loro caduta è stata
ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più
la loro totalità!
[14]
“L'apôtre saint Paul, ce juif qui a
vu clair dans les destinées de notre peuple, appelle la conversion des juifs la
richesse du monde, il l'appelle encore un retour de la mort à la vie. «Si la
ruine des juifs, s'écrie-t-il, a été la richesse du monde, combien leur
résurrection enrichira-t-elle le monde encore davantage; et si la perte des
juifs a été le salut du monde, que sera leur retour, sinon un retour de la mort
à la vie!» Ce n'est donc point avec la fin du monde, mais bien avec la plus étonnante
splendeur du monde que coïncidera la conversion des juifs. Ils se convertiront,
non pas pour annoncer que tout va finir, mais pour annoncer que tout va
rajeunir et s'épanouir; car si la conversion des juifs devait amener la fin,
l'Apôtre n'aurait pas dit, il n'aurait pas pu dire que leur conversion sera
pour le monde un retour de la mort à la
vie; il n'aurait pas pu dire qu'elle sera une richesse, et une richesse
telle que celle qu'ils vous ont procurée, ô nations chrétiennes, en vous
laissant prendre leur place sur l'olivier franc, ne saurait être comparée à
celle qu'ils vous procureront quand ils reviendront à l'olivier. L'Écriture
emploie des expressions étonnantes pour désigner la magnificence de cette
époque, elle l'appelle la plénitude des nations”; La question du Messie, pp. 150-151.
[15]
“Car, Monseigneur, ce même Dieu qui
a fait l’enchaînement de l’Univers, et qui tout-puissant par lui-même, a voulu,
pour établir l’ordre, que les parties d’un si grand tout dépendissent les unes
des autres; ce même Dieu a voulu aussi que le cours des choses humaines eût sa
suite et ses proportions: je veux dire que les hommes et les nations ont eu des
qualités proportionnées à l’élévation à laquelle ils étaient destinés; et qu’à
la réserve de certains coups extraordinaires où Dieu voulait que sa main parût
toute seule, il n’est point arrivé de grands changements qui n’ait eu ses
causes dans les siècles précedens (sic)”; La Haye
1696/5, pp. 357-58.
[16]
“Or, Dieu qui veut, comme parle
Bossuet, que l'histoire humaine ait ses proportions, ne saurait permettre que
cette plénitude, pour laquelle tous les siècles ont été en travail, ne dure que
peu de jours, et il n'amènera point brusquement sur elle la fin du monde”; La question du Messie, p. 151.
Che ve ne pare di quest'omelia? Dopo aver pubblicizzato la misericordia quando afferma "neanche io ti condanno" .... non dimentica di dire VA E NON PECCARE PIU' https://cosarestadelgiorno.wordpress.com/2015/03/23/dove-non-ce-misericordia-non-ce-giustizia-omelia-di-papa-francesco-del-23-marzo-2015/
RispondiEliminaEgregio don Morselli,
RispondiEliminaallora non è temerario ritenere che i 144.000 di cui parla l'Apocalisse, sono davvero 144.000 Ebrei, che diverranno 144.000 "San Francesco Saverio"?
E saranno gli artefici di una nuova fioritura di conversioni (altro che la "nuova primavera" delle insulse canzoncine degli anni '60-'70)?
Per quel che so i 144.000 non c'entrano nulla con l'argomento in questione
EliminaTutti gli Ebrei sono salvi.
RispondiEliminaAnche il mio Papa Francesco ,glorioso seguace di Sant'Ignazio ,ha affermato nell'enciclica Evangelii Gaudium che N.S.J.C. non ha mai revocato l'Antica Alleanza.
Ovviamente trattasi di pesce d'aprile:))))))))
Immaginiamo l'Allenza come un contratto di affitto; Dio non ha sfrattato gli Ebrei, sono loro vhe hanno dato la disdetta, ma se ritornano accettando Cristo, fine della legge, Dio li accoglie.
EliminaIn questo senso l'Alleanza non è stata revocata.
Questa accettazione in massa ci sarà prima della fine del mondo
IL CONCILIO VATICANO DICE TUTTI I MUSALMANI, EBREI A ROMA,ITALIA STA ANDANDO AD INFERNO
RispondiEliminaIl Concilio Vaticano II indica che tutti i musulmani ed ebrei a Roma e in Italia sono sul via d’inferno. La Bibbia, la Chiesa e il Concilio Vaticano II dicono che gli ebrei e i musulmani devono convertire in Chiesa Cattolica per andare a cielo. Tutti. Ad Gentes 7 dice che la Fede Cattolica e il battesimo dell’acqua ha bisogno tutti per salvezza. Tutto significa tutto senza le eccezioni.
È dunque necessario che tutti si convertano al Cristo conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, ed a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo (39). Cristo stesso infatti, « ribadendo espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Mc 16,16; Gv 3,5), ha confermato simultaneamente la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano, per così dire, attraverso la porta del battesimo…- Ad Gentes 7,Concilio Vaticano II
Ad Gentes 7 inoltre dice che coloro sanno circa Gesù e la Chiesa Cattolica ma non entrano sono sul senso a inferno. In Italia i musulmani e gli ebrei sanno circa Gesù e la Chiesa Cattolica. È un peccato mortale di fede quando non entrano nella chiesa cattolica.
non possono salvarsi quegli uomini i quali, pur sapendo che la Chiesa cattolica è stata stabilita da Dio per mezzo di Gesù Cristo come istituzione necessaria, tuttavia rifiutano o di entrare o di rimanere in essa…- Ad Gentes 7,Concilio Vaticano II
Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare…- Lumen Gentium 14, Concilio Vaticano II.
Così chieda al vostro sacerdote di parrocchia perché lo non fa parlare a questo proposito? Tanta gente sta andando a inferno e non parla o non scrive a questo proposito? Sta proteggendo se stesso? -Lionel Andrades
_______________________________
Vatican Council II says all need to convert into the Church and Catholics are the new people of God, the Chosen People
http://eucharistandmission.blogspot.it/2015/02/vatican-council-ii-says-all-need-to.html
Vatican Council says we really can have a reasonable hope that all men are saved
http://eucharistandmission.blogspot.it/2015/02/vatican-council-says-we-really-cannot.html
VATICAN COUNCIL II SAYS ALL MUSLIMS, JEWS IN ROME, ITALY ARE GOING TO HELL http://eucharistandmission.blogspot.it/2015/02/il-concilio-vaticano-dice-tutti-i.html
Correction
RispondiEliminaVatican Council says we really cannot have a reasonable hope that all men are saved
http://eucharistandmission.blogspot.it/2015/02/vatican-council-says-we-really-cannot.html
Prima ancora di affrontare l'immenso enigma delle promesse escatologiche agli ebrei, dovremmo capire chi sono oggi gli ebrei destinatari di quelle promesse. Gran parte delle persone e popolazioni che oggi si autodefiniscono ebrei, non lo sono realmente. Non lo sono per discendenza di sangue perché provengono da molti popoli diversi, che ben poco hanno che fare con gli antichi semiti (piuttosto sono semiti e discendenti di ebrei gli odiati e disprezzati palestinesi che professano islam oppure cristianesimo). Non sono ebrei per l'osservanza della Scrittura, perché seguono piuttosto l'esecrabile talmud, e ne deducono prassi politiche e sociali aberranti. E dunque non loro, ma un misterioso piccolo resto, sono i destinatari della promessa.
RispondiEliminaChe scoperta: se osservassero la Scrittura si farebbero Cristiani. Sappiamo che c'è un piccolo resto che fin da ora si converte, e una gran parte che per ora "indurita" si convertirà in massa prima della fine del mondo
EliminaPiù chiaro di così...
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