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mercoledì 17 settembre 2014

Card. Martino: "Il Sinodo non può tradire la Dottrina. un Papa non può cambiarla ma deve proclamare quella fondata da Gesù Cristo"

Oltre ai già noti 5 cardinali (Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis e Gerhard Ludwig Müller), al coro anti-Kasper si aggiunge un altro elemento, il Card. Renato Martino, che proprio l'ultimo arrivato non è. 
Intervistato da Cascioli per la NBQ, egli esprime chiaramente quello che fino ad ora solo  pochissimi hanno osato fare: ammonire preventivamente il convocando Sinodo sull'immutabilità della dottrina basata sui comandamenti.
Abbiamo sottolineato le parole del porporato che vengono dette a Sparta perchè Atene intenda. Speriamo che 
Roberto  
ps. rivolgo il mio grazie ai moltissimi lettori 
che hanno voluto indirizzarmi i loro sinceri e inattesi auguri per l'onomastico odierno.
Il "mio" santo è proprio quel Card. Roberto Bellarmino, consultore del Sant'Uffizio, 
 fiero difensore della dottrina cattolica durante la Controriforma
e contro le eresie di Giordano Bruno. 
Ed era Gesuita... 
La Chiesa lo ricorda come Dottore della Chiesa, e lo ha proclamato patrono dei catechisti  

Card. Martino: «Il Sinodo non può tradire la dottrina»
di Riccardo Cascioli da La Nuova Bussola Quotidiana del 16.09.2014 

Il cardinale Renato Raffaele Martino

«Al Sinodo ci saranno sicuramente espressioni e interventi che non collimeranno con la dottrina della Chiesa, ma alla fine non potrà che essere riaffermato ciò che la Chiesa ha sempre detto sulla famiglia». Il cardinale Renato Raffaele Martino, un “veterano” delle battaglie alle Nazioni Unite sulla famiglia, è tranquillo sull’esito del Sinodo straordinario che inizierà il prossimo 5 ottobre. Tranquillo e sicuro perché – dice - «la Chiesa non può cambiare ciò che ha sempre proclamato».

Il cardinale Martino, 82 anni, è stato recentemente nominato protodiacono - colui che annunzia il nuovo Papa -, dopo una vita passata a diffondere e difendere la dottrina sociale della Chiesa. È stato infatti nunzio apostolico alle Nazioni Unite per ben 16 anni, dal 1986 al 2002, guidando la delegazione vaticana a tutte le Conferenze internazionali dell’Onu negli anni ’90, e poi è stato presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Per il suo ruolo ha girato tutto il mondo («Ho visitato 195 paesi sui 205 esistenti, non c’è cardinale che abbia fatto di più») ricevendo anche 34 onorificenze e 14 lauree honoris causa («14 come le operazioni chirurgiche che ho dovuto affrontare», dice ridendo). Negli anni passati alle Nazioni Unite ha dovuto ergersi a paladino per la difesa della famiglia e del diritto alla vita, oggetto di un attacco senza precedenti, che peraltro prosegue tutt’ora. E sicuramente la battaglia più grande, lo scontro più terribile lo ha vissuto al Cairo, alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo che si chiudeva proprio in questi giorni venti anni fa. Allora il tema dominante era la sovrappopolazione e quindi Stati Uniti e Unione Europea spingevano per imporre qualsiasi mezzo per il controllo delle nascite, soprattutto rivendicavano il diritto all’aborto.
Cardinal Martino, l’opposizione decisa della Santa Sede diede vita a uno scontro furioso che per giorni occupò le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
"Solo io, aiutato dai delegati africani e latinoamericani, proponevo che l’aborto non fosse preso in considerazione come metodo di pianificazione familiare. Grazie a questo intervento nel Programma di Azione uscito dal Cairo si legge al paragrafo 8.25: «In nessun caso l’aborto può essere invocato come metodo di pianificazione familiare». Fu una vittoria strepitosa che gli europei, favorevoli all’aborto, non hanno mai digerito. Cosa importante, quella formulazione non è mai più stata revocata in nessun documento delle Nazioni Unite, malgrado ci provino in continuazione. Il primo tentativo di cancellare quel divieto fu a Pechino pochi mesi dopo, nel 1995, alla Conferenza dedicata alla donna. Tutti i paesi che erano stati sconfitti al Cairo si unirono a Pechino e tentarono ogni cosa per togliere questa affermazione, e invece non ci riuscirono."


Gli Stati Uniti – allora c’era l’amministrazione Clinton - erano particolarmente determinati a ottenere il diritto all’aborto. La battaglia fu senza esclusione di colpi, lei fu trattato duramente dal capo-delegazione statunitense, l’allora sottosegretario al Dipartimento di Stato Timothy Wirth. Cosa avvenne?
"Fui convocato da Wirth, mi chiese seccamente «Perché hai fatto questo?». Io gli risposi che noi difendiamo la dignità dell’uomo, di ogni uomo. Allora replicò: «Tu sei solo Osservatore, non puoi fare questo», riferendosi anche al fatto che intorno alla Santa Sede si era coagulata una coalizione di paesi africani e latino-americani. Allora io gli ho ricordato che alle Nazioni Unite è vero che la Santa Sede è Osservatore ma quando si convocano queste conferenze la Santa Sede partecipa a eguale titolo di stato come tutti gli altri e quindi può intervenire come crede opportuno. Il colloquio finì lì."

Al Cairo fu respinto anche il tentativo di ridefinire il concetto di famiglia, lo si voleva sostituire con “famiglie”, aprendo all’identità di genere. Alla fine rimase al singolare.

"Un’altra vittoria importante, anche su questo punto lottammo sempre con questa grande coalizione di paesi africani e latino-americani."

Perché questi paesi vi seguirono?
"Perché erano le vittime designate di queste politiche di imperialismo contraccettivo, ma anche perché corrispondeva alle politiche vigenti in tutti questi paesi."

Nelle formulazioni avete sicuramente ottenuto qualche importante successo, ma non si può negare che dopo la Conferenza del Cairo i fondi a disposizione per politiche di controllo delle nascite nei paesi poveri si sono più che moltiplicate. 

"Ah sì, questo è vero purtroppo, perché i Paesi ricchi non hanno cessato di intervenire e di propagandare queste politiche."

Prima della Conferenza del Cairo Giovanni Paolo II è intervenuto molte volte proprio per evitare che passassero certe posizioni anti-famiglia e anti-vita. Scrisse anche a tutti i capi di governo, ma soprattutto per settimane all’Angelus fece una vera e propria catechesi su famiglia, vita, diritto naturale. Un diritto naturale che sembra dimenticato, anche nella Chiesa.

"Giovanni Paolo II era informatissimo su tutto quel che succedeva all’Onu. Ogni volta che venivo a Roma lui mi invitava a pranzo in Vaticano e durante tutto il tempo che eravamo insieme si informava precisamente su tutto quello di cui si discuteva all’Onu e dei lavori preparatori delle varie Conferenze internazionali. C’era una grande consonanza fra ciò che lui diceva e ciò che io facevo a New York. Ecco perché nel 1992 si oppose al mio trasferimento dall’Onu."

Come andò?
La Segreteria di Stato mi aveva proposto per la nunziatura in Brasile, ma Giovanni Paolo II bloccò tutto. Disse: “Martino resta alle Nazioni Unite". Ci sono rimasto altri dieci anni. Lui era al corrente di tutto, nel 1992 già si iniziava a preparare la Conferenza del Cairo, io stavo lavorando per questo, e quella dichiarazione sull’aborto era in fieri, e quindi il Papa disse “No. Resta”. Nel 2002 mi chiamò di nuovo e mi disse “Adesso basta all’Onu, vieni a Roma a fare il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace”. E così fu. E poi nel 2003 mi fece cardinale.


A Giustizia e Pace lei fu l’artefice della pubblicazione del Compendio di dottrina sociale della Chiesa.
Il Papa Giovanni Paolo II aveva ricevuto dai vescovi latinoamericani già nel 1998 la richiesta di un documento sulla dottrina sociale. Quando andai nel 2002 al Pontificio Consiglio Giustizia e Pace il Papa mi raccomandò di portare a termine questo Compendio. In quel momento c’era una bozza, ma non era finita; sull’ambiente ad esempio c’era solo un paragrafetto, io ne ho fatto un capitolo intero, il decimo. Ci misi due anni, poi nell’ottobre del 2004 fu pubblicato il Compendio. Subito dopo la conferenza di presentazione in Sala Stampa, andai a pranzo da Giovanni Paolo II con il libro in mano. Il papa disse una sola parola: “Finalmente”. Poi durante il pranzo non faceva altro che scorrere l’indice e quindi andare al paragrafo di riferimento. Il maggiordomo ogni tanto gli toglieva il libro di mano per mettergli davanti il piatto. Lui mangiava qualcosa, poi spostava il piatto e riprendeva il libro. Alla fine del pranzo quest’altra bella frase: “Ma è davvero un bel libro”. Sono cose che mi sono rimaste impresse.

Giovanni Paolo II insisteva moltissimo su famiglia e vita, aveva la coscienza chiarissima che su questi punti si giocava il futuro dell’umanità. Per questo li spiegava con il diritto naturale. Oggi sembra che questa pagina sia dimenticata…
"Forse non se ne discute alla stessa maniera, ma questi restano i princìpi fondamentali che segue la Chiesa."

Con diverse modalità e con altri argomenti, ma l’attacco alla famiglia continua. Come può rispondere la Chiesa? Non ci sono conferenze internazionali…

"Credo che il Sinodo sarà un’occasione per rilanciare la sfida, metterà in chiaro la dottrina tradizionale della Chiesa sulla famiglia. La discussione farà sì che ci saranno anche espressioni e interventi che non collimeranno con la dottrina della Chiesa, ma alla fine non potrà che essere riaffermato ciò che la Chiesa ha sempre detto sulla famiglia."

C’è chi sostiene apertamente che la dottrina è una cosa ma la pastorale è un’altra.
"La pastorale deve tener conto di tutte le situazioni specifiche che si trovano nei vari paesi e nei diversi ambienti, ma la Chiesa non potrà cambiare ciò che ha sempre proclamato."

Lei conosce bene anche papa Francesco.

"Lo conosco da quando era arcivescovo in Argentina, l’ho incontrato a Buenos Aires durante i miei viaggi, e poi anche a Roma dopo l’elezione a Papa."

Trova delle somiglianze con Giovanni Paolo II?

Ogni papa è a sé, ha le proprie caratteristiche. Però aldilà dell’aspetto esteriore, io credo che Francesco somigli molto a Giovanni Paolo II, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa. Anche per Francesco la famiglia è una cosa fondamentale. Del resto un Papa non può fare cose nuove, mai sentite. È solo lo stile che cambia, ma la dottrina è quella che è e il Papa la deve proclamare.

16 commenti:

  1. Che San Roberto Bellarmino ti benedica dal Cielo, caro Roberto, ti conforti nell tuo prezioso lavoro con i tuoi compagni,anche egli carissimi, ti protegga e in questo difficile momento si ricordi della sua cara Compagnia, del Colleggio Romano, oggi Universita Gregoriana, e infine della Santa Chiesa Cattolica della quale e insigne Dottore.
    In Valencia (Spagna) 17 settembre 2014.
    Jose Ricardo Simeon Vives

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  2. Complimenti al card. Martino ed auguri a Roberto. Ho aperto solo ora il PC.

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    1. Die 17 Septemberis -Impressionis SS.Stigmatum S.Francisci,
      Ma andate a cagare tradizionalisti del piffero.

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    2. Anonimo delle 21.58 fossi in lei farei un giro dalle parti di Lutero...

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  3. Che il Cardinale stia zitto. L'omertà nella sua città natale è contro la Dottrina!

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    1. Paolo via non diciamo fesserie così giusto per provocare per il solo gusto dio farlo......

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  4. Anni fa ho avuto la fortuna di assistere ad una Messa celebrata dal card. Martino. Si trattava del pontificale solenne della festa di S. Agata a Catania, il 5 febbraio 2009. In quell'occasione, durante l'omelia, prendendo a modello la martire Agata, il cardinale insistette con forza circa i "valori non negoziabili". In particolare tuonò contro l'ipotesi di "staccare la spina" alla giovane Eluana Englaro. Pochi giorni dopo, però, ciò avvenne e la giovane Eluana fu uccisa.

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    1. No fu staccata nessuna spina, fu interrotta l'alimentazione. Se i suoi ricordi sono così precisi, andiamo bene.

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    2. Togliere l'acqua e il cibo è meno grave che togliere l'ossigeno?

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    3. Questi cripto-luterani si attaccano anche ai cavilli pur di sostenere le loro tesi strampalate (cattolicamente parlando s'intende)...

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  5. Non perdiamo la speranza.
    " Dio e con noi nella tristezza e nell amarezza".
    Sono ancora e lo sarano molti Cardinale e Vescovi secondo il Cuore di Dio. Ad esempio l eminentisimo Cardinale Renato Martino. Grazie, Eminenza !

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  6. Sarebbe ora che a Sparta si cominci a ragionare seriamente sul da farsi
    riguardo il dopo-sinodo che nonostante i moniti sarà purtroppo un disastro
    ed assai peggiore del caso Englaro, perché porterà allo scisma la Chiesa Cattolica.

    E' ovvio che Francesco ha indetto lo scellerato sinodo con uno scopo preciso, ed altrettanto ovvio è che se bisognava lasciare tutto come era tutto questo polverone Kasper e compagnia non lo avrebbero sollevato, né Padre Bergoglio si sarebbe avventurato a telefonare in teleselezione alle sue amichette concubine sudamericane facendo sbobinare le sue eresie
    da tutte le agenzie stampa del mondo.
    Ci si prepari, Eminenze Cardinali, ad indire un nuovo conclave per deporre l'impostore argentino perché se il sinodo avrà l'esito che Padre Bergoglio auspica, l'unica soluzione per restare fedeli a Cristo sarà la deposizione di Francesco l'apostata.

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    1. Credo che in questo sito si dimentichi una cosa:
      "SINE PETRO NULLA ECCLESIA"!
      Scisma più scisma meno.......

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    2. Se non è ora prima o poi ci arriviamo e mi sa che a questo giro invece che prevalere la Sana Dottrina come nel GRANDISSIMO Tridentino prevarrà la linea progressista che di fatto farà accomodare fuori i cattolici tradizionali.

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