“Il Papa non va strumentalizzato o criticato.
Va amato!
A costo della stessa vita.
Forse i martiri sperduti in lontani villaggi orientali ne conoscevano i tratti, le parole, i gesti?
Conoscevano le parole di Cristo, e ciò bastava perché morissero in comunione con il Papa.
Semmai avrebbero rimproverato, con evangelica franchezza, quanti si fossero separati da lui e quanti avessero tentato di conservare una comunione apparente con la sua persona e con il suo insegnamento.
Se è vero che la crisi di fede attuale non ha precedenti nella storia, è altrettanto vero che non sono mai mancati gli scontenti del Papato, da una parte e dall'altra.
Come non sono mancati coloro che lo tiravano da ogni parte nel loro tentativo di pensare ad una Chiesa diversa.
L'Ottocento europeo ne è pieno.
Certo, oggi bisogna fare i conti con gli scontenti della persona, non del ruolo.
Che, a parti invertite, significa vedere contenti quanti erano scontenti fino a poco tempo fa.
Preghiamo per il Papa.
Se non siamo chiamati a dare la vita, non gli manchi mai la nostra fedeltà sincera”.
d.A.U.
Nell’Omelia di ieri martedì 18 marzo nella Cappella Santa Marta il Papa ha detto :
“Il cristiano che pensa di potersi salvare da solo «è un ipocrita», un «cristiano truccato».
La quaresima è il tempo opportuno per cambiare vita e per avvicinarsi a Gesù chiedendo perdono, pentiti e pronti a testimoniare la sua luce prendendosi cura dei bisognosi.
«Questo della quaresima — ha infatti introdotto l’omelia — è un tempo per avvicinarci di più al Signore».
Del resto, ha spiegato, lo dice la parola stessa, poichè quaresima significa conversione.
E proprio con un invito alla conversione, ha notato riferendosi al brano di Isaia (1,10.16-20), «comincia la prima lettura di oggi.
Il Signore infatti chiama alla conversione; e curiosamente chiama due città peccatrici», Sodoma e Gomorra, alle quali rivolge l’invito: «Convertitevi, cambiate vita, avvicinatevi al Signore».
Questo, ha spiegato, «è l’invito della quaresima: sono quaranta giorni per avvicinarsi al Signore, per essere più vicini a lui. Perchè tutti noi abbiamo bisogno di cambiare la vita».
Ed è inutile dire: «Ma padre, io non sono tanto peccatore...», perchè «tutti abbiamo dentro qualche cosa e se guardiamo nella nostra anima troveremo qualche cosa che non va bene, tutti».
La quaresima dunque «ci invita ad aggiustare, a sistemare la nostra vita» ha precisato il Pontefice.
Ed è proprio questo che ci consente di avvicinarci al Signore.
Ed è pronto a perdonare.
A questo proposito il Papa ha citato ancora le parole della prima lettura: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve».
E ha proseguito: «“Io ti cambio l’anima”: questo ci dice Gesù.
E cosa ci chiede?
Di avvicinarsi.
Di avvicinarsi a lui. Lui è Padre; ci aspetta per perdonarci. E ci da un consiglio: “Non siate come gli ipocriti”».
Per spiegarlo Papa Francesco ha poi fatto riferimento al brano del vangelo di Marco (23, 1-12) poco prima proclamato: «Lo abbiamo letto nel vangelo: questo tipo di avvicinamento il Signore non lo vuole.
Lui vuole un avvicinamento sincero, vero. Invece cosa fanno gli ipocriti?
Si truccano.
Si truccano da buoni.
Fanno la faccia da immaginetta, pregano guardando al cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri, disprezzano gli altri».
E si vantano di essere buoni cattolici perché hanno conoscenze tra benefattori, vescovi e cardinali.
«Questa è — ha sottolineato — l’ipocrisia.
E il Signore dice no», perchè nessuno deve sentirsi giusto per suo giudizio personale. «Tutti abbiamo bisogno di essere giustificati — ha ripetuto il vescovo di Roma — e l’unico che ci giustifica è Gesù Cristo.
Per questo dobbiamo avvicinarci: per non essere cristiani truccati».
Quando l’apparenza svanisce «si vede la realtà e questi non sono cristiani.
Qual è la pietra di paragone? Lo dice il Signore stesso nella prima lettura: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male e imparate a fare il bene”».
Questo, ha ripetuto, è l’invito.
Ma «qual è il segno che siamo sulla buona strada?
Lo dice sempre la Scrittura: difendere l’oppresso, avere cura del prossimo, dell’ammalato, del povero, di chi ha bisogno, dell’ignorante. Questa è la pietra di paragone».
E ancora: «Gli ipocriti non possono fare questo, perchè sono tanto pieni di se stessi che sono ciechi per guardare agli altri».
Ma «quando uno cammina un po’ e si avvicina al Signore, la luce del Padre fa vedere queste cose e va ad aiutare i fratelli.
E questo è il segno della conversione».
Certo, ha aggiunto, questa «non è tutta la conversione; perchè essa — ha spiegato — è l’incontro con Gesù Cristo.
Ma il segno che noi siamo con Gesù è proprio questo: curare i fratelli, i più poveri, gli ammalati come il Signore ci insegna nel Vangelo».
Dunque la quaresima serve per «cambiare la nostra vita, per aggiustare la vita, per avvicinarsi al Signore».
Mentre l’ipocrisia è «il segno che noi siamo lontani dal Signore».
L’ipocrita «si salva da se stesso, almeno così pensa» ha proseguito il Santo Padre; mentre il segno che ci siamo avvicinati al Signore con spirito di penitenza e di perdono «è che noi ci prendiamo cura dei fratelli bisognosi».
Da qui la conclusione: «Il Signore ci dia a tutti luce e coraggio: luce per conoscere cosa succede dentro di noi e coraggio per convertirci, per avvicinarci al Signore.
È bello essere vicini al Signore».
Nella solennità odierna di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, eleviamo una speciale preghiera per il Papa.
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