Distruggono la famiglia, non si può tacere
Egregio
Direttore,
ringrazio vivamente per il sano dibattito
che è stato aperto su La Nuova Bussola Quotidiana. Già in tempi di bonaccia il
letargo non è salutare, a maggior ragione in mezzo ad una tempesta come quella
che la Chiesa sta attraversando. Si sta consumando sotto gli occhi impauriti
dei fedeli un feroce eccidio, sia nei confronti del diritto naturale che dei
principi cristiani che hanno edificato l’Europa e che la Chiesa, nella sua
differenzazione gerarchica, dal Sommo Pontefice al parroco, è chiamata a far rispettare
per rendere Gloria a Dio e per salvare le anime, implicando una migliore
conduzione dell’esistenza terrena. I fedeli non possono essere lasciati a se
stessi, perché significherebbe gettarli in pasto a questa civiltà depravata,
come ottimamente l’ha delineata il professor Mario Palmaro nella sua puntuale
riflessione «Il fumo di Satana nella Chiesa», fumo avvistato da Paolo VI (con
enorme scandalo dei clerico-benpensanti) 44 anni fa. Che sarà dei nostri figli
e dei nostri nipoti? La responsabilità è spaventosa… li stiamo dando in pasto
ad orchi malati di corruzione e perversione, guidati dal vizio e dal peccato.
Il 12
marzo 2000, prima domenica di Quaresima, Giovanni Paolo II celebrò la Santa
Messa insieme con i Cardinali e domandò perdono al Signore «per i peccati
passati e presenti dei figli della Chiesa». Quell’iniziativa fece molto
discutere, ma cosa si dirà delle omissioni odierne? Non si può tergiversare di
fronte al genocidio abortivo, di fronte alla distruzione della famiglia, sin
dal suo concetto fondativo, di fronte alle nuove direttive scolastiche europee
che indottrinano i bambini: vittime ignare di diabolici e infernali
insegnamenti. Dio Giudice continua ad esistere, anche se la cultura
contemporanea Lo ha illusoriamente abolito.
Nel 1969
uscì a Parigi un libro di perfetta attualità filosofica, L’intelligenza in
pericolo di morte di Marcel de Corte. In questo saggio l’autore affrontava i
peggiori e più pericolosi equivoci del nostro tempo. L’intelligenza dell’uomo,
che si sta suicidando (anche a livello demografico, oltre che per qualità della
sua vita naturale e spirituale), è stata ripudiata dall’umana sapienza, nutrita
di matematiche certezze, di analisi spietate e di un’insaziata avidità di
godimento immediato. Tuttavia una tal degenerazione è costruita sulle sabbie
mobili. Nella sua diagnosi de Corte denuncia la malattia e dissolve il
miraggio. Le moderne dottrine, succubi del potere mediatico, stanno unicamente
in compagnia dei luciferini pensieri, che lasceranno l’individuo alla disperazione
delle sue turpitudini.
L’uomo
moderno (compresi molti uomini di Chiesa) è disabituato a ragionare con la
propria mente e preferisce cullarsi pigramente nell’illusione della bontà degli
istinti e dei sentimenti umani, senza più fare riferimento alle regole del
Creatore. Soltanto le verità eterne ed immutabili (dove il concetto di
modernità non esiste, perché limitato ad un breve spazio di tempo terreno)
potranno far tornare - spinti dal desiderio del soprannaturale e dall’anelito
al silenzio e alla meditazione (a questo proposito non si può non ricordare un
lucido filosofo come Cornelio Fabro) -
che cosa siano realmente un uomo e una donna e da dove essi vengano e a che
cosa siano destinati.
Un
altro libro potrebbe fare molto bene per pensare non in termini ingannevoli, ma
realistici. Su di esso ha scritto Guido Vignelli: «La Gerarchia ecclesiastica
condanna gl’individui (madri o medici) che praticano l’aborto, ma assolve i
parlamentari che lo legalizzano e i ministri che l’organizzano istituzionalmente.
Ma la storia dimostra che la secolarizzazione della vita individuale e
familiare viene preparata e favorita dalla secolarizzazione della vita sociale!
Si pone quindi il problema di come e perché siamo giunti a questa discrepanza
dottrinale che ha favorito il degrado e la sterilità dell’impegno sociale della
Chiesa». Il saggio collettaneo, uscito in lingua spagnola e francese sarà
presto tradotto anche in italiano: Iglesia y polìtica: cambiar de paradigma,
Fundaciòn (Elìas de Tejada, Madrid 2013); Eglise et politique: changer de
paradigme (Artège,
Paris 2013). Tale volume raccoglie gli elaborati di dodici studiosi, docenti
universitari di politica e
diritto (Giovanni Turco, Miguel Ayuso, Danilo Castellano, Juan Fernando
Segovia, Julio Alvear, Gilles Dumont), di storia (Christophe Réveillard e John
Rao), di filosofia (Sylvain Luquet e José Miguel Gambra), di teologia (Bernard
Dumont e padre Ignacio Barreiro). Il testo si differenzia da quelli prodotti da
coloro che hanno sposato il pragmatismo ad ogni costo, che tenta di conciliare
l’inconciliabile, nel vano tentativo di indicare nella via mediana quella
migliore: ricordiamo cosa accadde nei referendum sul divorzio e sull’aborto?
Oggi godiamo delle scelte democristiane compiute da uomini “mediani”, amanti
dei compromessi in fatto di valori non negoziabili.
Semplificazione
brutale è dire: «Il Papa ha sempre ragione». Un esempio: il gesuita ed
eccellente cattolico Cardinale Louis Billot, che paventava la rapida
laicizzazione degli Stati, criticò aspramente la condotta di Papa Pio XI nei
riguardi dell’Action française, condannata dalla Santa Sede nel 1926, condanna
rimossa da Pio XII nel 1939. L’Action française pubblicò un articolo di critica
nei confronti della Chiesa e il Cardinale inviò un messaggio di adesione.
L’alto prelato fu convocato in Vaticano il 13 settembre 1927 e ricevuto in
udienza dal Papa. Pochi minuti dopo il suo ingresso, Billot uscì dalla sala
senza zucchetto, anello e croce pettorale: aveva rinunciato alla dignità
cardinalizia perché indignato dalla dura presa di posizione del Pontefice e
della Segreteria di Stato contro l’Action française. Morì come semplice
sacerdote della Compagnia di Gesù nel 1931.
Non va
dimenticato, inoltre, che la morale non è unicamente un problema di risultati e
di idoneità dei mezzi per raggiungerli. La morale è innanzitutto selezione dei
fini: l’etica appartiene essenzialmente, come afferma San Tommaso d’Aquino,
all’ordine dell’agire al fine. L’utilizzo dei mezzi adeguati a conseguire i
fini è susseguente e secondario rispetto a tale orientamento teleologico.
«La
morale discende dal dogma» ha sempre affermato la Chiesa, vale a dire che
l’etica trova la sua origine e la sua causa nella realtà oggettiva e, quindi,
non può essere affidata al relativismo del soggetto e dei tempi. Ne consegue
che le strategie della Chiesa, come quelle di ogni persona e di ogni società,
sono buone se dirette al vero e al bene, sbagliate se dirette al falso e al
male. Perciò il pragmatismo, dunque il clerico-machiavellismo (o, se vogliamo,
clerico-weberismo, praticato in abbondanza dalla cultura statunitense, sotto la
copertura della cosiddetta «etica della responsabilità»), nelle questioni di
Chiesa, è destinato a danneggiare e poi a fallire, perché la Chiesa appartiene
al Re, Cristo, che utilizzò, durante la sua predicazione, metodi buoni e giusti
(santi) indirizzati ad un fine buono e giusto (santo).
Oltre
al resto (perfettamente già esposto da Palmaro) non è concepibile, come fanno
alcuni, isolare affermazioni e parti del pensiero di autori passati,
pretendendo così di traghettarli nelle teorie filosofiche, teologiche,
dottrinali dell’età contemporanea; questo stratagemma va sotto il nome di
«criptostoricismo» e si traduce, in pratica, nel far sostenere ai suddetti
autori dottrine contemporanee antitetiche al loro pensiero. Sant’Ignazio, per
esempio, non è e non potrà mai essere un prodotto della modernità, nata
dall’Illuminismo anticristiano e gnosticheggiante e sua continuatrice, anche
perché egli fu un chiaro interprete della Controriforma, in un’età in cui il
soggettivismo (il libero esame protestante) si sostanziava nella presunta
opinabilità delle asserzioni che la Tradizione della Chiesa aveva fino ad
allora difeso e custodito e continuava a custodire per trasmetterle ai discendenti.
Ecco, noi fedeli del XXI secolo imploriamo alle Autorità ecclesiastiche
preposte che continuino a difendere non le opinioni soggettive (che non fanno
altro che creare confusione su confusione, non essendo conformi all’ordine di
Dio), ma la Verità di Cristo, difesa e trasmessa proprio dalla Chiesa e non da
altri. Allo stesso modo la pastorale (metodo e mezzo) è chiamata a percorrere
la stessa strada con lo scopo di salvare la persona, tutta intera, anima e
corpo.
Nella
sua omelia il beato John Henry Newman il 2 febbraio 1849 nella cappella
dell’Oratorio di San Filippo Neri a Birmingham (da lui fondato un anno prima),
invitò i presenti, fra i quali c’erano anche degli anglicani, mossi da
curiosità: «ad abbandonare la strada di morte per essere salvi. Non esige nulla
di grande, né di eroico o di santo. Esige unicamente la convinzione – e questa
non ci manca – che la religione cattolica è stata dispensata da Dio per la
salvezza degli uomini, e che le altre religioni non sono altro che imitazioni […]
Vi invitiamo soltanto a considerare, in primo luogo, che avete delle anime da
salvare, e, in secondo luogo, a giudicare da voi stessi se, avendo Dio rivelato
una religione per redimervi, quella religione può essere diversa dalla fede che
noi predichiamo».
Cristina Siccardi
Fonte: "La nuova Bussola Quotidiana" 21-01-2014
Altro articolo coraggioso e limpido. Un 'altro sasso nello stagno puzzolente che è l'attuale gerarchia sedicente cattolica di lecchini e cortigiani.
RispondiEliminaC'è la chiesa con la c minuscola che è quella dei ladri, dei sodomiti degli invertiti, degli ipocriti, degli imbonitori e buffoni e dei tiepidi che è quella visibile e mediaticamente rappresentata e poi c'è la vera Chiesa Cattolica che soffre e vive nel nascondimento e nella preghiera, inutile dire quale è quella fondata da Cristo.
Polimar
Polimar sei quello che dice le cose!
EliminaBravo!
Quella e'anche la chiesa degli ignoranti!
Cari tradixionalisti e cattolici del bastone l europa è laica non abbiamo bisogno di uccellacci del malaugurio. Sepolcri imbiancati vi piacetebbe risuscitare l inquisizione per decapitare chi non la pensa come voi.. siccardi leggiti le beatitudini evangeliche forse potrai entrare nel regno dei cieli.
RispondiEliminaSuggerisco all'astioso anonimo delle 21.07 di dire anche a Nostro Signore, al momento del suo giudizio particolare che "l'europa è laica"...senz'altro mentre scenderà nell'abisso eterno sentirà una sonora risata venire dall'alto!
EliminaAnche dal basso
Eliminasmettetela difendere il colpevole che a causa di difensori simili si rischia di scamparsela ancora una volta. Per il male che ha fatto e che ancora sta facendo bisogna fermarlo prima che sia troppo tardi.
RispondiEliminaL'europa massonico-finanziarizzata è certo laica ma non atea, ha infatti giurato fedeltà a Mammona ed è per questo
RispondiEliminache su di essa è inciso il sigillo dell'impostura e della dannazione.
Della vostra europa laico-lassista e massonico-sodomitica il cattolico vero (leggi cattolico tradizionale) non ha che farsene, come non servono alla Chiesa di Cristo la serqua di finti cattolici tiepidi infingardi ed ipocriti.
Polimar
Bravo Polimar! Sempre sul pezzo. Apprezzo sempre quello che scrivi.
Elimina