1. La pazienza del tradizionalista a dura prova
Una delle obiezioni, che mette più a dura prova la pazienza del cosiddetto tradizionalista, è quella che suona nel seguente modo: «Ma io non so il latino e non capisco la Messa; la Messa in latino è incomprensibile e io desidero capire la Messa… voglio partecipare attivamente… etc etc».
E così il tradizionalista si ritrova, suo malgrado, a essere identificato come colui che non vuole capire la S. Messa, e/o come colui che neppure vuol far capire agli altri la S. Messa, e/o come colui che non vuole assolutamente partecipare attivamente alla S.Messa, e tutto questo - o tempora, o mores - dopo il Concilio! ovvero niente meno che nell’età dell’oro della liturgia, dove certe cose non dovrebbero passare neppure per l’anticamera del cervello.
Al che, il tradizionalista, avendo fatto il callo all’enchiridion stupiditatum, ovvero al Denzinger dei nuovi dogmi dell’ideologia paraconciliare - per alcuni gli unici dogmi indiscutibili - scuote la testa e riprende con maggior zelo il suo bonum certamen.
Queste righe non vogliono altro che essere, in ossequio alla natura razionale della fede, la ricerca dell’intellectus - id est della credibilità e della ragionevolezza - della plurisecolare prassi della S. Madre Chiesa, assistita dallo Spirito Santo non solo negli ultimi cinquant’anni.
2. Una bella pretesa: capire la Messa
Innanzi tutto, l’espressione voglio capire la Messa è quasi blasfema (se intesa nel senso di capire perfettamente tutto): questa pretesa, spesso enunciata trionfalmente, è a prova più eclatante della sconfitta di una certa prassi pastorale-liturgica postconciliare. La Messa non si capisce, come non si capisce la SS. Trinità, o l’Unione ipostatica. Per spiegare queste affermazioni, vorrei fare alcune considerazioni su come, verosimilmente, la Vergine Santissima assisteva alle prime S. Messe celebrate dagli Apostoli. Oltre che ad essere modello della nostra partecipazione liturgica, non si potrà dire che non partecipava attivamente!
Il santo evangelista Luca ci narra due episodi della vita di Gesù, in cui si dice che la Madonna custodiva nel suo Cuore i fatti accaduti: si tratta della vista dei pastori a Gesù bambino (Lc 2,19: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”) e del ritrovamento di Gesù tra i dottori del tempio (Lc 2,52: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”). Possiamo ragionevolmente ritenere che Maria custodisse nel suo Cuore Immacolato non solo questi misteri della santa infanzia, ma tutti i misteri della vita del Figlio.
Ora pensiamo a quando la Vergine assisteva alle prime S.Messe celebrate dagli Apostoli. La S. Messa è innanzi tutto - simpliciter - la rinnovazione del Santo Sacrificio del Calvario, ma - secundum quid - contiene tutti i misteri della vita di Cristo: da un lato, come afferma Dionigi Certosino, “tutta la vita di Gesù Cristo è stata una celebrazione della santa Messa, nella quale Egli stesso era l’altare, il tempio, il sacerdote e la vittima”; dall’altro, come afferma il Sanchez, chi assiste a una Messa è “come se avesse vissuto ai tempi del Salvatore e avesse assistito a tutti i suoi misteri” (cit. in Martino de Cochem O.M.C., La Santa Messa, Milano 1932, p. 62). E San Bonaventura afferma che nella S. Messa ci sono tanti misteri “quante gocce d’acqua sono nel mare, quanti atomi di polvere nell’aria e quanti angeli nel cielo” (cit. in Ibidem, p. 36).
In conseguenza di ciò, quando la Vergine assisteva alla Messa, rivedeva e ripensava a tutti i misteri della vita del Figlio, misteri custoditi nel suo Cuore Immacolato.
La Madonna custodiva i Misteri della vita del Figlio alla luce della fede; noi sappiamo che la fede della Madonna è sempre stata integra e mai adulterata da alcun dubbio (cf. Lumen Gentium, 63); ma quella visione di fede non era ancora era quella comprensione perfetta che ora Ella in ha in cielo: la sua fede era certissima, ma non evidente.
Come dice San Tommaso, “la fede comporta una cognizione imperfetta (…) Trascende l'opinione, in quanto comporta una ferma adesione; rispetto alla scienza, manca del fatto che non ha l’evidenza [S. Th. Iª-IIae q. 67 a. 3 co.]”; ancora l’Aquinate: “L’atto del credere ha un'adesione ferma a una data cosa, e in questo chi crede è nelle condizioni di chi conosce per scienza, o per intuizione: tuttavia la sua conoscenza non è compiuta mediante una percezione evidente; e da questo lato chi crede è nelle condizioni di chi dubita, di chi sospetta e di chi sceglie una opinione. E sotto questo aspetto è proprio del credente cogitare approvando: ed è così che l'atto del credere si distingue da tutti gli atti intellettivi che hanno per oggetto il vero e il falso” [S. Th. IIª-IIae q. 2 a. 1 co]
La perfetta fede di Maria non implicava quindi che Ella avesse chiari tutti i misteri della fede e che non facesse alcuna fatica a credere: i misteri della fede sopravanzavano anche le capacità dell'intelletto della Madonna e quindi anche Maria pativa l'inevidenza dei misteri stessi. Anche Lei cogitava approvando.
Ora pensiamo a quando la Vergine assisteva gli Apostoli, che, tremebondi e commossi, adempivano per le prime volte al mandato fate questo in memoria di me: Ella ripercorreva tutti i misteri della vita del Figlio, non li comprendeva ancora come in Cielo, non ne aveva l’evidenza, ma li serbava tutti nel suo Cuore (avendone ferma approvazione).
S. Luca, quando vuole indicare ciò che Maria Santissima custodiva nel Cuore, usa il termine greco rêma, che non significa semplicemente parola, ma corrisponde all’ebraico dabar, che significa parola-fatto. Il cristianesimo non è una teoria, è una persona, è il regno di Dio fattosi vicino nella persona di Gesù Cristo; ma non è neanche una esperienza irrazionale, bensì comprende necessariamente l’adesione a una dottrina e la formulazione di giudizi.
La parola ebraica dabar, nel suo significato di parola-fatto, è dunque particolarmente adatta ad indicare i misteri della vita di Nostro Signore, che non sono né fatti senza pensiero, né pensieri senza fatti.
Chiude dunque la porta al mistero chi ipertrofizza l’importanza della comprensione razionale esplicita rispetto al fatto, chi confonde la catechesi liturgica con la celebrazione (pensiamo alle continue mozioni spesso abusive, durante la Messa, per spiegare il mistero che, proprio perché troppo esplicitato, rimane sostanzialmente incompreso). La liturgia totalmente in volgare per capire non è altro che un goffo tentativo di rendere more geometrico demonstrato ciò che non è dimostrabile, ma ciò di cui si può solo cogitare assentendo, alla scuola della Vergine Maria. In altre parole, una banalizzazione, da cui ci ha messi in guardia Benedetto XVI, in uno dei suoi ultimi interventi:
6. La lingua sacra.“Intelligibilità non vuol dire banalità, perché i grandi testi della liturgia – anche se parlati, grazie a Dio, in lingua materna – non sono facilmente intelligibili, hanno bisogno di una formazione permanente del cristiano perché cresca ed entri sempre più in profondità nel mistero e così possa comprendere. Ed anche la Parola di Dio – se penso giorno per giorno alla lettura dell’Antico Testamento, anche alla lettura delle Epistole paoline, dei Vangeli: chi potrebbe dire che capisce subito solo perché è nella propria lingua? Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere, nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo.
(…)“Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata … e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale. Ma la forza reale del Concilio era presente e, man mano, si realizza sempre più e diventa la vera forza che poi è anche vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa” (Incontro con i Parroci e il Clero di Roma, 14 febbraio 2013).
Quando diciamo sacro e profano, non diciamo buono e cattivo, ma parliamo di due cose in sé ottime, ma di due ordini diversi.
Sentiamo ancora San Tommaso:
“…dalle differenze di tali beni scaturiscono le differenze dell'amore di Dio verso la creatura. C'è infatti un amore universale, con il quale "egli ama tutte le cose esistenti", come dice la Scrittura; e in forza di esso viene elargita l'esistenza naturale a tutte le cose create. C'è poi un amore speciale, di cui Dio si serve per innalzare la creatura ragionevole, sopra la condizione della natura, alla partecipazione del bene divino. E in questo ultimo caso si dice che Dio ama una persona in senso assoluto: poiché con questo amore Dio vuole senz'altro alla creatura quel bene eterno, che è lui medesimo” (S. Th. Iª-IIae q. 110 a. 1 co.)
Quando la Sacrosanctum Concilum descrive l’azione liturgica come sacra per eccellenza (§ 7), vuole indicare che la liturgia è il luogo dove per eccellenza e al massimo grado si sperimenta quell’amore speciale per cui Dio vuole alla creatura ragionevole quel bene eterno che è lui medesimo.
Quando Dio ci sostiene mentre mangiamo, lavoriamo, agiamo, senz’altro Dio ci ama: ma quando Dio ci dona se stesso, ci ama al massimo grado.
Purtroppo la banalizzazione delle istanze della nouvelle théologie ha prodotto un disastro. De Lubac, ritenendo inutile il concetto di natura pura, ha fornito una base per ogni desacralizzazione futura (di certo non voluta o pensata dallo stesso De Lubac); infatti, se non si salva la natura, realmente e concretamente, non ha più senso parlare di soprannaturale, come non ha senso parlare di un secondo piano se non c’è il primo. Tutto è soprannaturale coincide con tutto è naturale, con esiti, a cui certo De Lubac non pensava e non voleva, logicamente panteistici.
Diceva il grande Garrigou-Lagrange, nel tentativo - storicamente vano, ma dottrinalmente perennemente efficacissimo - di fermare gli equivoci della Nouvelle Théologie: Si non est natura proprie dicta, nec est supernaturale proprie dictum («De evolutionismo et de distinctione inter ordine naturale et ordine supernaturale», in AA.VV., El evolucionismo en filosofia y en teologia, Barcelona: Juan Flors, 1955, p. 277).
Perché dunque lingua sacra, canto sacro, paramenti sacra, sacra suppellettile, balaustra o iconostasi delimitante spazio sacro… non per tener fuori i laici o per non far loro capire la Messa, ma perché, se la liturgia è la massima espressione dell’amore speciale con cui Dio dona direttamente se stesso, a misteri, frutto di un amore speciale, deve corrispondere, per la verità della cose, una lingua speciale, delle vesti speciali, uno spazio speciale, un canto speciale, dei gesti speciali…
Partecipare a una conversazione oppure entrare nel mistero? Se partecipiamo ad una conversazione, l’unica cosa importante è capire la lingua dell’interlocutore. Ma mentre il trinariciuto vaticansecondista orripilisce davanti al minimo Dominus vobiscum, il buon cattolico non è così manicheo. Ben venga una parte più ampia (SC § 36) al vernacolo; ma, se la Messa non è una conversazione, se ciò a cui partecipiamo è un mistero; se, chiedendo in prestito alla Vergine Santissima qualche pensiero del Suo cuore, proviamo a contemplare i misteri della vita di Gesù Cristo… allora una lingua che ci ricorda che ciò che ci avvolge è un amore speciale e che ciò che cogitiamo assentendo è un dabar, una parola-fatto oggettivamente incomprensibile, ovvero comprensibile quando saremo beati - comprensori appunto - la lingua sacra è indispensabile e necessaria; con il Vaticano II diciamo che il suo uso sia conservato (SC § 36).
E se il vaticansecondista trinariciuto mi dice: finalmente capisco la Messa, gli rispondo: “Capiresti qualcosa della Messa se tu mi dicessi: - Ho capito che la Messa è incomprensibile - ”.
La Messa come sacra azione liturgica per eccellenza.
RispondiEliminaGià questo è neglettato dai pastori moderni.
La non comprensibilità della Messa in latino è solo la conseguenza del fatto che nessuno più la spiega, come si faceva invece in passato. Anche Gesù Cristo o la Madonna sarebbero fantasmi incomprensibili se nessuno ci spiegasse chi sono! Giustissima la constatazione che la lingua sacra esprime tutto il senso del mistero di quanto accade durante la liturgia, e vorrei aggiungere che oltre a questo sottolinea anche il fatto che la nostra fede ci giunge attraverso i millenni in una catena ininterrotta. Prendiamo le letture in latino. All'inizio ero anch'io perplesso, pensavo che almeno quelle si dovessero leggere in volgare (come in effetti è possibile fare): poi pensandoci bene ho visto che il Vangelo letto, anzi proclamato in latino è davvero qualcosa che giunge dall'alto, non è "voce di uomo", e pazienza se non si capisce bene, poi il prete come sempre si è fatto lo tradurrà e lo spiegherà nella predica. Il brano di Vangelo letto in volgare diventa fatalmente un raccontino qualsiasi, una favoletta recitata nella stessa lingua con cui si raccontano le barzellette e i pettegolezzi...
RispondiEliminaLa mia è una domanda seria: perchè il latino sarebbe più sacro del volgare? Sappiamo che Gesù e i suoi primi discepoli parlavano in aramaico e leggevano l'ebraico e probabilmente anche il greco e svolgevano le liturgie giudaiche in ebraico o in greco. I testi sacri sono scritti in greco, in ebraico e in aramaico. Le prime liturgie cristiane erano in greco. I testi sacri e liturgici furono tradotti in latino, essendo lingua vernacolare e ufficiale della parte occidentale della cristianità. Quindi sarebbero più sacri il greco e l'ebraico. E sarebbe più vicino alla sacralità divina usare la lingua dei testi sacri. Quindi, perchè il latino? Certo, è vero che la Vulgata è una traduzione bellissima, il latino è una lingua adatta ha esplicitare concetti complessi in frasi concise. L'uso plurisecolare del latino è una buona ragione per considerarlo un ottimo veicolo per la sacralità delle azioni liturgiche. Ma anche un'ottima traduzione italiana, dei sacerdoti capaci di essere ispirati quando celebrano, dei gesti di sacralità, anche senza l'uso del latino... non sono meno sacri ...
EliminaMa quando leggi che papa Benedetto si vestiva con paramenti che lo facevano sembrare un albero di Natale, che le sue messe erano troppo lunghe e con troppi cerimoniali, e dicono che: via i paramenti liturgici, basta una sopravveste, un bastone di legno invece delle ferule, messe corte che filano lisce e il vdr non canta, non partecipa, si siede in fondo nelle ultime panche, non si inginocchia e non mi interessa se per male alle rotule od altro, si siede e non dà la comunione, invita a pregare in silenzio per non urtare altre sensibilità, tanto vale non andare più in chiesa e pregare da soli....è questo il nuovo corso tanto strombazzato come 'primavera della CC'? Abbiamo visto che fine fanno le primavere, da Praga fino ad Algeri....
RispondiEliminaCaro Don Alfredo quello che Lei ha scritto è esattamente quello che vado ripetendo da tempo immemore anche a parenti
RispondiEliminae conoscenti tutti accomunati da una ignoranza voluta (e colpevole) da una saccenza patetica (e colpevole) e da una ipocrisia
innegabile (e colpevole) verso la Santa Messa di sempre.
Lei ha riportati i concetti in modo forbito e li ha esposti in coerenza ed ordinatamente, anche io un tempo facevo così.
Poi mi sono stufato perché con chi non vuole capire è tempo perso, perché l'asino se gli spieghi non capisce ma se lo bastoni in testa sente!!!! Così sono passato
alle frasi secche e micidiali contro cui non puoi argomentare le solite solfe e filippiche "partecipazioniste" o "comprensionistiche" che passati oramai decenni vari sono scadute e muffe anche perché non fai a tempo e la "mazzata" ti è già piombata sul melone.
Un esempio tipico della metodica che uso lo do subito:
- Non riesci a seguire la messa in latino? Ovvio sei più ignorante tu della mia bisnonna analfabeta che invece la sapeva tutta e la pure cantava.
- Vuoi partecipare? Ma se alla messa ci vai una volta si e dieci no che ti partecipi? Per partecipare basterebbe andarci come da precetto e cercare pregare invece di battere le mani e i piedi, di cantare coi bonghi e le chitarre e di imbastire sordide pagliacciate e spettacoli di cabaret vestiti come saltimbanchi e donne da trivio.
- Vuoi capire la messa? Non l'hanno capita i Santi e i Dottori della Chiesa che il latino lo sapevano a menadito
la vuoi capire tu che sei ignorante come un bue con le conoscenze di un cassonetto pieno di monnezza?
Ed infine dulcis in fundo quando se ne escono col solito mantra: la messa in latino dura troppo... io rispondo:
-Dura troppo per te che hai la capacità di concentrazione di una gallina e l'introspezione di una velina, per me dura troppo poco e quando finisce penso sempre... peccato... è già finita..... ma tu che vuoi capirci?
Si dirà che manco di "ecumenismo" di carità e di disponibilità al dialogo... ebbene è vero, ma almeno dopo questo trattamento
le loro ipocrisie e vaccate me le risparmiano una volta per tutte e forse (almeno lo spero) prima di ripetere la lezioncina progressista che hanno imparato a memoria forse accendono il cervello, una cosa è sicura: durante le feste o gli incontri
di altra casistica la finiscono di farmi girare le eliche e si mettono a parlare tra loro di cose importanti come il campionato
o le olimpiadi e persino del meteo, e mi lasciano in santa pace col mio "tradizionalismo intransigente". Deo Gratias!!!!
Grazie per lo splendido scritto Don Alfredo, prego per Lei.
Polimar
Uh quante volte sono stato tentato di rispondere anche io come ha fatto lei....per ora mi trattengo ma non so per quanto! :-)
EliminaLa verità sul Concilio II come cavallo di Troia del mondialismo, dei poteri forti e delle eresie si sta diffondendo sempre di più. Sempre più fedeli diventano tradizionalisti e smontano le bugie dei modernisti, ad esempio che la Messa in latino non si capisce e che è roba vecchia eccetera.....
RispondiEliminaSatana ha voluto anche fare sparire il latino che era la lingua della Chiesa e con il latino un fedele poteva vivere la Messa in ogni parte del mondo, inoltre la maggioranza dei testi sacri sono in latino, il nemico voleva eliminare a partire dal clero l'uso del latino anche per non farli più attingere alla fonte della verità tutta intera e della Tradizione, che è il tesoro spirituale di ogni cristiano di buona volontà.
La S.Messa parla prima di tutto la lingua del Cielo e la si deve soprattutto capire nei gesti e VIVERE nei gesti, nelle benedizioni e nel latino che è la lingua che ci appartiene anche per patrimonio culturale e storico e non solo spirituale.
C'è qualcosa di interessante sulla partecipazione attiva anche qui
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/p/il-post-concilio-e-lactuosa-participatio.html
E anche sul latino come lingua liturgica
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/05/maria-guarini-il-latino-una-lingua.html
Per me uno può preferire riti in latino o meno, il problema è se/come puoi lascia che la liturgia rigeneri la sua vita, il suo quotidiano...
RispondiEliminaDi quanta Carità è ricolmo il nostro cuore?
Altrimenti ....
Prego per la mia e la vostra conversione.
Stefano
Non si tratta di preferire il latino o l'italiano il fatto e' che molti sacerdoti sembrano proprio scocciati ,quasi capitati sull'altare per sbaglio.A questi puoi anche fargli celebrare la messa in aramaico che tanto il risultato non cambia.Alcuni si rianimano solo quando si arriva all'omelia dove possono dare libero sfogo tutta lla loro inconsistenza Lo scorso anno un mio amico cosi' defini' il suo parroco:un asino che parla solo di fame in Africa e di calcio.Clermont
EliminaStefano hai colto il punto. Peccato che i fanatici delle due contrapposte fazioni siano lontani anni luce dalle tue sagge considerazioni.
EliminaFidenzio Volpi novello Quisling e vetusto Giuda Iscariota dimettiti!
RispondiEliminal'inquisitore marxista Fidenzio Volpi nomen omen, volpe di nome e di fatto. Col suo Soviet (Bruno e company) governa i Francescani dell'Immacolata dopo aver messo a tacere e quasi incarcerato padre Mannelli.
RispondiEliminaIo non sapevo nulla del miracolo eucaristico di Buenos Aires , povero Signore nostro!!! e si accendono le candele ad Annuka...vedi wwwlatorre.com
RispondiEliminaDicevo www.associazionelatorre.com,Bergoglio celebra quella che i rabbini chiamano hannuka
RispondiEliminaIl problema del latino è, a mio avviso, soltanto la facciata di qualcosa di ben più grave: la negazione della teologia della S. Messa canonizzata nel concilio di Trento e che nel latino trovava (e trova) perfetta e perenne espressione, non passibile di alterazioni, ambiguità, tagliuzzamenti vari. Ma è storia che tutti sappiamo bene, o, almeno, che dovremmo saper bene.
RispondiEliminaQuanto alla lunghezza della Messa VO: frequento normalmente questo santo rito, che, asperges, preghiere finali ai piedi dell'altare ed omelia compresi, non dura mai, nella sua forma piana, più di un'ora.
In estate, quando m'è impossibile partecipare al rito antico nel raggio di 30-40 km - gli anni passano - frequento il NO. Stessa durata. A volte anche più d'un'ora, con la corsa alle letture dall'ambone, a chi arriva prima a strappar di mano al prete la pisside, gli sproloqui del celebrante che via via commenta ciò che dice e fa, extra omelia, la girandola di baci ed abbracci da cima a fondo della chiesa, che non permette al sacerdote di recitar ad alta voce l'Agnus Dei, e poi, canti iniziali e finali orribili.
Quindi il problema della lunghezza non esiste proprio. Si trovino argomenti più solidi.
Assolutamente d'accordo. Il discorso che il VO è più lungo del NO è del tutto astratto e non tiene conto delle prediche di mezz'ora più i predicozzi estemporanei qua e là che infarciscono puntualmente il secondo. Invece non mi è mai capitato un VO dove la predica durasse più di dieci minuti: un rito che già dice tutto non invoglia ad abbondare con le parole umane!
EliminaSi ok, ma sta storia della SS.ma Vergine che "assisteva" alle prime "Sante Messe" celebrate dagli Apostoli.. è proprio ridicola!
RispondiEliminaMa dove sta scritto? E, ancora di più, come possiamo sapere cosa "custodiva nel suo cuore" in quei momenti?
Credo che non si possono accusare i modernisti di inventarsi le cose, se poi i primi a mettere in piedi certe assurdità sono i tradizionalisti!
Per motivare le proprie posizioni ci sono argomentazioni più serie. O no?
Fantateologia, allucinante...
ps: ma per quelle prime Sante Messe gli Apostoli usavano la pianeta o la casula? E celebravano in latino o in aramaico o forse in greco?
Per le prime S.Messe gli apostoli non si lavavano neanche le mani ed avevano l'odore del caprone alla moda argentina , inoltre celebravano in catanese arcaico che sarebbe un dialetto greco .Clermont
Eliminati consiglio di leggere attentalmente "Le origini apostolico-patristiche della Messa Tridentina" (14.05.2011) che trovi quì sul sito.
Eliminaquanto i "sentimenti "della Madonna che assisteva ti consiglio "de ecclesia Eucharistia" di Giovanni Paolo II.
poi chiedi "E celebravano in latino o in aramaico o forse in greco?" : quello che è "Scritto" è che con la Pentecoste oguno li sentiva parlare nella propria lingua.. non risula scritto che tale dono dello Spirito Santo li abbia lasciati subito e neanche che non assistesse gli Apostoli fino alla morte, quindi è possibile che tale carisma intervenisse anche alle prime "frazioni del Pane"
poi più in generale : chi va alla Santa Messa in latino non è "tradizionalista" è semplicemente cattolico perchè ha diritto per Legge della Santa Chiesa di partecipare a tale Rito antico (mai peraltro abrogato né abrogabile..) come del resto al Rito nuovo: entrambi hanno validità perchè sono Riti Sacri della Chiesa Cattolica. quello che " ferisce" i cattolici sono gli innumerevoli abusi liturgici che si compiono nel nuovo Rito senza che nessuno intervenga: prova a vedere "Horror Missae" in internet e mi dirai se forse non è meglio che qualcuno, disprezzato e spesso gratuitamente villipeso perchè va alla Messa in latino, tenga a cuore che nella Santa Chiesa venga salvaguardato il Rito antico, dove in presbiterio non si balla mai, non si portano motocicli maii, non si fanno "commemorazioni laiche" del defunto(se le facessero alle sedi dei partiti!), non si cantano canzoni profane (in certi casi è un eufemismo..)mai, non si espongono bandiere varie mai ecc.ecc. : mai di questi "abusi" perchè il Rito ed il celebrante semplicemente non lo consentono. poi , perchè rinfaccia che il celebrante usi le vesti sacre della liturgia con quel "...usavano la pianeta e la casula?" è un suo obbligo.. poi, crede che inginocchiarsi e tenere le mani giunte di fronte al Corpo di Gesù che intero miracolosamente "entra" in oguno di noi al momento della Sant Comunione non sia "virile" e rispettoso del Miracolo Eucaristico che avviene in ognuno che si comunica? ai fnciulli, che spesso non capiscono le "preghiere dei fedeli" dal semplice inginocchiarsi davanti a Dio Eucarstia si trasmette la fede più di mille spiegazioni e catechesi -per capirci, dico che nessuno di noi si inginocchia davnti a nessuna autorità civile...- : Le pare poco il poter trasmettere la fede con questo semplice atteggiamento ai nostri giovani??
Stefano, che ringrazio, ha ragione qui sopra, tutti dobbiamo pregare vicendevolmente per la nostra ed altrui conversione. L'importante è non disprezzarsi vicendevolmente, perchè altrimenti si pecca gravemente nell'amore e forse andare a Messa in questo caso può divenire uno scandalo. Certo dispiace vedere che la "punizione" dei frati Francescani dell'Immacolata sia consistita nel divieto di celebrare col messale di Giovanni XXII , quindi un normale fedele che non conoce la Messa antica né la frequenta è indotto a pensare che dal Rito"straordinario" è meglio tenersene alla larga, come se il Rito in sè stesso fosse pericoloso per la fede. Se poi uno va alla Messa antica e pensa di essere "migliore" o che gli "altri" siano da biasimare perchè Prtecipano al Rito ordinario, -sia en chiaro non parlo degli abusi liturgici che dovrebbero essere in obrobrio a tutti!!- proprio non è "tradizionalista" semplicemente non è cattolico, o è un cattolico che così pensando fa peccato ed ha bisogno di convertirsi veramente.
dimenticavo, che sentimenti avrà provato Benedetto XVI quando è stata "vietata" la Messa antica celebrata da questi frati, dopo tutto quello che ha fatto per ripristinarla? : insomma perchè gli "abusi" se ci sono stati vengono puniti col divieto della Messa Vetus? il papa non può sentire direttamente Padre Manelli?
EliminaSono in disaccordo con don Morselli. Il suo articolo - con tutto rispetto - alla fine non dice nulla. Io preferisco leggere direttamente ciò che dice la Chiesa (le parole sono pesate!):
RispondiElimina"È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo" (Sacrosanctum Concilium, 14).
Molto giusto. Lo dicono anche Mic e anche Luisa, due colonne della Chiesa di sempre, due veri Dottori della Chiesa, due luminari per tutto il mondo cattolico posconciliare.
RispondiEliminaCerto! Per parlare di partecipazione al Mistero celebrato in ogni Santa Messa è stato preso un esempio particolare di cui non abbiamo fonti storiche (quello dell'atteggiamento- del custodire nel suo cuore - della Ss.ma Vergine nella partecipazione alla Messa celebrata dagli apostoli)... Credo fermamente, però, alla Comunione dei Santi, e dunque che la Madonna partecipa ad ogni Santa Messa (questo lo affermava sempre anche Padre Pio)....complimenti a don Alfredo per l'articolo quanto mai attuale: la gente va in chiesa per capire o per partecipare del Mistero celebrato? La lingua sacra è un impedimento o un aiuto nel permettere al cristiano di partecipare e di stare nella giusta posizione davanti al Mistero di Dio?.....in questo articolo la risposta è chiara! Prosit
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