Un commento di don Mauro Tranquillo FSSPX
La lettera di Papa Francesco ad
Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano
"La Repubblica", non è certo un atto di Magistero, e in questo
potranno concordare anche coloro che sono soliti rimporverarci su questo punto.
È quindi senz’altro possibile discuterla alla luce del Magistero, quello sempre
vivo perché interprete e vicario delle parole del Cristo, pronunciate duemila
anni fa. Il Magistero, quello vero, non si distingue in vivente o passato:
un atto di qualsiasi epoca è sempre vivo e attuale, essendo solo la conferma
per noi di quanto detto o non detto da Gesù e dagli Apostoli.
Il fatto che la lettera non sia
Magistero, come molti altri atti apparentemente ufficiali dei recenti
Pontefici, non toglie che sia un atto gravissimo, perché pubblico e quindi, in
caso fosse erroneo, atto a produrre scandalo (cioè cattivo esempio, spinta
all’errore) nel lettore.
Innanzitutto, sulla figura di
Scalfari e sull’opportunità di dialogare con lui, specie dandogli credito in
pubblico di valido interlocutore, rimandiamo a un
articolo di Francesco Colafemmina , del quale ci piace citare il
commento: «Scalfari non cerca Dio. Scalfari tenta Dio e il Papa. Non è in
dialogo perché cerca l'Assoluto, no. Il suo è un pallino intellettuale. Non
cerca nulla per sé, per la sua anima, concetto al quale non crede neppure e
dunque perché chieder conto del peccato? Lui vuol solo dimostrare al mondo che
la Chiesa deve dare spiegazioni della sua presunzione di verità e della sua
autorità in merito al peccato. E che la Chiesa di papa Francesco è diversa da
quella che l'ha preceduta. Per Scalfari non esiste né Dio né il peccato. Ma
egli tenta il Papa, vuole costringerlo per mera cortesia verbale attraverso un
gioco di insincera apertura alle sue risposte, ad affermare che sì, la
misericordia di Dio perdona sempre. Che anche l'ateo - che per il catechismo
per ciò stesso ossia per la sua negazione consapevole di Dio, è già in stato di
peccato - in realtà non compie peccato se non quando ignora la sua coscienza.
Ma cos'è la coscienza e come si articola il suo giudizio? Questo il Papa non lo
chiarisce. Peccato che il Papa si sia prestato al giochino superbo e
autoreferenziale di Scalfari. Non una pecorella smarrita, ma un peccatore
convinto, un ateo animato soltanto da una insensata hybris».
Venendo al testo, che è ciò che
più conta, abbondano le espressioni circiteristiche (come avrebbe detto Amerio
sull’esprimersi senza definire precisamente i concetti), e affermazioni che
sembrano quasi giochi sulle parole, come l’affermazione che la verità non è
assoluta perché “relazione” con Gesù Cristo. Ovviamente il termine assoluto è
preso in due sensi diversi: Scalfari chiede se la verità è assoluta, cioè non
relativa al soggetto che la recepisce, e il Papa risponde che non è assoluta
perché mette il soggetto in relazione con Gesù Cristo. Evidentemente non era
mediaticamente opportuno che il Papa predicasse l’aggettivo assoluta al
soggetto verità, quindi è bastato un semplice sofisma per non negare e
non affermare. Altro punto simile è il trito ritornello del dialogo, senza
grandi distinzioni e senza che si capisca quale sia lo scopo del dialogo
medesimo. Anche su questo si è detto e scritto molto. Quanto al presentare la
fede come incontro personale, come esperienza (anche comune), si vede quanto
questo avvicina alle varie forme dell’errore modernista. Anche l’affermazione
apparentemente più antirelativista («Dio non dipende dal nostro pensiero») ha
come fondamento l’esperienza personale che Francesco vuole condividere con il
suo interlocutore: « Dio — questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza,
ma quanti, ieri e oggi, li condividono! — non è un’idea, sia pure
altissima, frutto del pensiero dell’uomo». Che cosa resti della fede teologale,
come anche delle prove metafisiche dell’esistenza di Dio, è difficile dirlo: di
certo non sono menzionate, forse per ragioni pastorali, o forse perché ritenute
impresentabili.
Il punto chiave sul quale ci
dobbiamo soffermare, è però costituito dalle numerose affermazioni apertamente
eterodosse. Seguiamo l’ordine della lettera nell’enumerarle.
Secondo il Papa, per un salto
logico di difficile comprensione, dall’Incarnazione deriva la separazione tra
sfera politica e religiosa, al punto che la Chiesa semplicemente addita la meta
ultraterrena facendosi sale e lievito nella massa, senza che ciò comporti «ricerca
di qualsivoglia egemonia». A parte la condanna della separazione Stato/Chiesa
compiuta da san Pio X nell’enciclica Vehementer o da Leone XIII in Satis
Cognitum, anche il fatto che la Chiesa debba solo dare una direzione e non
esigere l’effettiva sottomissione a Dio della società civile è ampiamente
condannato (Costituzione Inter multiplices di Alessandro VIII del 4
agosto 1690, DzS. 2281-2285; condanna ripresa da Pio VI in Auctorem fidei,
DzS. 2699), inconciliabile con la dottrina del Cristo Re di Pio XI in Quas
primas, e del tutto opposto alla definizione dogmatica di Bonifacio VIII in
chiusura di Unam Sanctam, che in virtù dell’unità di Dio richiede la
sottomissione di ogni creatura (quindi anche del potere secolare, su cui
verte la bolla) al Romano Pontefice. Papa Francesco tra l’altro attribuisce a
un faticoso - ma evidentemente positivo - processo questa separazione
realizzatasi in Occidente, sancendo così come lodevole sforzo secoli di lotta
contro il potere di Cristo, del Papa e della Chiesa Romana.
Segue nella lettera un
paragrafo sul popolo ebraico, dove si afferma che «mai è venuta meno la
fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele e che, attraverso le
terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in
Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa,
ma anche come umanità». Su questa dottrina così di moda e così opposta al dato
rivelato, rinviamo a recenti
studi pubblicati su questo sito .
La parte più inquietante rimane
comunque quella sulla libertà di coscienza, che sfocia in un aperto
relativismo. Non si accenna minimamente al dovere morale di adeguare la propria
coscienza all’ordine voluto da Dio, proprio mentre Scalfari chiedeva cosa pensa
la Chiesa della salvezza di chi nemmeno cerca Dio o la verità (cioè anche chi
rimane nell’ignoranza volontariamente, magari anche per negligenza). Vi si
trova invece, papale papale, la seguente affermazione: « Innanzi tutto,
mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca
la fede. Premesso che — ed è la cosa fondamentale — la misericordia di Dio
non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione
per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato,
anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e
obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito
come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la
malvagità del nostro agire». Se questo non è puro relativismo, ci si domanda
che cosa sia questa tanto vituperata dottrina. Anche prescindendo dal problema
del peccato puramente materiale, anche prescindendo dal fatto che non si
capisce come possa rivolgersi contrito a Dio chi non crede (ma il problema non
si pone: non essendo peccato per il non credente non credere, di che dovrebbe
essere contrito?), anche prescindendo dal fatto che la salvezza viene dalla
grazia (che quindi mi porta a conoscere la verità, o almeno a cercarla: altro
che pelagianesimo!), questa pubblica risposta conferma nel suo stato il
non-credente che non cerca la fede, e potenzialmente giustifica qualsiasi atto
che venga percepito come bene dal soggetto. L’unico male sarebbe
agire contro coscienza, a prescindere dallo stesso dovere della coscienza di
adeguarsi alla verità oggettiva e esterna. Che spazio resta tra tali
affermazioni e il “sarete come Dio, conoscerete il bene e il male”? Non ci
sembra nemmeno necessario ricordare qui le condanne della libertà di coscienza
di Mirari vos e Quanta cura, e rinviamo alle encicliche Immortale
Dei e Libertas di Leone XIII per chi volesse sentire delle parole
cattoliche e magisteriali.
Di fronte a questi errori
condannati ma pubblicamente ripetuti a così alto livello e con tale alto grado
di pubblicità, è dunque dovere di ogni cattolico di professare apertamente e
senza timore la verità, dissociandosi da tali affermazioni che attaccano
diversi punti del dogma e minano le basi della virtù di fede e di qualsiasi
vita morale fondata sull’ordine oggettivo voluto da Dio Creatore e Redentore.
Respingiamo questo pelagianesimo che mira a fare della coscienza umana, anche
negligente e nell’ignoranza crassa, l’artefice della sua propria salvezza.
Ribadiamo la necessità di credere per avere la vita eterna, e della grazia per
credere e vivere coerentemente alla fede: senza tutto questo, è impossibile
piacere a Dio e essere salvati.
***
Commento e provocazione di un nostro lettore
"La
questione, per chi non crede in Dio, sta nell'obbedire alla proprio
coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va
contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti,
decidersi di fronte a ciò che viene
percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bont
o la malvagità del nostro agire".
Queste sono alcune delle parole
pronunciate da Papa Francesco in risposta alle domande di Eugenio
Scalfari, il Papa degli atei e dei laici più spietati ed intransigenti
Non a caso proprio il suo giornale, "Repubblica", in questi ultimi anni
ha portato avanti, quasi fossero una ragione di vita, attacchi spietati,
senza alcun risparmio di coltpi, contro Benedetto XVI, il Suo
Pontificato e la Chiesa in generale.
Ora, da questa risposta del nuovo Papa, che, insieme alla negazione dell'esistenza di verità assolute anche per i cattolici ha praticamente messo in confusione la fede di migliaia di persone (i dogmi, di fatto, sono verità assolute e non credere ad essi significa demolire le fondamenta della religione Cattolica!), si evince che anche chi non crede e, tanto per fare un esempio, pratica coscienziosamente l'aborto, può (senza confessarsi e pentirsi seriamente? - parole queste omesse nella risposta di Francesco!) conquistare il perdono e la misericordia di Dio... Ma davvero il GENOCIDIO DI MILIONI DI VITTIME INNOCENTI può essere perdonato da Dio se non vi è il pentimento di quanti lo hanno praticato? Davvero si può dire ad un medico senza fede che, se ha praticato l'aborto secondo la propria coscienza, non ha commesso peccato?
Dato che i miei genitori mi hanno trasmesso il dono della fede cattolica, facendomi frequentare fin da bambino perfino le scuole cattoliche, di fronte ai contenuti della lettera del Papa scritta ad Eugenio Scalfari, mi trovo in evidente difficoltà, poiché tutto ciò che mi stato insegnato e trasmesso ora è come se non esistesse più, poich il Papa ha spiegato non solo che è possibile il contrario, ma lo ha addirittura negato! ("Per cominciare io non parlerei nemmeno per chi crede di verit assoluta"...).
Ora, da questa risposta del nuovo Papa, che, insieme alla negazione dell'esistenza di verità assolute anche per i cattolici ha praticamente messo in confusione la fede di migliaia di persone (i dogmi, di fatto, sono verità assolute e non credere ad essi significa demolire le fondamenta della religione Cattolica!), si evince che anche chi non crede e, tanto per fare un esempio, pratica coscienziosamente l'aborto, può (senza confessarsi e pentirsi seriamente? - parole queste omesse nella risposta di Francesco!) conquistare il perdono e la misericordia di Dio... Ma davvero il GENOCIDIO DI MILIONI DI VITTIME INNOCENTI può essere perdonato da Dio se non vi è il pentimento di quanti lo hanno praticato? Davvero si può dire ad un medico senza fede che, se ha praticato l'aborto secondo la propria coscienza, non ha commesso peccato?
Dato che i miei genitori mi hanno trasmesso il dono della fede cattolica, facendomi frequentare fin da bambino perfino le scuole cattoliche, di fronte ai contenuti della lettera del Papa scritta ad Eugenio Scalfari, mi trovo in evidente difficoltà, poiché tutto ciò che mi stato insegnato e trasmesso ora è come se non esistesse più, poich il Papa ha spiegato non solo che è possibile il contrario, ma lo ha addirittura negato! ("Per cominciare io non parlerei nemmeno per chi crede di verit assoluta"...).
Qualche sacerdote, teologo, insegnante di religione...
può gentilmente provare a fornirmi qualche spiegazione, delucidazione,
risposta a queste mie perplessità? Grazie...
Antonio Nalli
"...Qualche sacerdote, teologo, insegnante di religione..."
RispondiElimina...ti dovrebbe DELUCIDARE più del PAPA ?!?!?
ora anche scalfari dirà: IL PAPA CI APPROVA!!! SIAMO APPROVATI!!! ABBIAMO LO STATUTO !!!
Aggiungo che per i nazzisti uccidere un ebreo era perfettamente in linea con la propria coscienza... sono tutti in paradiso?
RispondiEliminaQuesto lo pensi tu. Non Uccidere è proprio un comandamento di Dio e tutti gli uomini normali di ogni razza e cultura sanno per natura, nel cuore, che ammazzare un simile è male e di sicur lo sapevano anche molti dei nazisti
EliminaResto semplicemente ESTERREFATTO dinnanzi a questa demolizione continua della Dottrina Cattolica....per 2000 anni sembra che ci abbiano insegnato soltanto favole....
RispondiEliminaComplimenti a Mauro Tranquillo! Davvero, dovresti fare tu il Papa. D'altronde, gli correggi anche le virgole. Ah! Che grande!!
RispondiEliminaConfessa che ci hai pensato, vero?
Beh, fino ad allora... sii più rispettoso
La lettera del Santo Padre è... strana. Rivolta a degli atei e anticlericali per cercare di convertirli è stata letta ed interpretata da molti cattolici come rivolta a loro.
RispondiEliminaIo l'ho letta e non l'ho ben capita ma credo sia facile fraintenderla: è uno scritto non rivolto a noi ma a chi perseguita la Chiesa, e usa quindi un linguaggio strano per un pontefice.
A prescindere dal giudizio sull'utilità dell'atto in sè: viva il Papa!
Leggetevi Livi e, se possibile, anche Ricoeur.
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-papa-di-rottura-solo-nella-testa-di-scalfari-co-7310.htm
il Papa ha scritto una lettera, non un atto di Magistero, e più di una volta ha detto che siamo tutti uguali, lui compreso. Che male ci sarebbe a correggergli le virgole allora?
RispondiEliminaI due commenti riportati sono scritti da chi ragiona in modo integralista e vuole vedere sempre e solo eresie ad ogni fiato di voce. Il Papa non ha detto nulla di quello che gli si è attruibuito, ad esempio non ha detto che non esistono verità assolute per i cattolici. Se siete privi di comprendonio, tronate a scuola e poi commentate. Se vi basta una lettera per avere queste reazioni, mi chiedo che fede è la vostra.
RispondiEliminaAd maiora
le verità assolute sono dunque relative ai cattolici? sono assolute ma non per tutti? interessante argomentare.
RispondiEliminaPadre perdona loro perchè non sanno quello che fanno.
RispondiEliminaIl commento di don Tranquillo mi lascia esterefatto e mi preoccupa seriamente, Francesco scrive cose verissime, frutto di una continua e sempre nuova ricomprensione del Vangelo perche' si realizzi in maniera radicale. Tranquillo usa la verita' come un' arma offensiva, crede di avere la verita' in tasca -e bisogna aver paura di chi crede di avere la verita' in tasca!
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