A Messa a Ho Chi Minh, con i
cattolici che fan venire voglia di cantare a squarciagola
Reportage da Hanoi (Vietnam). Attraversare la piazza
per raggiungere Notre Dame, la cattedrale di richiede Ho Chi Minh (già
Saigon), richiede un po’ di sangue freddo. Lo slalom tra le centinaia di
motorette che evitano il passante schivandolo per un soffio è
un’impresa da brivido.
La grande cattedrale con le due torri laterali fu costruita dai
francesi tra il 1877 e il 1880 con mattoni rossi fatti arrivare apposta
da Tolosa. È la chiesa cattolica più grande del paese. Sorge nel mezzo
della piazza de la Comune de Paris, al centro del traffico cittadino. Su
un lato della stessa piazza il francesissimo palazzo delle Poste
centrali. Di fronte, i giardinetti che custodiscono la grande statua
della Madonna, un vero monumento cittadino e letterario, ricordata in
tanti articoli dei corrispondenti di guerra e nel romanzo di Graham
Greene Un americano tranquillo, ambientato proprio a Saigon.
Qui, nel tratto più elegante del cuore economico del Vietnam, ancora si
può immaginare la vecchia capitale indocinese. La domenica tutta la
città si riversa qui, seduta ai tavolini dei caffè o sull’erba del
giardino per un veloce pic-nic, i ragazzi e le ragazze a farsi
fotografare intorno alla cattedrale, accanto alla statua di Maria.
Accade talvolta che alle undici di mattina, l’ora migliore per
recarsi alla Messa festiva in tutto il mondo, Notre Dame resti invece
chiusa, apparentemente inespugnabile. Solo nel primo pomeriggio le porte
si aprono per accogliere la folla dei fedeli che, per sfuggire al caldo
umido dei tropici, in pochi minuti occupano tutte le panche e si
stringono lungo le navate laterali usando sgabelli di plastica
piccolissimi, fino a che non rimane neanche un metro di spazio libero.
Così agli ultimi arrivati tocca seguire la celebrazione seduti sul
proprio scooter davanti alle cancellate d’ingresso, magari sperando in
una fuggevole brezza.
Quando inizia la celebrazione, il rumore delle motorette, che
circolano ininterrottamente, lascia il posto alla musica e ai canti del
coro che, amplificati da potenti altoparlanti, si possono ascoltare
anche seduti ai tavolini dei locali fino alle vie limitrofe. Spesso sono
ritmi ripetitivi, melodie tipiche dei tempi buddisti che incontrano
testi in uso anche nelle chiese occidentali. Una mescolanza di culture
che passa attraverso le voci aggraziate dei vietnamiti e la loro
passione per il bel canto.
Un’oasi nel caos di Hanoi
Ad Hanoi, un concerto di trombe e tamburi conduce a Ly Quoc Su’, il centro del quartiere vecchio della città. In fondo alle strade strette appare, maestosa e inaspettata, la cattedrale di San Giuseppe, uno stile neo gotico che ricorda, in piccolo, la Notre Dame di Parigi. Un’enorme processione di fedeli segue la banda di bianco vestita e i ragazzini in vesti lunghe e azzurre che portano un baldacchino con una piccola statua della Vergine. Il clero, nei paramenti della festa, si ferma davanti alla facciata principale della chiesa per benedire, spargendo incenso in grande abbondanza. San Giuseppe è stata costruita nel 1886, usando il solo cemento. Un cemento diventato antico e scuro capace di disegnare un luogo che ispira profonda spiritualità.
Ad Hanoi, un concerto di trombe e tamburi conduce a Ly Quoc Su’, il centro del quartiere vecchio della città. In fondo alle strade strette appare, maestosa e inaspettata, la cattedrale di San Giuseppe, uno stile neo gotico che ricorda, in piccolo, la Notre Dame di Parigi. Un’enorme processione di fedeli segue la banda di bianco vestita e i ragazzini in vesti lunghe e azzurre che portano un baldacchino con una piccola statua della Vergine. Il clero, nei paramenti della festa, si ferma davanti alla facciata principale della chiesa per benedire, spargendo incenso in grande abbondanza. San Giuseppe è stata costruita nel 1886, usando il solo cemento. Un cemento diventato antico e scuro capace di disegnare un luogo che ispira profonda spiritualità.
Dietro la chiesa, un giardino con piante tropicali dai fiori
profumati regala un po’ di frescura alla casa del parroco, alla scuola
per i ragazzi più poveri, ai locali di servizio e ai dormitori. Un
giardino incantato che interrompe la fila delle stradine e si apre come
un oasi in mezzo al caos dei quartieri ad altissima densità abitativa di
Hanoi. La Messa è un rituale antico. Quella in lingua vietnamita, la
principale, alle sei del pomeriggio, è un ritorno al passato ed è
emozionante. Le signore indossano per l’occasione il loro miglior áo
dài, il vestito tradizionale, pantaloni larghi sotto la lunga stretta
tunica fatta di sete dai colori lucenti. Sono elegantissime e di grande
grazia. Oggi invece la liturgia è celebrata in latino, e questo
favorisce il senso di fratellanza perfino qui, in mezzo a una comunità
di cultura tanto diversa e dalla lingua indecifrabile. Viene voglia di
cantare a squarciagola per condividere con questa gente una fede che
sembra tanto sincera.
In
Vietnam vivono circa 6 milioni di cattolici, che rappresentano il 9-10
per cento della popolazione. La pratica religiosa è alta, le vocazioni
numerose. Sono la seconda minoranza, dopo i buddisti, in un paese a
stragrande maggioranza atea: i senza-religione sono l’81 per cento del
totale.
Percorrendo il paese dal sud al nord, sono tanti i luoghi di culto
costruiti nel corso della dominazione coloniale francese, dal 1883 al
1954. Oltre a quelli delle città sorprendono le eleganti architetture
religiose immerse tra il verde smeraldo della campagna o con lo sfondo
blu intenso dei grandi fiumi vietnamiti, del Mar della Cina o del golfo
del Tonchino. Ma chiese accoglienti, piene di fedeli, di musica e di
canti sono anche le capanne di paglia e legno costruite con cura, al
confine nord con la Cina, nel paesaggio unico delle risaie delle
montagne intorno alla località di Sapa. I h’mong neri, minoranza di fede
cattolica, ne hanno fatto il centro vitale delle loro piccolissime
comunità di agricoltori.
Allora è un bene che Papa Francesco abbia annunciato la nomina cardinalizia dell'arcivescovo di Hanoi?!
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