L’ANNO DELLA FEDE E LA MUSICA
di Enzo Fagiolo*, per MiL
Tra le arti che la Chiesa,
fin dai suoi inizi, ha utilizzato per rendere più efficaci l’evangelizzazione e
la catechesi, un posto privilegiato è stato riservato alla musica, poiché adatta
a proclamare “ un testo sacro perché con
il canto fosse più efficace nell’animo dei fedeli”, come ha scritto il M°
card. Bartolucci . Commoventi le parole con le quali S. Agostino ha esaltato il
canto sacro : “ognuno si chiede in qual
modo debba cantare a Dio. Canta a Lui ma canta bene”. Uno dei primi provvedimenti
della Chiesa fu l’istituzione delle scholae
cantorum, sistemate entro
artistici recinti marmorei visibili
ancora nella navata centrale di alcune basiliche paleocristiane. I papi hanno seguito
personalmente la preparazione e l’esecuzione dei canti nella liturgia; è ben
nota l’immagine di Gregorio Magno che istruisce al canto sacro i ragazzi.
Una manifestazione musicale può entrare, pertanto, quasi di diritto, nei
programmi dell’Anno della Fede. Nel concerto si è svolto nell’Aula delle
Udienze in Vaticano il 22 giugno davanti
alla bianca sedia papale tristemente vuota
e ad un pubblico che riempiva meno della metà dell’aula, è stata eseguita
la IX sinfonia di Beethoven,
capolavoro celebrato da tutti, ma che fa sorgere il dubbio se in sintonia con la fede cristiana. L’Inno alla
gioia, è l’aspirazione ad una liberazione effimera e dionisiaca dalle angosce
umane, in nome di una illusoria fratellanza universale, per il sommo autore
certo in buona fede, purtroppo senza il vero Dio, ridotto ad un generico
soggetto che sta “sopra il cielo stellato”.
Papa Benedetto XVI, intenditore, come pochi oggi, della relazione teologica tra
fede cristiana e musica, in occasione del concerto alla Scala di Milano, dopo
aver ascoltato la stessa partitura, precisò: “non è una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta”.
Per l’Anno della Fede era, al contrario, necessaria una musica che esprimesse
la fede cristiana del compositore per farne dono al popolo di Dio perché
alimentasse la propria. Ancora una volta si è avuta una manifestazione dell’equivoca
ideologia penetrata nella Chiesa, che postula il ‘dialogo’, che spesso è una
collusione, con le culture anche se essenzialmente atee, della comprensione di certi
‘valori’ umani anche se dei più equivoci e…. via dicendo.
Di ben altra sintonia spirituale con l’Anno della Fede, anche se non
inserito tra gli eventi ufficiali, è stato il concerto che si è tenuto nella
stessa Aula l’8 maggio, promosso dalla Fondazione Domenico Bartolucci e realizzato
dall’Associazione Festival di Pasqua che da un ventennio organizza prestigiosi
concerti di musica sacra nelle basiliche romane. Alla presenza del M° cardinale
che proprio in quel giorno compiva 96 anni e di circa settemila persone, sono
state eseguite sue composizioni per soli, coro e orchestra: il Magnificat dall’ oratorio La Natività,
che canta la fede gioiosa di Maria, e la Messa di Requiem, i cui venerandi testi sono
stati dalla riforma liturgica quasi del tutto cancellati, che esprime la fede nella
giustizia misericordiosa di Dio. Questo Requiem è, infatti, la trasposizione in
veste sinfonico-corale di una messa polifonica a 7 voci alla quale sono stati
aggiunti, oltre l’accompagnamento orchestrale, un quartetto di solisti,
eseguita nella stesura polifonica, dalla Cappella Sistina per le esequie in S.
Pietro di Pio XII e di Giovanni XXIII e poi in varie sedi concertistiche, dove alcuni
temi del gregoriano dell’antica Messa per i defunti e quelli polifonici originali
dell’autore si fondono in modo mirabile.
Prima
di queste composizioni, come in un fuori programma, sono state eseguite tre
arie sacre di Giuseppe Verdi, tratte dalle sue opere liriche, per ricordare il
bicentenario della sua nascita, tra cui la sublime Ave Maria dall’Otello. La fede autentica del grande maestro di
Busseto, le cui musiche sacre sono giudicate, da certa critica faziosa, come laiche
e teatrali, ha voluto far cantare a Desdemona, poco prima di essere uccisa
innocente, una fervente preghiera alla Madre del Signore, trascurando la shakespeariana
canzone del salice, incomprensibile in quella drammatica circostanza, sulle
labbra di una fedele cristiana e cattolica.
Oggi nella confusione dottrinale che inquina la Chiesa, non si fa distinzione tra ciò
che è veramente cristiano e ciò che appartiene ad una ‘religiosità’ generica di
tipo sincretistico. Per una autentica evangelizzazione non l’ effimera
sperimentazione di forme musicali e liturgiche è necessaria, ma il ritorno ad
una vera grande arte, inconfondibilmente cristiana, nuova quanto si vuole ma
fondata sulla tradizione.
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* Enzo Fagiolo, è uno dei soci fondatori della Fondazione Domenico Bartolucci, nonchè Vicepresidente della medesima.
Per MiL ha scritto:
- Musica Sacra, riforma e abusi liturgici (08.11.2012)
- La funzione della musica nella liturgia (13.12.2012)
Ai tempi dei miei studi musicologici non mi sembrava che Verdi fosse particolarmente fervente, anzi... si son scoperti tratti inediti del maestro?
RispondiEliminahttp://www.radio.rai.it/podcast/A42415053.mp3
"Il senso profondo della Musica -il suo fine essenziale- è di promuovere una comunione, un'unione dell'uomo con il suo prossimo e con l'Essere."
RispondiEliminaIgor' Fëdorovič Stravinskij (da: "Poétique musicale", 1940-1942)La IX Sinfonia di Beethoven è l'anelito dell'Uomo che attraverso l'Arte adora nella letizia il Sommo Creatore ! Per quanto apprezzabile la difficile musica di compositori dell'epoca contemporanea la RAI ha deciso di imprimere all'Anno della Fede il sugello massimo di bellezza e perfezione : il capolavoro beethoveniano ! Definire sincretisco questo granitico capolavoro della mente umana non solo è riduttivo ma anche offensivo ! Mi auguro che i sollazzi estivi della spiaggia possano impedire la lettura di questo articolo perchè esso danneggerebbe la già offuscata immagine del mondo " tradizionalista ".
Nell'Otello di Verdi, Desdemona canta la Canzone del salice prima dell'Ave Maria :-)
RispondiEliminaPer me Papa Francesco ha fatto proprio bene a disertare quel concerto. Che c'entra la Nona di Beethoven con l'Anno della Fede? Se proprio si doveva eseguire qualcosa di quel mangiapreti che era Beethoven, allora sarebbe stata cosa buona e giusta eseguire la Missa Solemnis (che Ludwig considerava come il suo capolavoro, altro che la Nona della quale francamente ne abbiamo fin sopra i capelli). Oppure, sarebbe stato più interessante e forse anche più edificante eseguire qualcosa di Liszt, che era cattolico senza se e senza ma.
RispondiEliminaE' quasi patetico, oltre che di discutibile gusto, leggere questo articolo.
RispondiEliminaE' un concetto assai caro a Benedetto XVI che l'arte unisce concezioni umane differenti per condurle alla verità.
Al contrario questo articoletto cerca, operando un volo interplanetario, di accostare all'eccelso Beethoven la musica del Bartolucci.
Se l'autore dell'articolo h voglia di organizzare concerti per il vaticano si accomodi lasciando in pace la spiritualità che il genio beethoveniano suscita !
Amen e grazie a tutti gli anonimi!!!
RispondiEliminaNon riesco proprio a capire perchè questi 'maestri', 'musicisti', che a mio avviso di musica sacra e liturgica non capiscono un accidente (e guarda caso ricoprono gli incarichi di 'esperti in materia'), non propongano mai un programma con autori che han fatto la storia della musica sacra romana, quali Palestrina, Soriano, Anerio, Foggia, Graziani....
RispondiEliminaConsiglio a tutti, e soprattutto a questi sedicenti esperti in materia, il libro Vespri concertati nella Roma del Seicento per capire cos'era la musica nella città eterna! Poveri noi...
Per conto dell'autore -che non riesce per motivi tecnici a inserire la sua replica ad alcuni commenti- riportiamo il suo commento che ci prega di pubblicare a suo nome. Ecco il testo:
RispondiEliminaLa terminologia usata dall'anonimo del 16 luglio è quanto mai eloquente: l' Essere di Stravinsky, il suo Sommo Creatore ( manca però Grande Architetto ) evocano inequivocabilmente il Dio illuminista-massonico, creato subdolamente in opposizione al Dio dei cristiani che l'Anno della Fede vuole testimoniare e che l' Inno alla gioia non può conoscere. Nessuna parola del mio " patetico articoletto" giustifica l'illazione, come sopra ideologicamente condizionata, che si volesse "accostare" il sommo Beethoveen a Bartolucci, come afferma l'anonimo del 17 luglio, mentre è chiaro che si voleva affermare, anche in questo caso, che l'Anno della Fede indetto dalla Chiesa Cattolica si dovesse celebrare con l'autentica musica sacra che poteva essere di uno o l'altro dei tanti grandi autori del passato; il concerto era stato programmato da quasi un anno e comprendeva anche Verdi. Grazie all'anonimo del 18 luglio che lamenta l'abbandono della millenaria grande tradizione musicale romana. Le Istituzioni musicali romane, in primis Accademia di S. Cecilia, figlia sconoscente di quella Scuola, trascurano completamente quegli autori che ne giustificano l'esistenza. Solo il M° card. Bartolucci nell'ultimo decennio, alla sua veneranda età, si è sottoposto, dal 2004 al 2011, alla fatica di dirigere un coro di professionisti, esperti di polifonia, per eseguire le composizioni dei grandi della Scuola Romana; tra i circa 20 concerti basterà ricordare quello memorabile nella Cappella Sistina per papa Benedetto del quale invito a leggere il discorso finale. E. F.)