Una notizia choc e imprevedibile per il miliardo di fedeli sparsi nel mondo, ma anche una realtà possibile secondo i più esperti “vaticanisti”.
Questo è quanto stiamo vivendo dal giorno 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes e nella Giornata del Malato.
I media si stanno sbizzarrendo fra le mille possibili, e impossibili, interpretazioni dal momento che, nelle parole del Pontefice Benedetto XVI, non c’è una chiarissima motivazione.
Le parole chiave sono queste:
Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum renuntiare ….
(Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005,…)
Quali le motivazioni?
Volendo parlare “papalepapale” il Papa le ha elencate:
Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam….
(Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato)….
IL CODICE LO PREVEDEVA…MA CHI SE LO ASPETTAVA?
Il Papa non sta gettando la spugna a riguardo il suo essere sacerdote, vescovo di Roma, teologo della Santa Chiesa.
Dice “semplicemente” che, data la sua età, quasi 86 anni, un pacemaker, un ictus che l’aveva colpito già da cardinale, i problemi alle ossa e all’anca tanto da obbligarlo ad usare un carrello per spostarsi, tutto ciò lo ha debilitato fisicamente e per viaggiare, per andare ad annunciare il Vangelo, per sollecitare il mondo contro le derive che sta vivendo, è necessario un pontefice altrettanto vigoroso.
Non è una colpa se questo vigore non lo ha più.
Ma facciamo un pò di ordine per comprendere i veri problemi di questa scelta che senza dubbio passerà alla storia.
Il Codex Iuris Canonici del 1917, al Canone 221, così recita: “Si contingat ut Romanus Pontifex renuntiet, ad eiusdem renuntiationis validitatem non est necessaria Cardinalium aliorumve acceptatio.
(Se accade che il Romano Pontefice rinunci, per la validità di tale rinuncia non è necessaria l’accettazione degli altri Cardinali.)”
Il Nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983, al Canone 332, così recita:
«Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno l’accetti.»
E’ così evidente che il diritto a delle eventuali dimissioni esisteva già, ciò che mancava era la sua applicazione.
Forse non l’avremmo mai pensato, ma è accaduto.
E questo, senza dubbio, lascia amarezza ed anche smarrimento.
EPPURE UNA TRACCIA ESISTEVA…MA NON PARLIAMO DI FUGA
Il Papa insieme e Peter Seewald, autore del libro-intervista “Luce del mondo”.
Dove il Santo Padre aveva confessato la sua intenzione di ritirarsi, se avesse sentito che era arrivato il momento.
Nel suo libro intervista Luce del mondo, Ratzinger-Benedetto XVI disse a chiare lettere: «Quando il pericolo è grande non si può scappare.
Il Papa insieme e Peter Seewald, autore del libro-intervista “Luce del mondo”.
Dove il Santo Padre aveva confessato la sua intenzione di ritirarsi, se avesse sentito che era arrivato il momento.
Nel suo libro intervista Luce del mondo, Ratzinger-Benedetto XVI disse a chiare lettere: «Quando il pericolo è grande non si può scappare.
Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi.
È proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Questo è il mio pensiero. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più.
Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: “Se ne occupi un altro” […]
Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi.» (Luce del mondo, Libreria Editrice Vaticana, 2010, p. 53).
Senza andarci ad attaccare a quanti “tanti altri” tra i vaticanisti e non da diverso tempo insistevano su queste dimissioni, c’è da dire che in questa intervista il Papa aveva sottolineato alcuni aspetti inquietanti:
a. non possiamo certo sostenere che sia questo un “momento di serenità” nel quale applicare il diritto alle dimissioni: è evidente perciò che c’è qualcosa di più;
b. dice il Papa: ”quando semplicemente non ce la si fa più.
a. non possiamo certo sostenere che sia questo un “momento di serenità” nel quale applicare il diritto alle dimissioni: è evidente perciò che c’è qualcosa di più;
b. dice il Papa: ”quando semplicemente non ce la si fa più.
Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: “Se ne occupi un altro” […]
Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi”.
Il Pontefice sta dicendo chiaramente che “non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: Se ne occupi un altro”: quindi il Papa non ci sta abbandonando, non è sceso dalla croce come certi stolti hanno commentato e scritto, ma ha parlato piuttosto di “una scelta consapevolmente grave”.
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