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sabato 19 gennaio 2013

L'Architettura della continuità

La produzione architettonica degli ultimi decenni non può non riflettere l’attuale crisi morale della società. 
A prevalere è la discontinuità portata sino all’esasperazione rispetto alla linea di continuità che pur ha attraversato l’architettura dello scorso secolo. 
Ma è nell’edificio chiesa che si evidenziano particolarmente i limiti della cultura architettonica dominante. 
Spazi della liturgia indifferenti all’organico trasformarsi dell’edificio chiesa nei secoli. 
L’architettura della discontinuità non è conseguenza inevitabile delle nuove tecnologie ma piuttosto dell’uso che di queste viene fatto. 
I nuovi sistemi costruttivi possono essere piegati alle forme architettoniche espressione delle identità culturali dei popoli e delle regioni oppure idolatrati e resi fine a se stessi. 
La risposta al modernismo che è ideologia del moderno dovrà esser integrale, e non fatta di sola immagine, accettando per intero la sfida della modernità. 
Infatti, a differenza della pittura, l’architettura è anche ciò che materialmente gli consente di stare in piedi. 
Per tale ragione esprimere in modo sufficientemente compiuto un giudizio su un progetto o un opera di architettura può richiedere di comprendere la relazione tra l’immagine ed i sistemi costruttivi che fisicamente la realizzano. 
Il linguaggio della continuità nel guardare la storia fa riferimento alla spazialità degli impianti murari del passato. Per questo è necessario conoscerli. 
L’immagine architettonica non è altro rispetto al sistema costruttivo murario ma ne è profondamente integrata. 
In pochi decenni, dall’inizio del secolo scorso, si sono imposti i moderni materiali artificiali che hanno sostituito progressivamente la tecnologia della muratura.
Telai di acciaio e di cemento armato costituiscono le strutture portanti dell’architettura contemporanea. Ma è dai sistemi costruttivi murari storici che hanno origine le tipologie architettoniche che sono riferimento per il linguaggio della continuità. 
Dal punto di vista strettamente tecnico le tipologie architettoniche del passato non avrebbero alcuna relazione con i moderni materiali costruttivi. 
Questa è una delle principali ragioni che hanno consentito l’affermarsi di un’ architettura moderna non più in continuità con la storia. 
Ma nelle amplissime possibilità formali dei moderni materiali rientra legittimamente anche la ricerca della continuità con la tradizione. 
E’ la via dell’analogia chiamata a confermare attraverso le tipologie storiche il principio di integrazione fra immagine e struttura. 
La tipologia storica di riferimento richiede di esser riconosciuta con le sue parti e proporzioni. 
La struttura non più espressa dalla muratura ha nella riconoscibilità dei moderni materiali la corretta risposta. In tal modo è possibile evitare il pericolo dell’ambiguità. 
E’ questo il caso di quando si occultano i moderni sistemi costruttivi per presentarli come sistemi costruttivi murari. 
Vengono nascosti accuratamente telai e strutture in cemento armato attraverso opportuni rivestimenti lapidei o ad intonaco. 
Si fa apparire pertanto un’architettura muraria che in realtà non lo è. 
Perchè fare finti muri? 
L’architettura dell’ immagine funziona per le scenografie teatrali e cinematografiche ma non per l’architettura reale. 
Usare dei sistemi costruttivi per poi negarli costituisce una palese contraddizione che non trova precedenti nella storia. 
Come definire queste operazioni? 
Più che un falso storico si dovrebbe parlare di falso costruttivo. 
Gli stessi caratteri delle tipologie tradizionali finiscono in questo modo per essere palesemente deformati. Il legittimo bisogno di continuità richiede comunque onestà nel momento in cui vengono adoperati i sistemi costruttivi elastici e non la muratura portante. 
Altro pericolo sempre presente nell’architettura che privilegia l’immagine sull’integrazione è rappresentato dal citazionismo. 
Forme liberamente prese dalla storia e rielaborate con un idea vaga di memoria. Una sommatoria di citazioni tra loro autonome. 
Talvolta si finisce per attingere anche dalle figure fantomagiche dei cartoons. L’immagine architettonica non rimanda inequivocabilmente ad una tipologia architettonica codificata dalla storia. 
Questa risulta stravolta, non più riconoscibile. Si scade nel kitsch. 
Fortunatamente il moderno si è espresso anche in continuità con la storia ed ha elaborato nel corso del novecento soprattutto in Italia una sana ricerca architettonica. 
Molte opere che pervadono le nostre città ne sono testimonianza tangibile. 
Architetti più o meno famosi hanno dimostrato la possibilità di una modernità in continuità con la storia. Si tratta di un analogia declinata senza mascheramenti. 
Una equilibrata sintesi tra la dimensione del passato e quella della contemporaneità. 
Avviene così una necessaria reinterpretazione delle forme della storia a partire dalle decorazioni stesse. Il risultato è un’ architettura della continuità dai caratteri attuali. 
La denuncia senza enfatizzazioni dei moderni materiali svolge un ruolo essenziale. 
Se è considerato legittimo ricercare liberamente le possibilità formali offerte dalla tecnologia non lo è di meno usare della medesima tecnologia piegandola alle forme della tradizione. 
In tal modo i moderni materiali esprimono sempre con evidenza le loro possibilità ma all’interno di una disciplina. 
Questa è costituita dalle regole dettate dai caratteri tipologici delle architettoniche storiche. 
Vi sarebbe infine un ulteriore possibilità, più teorica che pratica, ed è quella di costruire oggi integralmente secondo la tecnologia muraria tradizionale. 
Strutture portanti effettivamente realizzate con pietre e/o mattoni. 
In questo caso l’immagine figurativa muraria corrisponderebbe alla reale tecnologia costruttiva impiegata. 
Un architettura siffatta non sarebbe in ogni caso un falso costruttivo. 
Gli scenari figurativi potranno spaziare legittimamente anche nell’ambito del neo-ecclettismo. 
Questo dovrà esser riconosciuto però come espressione dell’epoca attuale. 
Arch. Claudio Mecozzi (per MiL) 

Figura 1 Prospetto principale della nuova chiesa parrocchiale S. Giovanni Nepomuceno Neumann a Montespaccato (Roma). Il progetto di ricerca elaborato dall’Arch. Claudio Mecozzi ha avuto la supervisione del Rev. Prof. Uwe Michael Lang nell’ambito del master da egli coordinato. L’architettura della chiesa è concepita in continuità con la storia attraverso l’analogia. I materiali ed i sistemi costruttivi contemporanei vengono piegati alle forme alle parti e alle proporzioni della tipologia classica della cupola su tamburo espressione del barocco romano. Sobria evidenza dei sistemi costruttivi moderni nella necessaria reinterpretazione dei segni.

5 commenti:

  1. Bravissimo, tutto giusto, bellissimo il concetto di "piegare" i sistemi costruttivi alle forme architettoniche consolidate in continuità con l'identità culturale.
    Rimuovi però anche il concetto di falso costruttivo perchè è anch'esso assolutamente tradizionale: quante volte in cannette anzichè in mattoni troviamo negli edifici storici? quante finte travi? Quanti archi in falso? Quanta architettura dipinta in aiuto compositivo di quella reale?
    Michelangelo, Palladio, Bernini usavano in continuazione quello che tu chiami falso costruttivo e lo facevano benino direi....
    L'identità compositiva degli spazi ha il predominio sulla tecnica prescelta!
    Liberati da quest'ultimo rigurgito modernista e potrai occuparti con serenità di architettura contemporanea nell'ermeneutica della continuità storica e della sua bellezza
    Andrea Pacciani

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  2. Un impianto liturgico deve adeguarsi alla liturgia. Se la liturgia si modifica così gli spazi. Se non lo facessero e non l'avessero fatto gli architetti, avremmo chiese (basiliche) con due absidi, come in periodo romano-imperiale o chiese protoromaniche impostate su due piani sfalsati. Bisogna continuare così? Quale è la composizione giusta? quella che stabilisce un "dotto" o quella che viene dall'uso sapiente della tecnologia, dalla storia e e dall'uso che si deve fare degli spazi?
    Attenzione al dire che una qualsiasi cosa sia così per sempre. Dopotutto la Parola del Signore è stata un bello strappo... e continua ad esserlo.

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    1. Quale è la composizione giusta? la risposta è facile: è quella che ha avuto i migliori successi architettonici/sacri o spirituali in quel luogo nel corso della storia.
      La scelta architettonica deve assecondare la storia della santità che ha meglio fruttato in termini di fede-coversioni-santi o il successo riconosciuto di bellezza sacra lì raggiunto.
      A.P.

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  3. 1- Sappiamo bene che l'architettura a differenza della pittura non è costituita solo da un immagine ma anche da una struttura che gli consente di stare in piedi.Le tipologie strutturali storiche sono state realizzate attraverso la tecnica costruttiva della muratura.Brunelleshi,Michelangelo,Borromini,etc hanno realizzato gli apparecchi strutturali dei loro capolavori architettonici con la muratura.I muri gli archi e le volte sono integrate all'immagine e alla decorazione architettonica.Le volte in cannette con il loro stesso nome specificano la loro natura costruttiva. Si tratta di volta fatta di canne e in quanto tale non può esser portante.Veniva infatta realizzata per definire lo spazio in sommità costituendosi come supporto per la decorazione.Struttura e decorazione sono chiamate ad integrarsi ma sono due distinte dimensioni dell'architettura.L'arco in falso o a mensola non è un finto arco ma una specifica tipologia di arco portante.Il finto coro prospettico della chiesa di Santa Maria presso S.Satiro del Bramente è un capolavoro di decorazione realizzato ad affresco sulle superfici absidali.Ciò che fa stare in piedi l'edificio e ciò che è decorazione pittorica è distinto e perfettamente leggibile a distanza ravvicinata.Non vi è alcuna ambiguità. 2- La liturgia cristiana si è riformata nei secoli in maniera organica senza strappi.La riforma liturgica non può esser interpretata come rottura con il passato. Allo stesso modo l'architettura.
    Claudio Mecozzi

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  4. Gentile Claudio Mecozzi,
    Una volta o un trave in cannette sono irriconoscibili anche da vicino e solo demolendoli se ne scopre la natura costruttiva. Venivano realizzati per la scelta architettonica della definizione di quegli spazi e non "come supporto per la decorazione".
    Struttura e decorazione non sono e non devono essere "due distinte dimensioni dell'architettura": è questo un aberrante concetto che appartiene solo alla modernità.
    Due casi "estremi":
    Chiesa di Santa Maria presso San Satiro (1483)a Milano di Bramante
    Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio (1626) Roma di Grassi con affreschi di Pozzo
    Sono proprio una bella dimostrazione di ermeneutica della continuità dell'arte sacra in cui a distanza di 150 anni si conferma come "L'identità compositiva degli spazi ha il predominio sulla tecnica prescelta".
    Nella prima l'abside non era ricavabile per problemi di muri precedenti esistenti, nella seconda la cupola in falso come scelta forte della capacità decorativa; in entrambe la scelta compositiva di una chiesa di identità classica cattolico romana con abside, cupola, transetto, altare....

    Entrambe cosa sarebbero se struttura e decorazione fossero "distinte dimensioni" dell'architettura?

    Andrea Pacciani

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