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venerdì 13 aprile 2012

I lefebvriani sono più fedeli al CVII di molti altri vescovi, teologi od ordini religiosi "cattolici".

Riproponiamo parte dell'analisi proposta dal Teologo Lamont e pubblicata da http://www.chiesa./ di S. Magister.
Lo scritto è strutturato secondo un metodo "scolastico": il Teologo pone cinque domande e fornisce altrettante ragionate risposte sui rapporti S. Sede e F.S.S.P.X, e sulla frattura lefebvriana e sulle possibili e auspicabili intese.
Qui di seguito sono riportati solo due brani, in cui Lamont evidenzia la reale posizione della Fraternità nei confronti del C.V. II: non di rifiuto in blocco degli insegnamenti dei Padri Conciliari, ma di giudizio critico contro solo 4 punti, in evidente contraddizione con il precedente e più autorevole Magistero tradizionale. Lamont inoltre ricorda che la Freternità riconosce e accetta indiscutibilmente il "95%" degli insegnamenti del Vaticano II, a differenza di molti vescovi, teologi e religiosi che si dicono "cattolici" ma che non vengono "espulsi" dalla Chiesa.

LE DOMANDE DI UN TEOLOGO
di John R.T. Lamont

In un comunicato del 16 marzo 2012, la Santa Sede ha annunciato che il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, FSSPX, è stato informato che la risposta della Fraternità al preambolo dottrinale presentatole dalla congregazione per la dottrina della fede è stata giudicata "non sufficiente a superare i problemi dottrinali che sono alla base della frattura tra la Santa Sede e detta Fraternità". Il comunicato non chiarisce se questo giudizio è emesso dalla CDF e approvato dal papa, o se è il giudizio dello stesso papa. Questo giudizio è l'ultimo, finora, di un processo di discussione sulle questioni di dottrina tra la CDF e la FSSPX. La natura e la serietà di questo giudizio solleva importanti interrogativi per un teologo cattolico. Il compito di questo articolo è di rispondere a tali interrogativi.
[qui di seguito, gli unici 4 punti del C.V. II che secondo la F.S.S.P.X sono in contraddizione logica con il precedente Magistero Tradizionale n.d.r]:
[...] In una replica a uno studio di Fernando Ocáriz sull'autorità dottrinale del Concilio Vaticano II, padre Jean-Michel Gleize della FSSPX ha elencato gli elementi di questo Concilio che la FSSPX trova inaccettabili:
"Su almeno quattro punti gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sono talmente in contraddizione logica con i pronunciamenti del precedente magistero tradizionale, che è impossibile interpretarli nella linea degli altri insegnamenti già contenuti nei precedenti documenti del magistero della Chiesa. Il Vaticano II quindi ha rotto l'unità del magistero, nella misura in cui ha rotto con l'unità del suo oggetto.

"I quattro punti sono i seguenti.

1) "La dottrina della libertà religiosa, così come è espressa nel n. 2 della dichiarazione 'Dignitatis humanae', contraddice gli insegnamenti di Gregorio XVI nella 'Mirari vos' e di Pio IX nella 'Quanta cura', così come quelli di Leone XIII nella 'Immortale Dei' e quelli di Pio XI nella 'Quas primas'".

2) "La dottrina della Chiesa, così come è espressa nel n. 8 della costituzione 'Lumen gentium', contraddice gli insegnamenti di Pio XII nella 'Mystici corporis' e nella 'Humani generis'."

3) "La dottrina sull'ecumenismo, così come espressa nel n. 8 della 'Lumen gentium' e nel n. 3 del decreto 'Unitatis redintegratio', contraddice gli insegnamenti di Pio IX nelle proposizioni 16 e 17 del 'Syllabus', quelli di Leone XIII nella 'Satis cognitum' e quelli di Pio XI nella 'Mortalium animos'."

4) "La dottrina della collegialità, così come espressa nel n. 22 della costituzione 'Lumen gentium', incluso il n. 3 della 'Nota praevia', contraddice gli insergnamenti del Concilio Vaticano I sull'unicità del soggetto del supremo potere nella Chiesa, e la costituzione 'Pater aeternus'".

[...]
[di seguito alcuni dei moltissimi punti del C.V. II che la F.S.S.P.X riconosce pacificamente e che accetta, ma che sono rifiutati e rinnegati da molti vescovi "cattolici" e da molti ordini religiosi" n.d.r.]:
Il primo interrogativo in cui si imbatte un teologo riguardo alla posizione della FSSPX concerne la questione dell'autorità del Concilio Vaticano II. L'articolo di Ocáriz al quale ha replicato padre Gleize, pubblicato sul numero del 2 dicembre 2011 de "L'Osservatore Romano", sembra sostenere che un rigetto dell'autorità del Vaticano II sia la base della frattura riscontrata dalla Santa Sede. Ma per chiunque sia al corrente sia della posizione teologica della FSSPX sia del clima dell'opinione teologica nella Chiesa cattolica, questa tesi è difficile da capire.
I punti menzionati da padre Gleize sono solo quattro del voluminoso insegnamento del Vaticano II. La FSSPX non rigetta il Vaticano II nella sua interezza: al contrario, il vescovo Fellay ha affermato che la Fraternità accetta il 95 per cento dei suoi insegnamenti. Ciò significa che la FSSPX è più fedele agli insegnamenti del Vaticano II di buona parte del clero e della gerarchia della Chiesa cattolica.
Si considerino le seguenti asserzioni di questo Concilio:

a) Dei Verbum" 11: "La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3,16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte".

b) "Dei Verbum" 19: "I quattro Vangeli, di cui la Chiesa afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cfr At 1,1-2)".

c) "Lumen gentium" 3: "Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della nostra redenzione".

d) "Lumen gentium" 8: "La Fraternità costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino".

e) "Lumen gentium" 10: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa".

f) "Lumen gentium" 14: "Il Concilio, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta".

g) "Gaudium et spes" 48: "Per la sua stessa natura l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento".

h) "Gaudium et spes" 51: "La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono delitti abominevoli".
La grande maggioranza dei teologi nelle istituzioni cattoliche in Europa, Nordamerica, Asia e Australia tende a rigettare tutti o la maggior parte di questi insegnamenti. Questi teologi sono seguiti dalla maggioranza degli ordini religiosi e da una parte consistente dei vescovi in queste aree. Sarebbe difficile, ad esempio, trovare un gesuita che insegna teologia in qualsiasi istituzione gesuita che accetti anche uno solo di essi. I testi citati sono solo una selezione degli insegnamenti del Vaticano II che sono rigettati da questi gruppi; e potrebbero essere molto aumentati di numero.Ebbene, tali insegnamenti fanno parte proprio di quel 95 per cento del Vaticano II che la FSSPX accetta. E a differenza del 5 per cento di quel Concilio rigettato dalla FSSPX, gli insegnamenti riportati sopra sono centrali per la fede e la morale cattoliche, e includono alcuni degli insegnamenti fondamentali di Cristo stesso.
Il primo interrogativo che il comunicato della Santa Sede solleva per un teologo è quindi: perché il rigetto da parte della FSSPX di una piccola parte degli insegnamenti del Vaticano II dà origine a una frattura tra la Fraternità e la Santa Sede, mentre il rigetto di molto più numerosi e importanti insegnamenti del Vaticano II da parte di altri gruppi nella Chiesa lascia questi gruppi tranquilli al loro posto e nel possesso di una piena condizione canonica? Il rigetto dell'autorità del Vaticano II da parte della FSSPX non può essere la risposta a questo interrogativo.
In realtà la FSSPX mostra maggiore rispetto per l'autorità del Vaticano II della maggior parte degli ordini religiosi nella Chiesa.
[...]
Nel giudicare la posizione dottrinale della FSSPX deve essere tenuto presente che c'è una differenza essenziale tra la posizione della FSSPX sul Vaticano II e la posizione di quei settori dentro la Chiesa che rigettano gli insegnamenti sopra citati della "Dei Verbum", della "Lumen gentium" e della "Gaudium et spes". Questi settori semplicemente sostengono che certe dottrine della Chiesa cattolica non sono vere. Essi rigettano l'insegnamento cattolico, punto.
Invece la FSSPX non sostiene che l'insegnamento della Chiesa cattolica è falso. Essa sostiene che alcune delle affermazioni del Vaticano II contraddicono altri insegnamenti magisteriali che hanno più grande autorità, e quindi accettare le dottrine della Chiesa cattolica richiede di accettare questi insegnamenti più autorevoli e di respingere la piccola porzione di errori presenti nel Vaticano II. Essa sostiene che il reale insegnamento della Chiesa cattolica deve essere trovato in precedenti e più autorevoli affermazioni.
In positivo, quindi, la posizione dottrinale della FSSPX consiste nel sostenere gli insegnamenti di una parte dei pronunciamenti magisteriali. I più importanti dei pronunciamenti in questione sono elencati da padre Glaize: l'enciclica di Gregorio XVI "Mirari vos", l'enciclica di Pio IX "Quanta cura" con il relativo "Syllabus", le encicliche di Leone XIII "Immortale Dei" e "Satis cognitum", le encicliche di Pio XI "Quas primas" e "Mortalium animos", le encicliche di Pio XII "Mystici corporis" e "Humani generis", e la costituzione del Concilio Vaticano I "Pastor aeternus". Questi sono tutti pronunciamenti magisteriali di grande autorità, e in qualche caso includono definizioni dogmatiche infallibili, cosa che non accade con il Concilio Vaticano II.



[...]
per il testo integrale si veda qui

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