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lunedì 30 aprile 2012

Padre Lombardi: "Per il Papa è importante la traduzione del 'pro multis'. E' il cuore della vita della Chiesa". Ci sarà anche nel Messale italiano?

Avevamo già dato notizia qui della lunga lettera che il Papa ha scritto alla Conferenza Episcopale della Germania circa la corretta traduzione del pro multis nel messale in lingua tedesca.
La questione è apparsa su
molti quotidiani anche in Italia ed ora perfino RadioVaticana ne parla riportando il parere espresso da p. Lombardi (sabato 28.04.2012) per "Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano.

Visto che se ne parla anche in Italia - sebbene sul sito della Santa Sede vi sia il solo
testo in tedesco e non si capisce come mai per altri documenti vi siano traduzioni nelle lingue più diverse (come il Motu Proprio tradotto solo in Ungherese!!??!!) -, c'è quindi da augurarsi che i nostri Vescovi recepiscano le ragioni teologiche espresse con carità nella verità da Benedetto XVI e che, durante i lavori di revisione della traduzione dell'edizione del Messale italiano, si conformino al suo volere (teologicamente motivato!).
Ad ogni modo, a detta di chi se ne intende, non c'è assolutamente da allarmarsi in merito alle "veline" che sono finora uscite dalla C.E.I. in merito a quella o quell'altra traduzione: la versione del Messale che la C.E.I. sta approvando non è un testo definitivo, ma semplicemente un testo proposto ai competenti organi vaticani.
Una errata interpretazione e una fuorviante traduzione (del
pro multis ma anche di altri punti cruciali, cari al Pontefice), qualora venga approvata dalle votazioni dei Vescovi, potrebbe essere infatti fermata e corretta dalla Congregazione del Culto durante la recognitio, cioè l'autorevole revisione in ultima istanza dei testi proposti dagli esperti (biblisti e teologi) incaricati ad hoc dalla C.E.I. ed approvati dalla totalità dei Vescovi.
Abbiamo quindi la speranza che anche la Congregazione responsabile faccia il suo compito con coscienza e che tenga presente che se il Papa dice una cosa e ne spiega le ragioni, non seguirlo (o fare il contrario) significa solo due cose: o non si ascolta il Papa oppure non lo si vuole seguire.
Tertium non datur.

P.s.Un nostro lettore suggerisce una soluzione con duplice effetto e che risolverebbe due problemi - e farebbe felice il Papa - in una volta sola: durante la celebrazione potrebbe essere letto sempre il Canone Romano... in latino. Così non solo si farebbe come Benedetto XVI auspica e si sforza che avvenga, ma si risolverebbe il problema delle errate, arbitrarie e fuorvianti traduzioni delle Parole di Nostro Signore, secondo il testo liturgico tipico.
Del resto, basti ricordare che al n.36 della
Sacrosanctum Concilium, dopo aver ribadito l'uso della lingua latina nei riti, appunto, latini, si concedeva la possibilità della traduzione nelle lingue nazionali, senza fare riferimento al Canone. Un'attuazione fedele del Concilio, alla faccia di tutti coloro che si rifanno ad esso senza mai averlo nemmeno letto, prevederebbe appunto quanto tale lettore, e noi con lui, suggeriamo in punta di piedi!
Ma a questo, che potrebbe dirsi uno degli auspicati frutti della riforma "benedettiana", si potrà arrivare piano piano in futuro.
Sottolineature nostre.


Redazione


Nei giorni scorsi, Benedetto XVI ha indirizzato all’episcopato tedesco una lettera nella quale si sofferma su una questione riguardante la corretta interpretazione da attribuire alla formula della consacrazione del vino nella Messa. Una questione teologica ma dai profondi risvolti di fede per ogni cristiano, come ribadisce padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano.
«Che cosa ha fatto il Papa a Castelgandolfo nella settimana dopo la Pasqua? Ha preso carta e penna e ha scritto nella sua lingua una lettera un po’ speciale, diretta ai vescovi tedeschi, che pochi giorni dopo l’hanno pubblicata. Riguarda la traduzione delle parole della consacrazione del calice del sangue del Signore nel corso della messa. La traduzione “per molti”, più fedele al testo biblico, va preferita a “per tutti”, che intendeva rendere più esplicita l’universalità della salvezza portata da Cristo. Qualcuno penserà che il tema sia solo per raffinati specialisti. In realtà permette di capire che cosa è importante per il Papa e con quale atteggiamento spirituale egli lo affronti. Per il Papa le parole dell’istituzione dell’Eucarestia sono assolutamente fondamentali, siamo al cuore della vita della Chiesa. Con il “per molti”, Gesù si identifica con il Servo di Jahwé annunciato dal profeta Isaia; ripetendo queste parole esprimiamo quindi meglio una duplice fedeltà: la nostra fedeltà alla parola di Gesù, e la fedeltà di Gesù alla parola della Scrittura. Il fatto che Gesù sia morto per la salvezza di tutti è fuori da ogni dubbio, quindi è compito di una buona catechesi spiegarlo ai fedeli, ma spiegare allo stesso tempo il significato profondo delle parole dell’istituzione dell’Eucaristia. Il Signore si offre “per voi e per molti”: ci sentiamo direttamente coinvolti e nella gratitudine diventiamo responsabili della salvezza promessa a tutti. Il Papa – che già aveva trattato di questo nel suo libro su Gesù - ci dona ora un esempio profondo e affascinante di catechesi su alcune delle parole più importanti della fede cristiana. Una lezione di amore e di rispetto vissuto per la Parola di Dio, di riflessione teologica e spirituale altissima ed essenziale, per vivere con più profondità l’Eucaristia. Il Papa termina dicendo che nell’Anno della fede dobbiamo impegnarci in questa direzione. Speriamo di farlo per davvero».

fonte:
RadioVaticana

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