" Città del Vaticano, 24 apr. (TMNews)
Il Papa ha inviato una lettera di cinque cartelle ai vescovi tedeschi per dirimere una annosa diatriba linguistica nata con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II (io avrei scritto "la riforma liturgica post-conciliare" N.d.R.) e la connessa traduzione in lingue volgari dei Vangeli.
La missiva, firmata da Benedetto XVI il 14 aprile e diffusa oggi dalla Conferenza episcopale tedesca, si riferisce alla traduzione - teologicamente densa di implicazioni - delle parole pronunciate da Gesù nell'ultima cena. Il proprio sacrificio "pro multis", in latino, è stato tradotto in tedesco "fuer alle" (per tutti) e non, più letteralmente, "fuer viele" (per molti). In vista della prossima pubblicazione nel mondo germanofono della nuova traduzione dell'innario (Gotteslob), il Papa, da sempre molto attento alle questioni liturgiche e alla corretta interpretazione del Concilio Vaticano II, sottolinea che questa traduzione "è un'interpretazione" coerente con i "principi che hanno guidato la traduzione in lingua moderne dei libri liturgici".
Per Ratzinger, però, oltre una "certa misura" la traduzione interpretativa non è giustificata per le Sacre Scritture e ha portato, in alcuni casi, a "banalizzazioni" che hanno significato "autentiche perdite".
"Anche personalmente mi è divenuto sempre più chiaro che il principio della corrispondenza non letterale ma strutturale come linea-guida nella traduzione ha i suoi limiti", spiega il Papa, che sottolinea: "Poiché devo pregare le preghiere liturgiche in diverse lingue, mi accorgo che tra le diverse traduzioni a volte è difficile trovare ciò che le accomuna e che il testo originale è spesso riconoscibile solo da lontano".
Come è suo solito, nella lettera ai vescovi tedeschi Ratzinger anticipa le possibili obiezioni degli interlocutori: "Cristo non è morto per tutti? La Chiesa ha cambiato il suo insegnamento?
E' capace di farlo e può farlo? Si tratta di una reazione che vuole distruggere l'eredità del Concilio?".
La risposta è negativa.
Richiamando l'istruzione vaticana 'Liturgiam authenticam' del 2001, il Papa spiega che la fedeltà dei testi liturgici contemporanei al "pro multis", per molti, dei Vangeli di Matteo e Marco (mentre nei racconti di Luca e Paolo Gesù si rivolge direttamente ai disepoli che il suo sacrificio è "per voi") rimanda alla fedeltà del linguaggio di Gesù al capitolo 53 del libro biblico di Isaia.
E non è modificabile arbitrariamente ".
( A.C.)
( A.C.)
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