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mercoledì 1 febbraio 2012

Comunicato del Comitato San Carlo sulla manifestazione del 28 gennaio 2012

Comunicato stampa del Comitato San Carlo sulla manifestazione a Milano contro lo spettacolo blasfemo.



«Eran trecento, eran giovani e forti...»
Fortunatamente, le analogie con la poesia di Luigi Mercantini finiscono qui: i partecipanti alla manifestazione organizzata dal Comitato san Carlo Borromeo erano trecento, erano giovani (chi più chi meno, ma questo è il bello della Tradizione), forti e determinati a far valere i diritti di Nostro Signore. Dobbiamo però scusarci, dati i tempi che corrono: non volevamo essere trecento, come gli Spartani di Leonida, e abbiamo fatto il possibile per diventare trecentouno o duecentonovantanove, ma proprio non ce l'abbiamo fatta (questo nel caso in cui qualche giornalista avesse scritto che, essendo trecento come gli Spartani, il nostro sarebbe stato un tentativo di rievocare un mondo reazionario-fascista-negazionista-e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta).
«...'l tacere è bello» (Dante, Inferno IV, v. 104)
Questa mattina, come ormai facciamo da un mese a questa parte, cerchiamo su Google: “Castellucci” e “Comitato san Carlo Borromeo”, per vedere cosa si dice di noi e come i media raccontano la manifestazione di ieri. Risultato? Solo un articolo de La stampa, uno – davvero onesto e sincero – di Paolo Deotto (che ringraziamo) su Riscossa cristiana e poco altro. Perché? La risposta la troviamo nelle parole di un giornalista – della fazione esattamente opposta alla nostra – che ieri sera ci ha detto: “si vede che qui c'è qualcosa di diverso rispetto alla manifestazione del 24 gennaio...” E cos'è questo qualcosa di diverso? L'ordine e la disciplina che caratterizzano i fedeli: nessun protagonismo e nessun fanatismo. Solo amore sincero nei confronti di Colui che è morto sulla Croce per salvarci. Colui che ha versato per molti, anche per Castellucci, quel Sangue, «di cui una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato».
Una Croce al centro e gli stendardi raffiguranti Maria Santissima e Nostro Signore, per ricordare a tutti che noi siamo semplicemente cattolici: rifiutiamo qualsiasi altra etichetta, perché la nostra unica bandiera è la Croce.
Perché, quindi, la stampa tace? Perché si è svelata davvero la Chiesa. Come è o, meglio, come dovrebbe essere: fatta di persone ricche di Fede, di Speranza e di Carità. Non i soliti “musoni”, che la stampa presenta, ma un popolo felice. Ricco di quella felicità che si può avere solo quando si assaggia ogni giorno un pezzettino di Paradiso con la preghiera, con il Rosario e i Sacramenti. Aveva ragione Bernanos a scrivere, ne Il diario di un curato di campagna, che «il contrario di un popolo cristiano è un popolo triste».
È stata scardinata l'immagine che il mondo aveva della Chiesa e dei cattolici. Per questo oggi è calato il silenzio.
«Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (San Paolo)
Che dire, allora, come conclusione di questo mese di telefonate, di mail ricevute e spedite con ritmo esponenziale? Che, innanzitutto, l'amicizia in Cristo dà dei frutti che l'uomo non può nemmeno immaginare. Dà la capacità di discutere, di scontrarsi e di crescere assieme. Tutto per la maggior Gloria di Dio. Dà la possibilità di capire che le azioni, se non sono sorrette dalla preghiera e dalla meditazione, non portano da nessuna parte. Dà l'occasione di ringraziare quei sacerdoti che ci hanno aiutati e che, ogni domenica, ci offrono la possibilità – attraverso la Santa Messa – di ricevere «il pane degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei dominanti» (San Tommaso).
Ringraziamenti
Ringraziamo le circa quaranta unità delle forze dell'ordine, che ci hanno tenuto compagnia per tutta la serata: forse si saranno annoiate a sentire centocinquanta “Ave, Maria” e tanti canti cattolici. Forse avrebbero voluto una serata più movimentata, ma – come abbiamo testimoniato – non è nel nostro “stile”.Infine, un grazie di cuore a tutti i cattolici accorsi: che Dio ve ne renda merito! Da lassù saprà ricompensare il vostro sacrificio!
Ad majora

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