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domenica 15 gennaio 2012

Non si abbia paura di testimoniare Cristo

L'intenso e stimolante dibattito, sviluppatosi in queste settimane, a proposito dello spettacolo blasfemo del regista Romeo Castellucci sta evidenziando, dopo decenni di sonno, una nuova ed incoraggiante capacità di mobilitazione del mondo cattolico italiano.
Una sana e, per certi versi, sorprendente reazione, nata dal basso ovvero da quel "popolo di Dio" che molti pastori non cessano di invocare, ad ogni piè sospinto, a patto però che si muova esclusivamente e pedissequamente nella direzione progressista.
Questa volta però il discorso sembra essere diverso e quindi il disagio e un malinteso senso di prudenza, attanaglia ancora buona parte della Gerarchia poco disposta a dispiacere al mondo, ai suoi media, ai suoi "maitres a penser", ai suoi principi relativisti e nichilisti.

Ciò premesso non si può tuttavia negare che siano emerse, negli ultimi giorni, perplessità e posizioni critiche sulla mobilitazione che appaiono sicuramente in buona fede e quindi degne di essere sottoposte ad una corretta e pacata discussione.
Quì di seguito, in queste poche righe, cercherò allora di esaminarne brevemente alcune omettendo, perchè non mi sembra il caso, in questa fase, di "soffiare sul fuoco" della polemica interna, i nomi e le testate che le hanno espresse.

PRIMA PERPLESSITA'
Perchè mobilitarsi pubblicamente quando vi è il rischio soltanto di fare pubblicità allo spettacolo blasfemo, amplificandone la portata e consentendogli di ottenere maggiori incassi?

Risposta: Questa obiezione avrebbe meritato di essere considerata prima che sorgesse spontaneamente la reazione dei cattolici. Una volta però che il legittimo disappunto dei fedeli si è di fatto manifestato non mi sembra giusto invocare questo argomento "tattico" per evitare il confronto.
Non bisogna inoltre dimenticare che la prospettiva dell'agire cristiano deve necessariamente essere indirizzata sul piano soprannaturale. La pubblica preghiera di riparazione, a fronte di una grave offesa pubblica nei confronti di Dio, è un dovere per ogni cattolico e prescinde da valutazioni eccessivamente umane. Se il Castellucci ne trarrà vantaggi economici o pubblicitari non saranno tesori questi che gli serviranno comunque molto per il Regno dei Cieli.

SECONDA PERPLESSITA'
I Vescovi fanno bene a tenersi defilati perchè, in caso contrario, rischierebbero di confondersi con gli anticonciliaristi, coi tradizionalisti, coi lefebvriani.

Risposta: Evidentemente, per chi ragiona così, il "guardiamo a ciò che ci unisce piuttosto che a ciò che divide" vale soltanto a senso unico, con i protestanti, agnostici, liberali ecc. Mai con i cattolici! Questi campioni del conciliarismo si rivelano sempre un po' "strabici" e " sanno solo guardare da una parte.
Senza contare poi che Nostro Signore non temette, per fare il bene, di apparire accanto alle prostitute e ai pubblicani! Tacere dunque, quando si avrebbe il dovere di denunciare, solo per evitare compagnie imbarazzanti, chissà poi perchè dovrebbero essere tali quelle ad esempio della FSSPX, non mi sembra davvero un atteggiamento molto cristiano.

TERZA PERPLESSITA'
Se le manifestazioni avessero lo scopo di invitare le autorità a reprimere i comportamenti offensivi verso il Cristianesimo, si rischierebbe poi di favorire eventuali ritorsioni quando i cattolici, dicendo la Verità, dovessero irritare magari la suscettibilità di altri gruppi sociali, come omosessuali, abortisti, mussulmani ecc.

Risposta: Anche questa obiezione mi sembra fortemente carente di "verticalità" e troppo condizionata da un sociologismo a metà strada fra la concezione del mondo di don Abbondio e quella incarnata dalle statistiche Doxa. Non ragionavano certo così i primi cristiani che, pur sapendo benissimo di attirarsi la persecuzione dei potenti, cionondimeno non rinunciavano a proclamare coraggiosamente la Verità. Noi dobbiamo fare questo, e preoccuparci soprattutto di essere nel vero e nel giusto. Le conseguenze le lasciamo nelle mani di Dio che certo le saprà gestire meglio di noi.


Marco BONGI

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