di Massimo Introvigne - Da "La Bussola Quotidiana" del 29-08-2011
Diversi giornali europei, compresi alcuni italiani, hanno dato rilievo nei giorni scorsi a uno studio pubblicato il 18 agosto dall'Hudson Institute di New York, il quale documenterebbe il sorpasso dei musulmani sui cattolici praticanti in Francia. Secondo lo studio, la pratica domenicale cattolica è scesa in Francia al 4,5% di coloro - il 64% - che si dichiarano cattolici, cioè in ogni weekend si recano a Messa un milione e novecentomila francesi, il 2,9% della popolazione totale. Per contro si dichiara "praticante" il 41% dei sei milioni di musulmani "etnici" presenti in Francia - dei quali il 75% si proclama "credente" - il che consentirebbe di stimare gli islamici praticanti a due milioni e mezzo, dunque ben di più dei cattolici che dichiarano di andare a Messa tutte le domeniche.
Meno rilevante, ancorché ampiamente pubblicizzato, è il dato delle nuove moschee e sale di preghiera costruite negli ultimi dieci anni in Francia: più di mille, contro venti nuove chiese cattoliche nello stesso decennio, che ha però visto la demolizione o la vendita - in alcuni casi proprio a musulmani che li hanno trasformati in moschee - di sessanta luoghi di culto cattolici. Questi numeri non sono sorprendenti, perché è evidente che il numero dei musulmani è molto aumentato per ragioni d'immigrazione e di demografia, mentre come minimo non è cresciuto quello dei cattolici.
Ma è vero che sono ormai di più i musulmani? Per rispondere a questa domanda occorre considerare tre elementi. La prima è che ogni statistica è autorevole quanto la è chi la propone. I dati grezzi vengono dall'IFOP, l'Istituto Francese di Opinione Pubblica, ente di ricerca molto autorevole con legami al mondo confindustriale transalpino, ma l'elaborazione è dell'Hudson Institute, una delle tante fondazioni del mondo conservatore americano diretta da esponenti della comunità ebraica degli Stati Uniti e fortemente filo-israeliana e anti-islamica, dunque interessata a sottolineare il «pericolo musulmano» in Europa. Ma va anche detto che si tratta di un istituto che lavora spesso per il governo statunitense e produce documenti di discreta qualità.
Il secondo elemento è che siamo di fronte a dati ottenuti tramite indagini telefoniche. A rigore l'indagine non ci dice quanti francesi vanno a Messa o «praticano» l'islam ma quanti, raggiunti da una telefonata, «dicono» di andare a Messa o affermano di essere musulmani praticanti. È stato dimostrato da tempo - tra l'altro in un'indagine italiana diretta dal sottoscritto insieme a PierLuigi Zoccatelli in Sicilia, che non è però l'unica in materia - che le affermazioni sulla pratica religiosa di chi risponde a interviste telefoniche non coincidono con le rilevazioni effettuate nello stesso periodo e nella stessa area alle porte dei luoghi di culto. In Italia - come in Polonia, dove sono stati condotti studi molto approfonditi sul tema - i dati evidenziano un «over-reporting», cioè il numero di coloro che affermano, raggiunti al telefono, di andare a Messa alla domenica è più alto delle presenze alla Messa rilevate con una minuziosa conta alle porte delle chiese. Per esempio, nella nostra indagine in Sicilia, la pratica dichiarata al telefono è del 30,1%, quella rilevata effettivamente nelle chiese è del 18,3%. Dati davvero molto simili sono emersi in Veneto. Se però in Italia è alto il numero di coloro che pensano che andare a Messa sia il comportamento socialmente preferibile, e forse aspirano ad andarci tutte le domeniche - così che rispondono di sì all'intervistatore anche se poi effettivamente non vanno a Messa -, in Francia diversi sociologi hanno ipotizzato che avvenga il contrario, che ci sia non un «over-reporting» ma un «under-reporting». È possibile cioè che in Francia andare a Messa sia ormai considerato qualcosa di fuori moda e socialmente «strano», così che alcuni che ci vanno non osano confessarlo all'intervistatore telefonico. Basta l'osservazione a occhio nudo a Parigi o altrove per capire che i francesi cattolici vanno a Messa molto meno degli italiani, ma che davvero siano scesi sotto il tre per cento della popolazione dovrebbe essere confermato da ulteriori indagini che procedano per conteggi presso le chiese - purtroppo complessi e costosi - e non solo per telefono.
Il terzo aspetto è quello che deve rendere cauti nel parlare di un "sorpasso" dell'islam. Anzitutto, non è corretto considerare cattolico solo chi va a Messa tutte le domeniche. Il cattolicesimo contemporaneo è fatto di cerchi concentrici: chi va in chiesa tutte le settimane, chi ci va una volta al mese, chi due volte all'anno e chi solo per i matrimoni e i funerali ma comunque si sente cattolico. In questo sistema complesso rimane comunque vero che anche per l'IFOP e per l'Hudson Institute il 64% dei francesi, cioè una solida maggioranza, si considera cattolico. E non si tratta solo di affermazioni di comodo, perché per esempio è proprio in Francia che diverse organizzazioni di sostegno alla Chiesa Cattolica nel mondo, tra cui l'Aiuto alla Chiesa che soffre, raccolgono il massimo di offerte. Chi non va a Messa ma mette mano regolarmente al portafoglio per la Chiesa è uno strano cattolico, ma nello stesso tempo è qualcuno che s'identifica non solo a parole con la comunità dove è stato battezzato.
Ma soprattutto il dibattito è infinito su che cosa significhi essere islamico "praticante". Se si parla di chi va in moschea, le poche indagini europee mostrano sia una bassissima affluenza sia un clamoroso over-reporting: circa il 7% dei musulmani europei dice di frequentare le moschee, ma i conteggi fuori del mese di Ramadan quasi ovunque si fermano sotto il 2%. Tuttavia, andare in moschea non equivale ad andare a Messa. Per la maggioranza delle scuole giuridiche e teologiche musulmane la frequentazione della moschea non è neppure uno dei doveri obbligatori del culto. È obbligatorio pregare, ma la preghiera quotidiana può essere fatta dovunque. È anche obbligatorio digiunare durante il Ramadan, ma da solo il digiuno del Ramadan prova di più un'identificazione etnica con la comunità che un vera pratica religiosa regolare. Con un criterio condivisibile, dunque, l'Hudson Institute non ha considerato i musulmani francesi che dichiarano di digiunare durante il Ramadan - che sarebbero quattro milioni e duecentomila, oltre il doppio dei cattolici che si dicono praticanti - ma solo quelli che affermano sia di osservare il Ramadan sia di essere fedeli alle preghiere quotidiane, appunto due milioni e mezzo di persone.
Se chiamiamo queste persone "praticanti" - il che corrisponde solo a uno dei possibili significati del termine per i musulmani, ma non è assurdo - effettivamente sono di più di coloro che dichiarano di andare a Messa tutte le domeniche in Francia. Tuttavia anche questa dei musulmani è una pratica "telefonica": si riferisce a chi "dice" di rispettare l'obbligo della preghiera quotidiana, oltre al Ramadan, e controllare se prega davvero è ancora più difficile che verificare quanti vanno effettivamente a Messa. In genere, i musulmani sono orgogliosi di esserlo e molte statistiche sulle pratiche religiose islamiche soffrono di un cronico over-reporting.
L'annuncio del "sorpasso" musulmano in Francia va dunque preso con benefico d'inventario. Restano però due dati certi. Il primo è che, nonostante tutta una letteratura sull'effetto secolarizzante che una società come quella francese dovrebbe avere sui musulmani, specie giovani, gli islamici continuano a crescere di numero e affermano almeno nei sondaggi telefonici una forte identificazione con la loro religione. La seconda è che, per quanto si debba considerare il possibile under-reporting, la pratica francese è comunque da molti anni la più bassa del mondo nei Paesi di tradizione cattolica, ed è verosimile che continui a scendere, anche se - come si è accennato - resistono altre forme d'identificazione con il cattolicesimo diverse dalla frequenza alla Messa.
Perché la Francia sia così diversa dall'Italia - dove la pratica dichiarata è dieci volte superiore, e quella effettiva, più difficile da misurare, probabilmente superiore intorno alle cinque volte - è una questione su cui i sociologi s'interrogano da anni. Le risposte fanno riferimento sia a un fattore esterno alla Chiesa - la propaganda laicista che dalla Rivoluzione francese in poi, soprattutto nelle scuole pubbliche, è più martellante che in Italia e che, nonostante sia spesso molto rozza, dopo oltre due secoli evidentemente ha ottenuto i suoi effetti - e a diversi fattori interni: il dominio di una teologia progressista, popolare fra gli intellettuali ma non fra il popolo, e la sorda ostilità di una parte della gerarchia - venuta meno, è vero, ma solo in anni recenti - ai movimenti laicali, che in Italia hanno invece avuto un ruolo decisivo. Sia come sia, ce n'è abbastanza per meditare. E per sperare che non sia vera l'affermazione, in tema di pratica religiosa, del cardinale Carlo Maria Martini a un seminario della Fondazione Agnelli di qualche anno fa secondo cui «l'Irlanda - dove allora si andava a Messa due volte più che in Italia, ma questo succedeva prima della crisi dei preti pedofili - è il nostro passato e la Francia è il nostro futuro». Ma dipende da noi, e dalla nuova evangelizzazione.
Meditiamo, cari cattolici. Meditiamo! E buon lavoro, tra gli altri, a Mons. Fisichella, ricordandogli che, ne siamo convinti, la nuova evangelizzazione dell'Occidente passa (anche) dalla Liturgia Tradizionale.
Diversi giornali europei, compresi alcuni italiani, hanno dato rilievo nei giorni scorsi a uno studio pubblicato il 18 agosto dall'Hudson Institute di New York, il quale documenterebbe il sorpasso dei musulmani sui cattolici praticanti in Francia. Secondo lo studio, la pratica domenicale cattolica è scesa in Francia al 4,5% di coloro - il 64% - che si dichiarano cattolici, cioè in ogni weekend si recano a Messa un milione e novecentomila francesi, il 2,9% della popolazione totale. Per contro si dichiara "praticante" il 41% dei sei milioni di musulmani "etnici" presenti in Francia - dei quali il 75% si proclama "credente" - il che consentirebbe di stimare gli islamici praticanti a due milioni e mezzo, dunque ben di più dei cattolici che dichiarano di andare a Messa tutte le domeniche.
Meno rilevante, ancorché ampiamente pubblicizzato, è il dato delle nuove moschee e sale di preghiera costruite negli ultimi dieci anni in Francia: più di mille, contro venti nuove chiese cattoliche nello stesso decennio, che ha però visto la demolizione o la vendita - in alcuni casi proprio a musulmani che li hanno trasformati in moschee - di sessanta luoghi di culto cattolici. Questi numeri non sono sorprendenti, perché è evidente che il numero dei musulmani è molto aumentato per ragioni d'immigrazione e di demografia, mentre come minimo non è cresciuto quello dei cattolici.
Ma è vero che sono ormai di più i musulmani? Per rispondere a questa domanda occorre considerare tre elementi. La prima è che ogni statistica è autorevole quanto la è chi la propone. I dati grezzi vengono dall'IFOP, l'Istituto Francese di Opinione Pubblica, ente di ricerca molto autorevole con legami al mondo confindustriale transalpino, ma l'elaborazione è dell'Hudson Institute, una delle tante fondazioni del mondo conservatore americano diretta da esponenti della comunità ebraica degli Stati Uniti e fortemente filo-israeliana e anti-islamica, dunque interessata a sottolineare il «pericolo musulmano» in Europa. Ma va anche detto che si tratta di un istituto che lavora spesso per il governo statunitense e produce documenti di discreta qualità.
Il secondo elemento è che siamo di fronte a dati ottenuti tramite indagini telefoniche. A rigore l'indagine non ci dice quanti francesi vanno a Messa o «praticano» l'islam ma quanti, raggiunti da una telefonata, «dicono» di andare a Messa o affermano di essere musulmani praticanti. È stato dimostrato da tempo - tra l'altro in un'indagine italiana diretta dal sottoscritto insieme a PierLuigi Zoccatelli in Sicilia, che non è però l'unica in materia - che le affermazioni sulla pratica religiosa di chi risponde a interviste telefoniche non coincidono con le rilevazioni effettuate nello stesso periodo e nella stessa area alle porte dei luoghi di culto. In Italia - come in Polonia, dove sono stati condotti studi molto approfonditi sul tema - i dati evidenziano un «over-reporting», cioè il numero di coloro che affermano, raggiunti al telefono, di andare a Messa alla domenica è più alto delle presenze alla Messa rilevate con una minuziosa conta alle porte delle chiese. Per esempio, nella nostra indagine in Sicilia, la pratica dichiarata al telefono è del 30,1%, quella rilevata effettivamente nelle chiese è del 18,3%. Dati davvero molto simili sono emersi in Veneto. Se però in Italia è alto il numero di coloro che pensano che andare a Messa sia il comportamento socialmente preferibile, e forse aspirano ad andarci tutte le domeniche - così che rispondono di sì all'intervistatore anche se poi effettivamente non vanno a Messa -, in Francia diversi sociologi hanno ipotizzato che avvenga il contrario, che ci sia non un «over-reporting» ma un «under-reporting». È possibile cioè che in Francia andare a Messa sia ormai considerato qualcosa di fuori moda e socialmente «strano», così che alcuni che ci vanno non osano confessarlo all'intervistatore telefonico. Basta l'osservazione a occhio nudo a Parigi o altrove per capire che i francesi cattolici vanno a Messa molto meno degli italiani, ma che davvero siano scesi sotto il tre per cento della popolazione dovrebbe essere confermato da ulteriori indagini che procedano per conteggi presso le chiese - purtroppo complessi e costosi - e non solo per telefono.
Il terzo aspetto è quello che deve rendere cauti nel parlare di un "sorpasso" dell'islam. Anzitutto, non è corretto considerare cattolico solo chi va a Messa tutte le domeniche. Il cattolicesimo contemporaneo è fatto di cerchi concentrici: chi va in chiesa tutte le settimane, chi ci va una volta al mese, chi due volte all'anno e chi solo per i matrimoni e i funerali ma comunque si sente cattolico. In questo sistema complesso rimane comunque vero che anche per l'IFOP e per l'Hudson Institute il 64% dei francesi, cioè una solida maggioranza, si considera cattolico. E non si tratta solo di affermazioni di comodo, perché per esempio è proprio in Francia che diverse organizzazioni di sostegno alla Chiesa Cattolica nel mondo, tra cui l'Aiuto alla Chiesa che soffre, raccolgono il massimo di offerte. Chi non va a Messa ma mette mano regolarmente al portafoglio per la Chiesa è uno strano cattolico, ma nello stesso tempo è qualcuno che s'identifica non solo a parole con la comunità dove è stato battezzato.
Ma soprattutto il dibattito è infinito su che cosa significhi essere islamico "praticante". Se si parla di chi va in moschea, le poche indagini europee mostrano sia una bassissima affluenza sia un clamoroso over-reporting: circa il 7% dei musulmani europei dice di frequentare le moschee, ma i conteggi fuori del mese di Ramadan quasi ovunque si fermano sotto il 2%. Tuttavia, andare in moschea non equivale ad andare a Messa. Per la maggioranza delle scuole giuridiche e teologiche musulmane la frequentazione della moschea non è neppure uno dei doveri obbligatori del culto. È obbligatorio pregare, ma la preghiera quotidiana può essere fatta dovunque. È anche obbligatorio digiunare durante il Ramadan, ma da solo il digiuno del Ramadan prova di più un'identificazione etnica con la comunità che un vera pratica religiosa regolare. Con un criterio condivisibile, dunque, l'Hudson Institute non ha considerato i musulmani francesi che dichiarano di digiunare durante il Ramadan - che sarebbero quattro milioni e duecentomila, oltre il doppio dei cattolici che si dicono praticanti - ma solo quelli che affermano sia di osservare il Ramadan sia di essere fedeli alle preghiere quotidiane, appunto due milioni e mezzo di persone.
Se chiamiamo queste persone "praticanti" - il che corrisponde solo a uno dei possibili significati del termine per i musulmani, ma non è assurdo - effettivamente sono di più di coloro che dichiarano di andare a Messa tutte le domeniche in Francia. Tuttavia anche questa dei musulmani è una pratica "telefonica": si riferisce a chi "dice" di rispettare l'obbligo della preghiera quotidiana, oltre al Ramadan, e controllare se prega davvero è ancora più difficile che verificare quanti vanno effettivamente a Messa. In genere, i musulmani sono orgogliosi di esserlo e molte statistiche sulle pratiche religiose islamiche soffrono di un cronico over-reporting.
L'annuncio del "sorpasso" musulmano in Francia va dunque preso con benefico d'inventario. Restano però due dati certi. Il primo è che, nonostante tutta una letteratura sull'effetto secolarizzante che una società come quella francese dovrebbe avere sui musulmani, specie giovani, gli islamici continuano a crescere di numero e affermano almeno nei sondaggi telefonici una forte identificazione con la loro religione. La seconda è che, per quanto si debba considerare il possibile under-reporting, la pratica francese è comunque da molti anni la più bassa del mondo nei Paesi di tradizione cattolica, ed è verosimile che continui a scendere, anche se - come si è accennato - resistono altre forme d'identificazione con il cattolicesimo diverse dalla frequenza alla Messa.
Perché la Francia sia così diversa dall'Italia - dove la pratica dichiarata è dieci volte superiore, e quella effettiva, più difficile da misurare, probabilmente superiore intorno alle cinque volte - è una questione su cui i sociologi s'interrogano da anni. Le risposte fanno riferimento sia a un fattore esterno alla Chiesa - la propaganda laicista che dalla Rivoluzione francese in poi, soprattutto nelle scuole pubbliche, è più martellante che in Italia e che, nonostante sia spesso molto rozza, dopo oltre due secoli evidentemente ha ottenuto i suoi effetti - e a diversi fattori interni: il dominio di una teologia progressista, popolare fra gli intellettuali ma non fra il popolo, e la sorda ostilità di una parte della gerarchia - venuta meno, è vero, ma solo in anni recenti - ai movimenti laicali, che in Italia hanno invece avuto un ruolo decisivo. Sia come sia, ce n'è abbastanza per meditare. E per sperare che non sia vera l'affermazione, in tema di pratica religiosa, del cardinale Carlo Maria Martini a un seminario della Fondazione Agnelli di qualche anno fa secondo cui «l'Irlanda - dove allora si andava a Messa due volte più che in Italia, ma questo succedeva prima della crisi dei preti pedofili - è il nostro passato e la Francia è il nostro futuro». Ma dipende da noi, e dalla nuova evangelizzazione.
Meditiamo, cari cattolici. Meditiamo! E buon lavoro, tra gli altri, a Mons. Fisichella, ricordandogli che, ne siamo convinti, la nuova evangelizzazione dell'Occidente passa (anche) dalla Liturgia Tradizionale.
Roberto
Mons. Fisichella è uno di quelli che hanno dato il buon esempio celebrando in prima persona la liturgia tradizionale!
RispondiEliminaIo ho quel che ho donato. Se sparisce la fede cristiana è colpa dei cristiani che non hanno fede, non certo degli islamici che ce l'hanno e se la tengono. Loro non hanno avuto il concilio.
RispondiEliminaIo non ho ancora capito in cosa consista questo «pericolo musulmano» per la nostra società, ormai - anche (e soprattutto) grazie al concilio Vat.II e ai reggitori della Chiesa cattolica dell'ultimo mezzo secolo - quasi totalmente decattolicizzata.
RispondiEliminaIn ogni caso bisognava pensarci prima.
Le campagne di denatalità, e una volta raggiunto questo obiettivo il multiculturalismo, la multietnicità, l'immigrazione sono state fortemente volute e imposte negli Stati nazione non certo dai mussulmani.
Adesso son qui.
Per esperienza personale posso dire che molti di loro, non appena possono tornano ai Paesi d'origine. Quelli che restano sono perfettamente integrati, non danno fastidio a nessuno, i loro figli frequentano le scuole e saranno un giorno la classe dirigente.
Sono convinto che la situazione, allora, non potra che essere migliore di quella odierna.
Roberto tolga pure quel "anche".
RispondiEliminaTutte le ns. buone intenzioni e tutta la ns. buona volontà contano nulla senza il Santo Sacrificio di Cristo che si compie nella Messa.
è la stessa puntualizzazione che desideravo fare anch'io: avrei detto piuttosto così....
RispondiElimina....la nuova evangelizzazione dell'Occidente passa soltanto dalla Liturgia Tradizionale.
(......infatti ciò che si intende oggi per "nuova evangelizzazione" non è altro che Dottrina ex-cattolica "riplasmata " e aggiornata alla luce del CV2, ovvero ecumenista-inclusiva indifferentista .....spesso condita in abbondante salsa carismatica e/o kikiana!.....)
Certo non è edificante vedere nostri preti a festeggiare ad esempio la fine del ramadan ed ancora meno vescovi che che fanno pellegrinaggi con loro e via dicendo, impariamo una cosa dai Mussulmani: l'orgoglio di appartenere alla propria fede e la volontà di difenderla , noi l'abbiamo perso ad incominciare dalle gerarchie....
RispondiEliminaInoltre la nostra "bella società civile" prima ha favorito gli anti concezionali e l'aborto tra i nosti giovani e poi l'entrata nei paesi , un tempo cristiani, di tanti seguaci di Maometto, aiutando (a spese nostre), le loro famiglie che prolificano a dismisura .... con il plauso e la benedizione del clero. Pensate che bello fra poco ci saranno tante chiese vuote da offrire...al loro culto
RispondiElimina...e il nostro sarebbe un orgoglio non identitario (non c'è religione più aperta e universale di quella cattolica!) non sarebbe quello comprensibile di sradicati che si ritrovano lontani da casa a far comunella con consimili correligionari compatrioti: sarebbe la professione della Verità.
RispondiEliminaLa seconda o terza generazione di musulmani immigrati ostenta la sua appartenenza all`islam in modo sempre più visibile, ed ecco giovani che fanno Ramadan( uno strano digiuno diurno dove a partire del tramonto mangi e mangi a non poterne più e poi passi il giorno dopo a digerire....) , le ragazze portano il velo, il venerdì sera la scuola coranica è zeppa, i marciapiedi e le strade di certi quartieri sono bloccate al momento della preghiera, le moschee escon da terra come i funghi e dai loro minareti in certi luoghi risuona la preghiera,la poligamia è tollerata e così un musulmano può facilmente avere molti figli da diverse "mogli", figli che saranno presi in carico dalla Securità sociale, in certi quartieri la polizia non mette più piede ed è la sharia a regnare, un ragazzo che vuole sposare una ragazza musulmana DEVE convertirsi se non vuole perderla, potrei continuare ancora e ancora, stiamo consegnando l`Europa ai musulmani, non hanno bisogno do invaderci con la violenza, la nostra "democrazia" di cui approffittano reclamando e ottenendo diritti che non sono concessi ai non musulmani nei loro Paesi, la nostra perdita identitaria, il rifiuto se non ostilità delle nostre radici cristiane, una fratellanza universale irenicamente compresa, il vuoto che trovano arrivando, la loro religione che è conquistatrice, insomma avremo poco da lamentarci se un giorno, che io spero non vedrò, l`Europa sarà islamizzata, stiamo preprando loro un terreno ideale che già occupano senza sforzi, senza battaglie.
RispondiEliminaNon è sufficiente propugnare la "natalità". Occorrono anche concrete provvidenze a favore di chi i figli li vorrebbe fare e non possiede rendite, non dico milionarie, ma sufficienti a mantenere i figli.
RispondiEliminaNella nostra società purtroppo man mano sono venute a mancare le strutture sociali quali ad esempio, asili, scuole pubbliche che consentono di accedere al lavoro anche alle donne. In Francia ed in Germania, almeno così mi si dice, le strutture ci sono e gli stipendi pure sono di gran lunga superiori ai nostri.
Purtroppo da noi si fanno solo chiacchiere e si sperperano, quando non si rubano, vergognose quantità di denaro. Se tutti pagassero le imposte dovute, anzichè RUBARE - per me chi non paga le tasse è un LADRO e basta - saremmo uno dei paesi migliori al mondo.
La Chiesa potrebbe fare la sua parte parlando chiaro e forte a questo proposito, non temendo di dispiacere a "qualcuno"; i timidi accenni ad esempio l'ultimo del Card. Bagnasco servono a molto poco. Si cominci a negare l'assoluzione a coloro che, confessando di aver rubato come sopra detto non sono davero intenzionati a restituire il maltolto ed a non commettere più questo peccato contro il settimo Comandamento. Invece la cosa che più pare interessare ai preti, ed in modo quasi ossessivo, sono i peccati conto il sesto!!
Grazie Luisa hai espresso bene tutto ciò che penso anch'io, come donna poi, il tutto mi preoccupa ancora di più...
RispondiEliminaTrovo strano che le sinistre che un tempo hanno abbracciato le rivendicazioni femminili ad oltranza, oggi in nome di quella stessa democrazia di fendano i diritti di etnie che calpestano anche i diritti più fondamentali. Ora la religione non è più l'oppio dei popoli?
...speriamo almeno che se la prendano loro, l'Europa! Il rischio è che se la ciuccino gli occidentali laicoevolutipoliticamencorrettollerandemocratici
RispondiEliminaGli islamici pregano in un arabo antico che solo le persone colte sono in grado di capire, senza contare quelli che nemmeno sono arabi, eppure nessuno di loro si sognerebbe di modificarlo "per far capire la gente". Lo hanno fatto solo i turchi, ma era un'imposizione di Ataturk che aveva esattamente lo scopo di indebolire la religione nel paese.
RispondiEliminaHai ragione. Non soltanto la natalità non è stata incentivata, ma che io ricordi, scoraggiata con tutti i mezzi a partire dagli anni '60.
RispondiEliminaL'obiettivo di chi detiene il vero potere (i politicanti, destra, centro, sinistra, sono solo i loro camerieri, intercambiabili per dare l'illusione al popolo di avere voce in capitolo) è stato da quegli anni la distruzione della famiglia.
Ci sono riusciti.
Riguardo alla questione tasse sono d'accordo ma converrai che non è il solo motivo di un debito che ammonta oggi a qualcosa come 2.000.000.000.000 di euro. Ci sono anche altre cause, ma pochi hanno il coraggio di denunciarle.
E' encomiabile l'esortazione di Bagnasco ma avrebbe più forza di convincimento se fosse accompagnata da comportamenti conseguenti da parte della CEI e del Vaticano e se soprattutto non fosse accompagnata dall'invito al governo italiano di non interrompere le missioni all'estero, missioni di morte che necessitano di stanziamenti solo per armamenti di circa 27 miliardi di euro annui.
Sì, perché mentre si taglia quel poco che resta di Stato sociale, si spendono 27 miliardi di euro all'anno per armamenti.
Non certo per difenderci. Non certo nel rispetto dell'art.11 della nostra Costituzione. Non certo per guerre 'giuste' secondo la dottrina cattolica.
<img></img><span>Ricompaiono su alcuni siti diocesani le normative della CEI ( 2005) per i metrimoni di cattolici e musulmani<span><span>
RispondiElimina“I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia”
</span></span> <span><span>Indicazioni della
Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
</span><span> </span></span><span><span>Le Indicazioni, </span></span><span><span>di seguito pubblicate, sono state elaborate e approvate
dalla Presidenza della CEI. Esse costituiscono il punto di arrivo di una
ampia riflessione effettuata dal Consiglio Episcopale Permanente, sulla
base di apporti qualificati di teologi pastoralisti, di canonisti e di esperti
in ecumenismo e in diritto islamico. Esse tengono anche conto dei contributi
emersi nella consultazione delle Conferenze Episcopali Regionali.
Il documento intende proporre agli Ordinari diocesani talune indicazioni
generali, finalizzate all’assunzione di una linea concorde nella soluzione
dei singoli casi che si presentano a livello diocesano.
</span></span><span><span> ecc ecc
</span></span><span><span><span>http://www.fermodiocesi.it/index.php?action=index&p=1574</span></span></span></span>
Suggerisco di non dimenticare: IANUA INFERI NON PREVALEBUNT.
RispondiEliminaLa vice di Pisapia va al Ramadan con il velo:
RispondiElimina"Una bella pluralità, servono più moschee"
Il vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida ha partecipato alla fine del Ramadan nel campo di calcio messo a disposizione dall'oratorio di S.Giovanni Crisostomo. Con il capo coperto da un velo di corallo ha detto: "Una moschea unica rischierebbe di mettere a repentaglio questo bel mosaico di pluralità"
CRONACHE
RispondiEliminaLampedusa, scoppiano nuove proteste nel Cpa
In 150 scappano e manifestano contro i rimpatri
ore 10:03
18
commenti
Un video mostra i tunisini che scappano dal Centro di prima accoglienza. I migranti si sono poi asserragliati sul molo chiedendo di lasciare l'isola e di non essere rimpatriati. Rientrati pacificamente nel Cpa, hanno lanciato sassi contro le forze dell'ordine, ferendo un carabiniere e un finanziare
Ora è più completo:
RispondiEliminaMilano - Questa mattina, al richiamo del muezzin, "Allah akbar" (in arabo "Allah è grande"), diverse centinaia di fedeli musulmani della Casa della cultura islamica di via Padova, si sono radunati nel campo di calcio messo a disposizione dall'oratorio di S.Giovanni Crisostomo, per festeggiare la fine del Ramadan. In un silenzio irreale, per Milano, inginocchiati ciascuno sul proprio tappeto da preghiera, hanno concluso il mese lunare del digiuno purificatore. Una sorta di Quaresima cristiana. Alla fine del rito, dopo lo scambio degli auguri, ha preso la parola Mahmoud Asfa, direttore della Casa della cultura islamica di via Padova: "Dopo 30 anni, riceviamo il vicesindaco", ha detto, accogliendo Maria Grazia Guida, che si è presentata con il capo coperto da un velo di seta corallo, in segno di rispetto.
Non basta una moschea "Una moschea unica rischierebbe di mettere a repentaglio questo bel mosaico di pluralità". Lo ha detto il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida, intervenendo alla celebrazione della festa conclusiva del Ramadan. "Le diverse comunità islamiche che ho incontrato - ha continuato - chiedono il riconoscimento e la valorizzazione dei diversi luoghi di culto". Alla cerimonia di celebrazione della fine del Ramadan a Milano, oltre al vicesindaco Maria Grazia Guida erano presenti monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile relazioni ecumeniche e interreligiose della diocesi di Milano, l'assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, Aldo Brandirali, esponente di Comunione e Liberazione, "che per primo - ha spiegato Asfa - ha iniziato un dialogo serio con la nostra
D'accordo in pieno!!!
RispondiEliminaPer favore non mettete in raffronto la Quaresima e il Ramadan!
RispondiEliminaA livello pratico, il digiuno del Ramadan non è un vero digiuno, diciamo che è un digiuno diurno, appena il sole tramonta, cominciano a mangiare tutte le pietanze preparate durante la giornata, dei veri banchetti copiosissimi, mangiano così tanto che il giorno dopo il loro stomaco è occupato a digerire! Digiuno?
<span>L'Europa sta diventando sempre più laica e musulmana e sempre meno cattolica. Bisogna pregare e molto. Si avvicinano tempi molto difficili.</span>
RispondiEliminaEsistono diversi modi di digiunare. Sarebbe interessante vedere cosa mangia lei quando digiuna, dato che ha la lingua lunga per insultare gli islamici. Ma si sa, tutto viene perdonato per un po' di sano integralismo catto-imbecille.
RispondiEliminaGuarda Luisa che ho riportato l'articolo integralmente ma non era mia intenzione fare alcun paragone tra ramadan e quaresima.
RispondiEliminaIo appartengo ancora a quella stirpe (quasi estinta) che crede ancora vi sia un solo Dio, quello cristiano ed una sola Verià e quindi non ritengo lecito alcun paragone.
Caro Cattolico Tradizionalista, quello che scrivi è indubbiamente vero.
RispondiEliminaMa il fatto che l'Europa sia già diventata non laica ma laicista (pur utilizzando le religioni, con adeguate contropartite, ai fini del controllo sociale) e mussulmana è addebitabile ai musssulmani?
Chi l'ha voluto e operato in tal senso?
Sempre meno cattolica. E di chi è la responsabilità primaria? Chi da mezzo secolo opera indefessamente, soprattutto all'interno della Chiesa cattolica, per il raggiungimento di questo obiettivo? I mussulmani?
Bisogna pregare e molto, sono d'accordo. Mala tempora currut.
sulla faccenda degli armamenti e delle missioni all'estero concordo anch'io in pieno.
RispondiElimina<span>Ma che carino! Che garbatezza!
RispondiEliminaVedo che lei considera un insulto la descrizione del digiuno del Ramadan, quello che ho scritto, gentilissimo ospite anonimo, è cosa risaputa per chi come abita nei confini della Francia e ha visto, come ogni anno, ma quest`anno in modo ancor più ampio, tutte le TV dedicare ampi spazi al Ramadan, se li avesse visti pure lei avrebbe visto anche la lunga preparazione di quei pasti più che copiosi, con i tipici dessert orientali, e poi avrebbe visto le famiglie consumarli in allegria fino a notte inoltrata, si tratta dunque di un digiuno diurno con uno stomaco ancora soddisfatto delle agape notturne.
Non deve essere detto? E perchè mai? Dolente, ma non partecipo all`ipocrisia ambiente e all`informazione parziale che riguarda il Ramadan, e più in geenrale a quell`irenismo che vorrebbe tacere i problemi più che concreti che pone quella religione.
</span>
Un pò di lettura per chi dice che informare è insultare, è in francese.
RispondiEliminaAncora dirvi che durante il Ramadan gli scaffali e reparti frigorifici dei grandi magazzini sono strapieni di merce hallal e che durante quel mese gli affari vanno a gonfie vele.
http://lesalonbeige.blogs.com/my_weblog/2008/09/le-ramadan-nest.html
http://lesalonbeige.blogs.com/my_weblog/2011/08/le-ramadan-est-une-perversion-du-car%C3%AAme.html
Alleluja! Meglio questi che almeno credono ancora in qualcosa dei figli dei lumi che non credono più a nulla.
RispondiEliminaL'islam è la frusta utilizzata dalla Provvidenza per svegliare i cristiani dai comodi torpori, è così dal 700 d.c. (passando per il 1453 e il 1689) ed è così oggi (a potenza 1000, visti i tempi).
RispondiEliminaAncora una volta grazie, Luisa,anzi, un doppio grazie per aver chiarito in modo serio cosa sia concretamente il ramadan e per aver usato la carità tipicamente cristiana nel rispondere a chi si era espresso esternando ignoranza, maleducazione ed intolleranza.
RispondiEliminaL'offesa è tipica in chi non ha argomrenti .
RispondiEliminaE' vero.
RispondiEliminaStoricamente la Mezza Luna è sempre stata una falce, di cui il Signore ha permesso che potasse dei rami della Cristianità, ormai divenuti SECCHI.
iL PIù FAMOSO che tra coloro che hanno fatto il paragone di cui sopra, è stato GP2 buonanima.
RispondiEliminaAnche il diguno per la pace che il Vaticano organizzò nel 2002, fu fatto stile Ramadan, con Papa e cardinali che si facevano riprendere, mentre si sedevano davanti a piatti ostentamente vuoti.