In risposta alla crisi dell'architettura sacra
Esperienza di un anno di impegno di un Architetto tradizionale
Esperienza di un anno di impegno di un Architetto tradizionale
di Andre Pacciani, Architetto
Esattamente un anno e mezzo fa Camillo Langone dalle pagine del Foglio mi esortava ad occuparmi di architettura sacra intuendo nel mio lavoro professionale di architetto classico e tradizionale una chiave di lettura per il recupero della migliore identità della chiesa cattolica attraverso i suoi luoghi di culto (http://www.ilfoglio.it/preghiera/257 ).
Al corrente del Motu Proprio Sommorum Pontificum, lessi le prime righe in cui si parla di culto degno e mi resi conto della necessità di mettere a disposizione le mie capacità professionali per la ricerca di una dignità del culto che oltre che del rito ha bisogno dei luoghi giusti dove esercitarlo.
Il dibattito mediatico sulla stampa sulle chiese contemporanee, sempre più inospitali per i fedeli, i casi di Fuksas-Foligno e di Renzo Piano-S.Giovanni Rotondo, facevano pensare ad un clima favorevole affinchè le gerarchie vaticane potessero accogliere segnali di cambiamento negli indirizzi architettonici da adottare per gli edifici sacri
Di questo mi convinse anche un fax di risposta da un Ufficio in Vaticano a cui mi rivolsi per chiedere orientamento tra le gerarchie vaticane a cui esporre le mie idee. "..spesso mi è capitato di provare un senso di disgusto nell'entrare in taluni edifici moderni (non le chiama "chiese" ndr.) in cui viene celebrata la Liturgia Cattolica" leggerlo su carta intestata del Vaticano fa un certo effetto, dovete crederlo.
Una breve ricerca su internet mi fece prendere consapevolezza di una presenza cospicua e determinata di blog e siti soprattutto di laici che chiedono il ritorno della chiesa cattolica alla sua identità di sempre, non riconoscendosi più in certe scelte moderniste soprattutto nell'arte e nell'architettura sacra.
Www.rinascimentosacro.org, http://blog.messainlatino.it, http://fidesetforma.blogspot.com/, in italia e http://www.newliturgicalmovement.org/ negli Stati Uniti sono stati i primi siti di consultazione e di confronto.
L'esistenza di un neonato master postuniversitario di secondo livello in architettura arti sacre e liturgia all'Università Europea di Roma
http://www.universitaeuropeadiroma.it/italiano/index.php?option=com_content&view=article&id=1179c
guidato da un comitato scientifco con persone assai sensibili ad un'arte sacra ausilio di conversione e santità, mi faceva tra l'altro pensare che stava nascendo qualcosa di costruttivo a supporto delle intenzioni del Papa
Pertanto ho collaborato volentieri alla stesura dell' "Appello a Sua Santità Papa Benedetto XVI per il ritorno a un'Arte sacra autenticamente cattolica" (http://appelloalpapa.blogspot.com/) prima del suo discorso agli artisti in cappella Sistina, e mi sono emozionato nel leggere le parole del Santo Padre che citano Gloria un'estetica teologica di Von Balthasar per spiegare la via pulchritudinis: la ricerca de"la bellezza disinteressata senza la quale il vecchio mondo era incapace di intendersi, ma che ha preso congedo in punta di piedi dal mondo moderno degli interessi, per abbandonarlo alla sua tristezza. Essa è la bellezza che non è più amata e custodita nemmeno dalla religione".
Confrontando tutto questo con il mio lavoro ho predisposto una documento "Dottrina dell'imitazione nell'arte e nella fede" http://www.andreapacciani.com/public/index.php?option=com_content&task=view&id=96&Itemid=52 che potesse spiegare come il riappropriarsi dell'architettura e dell'arte classica e tradizionale da parte della chiesa cattolica romana possa essere una soluzione alle perplessità sulle derive dell'architettura contemporanea sacra ed essere in linea con il pensiero di un papa che vuole ridare credito a quella "chiesa di sempre", quella che ha saputo dare i migliori risultati di santità.
Ho così inseguito e incontrato gerarchie della burocrazia vaticana in Commissione Pontificia ai Beni Culturali, in Ufficio selle Celebrazioni Pontificie, in Segnatura Apostolica, in Congregazione per il Culto Divino, in Prefettura della Casa Pontificia e in Governatorato proponendo loro piccoli segnali propositivi nella direzione di una architettura sacra che va incontro al futuro attraverso il prolungamento dei binari che arrivano della storia millenaria della Chiesa.
Diverse sono state le mie prime proposte, ma alla fine il veicolo di questo messaggio è stato un progetto, piccolo per dimensioni ma assai ricco di significato e di impatto comunicativo, insomma un progetto che prevedeva il minimo sforzo per un grande risultato, l'ideale per un progetto sperimentale e reversibile e con un feedback immediato che poteva essere approvato senza troppe difficoltà.
Si è trattato di una proposta per la sostituzione in piazza S.Pietro a Roma della struttura provvisoria che ospita sul sagrato le celebrazioni pontificie all'aperto, quella pensilina metallica che ripara il papa e i concelebranti dal sole e dalla pioggia. La sua immagine ripresa sui maxi-schermi della piazza e diffusa in tutti i collegamenti televisivi del mondo, arriva inevitabilmente ad identificarsi per la sua propria funzione, oltre che come baldacchino di protezione atmosferica, come un vero e proprio Ciborio all'aperto, seppur provvisorio, della Basilica più importante della cristianità.
Ecco sostituire questo Ciborio con un altro che interpreti, sempre nella provvisorietà di questa costruzione, la direzione della continuità storico-architettonica con Piazza S. Pietro e la storia della chiesa. poteva essere a mio avviso un modo esplicativo per provare ad esercitare le più recenti linee del pensiero pontificio sulla auspicata via pulchritunis.
Il progetto ha sempre riscontrato gradimento e consenso condiviso con le autorità vaticane incontrate; ma non solo: ho presentato questa stessa idea progettuale anche in un convegno internazionale a Washington di architettura sacra presso l'Università Cattolica d'America, A Living Presence: Extending and Transforming the Tradition of Catholic Sacred Architecture http://architecture.cua.edu/alivingpresence/default.cfm, ricevendo addiruttura un premio nel concorso per nuovi progetti e con l'auspicio di vederlo presto costruito
Malgrado gli ampi consensi in Vaticano, e in U.S.A., e non credo i complimenti fossero di facciata, non sono riuscito però a rendere operativo questo progetto, malgrado avessi anche trovato uno sponsor che l'avrebbe realizzato gratuitamente. Non so se è mai stato mostrato al Santo Padre; le cariche più alte incontrate rimettevano ogni decisione al parere di altri pari senza prendere in mano l'iniziativa: di fatto credo di non aver mai avuto di fronte un interlocutore in grado di comprendere l'importanza strategica di un gesto architettonico come questo e in grado di prendersi la responsabilità, la croce e la delizia di realizzarlo.
Non so se e dove ho sbagliato e se le mie idee e quel progetto siano o meno la migliore soluzione alla crisi dell'architettura sacra contemporanea, la quale purtroppo a sua volta concorre alla crisi generale della chiesa cattolica; sta di fatto che un tentativo l'ho fatto con tutte le mie capacità professionali e relazionali evidentemente insufficienti.
Metto a disposizione di chi mi legge questa mia esperienza fallimentare nel risultato ma sicuramente positiva dal lato dell'accrescimento personale: per la statura delle persone incontrate, per la conoscenza da vicino del Vaticano in alcune delle sue strutture gerarchico-burocratiche più alte, per la comprensione disincantata della situazione storica della Chiesa Romana contemporanea e dello stato di conflitto in cui Pontefice, Vaticano e Cei si trovano e non si riescono a liberare. L'aspetto più positivo sono le persone, i fedeli laici che mi hanno supportato, anche con le loro preghiere, indefessi nella convinzione che le idee giuste alla fine arrivano a divenire realtà
Ringrazio Dio per l'opportunità che mi ha dato di aver provato a seguire questo percorso professionale, mi rimetto all'obbedienza di Nostra Madre Chiesa nell'attesa che qualcun altro più capace di me riesca a contribuire a questa evidente situazione di inadeguatezza dell'architettura sacra contemporanea.
Andrea Pacciani Architetto
Pertanto ho collaborato volentieri alla stesura dell' "Appello a Sua Santità Papa Benedetto XVI per il ritorno a un'Arte sacra autenticamente cattolica" (http://appelloalpapa.blogspot.com/) prima del suo discorso agli artisti in cappella Sistina, e mi sono emozionato nel leggere le parole del Santo Padre che citano Gloria un'estetica teologica di Von Balthasar per spiegare la via pulchritudinis: la ricerca de"la bellezza disinteressata senza la quale il vecchio mondo era incapace di intendersi, ma che ha preso congedo in punta di piedi dal mondo moderno degli interessi, per abbandonarlo alla sua tristezza. Essa è la bellezza che non è più amata e custodita nemmeno dalla religione".
Confrontando tutto questo con il mio lavoro ho predisposto una documento "Dottrina dell'imitazione nell'arte e nella fede" http://www.andreapacciani.com/public/index.php?option=com_content&task=view&id=96&Itemid=52 che potesse spiegare come il riappropriarsi dell'architettura e dell'arte classica e tradizionale da parte della chiesa cattolica romana possa essere una soluzione alle perplessità sulle derive dell'architettura contemporanea sacra ed essere in linea con il pensiero di un papa che vuole ridare credito a quella "chiesa di sempre", quella che ha saputo dare i migliori risultati di santità.
Ho così inseguito e incontrato gerarchie della burocrazia vaticana in Commissione Pontificia ai Beni Culturali, in Ufficio selle Celebrazioni Pontificie, in Segnatura Apostolica, in Congregazione per il Culto Divino, in Prefettura della Casa Pontificia e in Governatorato proponendo loro piccoli segnali propositivi nella direzione di una architettura sacra che va incontro al futuro attraverso il prolungamento dei binari che arrivano della storia millenaria della Chiesa.
Diverse sono state le mie prime proposte, ma alla fine il veicolo di questo messaggio è stato un progetto, piccolo per dimensioni ma assai ricco di significato e di impatto comunicativo, insomma un progetto che prevedeva il minimo sforzo per un grande risultato, l'ideale per un progetto sperimentale e reversibile e con un feedback immediato che poteva essere approvato senza troppe difficoltà.
Si è trattato di una proposta per la sostituzione in piazza S.Pietro a Roma della struttura provvisoria che ospita sul sagrato le celebrazioni pontificie all'aperto, quella pensilina metallica che ripara il papa e i concelebranti dal sole e dalla pioggia. La sua immagine ripresa sui maxi-schermi della piazza e diffusa in tutti i collegamenti televisivi del mondo, arriva inevitabilmente ad identificarsi per la sua propria funzione, oltre che come baldacchino di protezione atmosferica, come un vero e proprio Ciborio all'aperto, seppur provvisorio, della Basilica più importante della cristianità.
Ecco sostituire questo Ciborio con un altro che interpreti, sempre nella provvisorietà di questa costruzione, la direzione della continuità storico-architettonica con Piazza S. Pietro e la storia della chiesa. poteva essere a mio avviso un modo esplicativo per provare ad esercitare le più recenti linee del pensiero pontificio sulla auspicata via pulchritunis.
Il progetto ha sempre riscontrato gradimento e consenso condiviso con le autorità vaticane incontrate; ma non solo: ho presentato questa stessa idea progettuale anche in un convegno internazionale a Washington di architettura sacra presso l'Università Cattolica d'America, A Living Presence: Extending and Transforming the Tradition of Catholic Sacred Architecture http://architecture.cua.edu/alivingpresence/default.cfm, ricevendo addiruttura un premio nel concorso per nuovi progetti e con l'auspicio di vederlo presto costruito
Malgrado gli ampi consensi in Vaticano, e in U.S.A., e non credo i complimenti fossero di facciata, non sono riuscito però a rendere operativo questo progetto, malgrado avessi anche trovato uno sponsor che l'avrebbe realizzato gratuitamente. Non so se è mai stato mostrato al Santo Padre; le cariche più alte incontrate rimettevano ogni decisione al parere di altri pari senza prendere in mano l'iniziativa: di fatto credo di non aver mai avuto di fronte un interlocutore in grado di comprendere l'importanza strategica di un gesto architettonico come questo e in grado di prendersi la responsabilità, la croce e la delizia di realizzarlo.
Non so se e dove ho sbagliato e se le mie idee e quel progetto siano o meno la migliore soluzione alla crisi dell'architettura sacra contemporanea, la quale purtroppo a sua volta concorre alla crisi generale della chiesa cattolica; sta di fatto che un tentativo l'ho fatto con tutte le mie capacità professionali e relazionali evidentemente insufficienti.
Metto a disposizione di chi mi legge questa mia esperienza fallimentare nel risultato ma sicuramente positiva dal lato dell'accrescimento personale: per la statura delle persone incontrate, per la conoscenza da vicino del Vaticano in alcune delle sue strutture gerarchico-burocratiche più alte, per la comprensione disincantata della situazione storica della Chiesa Romana contemporanea e dello stato di conflitto in cui Pontefice, Vaticano e Cei si trovano e non si riescono a liberare. L'aspetto più positivo sono le persone, i fedeli laici che mi hanno supportato, anche con le loro preghiere, indefessi nella convinzione che le idee giuste alla fine arrivano a divenire realtà
Ringrazio Dio per l'opportunità che mi ha dato di aver provato a seguire questo percorso professionale, mi rimetto all'obbedienza di Nostra Madre Chiesa nell'attesa che qualcun altro più capace di me riesca a contribuire a questa evidente situazione di inadeguatezza dell'architettura sacra contemporanea.
Andrea Pacciani Architetto
Nessuno dei link nel testo funziona.
RispondiEliminaLa sua appassionata dichiarazione, caro architetto, è un'altra prova del fatto che è un'illusione credere che Roma possa raddrizzare la linea con piccoli ritocchi.
RispondiEliminaIl cancro è profondo...e una "ridipintura" non basta più...
Nel cuore sanno di aver toccato il fondo........ con le conclamate celebrazione da pop star , fino a qualche anno fa, regista il degnissimo mons Piero Marini, ( punta di un iceberg che conta poprporati e segretari vicini a questo o quel movimento ) . Di fatto, continuano a ostentare quella sicurezza che in cuore non hanno. Non hanno serenità, e non amano la Chiesa come un semplice laico, nè si pongono il problema reale che è desolante il quadro in ciascuna parrocchiain quanto non riesce "questa Chiesa" a parlare al cuore dei giovani. Così si accontentano di GMG , presentando un a realtà...... etereogenea, squallida, fatta solo di giorni di entusiasmo. Se ascoltassero ancor più la voce del cuore, e dicessero una volta per tutte: Santo padre abbiamo toccato il fondo, ci rimettiamo tutti alla sua guida........ " Allora le cose cambierbbero e quel ciborio in piazza S. pietro d'incant vedrebbe la luce. Invece....caro architetto fanno fare a lei ( come fecero fare a suo tempo a tutti coloro che chiedevano maggior prudenza nella revisione della liturgia dopo il CVII) tanti giri di valzer. E' la storia è sempre quella prender tempo per raggiungere lo scopo che "essi" si sono prefissato....... una ulteriore riforma per distruggere non per raddrizzare....... in attesa che la provvidenza arrivi a far chiudere gli occhi a questo papa.
RispondiEliminaMi dovrò occupare prossimamente del rinnovo totale di una chiesa costruita all'inizio del XX secolo: quali sono gli architetti capaci di questo tipo di riflessione in particolare, ma non esclusivamente, in area francofona? I.P.
RispondiEliminaHo visto qualche foto del progetto dell' Arc. Pacciani
RispondiEliminahttp://www.rinascimentosacro.org/wp-content/uploads/2011/04/foto-2.jpg
Te lo credo che non l'hanno accettato...è un idea troppo cattolica, troppo bella,troppo sensata,troppo rispettosa...vado avanti?
Pur condividendo tutto quanto espresso nell'interessante lettera, a mio gusto, devo dir che non mi piace affatto il progetto, troppo insignificante e misero, molto meglio l'odierna pensilina smontabile.
RispondiEliminaPerché insignificante e misero? A me piace: riprende i motivi della facciata e poi, pur essendo provvisorio, dà l'idea di forza, di solennità... E' ben piantato e trasmette bene l'idea petrina di "roccia".
RispondiEliminaIl problema (che viene dopo quello più urgente di un'arte per il culto che sia bella), è forse la mancanza di uno stile unitario che rispecchi un sentire cattolico comune (che forse manca); ma oggi siam messi così, anche io che pure sono un addetto ai lavori: ci si rifà ad un passato lontano senza precise indicazioni: il Cinquecento? Il Seicento? Il Gotico? Il Romanico? L'alto Medioevo? ecc...
Chi decide i canoni? Chi decide cosa è ortodosso? Io non credo dovrebbe essere l'artista ma la Chiesa, come era nei tempi antichi, che dovrebbe dare dei canoni ortodossi all'interno dei quali poi l'artista può spaziare modificando le proporzioni, i colori, le misure; un po' come - ed è la mia esperienza - nell'iconografia.
Che poi la Chiesa oggi non sia in grado di fare questo è dimostrato dalla scarsità di considerazione che viene data al problema, oltre che dai fatti, i quali dimostrano come incompetenza e relativismo la facciano da padrone...
Mettendo come preambolo il de gustibus non disputandum est, non si sposa felicemente con le proporzioni della facciata del Maderno, basti vedere il rapporto tra l'altezza delle colonne e la larghezza del timpano, che non si rifà al barocco, ma a un freddo e già visto neo-palladiano di gusto inglese, che nulla ha della potenza e magnificenza delle architetture di piazza S. Pietro. Poi la selva di colonne non mi sembra dia sufficiente respiro e risalto all'altare che andrebbe messo sotto... Sinceramente più che l'idea di un ciborio (come nella messa papale a S. Giuliano), a me da l'idea di una cappella cimiteriale.
RispondiEliminaIl progetto è stato scartato perchè sono 100 anni che ormai si va avanti con la storia che non si possono fare false riproduzioni nello stesso stile del luogo in cui l'opera verrà posizionata... Perciò secondo i soliti "Esperti" è molto meglio la vomitevole pensilina in stile Pompa di benzina. Con lo stesso pregiudizio ci sono preti che fanno rimuovere affreschi barocchi da chiese romaniche o medievale, oppure non fanno ridorare calici ecc... Sono gli stessi "esperti" che han demolito gli altari negli anni '70 e che al loro poston ci han messo le tavole calde.
RispondiEliminaNeo palladiano all'inglese, eh? Sai che non ci avevo pensato? Beh, forse, un po' :)
RispondiEliminaSì, beh, forse potrebbe essere un po' più equilibrato, magari più largo, assottigliando qualcosa, tirando qua o là... Comunque - de gustibus - reto dell'idea che in fondo mi piace!
Io preferirei una bella struttura coperta con drappi e velluti... Simil baldacchino del trono papale, alla "Pio XII" :-P
RispondiEliminaPerché no?! 8-) (Eh, eh)
RispondiEliminaIn realtà, non dovrebbe esserci nè il troiaio moderno nè la pregevole pensilina neo-barocca: se c'è una chiesa bisogna usare quella per celebrare. il resto sono sofismi.
RispondiElimina<span>La forma del ciborio fu presa in considerazione nel Seicento anche per sormontare l'altare papale, ma la genialità del Bernini vide bene che l'effetto era troppo statico per il dinamismo impresso dalla cupola e dalla curvatura dei dei piloni. Quindi si optò per una struttura a "baldacchino", che è assai più mossa di un ciborio e richiama - come giustamente notato - una struttura processionale "momentaneamente" ferma sull'altare papale. Per di più il Bernini utilizzò - sia pure rivisitata secondo il linguaggio a lui contemporaneo - la tipologia di colonne "salomoniche" dal fusto a spirale che connotava anche le colonne della "pergula" presente nell'antica basilica costantiniana.
RispondiEliminaIn questo senso credo che l'operato dell'antico architetto debba ispirare un'eventuale rivisitazione della c.d. pensilina: un delicato equilibrio tra rispetto del contesto preesitente e adozione del linguaggio contemporaneo. Diversamente si avrebbero - estremizzando le cose - riprese "revival" nate morte o vandaliche intrusioni contemporanee sprezzanti della veste artistica già in atto.
La proposta pubblicata, interessante nelle premesse, mi pare discutibile nella realizzazione. L'effetto è decisamente troppo statico e il ciborio parla un linguaggio neoclassico che rammenta certe soluzioni "New England"; proprio nel cuore della Roma barocca...
Perché non adottare invece, mutatis mutandis, una soluzione ispirata al San Pietro in Montorio del Bramante, ma pur riconoscibile come moderna?</span>
Anche io penso sia troppo massiccio e troppo "tempietto" ....m'aspettavo qualcosa di più leggero e barocco! Nemmeno il baldacchino del Bernini (decisamente più grosso!) da la stessa idea pesantezza. Eliminando l'architrave, giocando con i frontoni e allargando le aperture già sarebbe più gradevole. Adesso faccio un disegno ;)
RispondiEliminaL'importante è anche capire che cosa è un ciborio e il suo senso sopra l'altare, cosa sapiegata pochi articoli fa nel presente sito. L'attuale pensilina non solo non è un ciborio, ma è anche brutta. Il progetto invece già si avvicina di più, ma manca del "cielo".
RispondiEliminaSono anch'io per un ciborio al posto della pensilina pero'... ma se c'e' una basilica dietro perche' non si usa quella?!?
RispondiEliminaCaso mai si mettono degli schermi fuori sfruttando la moderna tecnica e poi il Papa esce in processione...
Grande Pacciani! Dello studio Pacciani, Vanni & Lotti di Firenze, famoso in tutto il mondo...
RispondiEliminaComplimenti perché questa discussione è davvero interessante. A prescindere dai difetti rilevati, mi sembra cmq lodevole lo sforzo dell'architetto di staccarsi dallo squallore imperante. Ma mi sa che dopo aver reso pubbliche le sue considerazioni non gli faranno più progettare nemmeno una garitta per gli Svizzeri...
RispondiEliminaQuoto totalmente, per gli esperti delle sovrintendenze meglio un pugno nell'occhio che un più armonico "falso storico"... Però è anche vero che l'arte è bellezza, non filologia!
RispondiEliminaSono un seminarista laureato in Scienze dell'Architettura a Venezia. Ho trovato molto ineressante anch'io la discussione e l'intervento dell'Architetto Pacciani. L'attualità del tema e il bisogno di professionisti che se ne occupino è fuori da ogni dubbio (basti vedere gli scempi fatti nelle nostre città sia con le nuove costruzioni che con i restauri). Ho dato un occhio al suo progetto di l'allestimento effimero per le celebrazioni in piazza San Pietro e lo trovo neanche confrontabile a quello attualmente usato. Per la mia sensibilità mi sento però di dare un umile suggerimento allo stesso architetto: è necessario, secondo me, coniare un nuovo linguaggio in continuità con la Tradizione della Chiesa. Per questo fine trovo necessario uno studio delle forme e delle decorazioni dell' "ultimo architetto gotico" Gaudì, il quale si è addirittura converito nello studio della liturgia cattolica per adempiere al meglio l'incarico ricevuto della Sagrada Famiglia. Innovazione nel solco della tradizione. Ripresa del linguaggio del creato, della natura e dei secoli di cattedrali nate grazie ai sacrifici e alla fede di tantissime famiglie cattoliche. Una sfida entusiasmante!
RispondiEliminaRingrazio la redazione della pubblicazione e gli accorati commenti di tutti i lettori sia di parte avversa che favorevoli. Alcune precisazioni credo siano dovute:
RispondiElimina1) Il progetto è nella sua definizione ancora "di massima" ma comunque chiaro nei contenuti e nei risultati: nasce nella sola ipotesi di una struttura provvisoria, rimovibile, non definitiva; i canoni architettonici riprendono quelli esistenti in S.Pietro (testate del portico di Bernini) e nelle dimensioni di quelle di San Pietro in Montorio. Molti dei vostri commenti sono pertinenti corretti ed emendabili in una versione "esecutiva".
2) Il focus non è la qualità del mio progetto (sono e resto comunque un architetto modesto e altri saprebbero fare sicuramente meglio) ma la questione dell'ermeneutica della continuità nell'architettura sacra. Come tradurre il pernsiero di BXVI nell'arte e nell'architettura sacra? C'è qualcuno in Vaticano in grado di portare con autorevolezza questa svolta?
Alla prima domanda rispondo che l'ermeneutica della continuità nell'arte e nella architettura sacra si concretizza costruendo sul territorio chiese, seminari, oratori che continuino i migliori risultati di santità che quel luogo abbia saputo esprimere nei 2000 anni di storia locale, per dare agli attuali fedeli luoghi di culto integrabili ed in continuità con quelli santificati del passato; rafforzando l'identità santa di quei luoghi e non dissipandola con progetti dissacratori, di contrasto, sperimentali, effimeri.... perciò arte e architettura francescana in Umbria e nei luoghi francescani (non Fuksas) architettura umbertina per luoghi di spiritualità Don Bosco, architettura Sanpietrina in piazza san Pietro ecc...
Insomma ci vuole l'umiltà di ammetere che in questo periodo non siamo in grado dopo un secolo di modernità e tutti gli sperimentalismi di arte e architettura moderna di saper produrre manufatti in grado di convertire e aiutare la santità dei cattolici come quelli del passato.
Non conosco un santo, un prete, un frate, un convertito che abbia tratto giovamento da un edificio sacro moderno o un'immagine moderna sacra per la sua conversione!
Alla seconda domanda rispondo che solo un gesto di Papa Benedetto può dare l'incipit a questa svolta troppo impegnativa per la Chiesa di oggi e come è strutturata. Credo che l'unico gesto che gli fosse consentito senza urtare più di tanto l'abbia già fatto: rimettere il crocifisso sull'altare (a proposito chissà perchè quasi tutti hanno messo un crocifisso antico anche nelle chiese moderne?!): con saggezza ha scelto questo gesto prodromo di tanti altri che vanno fatti nell'ermeneutica della continuità che vorrebbe vedere realizzata ma sta a noi proporli, sostenerli, chiederli a gran voce....
Andrea Pacciani Architetto
Mi contatti e saprò indicarle bravi colleghi che si occupano di architettura tradizionale nel suo paese
RispondiEliminaAndrea Pacciani Architetto
info@andreapacciani.com