Alcune riflessioni a proposito di ciò ha detto
padre Cantalamessa nell’omelia del Venerdì Santodi Corrado Gnerre*
padre Cantalamessa nell’omelia del Venerdì Santodi Corrado Gnerre*
Nella celebrazione della Passione del Venerdì Santo in San Pietro l’omelia è stata tenuta da padre Raniero Cantalamessa. Ho letto con attenzione ciò che il Padre ha detto e mi preme fare qualche considerazione.
Giustamente il Padre ha affermato che il Cristianesimo può e deve dare una risposta al mistero del dolore. Personalmente ho scritto in un mio precedente intervento che ci sono tre possibili posizioni del cristiano dinanzi al dolore, indicando quella giusta nel “contemplare e rispondere”. Scrivevo: “La posizione giusta è quella di contemplare il Crocifisso: capire quanto, nel Cristianesimo, Dio non si limita a consolare sulla sofferenza, ma Egli stesso ne fa vera esperienza. Dio poteva scegliere un’altra strada, ma ha scelto la sofferenza. E l’ha scelta non solo per le sue creature, ma anche per Sé. Egli stesso si è messo a capo e ha preso la Croce: «Chi vuol seguirmi, rinneghi se stesso (via purgativa), prenda la sua croce (via illuminativa) e mi segua (via unitiva)» (Matteo 16, 24). Attenzione però: questo contemplare deve essere accompagnato anche da una spiegazione. L’intelligenza esige argomenti, e fin dove è possibile non si può trascurare questa esigenza. Non basta dire: dinanzi alla sofferenza si può solo far silenzio. Qui entra in gioco la cosiddetta Teologia della Croce (…).”
Suggestivo è anche il passaggio in cui padre Cantalamessa parla del Dio cristiano come di colui che non solo non ha creato la sofferenza, ma che addirittura è venuto a farne vera esperienza. Il Padre ha detto: “Non si può dire che “la domanda di Giobbe è rimasta inevasa”, che neppure la fede cristiana ha una risposta da dare al dolore umano, se in partenza si rifiuta la risposta che essa dice di avere. Cosa si fa per assicurare qualcuno che una certa bevanda non contiene veleno? La si beve prima di lui, davanti a lui! Così ha fatto Dio con gli uomini. Egli ha bevuto il calice amaro della passione. Non può essere dunque avvelenato il dolore umano, non può essere solo negatività, perdita, assurdo, se Dio stesso ha scelto di assaporarlo. In fondo al calice ci deve essere una perla.” E infatti bisogna insistere su questa tensione verso l’eterno che deve contraddistinguere l’annuncio cristiano, perché solo così anche la permissione della sofferenza da parte di Dio diventa per l’uomo comprensibile, sopportabile e perfino amabile.
Mi sono però non poco meravigliato allorquando ho letto ciò che padre Cantalamessa ha detto al termine della sua predica riferendosi al recente terremoto in Giappone: “Dobbiamo però raccogliere anche l’insegnamento che c’è in eventi come questo. Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini. Sono però un ammonimento: in questo caso, l’ammonimento a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a salvarci. Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare, proprio esse, lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte.”
Proprio relativamente a queste parole sviluppo alcune riflessioni.
Dio può volere il male fisico per accidens
Certamente nessuno può dire (a meno che non abbia avuto da Dio particolari carismi) quando una catastrofe naturale è castigo di Dio. Nello stesso tempo però nessuno può dire che una catastrofe naturale non possa mai essere un castigo. Dio infatti può anche castigare. Se è vero che Dio può solo permettere ma mai volere il male morale (cioè il peccato); è pur vero che Dio -per accidens- non solo può permettere ma anche volere il male fisico, e ciò per evitare il male morale o per correggere e ammonire. San Tommaso d’Aquino (dico: san Tommaso d’Aquino!) afferma che Dio, volendo sopra ad ogni cosa la sua bontà, rigetta il male morale che è ad essa direttamente contrario. Ma, relativamente agli altri mali, volendo tutto in ordine alla sua natura che è somma bontà, può anche volere il male di pena in ordine alla giustizia e il male naturale in ordine alla provvidenza. Pio XII, in un discorso ai Giuristi Cattolici del 26 maggio 1957, dice: “Spesso infatti le pene volute da Dio sono piuttosto un rimedio che un mezzo di espiazione, piuttosto « poenae medicinales » che « poenae vindicativae ». Esse ammoniscono il reo a riflettere sulla sua colpa e sul disordine delle sue azioni, e lo inducono a distaccarsene ed a convertirsi.” Dunque, Pio XII parla esplicitamente di pene “volute” da Dio.
Dio è sommo amore e somma giustizia
Pertanto, Dio –per accidens- può volere il male fisico in vista di un bene e pertanto tale male, proprio perché finalizzato al bene, diviene un gesto di amore. Ciò può essere voluto anche per punire in quanto Dio oltre ad essere sommo amore e anche somma giustizia. Ricordo che amore e giustizia sono entrambe virtù e costituiscono nel massimo grado la natura di Dio. Sono due virtù apparentemente contrarie ma non contraddittorie. Per cui, mentre possiamo dire di Dio che è giustizia massima e misericordia massima, non possiamo dire che Dio è giusto e non-giusto o misericordioso e non-misericordioso perché ciò sarebbe non contrario ma contraddittorio. Scrive san Bernardo di Chiaravalle: “Ti inganni, o miserabile e inganni te stesso, non Dio (…). Tu pensi che Egli potrebbe anche scacciarti se lo volesse, ma che per sua bontà non lo può volere (…). Ma è certamente estraneo alla Sua perfezione il non essere giusto perché è buono, come se non potesse essere contemporaneamente giusto e buono. Una bontà giusta è preferibile ad una bontà debole e remissiva, anzi, una bontà senza giustizia non è vera virtù (…). Egli mitigherebbe la Sua condanna nella punizione, se tu volessi rinsavire, né negherebbe il Suo perdono al tuo pentimento. Ma poiché tu non puoi volerlo a causa della tua ostinazione e del tuo cuore impenitente, Egli non potrà mancare nella punizione.” (I dodici gradi della superbia, 31 e ss.).
Dio esige il trionfo della giustizia
Che Dio esiga il trionfo della giustizia è confermato anche dalla verità del Giudizio universale. Si sa che tale giudizio non modificherà quello particolare, nel senso che se nel giudizio particolare (immediatamente dopo la morte) si è condannati all’inferno non è che con il giudizio universale vi sarà la speranza che tale condanna possa essere modificata. E allora, se il giudizio particolare verrà confermato perché ci sarà quello universale? Per esigenze di giustizia: perché il bene deve essere esaltato dinanzi a tutti e il male condannato dinanzi a tutti. Il Catechismo di San Pio X dice testualmente: “Nel giudizio universale si manifesterà la gloria di Dio, perché tutti conosceranno con quanta giustizia Dio governi il mondo, sebbene ora si vedano qualche volta i buoni in afflizione e i cattivi in prosperità.”
La prova della Passione di Gesù
La convinzione secondo cui non è ammissibile che Dio possa castigare è facilmente confutabile e manifesta una palese contraddizione. Viene da chiedersi: perché Dio non potrebbe castigare gli uomini, se poi è arrivato, per i peccati degli uomini, a “castigare” perfino Suo Figlio, l’Innocente per eccellenza. Gesù si è addossato volontariamente le colpa degli uomini per espiarla.
Il valore della sofferenza vicaria
Proprio perché Dio oltre ad essere sommo amore è anche somma giustizia, la teologia spirituale ha sempre riconosciuto la possibilità della sofferenza vicaria e quindi che alcune anime possano volontariamente offrirsi “vittime” per la salvezza dei peccatori e del mondo intero. Ricordo che a Fatima la Vergine arrivò a chiedere che bambini di 10, 9 e 7 anni offrissero penitenze e sacrifici e arrivò perfino a chiedere a Giacinta se avesse voluto offrire per i peccatori la grande sofferenza di morire senza la compagnia della propria madre. E’ vero che ci sono teologi che dinanzi a questi fatti, o alla domanda perché in alcune apparizioni la Madonna fa vedere se stessa che trattiene il braccio di Suo Figlio, pur non negando l’autenticità delle stesse, arrivano a dire che si tratta solo di un linguaggio antropomorfico e quindi simbolico. Resta però il fatto che i sacrifici volontari e le sofferenze patite dai piccoli veggenti di Fatima non furono affatto antropomorfiche e simboliche!
Anche il castigo è un ammonimento
Padre Cantalamessa nella sua predica ha distinto il castigo dall’ammonimento, arrivando a dire che le catastrofi naturali non possono mai essere un castigo, ma tutt’al più un ammonimento. Ora, sarà per mia incapacità, ma non riesco proprio a cogliere il senso di tale distinzione. Infatti, se letteralmente i due termini non sono identici, resta il fatto che il castigo che viene ammesso teologicamente figura sempre come un ammonimento, nel senso che Dio non castiga sadicamente, cioè per il gusto di castigare, ma perché questo possa essere occasione di ripensamento. Il verbo castigare, che deriva dal latino castus, cioè “puro”, nel suo significato originario significa “correggere”, “purificare”. Il verbo “ammonire”, deriva anch’esso dal latino, precisamente da ad-monere, cioè avvertire, avvertire per evitare che si vada incontro a qualcosa di più grave: «(…) quei diciotto, sopra i quali rovinò la Torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Luca 13, 4-5). Dunque, considerata l’etimologia, non c’è una grande differenza tra “castigare” e “ammonire”. Si tratta comunque di un’azione diretta. Dove la differenza? Mi sembra proprio uno di quegli escamotages linguistici per esprimere più elegantemente le stesse verità. Del tipo: “diversamente abile” invece che “handicappato” o “operatore ecologico” invece che “netturbino”.
E’ credibile un ammonimento solo per far sì che l’uomo si rapporti bene alla tecnica?
Rileggiamo ciò che ha detto Padre Cantalamessa: “Dobbiamo però raccogliere anche l’insegnamento che c’è in eventi come questo. Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini. Sono però un ammonimento: in questo caso, l’ammonimento a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a salvarci.” Ora, se è vero che l’affidamento utopistico alla tecnica come redentrice dell’uomo costituisce una grave peccato di idolatria, è pur vero che parlare di ammonimenti solo per evitare ciò mi sembra aggravare la responsabilità di Dio non certo alleggerirla. Se poi si fa riferimento a ciò che padre Cantalamessa ha aggiunto: “Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare, proprio esse (la scienza e la tecnica), lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte”, dovremmo convincerci che tali ammonimenti servano per farci capire come utilizzare sapientemente la tecnica. Insomma, Dio non può castigare per il peccato, ma può ammonire per evitare, per esempio, che utilizziamo male il nucleare…mi sembra un po’ pochino.
Dobbiamo rigettare anche la Scrittura?
Allora, ancora una volta, il problema è se Dio possa solo permettere o possa anche volontariamente generare castighi. Dire che Dio non possa castigare perché crederlo offenderebbe Dio, vuol dire andare contro ciò che dice la Scrittura, rifiutare i suoi stessi insegnamenti. Fermo restando tutti i possibili generi letterali da riconoscere, è pur vero che non si possono negare il Diluvio universale Sodoma e Gomorra, Anania e Saffira, e tanti altri episodi. E’ vero che c’è chi dice che, raccontando questi fatti, la Bibbia vorrebbe solo farci capire quanto il peccato abbia conseguenze cosmiche… ma, siamo seri, è una spiegazione, questa, che non spiega. San Pio da Pietrelcina disse ad un suo figlio spirituale: “Ringrazia e bacia dolcemente la mano di Dio che ti percuote: è sempre la mano di un Padre che ti percuote perché ti vuol bene.”
Termino con alcune parole che la Vergine disse a Fatima (l’evento soprannaturale più importante del XX secolo): “Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati”.
Ottima la riflessione del Prof. Corrado Gnerre.
RispondiEliminaC'è anche una bellissima riflessione del Padre Cavalcoli sul tema pubblicata dal sito Corrispondenza Romana. Invito la redazione a pubblicarla perchè è una ulteriore voce che sconfessa le deliranti affermazioni di padre Cantalamessa. Padre Cavalcoli aggiunge che tutto questo è sintomo della confusione dottrinale che c'è nella Chiesa attuale ed accusa anche la gerarchia perchè nessun vescovo finora ha corretto pubblicamente le confusionarie affermazioni di Padre Cantalamessa che ha scelto proprio il Venerdì Santo per confondere i fedeli. Bisogna invece parlare di peccato originale, di male entrato nel mondo come conseguenza del peccato e della Redenzione di Gesù: altrimenti si rende vana la sua Santa Croce e la sua dolorosa passione. Per fortuna molti fedeli hanno ormai capito questi impostori e non accettano le loro pseudo dottrine......
don Bernardo
Basta con queste cose....svegliamoci! Basta con chi vuole cambiare la nostra religione e la insulta!
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/v/JA6vRC1xW_c&feature" type="application/x-shockwave-flash" width="170" height="140
E' la seconda volta (credo) che leggo su questo blog un'articolo del gentile Sig Gnerre, dove costui cerca di creare una tempesta in un bicchiere d'acqua: in questo caso l'ultima frase di un sermone del P. Cantalamessa, che, per natura, non può essere un'analisi teologica di per sè, ma, in quanto di nature e di stile omilitico, un'esortazione a fini spirituali e di azione concreta nella propria vita.
RispondiEliminaForse il Sig Gnerre voleva così darsi un'opportunità di buttare giù un po' di dottrina sul problema del male, ma lo spunto, cioè l'ultima frase del sermone del Padre, è stato scelto male.
In verità, la risposta al suo quesito il Sig Gnerre lo ha già trovato nella sua analisi ma non lo vuole vedere per via dei suoi propri fini gratuitamente polemici. Infatti scrive "<span>Padre Cantalamessa nella sua predica ha distinto il castigo dall’ammonimento, arrivando a dire che le catastrofi naturali non possono mai essere un castigo, ma tutt’al più un ammonimento. Ora, sarà per mia incapacità, ma non riesco proprio a cogliere il senso di tale distinzione. Infatti, se letteralmente i due termini non sono identici, resta il fatto che il castigo che viene ammesso teologicamente figura sempre come un ammonimento, nel senso che Dio non castiga sadicamente, cioè per il gusto di castigare, ma perché questo possa essere occasione di ripensamento."</span>
Definitivamente castigo e ammonimento NON sono la stessa cosa e voler forzarne l'identificazione è lo sforzo, irrisorio e vano, compiuto dal caro Gnerre. Ognuno può inventarsi le definizioni linguistiche che vuole, ma dopo, almeno, che non si abbia la pretesa di offendersi se altri non seguono le vostre "invenzioni".
La risposta alla domanda posta, comunque, la ha detta il Cristo stesso commentando allora il crollo della torre di Siloe.
Quanto a Dio stesso (e ciò è materia di catechismo di prima o seconda elementare, se non di asilo) Egli non può voler il male, nè desiderarlo perchè è puro Bene, ontologicamente parlando. Dire che Dio "permette" è giusto linguaggio umano incapace di rendere conto con semplicità di questa difficile realtà che è il male, anche fisico, che colpisce tutti; la causa profonda di questa nostra incomprensione, risiede nell'incapacità dell'essere umano corrotto nella sua natura per via del peccato originale di capire che <span>la Volontà di Dio, che è sempre e solo tesa al Bene e ad ogni bene</span>, si esercita anche quando la libera volontà degli uomini e degli angeli Vi si oppone, anzi , in questo caso, in un modo sopraeminente anche se, spesso, non immediatamente comprensibile ai nostri occhi.
Se, nella realtà ontologica, Dio "permettesse" il male Egli compierebbe un "peccato" di omissione impossibile alla Sua natura: Dio non solo non permette mai il male, che sia fisico o morale, ma lo subisce. Il male è privazione di bene: Dio subisce il male e la Crucifissione del Cristo è l'icona "fisica" di questa realtà soprannaturale.
Dio quindi non castiga mai, se non in senso lato dovuto alla nostra piccolezza intellettuale e linguistica incapace di esprimere questo mistero: per questo, al XXI secolo, forse vale meglio utilizzare il termine ammonimento, anch'esso non preciso, ma molto più vicino a quel che successe nel giardino dell'Eden, dove, a ben leggere, Dio ammonì ma non castigò i nostri primi padri delle consequenze dei loro atti, consequenze, non volute da Dio, ma dovute alla natura libera e capace di carità che essi avevano e che non vollero utilizzare. I.P.
Caro Simon...... mi dispiace ma la Bibbia non può essere riscritta: Ciò che è scritto è scritto. Anche il diluvio universale, anche Sodoma e Gomorra, anche la Passione di Gesù e l'Apocalisse e san Paolo.......
RispondiEliminadon Bernardo
Questi sono i "cari Ebrei" che si offendono per le nostre preghiere il venerdì Santo......
RispondiElimina"Gesù intendiamo riparare alle offese al tuo Cuore che sì è immolato anche per gli Ebrei...... perdonali perchè non sanno quello che fanno e convertili, noi preghiamo per questo".
Appunto, don Bernardo. Appunto. I.P.
RispondiEliminaAppunto, don Bernardo. Appunto. Legga bene. I.P.
RispondiEliminaDella Bibbia ciascuno qui sembra prendere quello che gli pare. Ci si vede senso traslato e simbolico o significato letterale in base a quello che fa comodo, in base alla tesi che si vuole sostenere. Così anche il richiamo alle Scritture diventa improduttivo. Nell'antico Testamento c'è di tutto. C'è anche il ripudio delle mogli, che scopriremo in seguito concessione temporanea alla durezza di cuore dei giudei. Il vero problema, secondo me, non è però l'idea che su questa terra Dio abbia castigato e continui a castigare, bensì l'attribuzione della qualifica di castigo di Dio, o anche solo di possibile castigo di Dio, a questo o quell'evento. Il rischio è quello di ascrivere al novero dei castighi eventi che nessuno, se non Dio stesso, può stabilire se lo siano o no. Mettersi al posto di Dio, pur esibendo credenziali o pezze giustificative, è un esercizio un po' luciferino. E come tutte le tentazioni non manca di fascino. Così ecco chi afferma che se un popolo non cattolico viene colpito da un sisma devastante trattasi probabilmente di punizione divina, chi afferma che se un giornalista antisionista viene colpito contemporaneamente da un infarto e da un tumore trattasi probabilmente di punizione divina, che se un papa novatore viene consumato dal morbo di Parkinson trattasi probabilmente di punizione divina, che se la basilica francescana di Assisi crolla per un terremoto trattasi probabilmente di punizione divina, e così via, secondo i gusti e le illazioni di ognuno. Di fronte al mistero della sofferenza non sarebbe più costruttivo porsi in tutt'altro modo?
RispondiEliminaBeh! Certo uno strano dio il Vs., se per un semplice ammonimento fa succedere questo cataclisma figuriamoci se dovesse castigare. :-[
RispondiElimina;) E' vero, bisogna porsi in altro modo dicendo che Dio è solo misericordioso e tutto ciò che avviene nel mondo è evento fortuito dovuto alle leggi fisiche cui tutto è sottoposto. Per il resto la Chiesa va benissimo, il Concilio fu dimensione sfolgorante di efficenza teologica ed il seguito sta,con fatica, arrivando alla soluzione finale ermeneuticamente chiara: la religione universale richiesta da tutte le logge. ;) :-P
RispondiEliminaInfatti, chissà perchè per la seconda guerra mondiale. profetizzata a Fatima, la Madonna ha detto che era una punizione per l'umanità...Boh ? Se a Fatima apparve la Madonna davvero, così fu detto, quindi così fu. Se invece poniamo dubbi alla realtà dei miracoli, del sole che ruota e delle apparizioni a Fatima, allora tutto diventa opinabile...e la guerra avvenne per il desiderio politico di Hitler, aiutato dalla dichiarazione di guerra di Francia ed Inghilterra per "difendere" la Polonia, di cui a loro non importava un fico secco. Vogliamo vedere gli avvenimenti umani solo così? C'è sempre un dubbio che bisogna avere, seguendo il detto molto fideista "non si muove foglia che Dio non voglia" . ma certo in un'era "razionalista" e scientista questa frase è ormai superata.....dal concilio !
RispondiEliminaCaro mardunolbo, ricordati che Leone XIII con la "Aeterni Patris" e Giovanni Paolo II con la "Fides et Ratio" condannano sia il fideismo che il razionalismo, nella la scia del luminoso insegnamento di S. Tommaso d'Aquino.
EliminaE riguardo al fideismo, Antonio Livi (1938, filosofo e saggista cattolico, già Decano di Filosofia della Pontificia Università Lateranense): «Oggi le posizioni condannate esplicitamente dal Vaticano I si ritrovano tutte (o quasi tutte) all’interno della cultura cattolica, e molto spesso sono sostenute da pensatori che non intendono assolutamente combattere la dottrina cattolica, anzi si ritengono suoi genuini interpreti.» Soprattutto, «oggi il fideismo è assai diffuso tra i cattolici (forse per i contatti culturali più intensi con i protestanti, soprattutto a livello teologico), tanto che mi sento di ripetere – con allarme ancora maggiore – quelle che scrivevo alcuni anni or sono: che il pericolo è il fideismo.»
A parte la posizione che ciascuno può avere su Fatima, de mattei non è la Madonna e quindi le sue illazioni, per di più proposte con reticenze e preterizioni ben poco nobili, sono e restano illazioni. "Non cade foglia che dio non voglia" è senza dubbio un buon detto, corrispondente alla realtà. Il problema un altro e riguarda la capacità dell'uomo (de mattei, mardunolbo, MS, Areki, Simon o chi altro), di attribuire lo status di punizione e di castigo a eventi specifici, come se all'uomo fosse possibile leggere i dettagli concreti del misterioso disegno divino sul mondo (quel disegno il giorno e l'ora della cui fine, conviene ricordare, non conoscono né gli angeli né il Figlio - dice nientemeno che Nostro Signore Gesù Cristo - ma solo il Padre).
RispondiElimina<span>A parte la posizione che ciascuno può avere su Fatima, de mattei non è la Madonna e quindi le sue illazioni, per di più proposte con reticenze e preterizioni ben poco nobili, sono e restano illazioni. "Non cade foglia che dio non voglia" è senza dubbio un buon detto, corrispondente alla realtà. Il problema è un altro e riguarda la capacità dell'uomo (de mattei, mardunolbo, MS, Areki, Simon o chi altro), di attribuire lo status di punizione e di castigo a eventi specifici, come se all'uomo fosse possibile leggere i dettagli concreti del misterioso disegno divino sul mondo (quel disegno il giorno e l'ora della cui fine, conviene ricordare, non conoscono né gli angeli né il Figlio - dice nientemeno che Nostro Signore Gesù Cristo - ma solo il Padre).</span>
RispondiEliminaNo. Porsi dicendo che Dio è solo misericordioso significa porsi al di fuori del cristianesimo. Affermare che tutto ciò che avviene è frutto del caso è incompatibile con il pensiero cristiano. Esaltare acriticamente il Concilio è sciocco (ma qui veramente c'è un salto di piano dai massimi sistemi al piccolo mondo da gazzettino ecclesiologica). Ma nulla tutto questo ha a che vedere con l'osservazione di cui sopra, che tocca elementi su cui chiunque non abbia il cerebro leso dalla tabe dell'ideologia può seriamente impegnare la propria riflessione.
RispondiEliminaTanto rumore per nulla. Il signore Gnerre vuole insegnare al predicatore della Casa Pontificia come si fa il predicatore della Casa Pontificia. Non mi stupisco perché anch'io tutte le domeniche cerco di insegnare a chi arbitra il Cagliari a fare l'arbitro. Però su queste cose uno che di cognome fa Gnerre rispetto a uno che di cognome fa Cantalamessa ha perso in partenza
RispondiEliminatutti coloro che non credono che Dio possa castigare con eventi disastrosi (anche p. Raniero, anche lui, sì, poichè oggi la Fede sta subendo un crollo pauroso negli stessi pastori, piccoli e grandi, è annacquata e deviata, perchè non si dà alcuna peso al peccato, dicendo che Dio perdona tutto, anche senza pentimento) si vadano a rileggere gli avvisi dati dalla Madre di Dio ai due pastorellii de La Salette, Massimino e Melania:
RispondiEliminaLa Madonna piangendo cominciò a parlare ai ragazzi in francese, poi in dialetto:
«Avvicinatevi figli Miei, non abbiate paura: sono qui per annunciarvi un grande messaggio. Se il Mio popolo non vorrà sottomettersi, sarò costretta a lasciar libero il braccio di Mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Poiché ho ricevuto la missione di pregare continuamente Mio Figlio, voglio che non vi abbandoni, ma voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi.
Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di Mio Figlio! Anche i carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di Mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di Mio Figlio.
Se il raccolto si guasta la colpa è vostra. Ve l'ho fatto vedere l'anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di Mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest'anno, a Natale non ve ne saranno più…».
Melania non comprese la parola "patate" e credette che la Madonna avesse detto "mele". La Signora, intuendo le difficoltà di comprensione di Melania, chiarisce meglio dicendo:
«Voi non capite, figli Miei, ve lo dirò in altro modo: se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere al momento della battitura. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti dai tremiti e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l'uva marcirà». Il dialogo tra la Signora e i veggenti continuò con l'affidamento di un segreto. Dopo aver comunicato il segreto a Melania e Massimino la Signora proseguì dicendo:
<span>«Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi».</span> Questo linguaggio figurato significa i grandi favori temporali che Dio concederà, se si osserva la sua santa legge.
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Nei mesi seguenti, gli avvisi di sciagure, TUTTI puntualmente avveratisi, manifestarono a tutti che essi erano dati DA DIO, mediante la Madre sua e nostra, per richiamare il popolo a CONVERSIONE, argomento questo che oggi causa allergia sia ai pastori che alle pecore: ormai, se il peccato non ha alcun peso, ed è pure sconveniente e proibito dire che OFFENDE DIO, di che cosa ci dobbiamo pentire o convertire ?
LA PROFEZIA SI REALIZZA – I flagelli annunciati sopraggiunsero. L'inverno 1846 fu assai penoso, specialmente per i poveri. La santa Vergine aveva predetto che le patate sarebbero continuate a guastarsi e che per Natale non ve ne sarebbero state più. Si constatò che veramente, sul mercato di Corps, a Natale del 1846, non vi erano più patate. Anche altrove mancavano, e vennero emesse disposizioni governative che ne vietavano l'esportazione. Una testimonianza non sospetta, riguardante l'Irlanda, è quella di Harland Manchester, e riportata a pagina 39, del numero di dicembre 1955, della rivista Selezione dal Reader's Digest; eccola: «Una delle più grandi catastrofi dei tempi moderni fu la carestia delle patate in Irlanda. Le patate, introdotte colà ben presto come coltura complementare dei cereali, vi crebbero rigogliose: erano facili da seminare, da raccogliere e da cucinare... e facili da nascondere, sotterrandole durante le incursioni degl'invasori inglesi. Nel 1845 era il maggior raccolto alimentare dell'Irlanda. Quell'anno l'estate fu fredda e piovosa, e apparvero delle macchie sulle foglie delle patate. Ben presto la peronospera si diffuse in tutta l'Irlanda e rovinò la metà del raccolto. L'anno dopo (1846) i contadini <span>piantarono semi infetti: il raccolto fu completamente rovinato </span>e il fabbisogno alimentare di milioni di persone per tutto l'inverno andò perduto in poche settimane. La catastrofe che ne seguì fu la peggiore che colpisse l'Irlanda dopo la peste nera. Divamparono il tifo e altre epidemie, e si calcola che un milione di persone, su una popolazione di otto milioni, morisse di fame e di malattie. Altri milioni di persone lasciarono il paese, almeno la metà per gli Stati Uniti».
RispondiEliminaLa santa Vergine aveva predetto che sarebbe sopraggiunta una grande carestia. E veramente il grano divenne raro; il suo prezzo, che nel gennaio 1847 era di 29 franchi all'ettolitro, crebbe enormemente. Nell'aprile 1847 si vendeva a 36-40 franchi per ettolitro. Negli anni successivi, il grano venne guastato dalla malattia dei culmi, chiamata pictin, che riduceva i chicchi in polvere. I legumi marcirono. Nella primavera si vedevano uomini, donne e fanciulli andare vagando per la campagna in cerca di erbe per sfamarsi. La Santa Vergine aveva predetto che, prima della carestia, i bambini al di sotto dei sette anni sarebbero stati colti da un tremito e sarebbero morti tra le braccia di coloro che li avrebbero tenuti. La mortalità infantile desolò difatti Corps e dintorni nel 1847. Dal 1° gennaio 1847 al 12 aprile dello stesso anno, su 1500 abitanti di Corps, morirono trenta bambini e dieci adulti; in tutto l'anno morirono novantanove persone, delle quali sessantatré erano bambini. Anche Massimino cadde ammalato, ma guarì. Uno dei suoi fratellini, quello che gli dava il pane negatogli dalla matrigna, invece morì. Questi piccoli venivano appunto colti da un tremito in seguito a un freddo intenso che sentivano e dopo due o tre ore di questa misteriosa agonia se ne morivano. I loro cari erano impotenti a portare loro qualsiasi sollievo. La coincidenza di questi flagelli con le parole della celeste Messaggera era troppo evidente, per non prestarvi attenzione.
------------------Molto presto si diffuse la notizia di quest'apparizione; nei soli due anni successivi si ebbe un afflusso di circa trecentomila pellegrini sul luogo dell'apparizione. Il duro messaggio di La Salette commosse ancor più gli uomini e li condusse sulla "Montagna dell'espiazione". I due fanciulli mantennero il silenzio e scrissero i segreti il 2 luglio 1851 soltanto alla condizione di spedire la lettera al papa tramite il vescovo. Quando Pio IX la lesse, fu profondamente commosso dalle verità in essa contenute. Allorché i padri della nuova società dei missionari di La Salette gli domandarono cosa dicevano i segreti, il papa così si espresse: "Voi volete sapere il segreto di La Salette ? La radice dei segreti è questa:
RispondiEliminaSe tutti non si decideranno coscientemente a far penitenza saremo perduti".
[è evidente che a quel tempo i papi credevano ancora che la Madonna potesse manifestare la volontà di Dio agli uomini, con preoccupazione materna quando devono essere richiamati alla sua santa volontà, e che Dio possa castigare gli uomini per riportarli sulla retta via: oggi sia i pastori che la gran massa dei fedeli, non lo credono più, da Pio XII in poi...perchè è stato insegnato che <span>basta la FEDE, senza le opere!]</span>
Nel 1879 il segreto rivelato a Melania fu esposto al pubblico in questo modo: "Melania quello che adesso ti rivelerò non dovrà restare per sempre un segreto , nel 1858 (l'anno delle apparizioni della Madre di Dio a Lourdes) potrai renderlo noto. I preti che sono i servi di mio Figlio, proprio loro con la vita dissipata e la cupidigia di denaro, renderanno possibile la manifestazione dell'ira dell'Onnipotente. Gli uomini consacrati e i preti rimettono mio Figlio di nuovo sulla croce. A causa del comportamento degli abitanti della Terra sarà chiamata l'ira del Padre del Cielo.
I capi di stato e dei popoli hanno dimenticato la preghiera e la penitenza, il demonio sarà richiamato da queste stelle divenute oscure e piene di errori. L'umanità si trova alla vigilia di tristi avvenimenti e dei castighi più pesanti.
Il rappresentante di mio Figlio, il Sommo Pontefice Pio IX, dopo l'anno 1859 non lascerà più Roma, lotterà coraggiosamente con le armi della fede e dell'amore. Io sarò con lui. La Chiesa vivrà una crisi molto profonda. Sarà il tempo delle tenebre. La sacra fede in Dio cadrà nella dimenticanza, l'uomo senza Dio perderà l'amore per tutte le cose e ognuno vorrà essere capo di tutti gli altri. Ne seguirà una crisi senza fine con violenze e arroganze di ogni tipo. Si avvicina questo tempo in cui si vedrà solo trionfare l'impero della sopraffazione e degli assassini, dell'odio e della menzogna, ognuno cercherà solo il proprio egoistico profitto. Non ci sarà più amore per la famiglia e la patria. Il Santo Padre soffrirà molto. Ma io sarò accanto a lui e accoglierò i suoi sacrifici. Il trionfo del male non sarà assicurato per sempre (Melania infatti pronunciò a Lecce queste parole: "Non regnerà a lungo").
Mah!!
RispondiEliminaPiù leggo le vostre pagine e più mi convinco della natura ideologica e fondamentalista delle vostre idee. Torniamo a Gesù Cristo per piacere.
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