“La perdita del sacramento della riconciliazione è la radice di molti mali nella vita della Chiesa e nella vita del sacerdote”. Lo ha detto il card. Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, nella meditazione di oggi nella Basilica di S. Paolo Fuori le Mura, nell’ambito dell’Incontro internazionale dei sacerdoti, in corso a Roma. “Una delle perdite più tragiche, che la nostra Chiesa ha subito, nella seconda metà del 20° secolo, è la perdita dello Spirito Santo nel sacramento della riconciliazione”, ha esordito il cardinale, e ha ammonito: “Laddove il sacerdote non è più confessore, diventa operatore sociale religioso”. “Le meraviglie di Dio non accadono mai sotto i riflettori della storia mondiale”, ha spiegato, ma “si realizzano sempre in disparte”, e in particolare “nel segreto del confessionale”. “Quando il sacerdote si allontana dal confessionale, entra in una grave crisi di identità”, la tesi di fondo del relatore, che ha identificato nell’allontanamento dal sacramento della penitenza “una delle cause principali della molteplice crisi in cui il sacerdozio si è venuto a trovare negli ultimi cinquant’anni”. “Un sacerdote che non si trova, con frequenza, sia da un lato che dall’altro della grata del confessionale subisce danni permanenti alla sua anima e alla sua missione”, ha affermato il porporato.
“Solo Dio può rimettere i peccati”, ha ricordato il cardinale: per questo “il sacramento della penitenza è la fonte di permanente rinnovamento e di rivitalizzazione della nostra esistenza sacerdotale”. Secondo l’arcivescovo di Colonia, “la maturità spirituale di un candidato al sacerdozio, a ricevere l’ordinazione sacerdotale, diventa evidente nel fatto che egli riceva regolarmente – almeno nella frequenza di una volta al mese – il sacramento della riconciliazione”. “La cosiddetta crisi del sacramento della penitenza – ha spiegato infatti il relatore – non è solo dovuta al fatto che la gente non viene più a confessarsi, ma che noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale. Un confessionale in cui è presente un sacerdote, in una chiesa vuota, è il simbolo più toccante della pazienza di Dio che attende. Così è Dio. Ci attende tutta la vita”. Al contrario, “se ci viene in gran parte a mancare questo essenziale ambito del servizio sacerdotale, allora noi sacerdoti cadiamo facilmente in una mentalità funzionalista o al livello di una mera tecnica pastorale. Il nostro esserci, da entrambi i lati della grata del confessionale, ci porta, attraverso la nostra testimonianza, a permettere che Cristo diventi percepibile per il popolo”. “La gente – ha concluso Meisner – ha una profonda nostalgia di sacerdoti, nei quali incontrare profondamente Cristo”.
Fonte: Sir, via Papa Ratzinger blog
Che dire....Queste parole, commuovono anche me....
RispondiEliminaMeraviglioso!! Qualche vero Vescovo cattolico, in Germania, è rimasto, allora!! Ad majora, Eccellenza, e che Dio e San Bonifacio la benedicano!!
RispondiEliminaPadre Pio si confessava due volte a settimana, Santa Caterina da Siena, due volte al giorno.
RispondiElimina<span>grata del confessionale, </span>
RispondiElimina=-O dove ???
E io sapevo San Carlo Borromeo una volta al giorno.
RispondiElimina<span>noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale.</span>
RispondiElimina....e se un fedele, che dopo lunga lotta interiore, ha deciso di riversare i suoi peccati e le sue pene spirituali nel cuore di Dio, per ricevere il tocco ristoratore e vivificante della Grazia, va in Chiesa, dove deve chiamare (suonando un campanello) un sacerdote che non c'è, ...o chi c'è deve chiamare un altro....o deve dire "ripassi un altro giorno...."
alla fine ha la netta sensazione di essere andato a disturbare un personaggio impegnato "in ben altri compiti" che non può perdere tempo con lui !
<span><span>noi sacerdoti non siamo più presenti nel confessionale.</span>
RispondiElimina....e se un fedele, dopo lunga lotta interiore, ha deciso di riversare i suoi peccati e le sue pene spirituali nel cuore di Dio, per ricevere il tocco ristoratore e vivificante della Grazia, e va in Chiesa, dove deve chiamare (suonando un campanello) un sacerdote che non c'è, ...o chi c'è deve chiamare un altro....o deve dire "ripassi un altro giorno...."
alla fine ha la netta sensazione di essere andato a disturbare un personaggio impegnato "in ben altri compiti" che non può perdere tempo con lui !</span>
Il Card. Joachim Meisner è UN GIGANTE dal Pastorale a baionetta, il grande assente nell'articolo di Rodari sulla Chiesa in Germania.
RispondiEliminaQuesto articolo ci dona solo un assaggio di Sua Eminenza.. è LUI il "padre nobile" dei Vescovi di cui ci parlava Rodari, affidando a loro la nuova era era della Chiesa tedesca, Vescovi giovani, gagliardi e "ortodossi" come Overbeck e Tebartz-van Elst, tutti per altro Ordinari di Diocesi che, guarda caso, fanno parte della Sua provincia ecclesiastica..
<span>Il Card. Joachim Meisner è UN GIGANTE dal Pastorale a baionetta, il grande assente nell'articolo di Rodari sulla Chiesa in Germania.
RispondiEliminaQuesto articolo ci dona solo un assaggio di Sua Eminenza.. è LUI il "padre nobile" dei Vescovi di cui ci parlava Rodari, affidando a loro la nuova era della Chiesa tedesca, Vescovi giovani, gagliardi e "ratzingeriani" come Overbeck e Tebartz-van Elst, tutti per altro Ordinari di Diocesi che, guarda caso, fanno parte della Sua provincia ecclesiastica..</span>
Un giovane amico, che ha scritto qualche volta su questo blog, Salvatore Costanza, dotto e noto papirologo chiamato, ahimé, non da università italiane, ma dall'univeristà di Colonia (e poi di Lione), m'ha scritto un paio di giorni fa di una bellissima Messa celebrata dal questo cardinale e della sua intensa omelia. Che Dio lo conservi a lungo.
RispondiEliminaNella Cattedrale di Cagliari i confessionali sono stati eliminati.
RispondiEliminaCardinale mi ha tolto le parole dalla bocca!!
RispondiEliminaConsoliamoci ... ogni tanto qualcuno pensa alle anime!
Dalla mia esperienza sacerdotale posso sottoscrivere pienamente quello che dice l'articolo. Attenzione, cari laici, non c'è niente di più faticoso psicologicamente e spiritualmente per un prete che stare in confessionale. E' entrare nel cuore di Gesù e soffrire con lui. Finchè un giovane prete non ha fatto tante ore in confessionale e non ha pianto con chi piange, cosa che capita al confessore, non potrà capire cosa sia davvero il ministero. Il pastore che dà la vita per le sue pecorelle, la dà di nascosto, chiuso nell'"armadio" e con la grata, che tanti e tante, anche i giovani, preferiscono e non devono essere costretti a non trovare.
RispondiEliminaIl ministero del confessionale, ve lo può confermare ogni prete che lo esercita attivamente, è esaltante ma ti schiaccia se non hai una vita di preghiera e soprattutto ti spinge a confessarti più di frequente. Non puoi distribuire la misericordia di Dio se non la sperimenti su di te spesso e volentieri.
Qui da noi stiamo in confessionale tanto, è il nostro ministero principale, e abbiamo sempre tanta gente. Ed è così in tanti santuari e conventi. Se c'è l'offerta e la gente è sicura di trovare il sacerdote, è assicurato che non mancheranno i penitenti. E' proprio vero che se il sacerdote confessa ci sarà chi si confessa, il contrario non succede.
Quindi, cari amici laici, esortate i vostri parroci indaffaratissimi, soprattutto i giovani preti, esortateli a farsi "inchiodare" come Gesù al legno del confessionale. E' lì, nell'apparente quiete e nascondimento che potranno fare buona messe di anime, come Gesù col buon ladrone. Certo tre ore di confessionale di fila è più impegnativo che celebrare tre messe. Eppure oggi è tanto tanto necessario. Non si è preti solo all'altare.
Chi sa se il Santo Padre ci darà questa sorpresa? L'anno della Riconciliazione? ;)
RispondiElimina"perchè io valgo" è il motto della diocesi..?
RispondiEliminaBella idea!
RispondiEliminaPurche il Sacramento della Riconciliazione sia veramente una fonte di conversione a cui attingere......purche' chi confessa i suoi peccati abbia consigli pratici basati sul testo infallibile della Bibbia....purche' non si assolva il penitente liquidandolo con la "penitenza" di 1 pater 1 ave e 1 gloria
RispondiEliminaCaro Giona (mi permetto il caro),
RispondiElimina... purché anche il prete creda nella confessione. A me è capitato di sentirmi dire dal parroco che potevo comunicarmi anche se non mi ero confessato (i mei peccati erano mortali!!!). E peggio ancora, praticamente farmi mandare a quel paese perché avevo risposto che non mi sarei mai comunicato se non dopo essermi confessato.
Prego che Dio che ci siano pochi preti così sconsiderati!
Purtroppo esistono preti di tale risma.
RispondiEliminaRicordo negli anni '70 il mio viceparroco nonchè prof di religione che si vantava di non entrare mai nel confessionalee (lo chiamava "la garitta") e comunque non voleva sentire l' accusa dei peccati, perchè diceva che Dio li sapeva già.Quando divenne parroco non volle il confessionale in chiesa, ma solo due sedie in una stanzetta.Il problema è che a noi ragazzi di allora ci martellava con queste idee, denigrando la Chiesa del passato, e peggio che mai ora è diventato vescovo.Se la sua diocesi non fosse così lontana sarei curioso di vedere se nella sua cattedrale ci sono i confessionali.Guido
si xchè erano tutti tarlati... ma le confessioni si celebrano lo stesso anche senza grata
RispondiElimina<span>si, guardi svizzera, xchè erano tutti tarlati... ma le confessioni si celebrano lo stesso anche senza grata xchè la gente preferisce il faccia a faccia</span>
RispondiEliminaEx Guardia Svizzera: ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato ....
RispondiEliminaciò che conta non è il confessionale in quanto tale, ma il Sacramento. Accostarsi ala Sacramento della riconcilizione è riconoscersi bisogniosi di per-dono, della Grazia e della gratuita Misericordia di Dio. Se manca quasta prospettiva è tutto vano. Perciò che ci sia il confessionale o meno, confessiamoci peccatori e bisognosi della comunione con il Padre. Ogni luogo è buono per potersi confessare.
RispondiElimina<span>Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo
nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito Santo
per la remissione dei peccati,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati
nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo.
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<span>ciò che conta non è il confessionale in quanto tale, ma il Sacramento. Accostarsi al Sacramento della Riconcilizione è riconoscersi bisogniosi di per-dono, della Grazia e della Sua gratuita Misericordia. Se manca quasta prospettiva è tutto vano. Perciò che ci sia il confessionale o meno, confessiamoci peccatori e bisognosi della comunione con il Padre. Perciò ogni luogo è buono per potersi confessare.
RispondiElimina<span>Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo
nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito Santo
per la remissione dei peccati,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati
nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo.
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una delle ultime messe conciliari alle quali andai fu quella del battesimo del mio secondo figlio. prima della messa chiesi al parroco di potermi confessare. lui mi guardò, guardò l'orologio, mi disse va bene.. mi portò in una stanza e stando in piedi mi disse, dimmi ma facciamo presto. io sfarfugliai qualcosa, ma non era proprio quel che volevo, così in piedi lui davanti a me con l'orologio a vista. tra alcune cose mi disse che prendere l'eucarestia senza confessarsi non era peccato mortale, quando gli dissi ma io credevo fosse peccato mortale, e lui sorrise come a dire, ma dove vivi? lo stesso pomeriggio andai alla santa messa di sempre celebrata da un sacerdote cattolico della FSSPX, non presi la comunione, mi sentivo ancora così sporco.....
RispondiEliminaio non ho mai visto un vescovo confessare nè in duomo nè altrove nella mia diocesi ed ho trent'anni di messa,ribadisco,il problema sono i vescovi,i cattivi esempi ci vengono da loro,per noi umili servi nella vigna che cerchiamo di portare avanti l'unica vera pastorale che è quella della Tradizione che pur abbiamo imparato sul campo dai nostri buoni parroci ,quando va bene sorrisi di commiserazione,e attese infinite di udienze che non arriveranno mai.
RispondiEliminase ha detto veramente così, allora io conosco un'intera Diocesi di ''nullità'' (Mazara del Vallo-Trapani)
RispondiEliminaE hai fatto male a sentirti sporco e non sentirti assolto. Perchè la santa Tradizione, da Agostino in poi in modo unanime insegna che il sacerdote, per quanto indegno, se amministra il sacramento con la debita materia e forma, nonostante la povertà del rito o della devozione esterna, conferisce la grazia sacramentale. Mi raccomando, non lasciamoci prendere da derive psicologiche di segno opposto a quelle moderniste, ma della stessa sostanza. Se tu ci confessi per bene i tuoi peccati e ne sei pentito, cosa fondamentale, e il sacerdote dopo averti imposto la penitenza ti assolve debitamente e tu soddisfi a quanto ti ha ingiunto, anche se psicologicamente non senti un gran chè, sei sicuro, per fede, di essere pienamente riconciliato con Dio. NON DUBITARE MAI DI QUESTO, altrimenti è facile precipitare per la china dell'eresia
RispondiEliminaSolo Dio sa quante confessioni si sono perdute, quanti penitenti si sono allontanati dal Sacramento a causa del mancato uso del confessionale. Non è solo una questione di forma, come molti pensano. Ci sono dietro ragioni pratiche e psicologiche della massima importanza.
RispondiEliminaAnzitutto, il prete presente nel confessionale e pronto ad amministrare il Sacramento costituisce per il fedele un'occasione. Se per confessarsi bisogna ogni volta contattare appositamente il sacerdote o addirittura prendere appuntamento, non c'è da stupirsi che la frequenza al Sacramento diventi sempre più rara. In una chiesa della mia città, tenuta da una congregazione religiosa, durante la Messa c'è sempre un sacerdote in confessionale, e l'afflusso di penitenti è consistente. Mi domando: quanti di costoro si sarebbero confessati, se non avessero avuto questa occasione? Il buon pastore non aspetta che i fedeli lo vadano a cercare, ma è egli stesso che va incontro alle pecorelle. E nelle chiese dove c'è un solo sacerdote, che cosa costerebbe a costui passare un'ora, una mezz'ora al giorno in confessionale, ad orari fissi e noti a tutti?
C'è poi la grave ragione della riservatezza. Molti penitenti hanno da confessare colpe scabrose. Altri, pur non avendo particolari pesi sulla coscienza, provano semplicemente vergogna nel riferire le proprie debolezze a un altro uomo. Il confessionale, stabilendo una barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, contribuisce in modo decisivo ad eliminare questi inconvenienti. Davanti alla grata, la vergogna non fa sentire il suo peso, o lo fa sentire molto meno. Non si è costretti a mostrare il proprio volto né a vedere quello del proprio confessore.
Ciò che stupisce è che i sacerdoti non solo non tengano in considerazione questi motivi, ma siano addirittura convinti, contro ogni evidenza, che i fedeli preferiscano confessarsi faccia a faccia, seduti a un tavolo e in attitudine da seduta psicologica. Neppure la progressiva scomparsa dei penitenti basta a dimostrare loro il contrario.
Sul preferire faccia a faccia, ho i miei dubbi
RispondiEliminaEcco l'Agnello di Dio, ecco Colui che SI FA CARICO dei peccati del mondo.
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