Le celebrazioni “straordinarie” svoltesi presso la Chiesa parrocchiale e Cappella Civica della B.V. in Trieste nel tempo natalizio, precedentemente pubblicizzate grazie alla consueta disponibilità di questo blog, hanno registrato un successo pieno ed inatteso: la partecipazione dei fedeli ha superato ogni aspettativa, se si tiene conto del fatto che, durante le festività, sono in molti ad abbandonare la città per recarsi a festeggiare altrove.
Per la prima volta dall’introduzione della riforma liturgica, sono stati solennemente celebrati i mattutini di natale, con il canto delle lezioni in tono ornato, la salmodia tradizionale gregoriana e gli otto responsori musicati dal m.o Raffaele Casimiri, brillantemente eseguiti dal nuovo gruppo vocale misto diretto dal giovane Elia Macrì; poco dopo le 24 il rev.do don Stefano canonico ha cantato la messa della notte, con all’organo il m.o Gabriele Damiani, organ scholar in Cambridge (GB), accompagnato dal gruppetto dei nostri soliti cantori, che hanno proposto l’ordinario composto in stile pastorale dal sacerdote genovese G.B. Campodonico “In Natali Gaudio” (1938); al corno inglese il m.o Marino Ziani.
L’indomani, sono stati cantati solennemente i secondi vesperi del Natale, al termine dei quali è stata compiuta l’adorazione del simulacro di Gesù Bambino al presepe, partecipando alla cerimonia un notevole numero di intervenuti, molti dei quali per la prima volta. Anche alla messa prefestiva della domenica “infra Octavam”, nonostante le minacce di neve, la partecipazione è stata più che buona: la liturgia è stata accompagnata dal’oramai collaudato “duetto” di corno inglese (m.o Marino Ziani) ed organo (Marco Plesnicar), che ha offerto un programma di brani classici tratti dalla tradizione italiana, provenzale, germanica ed anglosassone.
Il nuovo anno si è aperto alla grande: messa della Circoncisione del Signore celebrata dinanzi al Santissimo Sacramento solennemente esposto, l’altare decorato dalla migliore suppellettile argentea, appositamente restaurata di recente. Alla sacra sinassi è seguito il canto del “Veni Creator”, la preghiera di riparazione composta dalla s.m. di papa Pio XI, il canto del “Tantum Ergo” sulla celebre melodia di F. J. Haydn; la funzione è terminata con la solenne benedizione eucaristica, lasciando contenti e spiritualmente appagati i tanti fedeli accorsi. Altrettanto ben riuscite le celebrazioni dei due giorni seguenti: il 2 gennaio s. messa letta con cantici natalizi, s. funzione c.d. “tedesca” nel pomeriggio di domenica 3 (recita del s. rosario, catechesi, esposizione eucaristica, orazioni e benedizione con il Ss.mo sacramento).
Il 5 gennaio,alle ore 10.00 del mattino, è stata celebrata la solenne benedizione dell’Acqua nella vigilia dell’Epifania, in terzo (assistevano il rev.do don Canonico i rev.di don M. Cionini e don P. Rakić), col canto delle litanie dei santi, gli esorcismi e la benedizione del sale e dell’acqua, unitamente alle frutta portate dei fedeli, a cui la parrocchia ha successivamente offerto una boccetta, in modo da consentire ad ognuno di portare con sé l’acqua attinta dal fonte. Alla sera, prefestiva della solennità dell’Epifania del Signore: messa cantata (Campodonico), eseguita dal solito gruppo di cantori, il proprio in canto figurato, con alcuni brani cari alla nostra tradizione popolare (tra tutti il “Laetentur coeli” di W. Wrattny ed il “Transeamus usque Bethelem” di J. Schnabel); all’offertorio il popolo si è accostato all’altare per il bacio della reliquia dei s. Magi, donata a don Stefano dal custode della s. Lipsanoteca ambrosiana, proveniente dalle vestigia riportate a Milano da Colonia dal b. cardinal Ferrari all’inizio del secolo scorso. Al pomeriggio del 6, si è tenuta la solenne celebrazione dei secondi vesperi dell’Epifania, durante la quale sono stati eseguiti i salmi musicati da L. Bottazzo, con un “Magnificat” di J. Pachelbel, a cura del gruppo vocale virile diretto da E. Macrì, con all’organo M. Plesnicar, cui ha fatto seguito l’adorazione del simulacro del Bambinello, che il celebrante ha offerto al bacio dei tanti fedeli accorsi, al suono delle tradizionali pastorali natalizie e di alcune meditazioni corali.
Per finire in gloria, la messa della S. Famiglia è stata cantata da don Francesco Ramella, del clero di Albenga Imperia, in occasione del primo anniversario dell’ordinazione sacerdotale, presente in veste corale l’amico mons. Angelo Amodeo, canonico del ven. Duomo di Milano; don Canonico ha tenuto l’omelia ed il discorso di circostanza.
Il calendario delle iniziative, quanto mai ricco, ha suscitato, come volutamente si è rimarcato, una notevole partecipazione di fedeli, molti dei quali “neofiti” del rito straordinario; resta nei comuni auspici che tale presenza possa perdurare ed aumentare, affinché la liturgia tradizionale continui a costituire il fondamento e pure il punto di partenza della rinascita spirituale e morale dei cristiano del nostro tempo.
Eccezionale cronaca !
RispondiEliminaComplimenti è stupendo quello che avete fatto !
Ad majorem Dei Gloriam !
Non sapevo delle prescrizioni della vigilia dell'Epifania !
Da "copiare !
Potremmo anche invitare l'Organista e il Corno Inglese per un concerto qua nelle Marche !
RispondiEliminaMai avuto un concerto per Organo e Corno Inglese.
mi unisco all'entusiatico resoconto proveniente da Trieste.
RispondiEliminaEd approfitto dell'occasione per sottolineare un fatto: la messa prefestiva!
Non lo faccio per polemizzare, ma solo perché credo che non sia molto coerente con le prescrizioni liturgiche del rito antico e spero che possa sorgere in seno a noi tradizionalisti una riflessione ed un approfondimento riguardo a questa anticipazione serotina della messa domenicale.
Magari poi è solo il mio modo di vedere le cose che mi fa strcere il naso di fronte a questa messa prefestiva in rito antico (sul rito nuovo sappiamo tutti che ciò è pefettamente consentito, non so con quali frutti e risultati oltre a quello di aver reso "libera" la domenica e poterla integralmente dedicare allo svago, al divertimento. E' questo lo spirito con cui si deve vivere la domenica alla luce del Vangelo?
Onde prevenire polemiche sottolineo che ho solo preso spunto dalle belle notizie giunte da Trieste per porre all'attenzione e alla riflessione di quanti vorranno approfondire il "problema" della messa prefestiva, esclusivamente in relazione al rito antico, partendo e restando in ambito oggettivo, senza sconfinamenti soggettivi
RispondiEliminaCerto che, se invece di gioire per queste celebrazioni così solenni e partecipate, ci mettiamo a fare gli azzeccagarbugli sugli orari, non facciamo certo un buon servizio alla causa della Tradizione...
RispondiEliminaSì, sono veramente notizie edificanti. Sane celebrazioni e clero giovane e preparato ( almeno quelli che conosco).
RispondiEliminaDue soli appunti:
- noto tanta attenzione per la musica ed è una buona cosa, a patto di non eccededere perché si scadrebbe nel tanto deprecato estetismo. La messa del popolo deve essere preghiera per il popolo e non godimento di melomani.
- eviterei l'espressione "sacra sinassi" perché olezza di modernismo; non a caso tra i cattolici legati alla Tradizione è generalmente usata in snso ironico.
ho ben specificato che non stavo facendo l'azzecagarbugli, ed ho auspicato una riflessione sull'argomento: se non sei in grado di apportare nulla a tale riflessione, perché non taci?
RispondiEliminaSacra sinassi olezza di modernismo?
Ma da chi sei andato a scuola?
Antonello, non te la prendere, l'ospite anonimo forse voleva dire che l'espressione "sacra sinassi" fa parte di tutte quelle espressioni molto acculturate usate dai modernisti ma che la stragrande maggioranza dei fedeli non capisce, anche se sono in italiano. Il mio parroco, super modernista e super nemico del latino (perché, dice, nessuno lo capisce) per esempio recentemente ha parlato di parusìa, anamnesi, epiclesi, dossologia, eucologia, e, ciliegina sulla torta, ha concluso così: "en arkè to logos".
RispondiEliminaNaturalmente lo hanno capito tutti, comprese le vecchine intente a recitare (nascostamente, sennò il parroco le picchia) il rosario !
Il tuo richiamo alla messa prefestiva credo che non sia per nulla cmpata in aria:
un sacerdote della san Pietro che conosco mi ha detto che nel rito antico tale celebrazione non si può fare senza commettere un abuso.
anche un prete che venne in parrocchia un paio di anni fa parlò di eucologia: incuriosito chiesi alle 7 persone presenti a quella messa (sette di numero) se mi spiegavano il significato di tale termine, e mi dissero che "l'ecologia" significa amare la natura e rispettarla, come faceva san Francesco!!!!!
RispondiEliminaImmaginatevi cosa hanno capito!!
Rispondo cortesemente, in qualità di "postatore", ai graditi commenti. Ringrazio per gli apprezzamenti, in vero troppo generosi. Per quel che riguarda l'orario della prefestiva, devo ricordare che - quantunque la "messa di sempre" sia sempre e dovunque a casa propria - trattandosi di una chiesa parrocchiale ove si celebra anche la messa nuova, da parte dei due sacerdoti che collaborano con il parroco, non è possibile attualmente abolire le due celebrazioni domenicali antimeridiane, giacché al pomeriggio c'è un ulteriore messa, seguita dalla tradizionale s. funzione c.d. tedesca (rosario, catechesi e benedizione eucaristica). Come ci insegna il Sommo Pontefice, le riforme vanno attuate lentamente, con pazienza e ponderazione. Per il momento l'orario vespertino consente l'afflusso di un buon numero di fedeli, soprattutto di giovane età, mentre le messe domenicali antemeridiane oggi sono frequentate quasi esclusivamente da "over 60", per lo più indifferenti se non velatamente ostili al rito romano classico; ora, se le generazioni fresche sono quelle che maggiormente necessitano e richiedono una prassi tradizionale, l'attuale soluzione aiuta a consolidare uno zoccolo duro di fedeli. Poi, si vedrà. D'altronde, già prima della riforma liturgica, con la riduzione del digiuno eucaristico, le messe vespertine erano comunemente diffuse, almeno qui da noi.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'accento posto sull'aspetto musicale, è presto spiegato: il cronachista è diretta parte in causa (si spaccia per organista, bontà sua, ma è un modesto dilettante) e quindi legge l'evento "sub specie musicae" ... lungi da lui l'estetismo, giacché nella nostra chiesa ordinariamente si esegue musica tratta dalla tradizione del popolo, eseguita da interpreti "popolari" non professionisti che si prestano a farlo esclusivamente ad maiorem Dei gloriam. Certamente il repertorio è scelto ed eseguito meglio che si può, con il solo scopo di edificare i fedeli, chiaramente proposto in proposto in alternativa alla paccottiglia ovunque imperante. Poche cose, come la musica, aiutano a ricordare da dove si viene, e poche cose come il canto religioso raccontano e vivificano l'identità del cristiano, soprattutto laddove la fede comune si esprime (come da noi) attraverso lingue, culture e melodie differenti e - nel bene - compenetrate reciprocamente.
Per finire, l'espressione "sacra sinassi" l'ho tratta da un manoscritto sei-settecentesco locale gesuitico, ove si descrivono ampiamente le strabilianti funzioni liturgiche del tempo (e qui i Gesuiti sono stati protagonisti centrali della ricattolicizzazione di queste terre, attaccate significativamente dal luteranesimo): quindi ... niente paura!
MP
La vera sinassi no la si celebra la domenica ma il sabato sera.
RispondiEliminaLa bischerata delle 12,50
RispondiEliminaE la messa della domenica pomeriggio? sbaglio o una volta si celebrava solo di mattina?
RispondiEliminaDimenticavo ... il 24 dicembre, alle 7 del mattino, nella chiesa parrocchiale è stata cantata la messa della Vigilia, "Hodie scietis", proprio ed ordinario in gregoriano, preceduta dal canto solenne, breve ma suggestivo, dell'Eulogia del S. Natale tratta dal Martirologio romano; nel corso della liturgia, all'Offertorio, ha avuto luogo il canto del "Missus", ossia del prologo del Vangelo lucano, musicato dal sac. G.B. Candotti nella seconda metà del XIX secolo. Nel vicino Friuli, infatti, al posto della novena preparatoria al Natale c.d. romana, si suole cantare questa pericope evangelica, dinanzi al SS,mo solennemente esposto, seguita da alcune invocazioni ed orazioni specifiche, concludendosi con la benedizione eucaristica. Appeso all'arco trionfale, il tradizionale "kranz", o corona d'Avvento, con le quattro candele accese, a simboleggiare il compimento del tempo dell'attesa del Redentore.
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