BRUXELLES, giovedì, 21 gennaio 2010 (ZENIT.org).
Una liturgia profonda, un'autentica preoccupazione sociale e la promozione delle vocazioni sono tre delle priorità annunciate dal nuovo Arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor André "Joseph" Léonard. Il giorno in cui è stata resa nota la sua nomina, il 17 gennaio, il primate del Belgio - accompagnato dal suo predecessore, il Cardinale Godfried Danneels - ha concesso una conferenza stampa nella quale ha ricordato che presto compirà 70 anni.“Ciò significa che, se conserverò la buona salute che ho oggi, non avrò che cinque anni per servire questa diocesi di Malines-Bruxelles”, ha affermato nel suo incontro con la stampa questo filosofo e teologo, che è stato Vescovo di Namur per quasi 20 anni.
“Potrete quindi capire che devo stabilire delle priorità per utilizzare nel modo più efficace possibile gli anni che in teoria ho davanti a me”, ha aggiunto il presule, che in virtù del suo nuovo incarico, secondo un costume proprio del Belgio, diventa anche presidente della Conferenza Episcopale e Vescovo della Diocesi delle Forze Armate. L'Arcivescovo ha annunciato, innanzitutto, che in questi anni desidera compiere una visita sistematica alla diocesi per conoscere la realtà sul campo.
Una liturgia profonda, un'autentica preoccupazione sociale e la promozione delle vocazioni sono tre delle priorità annunciate dal nuovo Arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor André "Joseph" Léonard. Il giorno in cui è stata resa nota la sua nomina, il 17 gennaio, il primate del Belgio - accompagnato dal suo predecessore, il Cardinale Godfried Danneels - ha concesso una conferenza stampa nella quale ha ricordato che presto compirà 70 anni.“Ciò significa che, se conserverò la buona salute che ho oggi, non avrò che cinque anni per servire questa diocesi di Malines-Bruxelles”, ha affermato nel suo incontro con la stampa questo filosofo e teologo, che è stato Vescovo di Namur per quasi 20 anni.
“Potrete quindi capire che devo stabilire delle priorità per utilizzare nel modo più efficace possibile gli anni che in teoria ho davanti a me”, ha aggiunto il presule, che in virtù del suo nuovo incarico, secondo un costume proprio del Belgio, diventa anche presidente della Conferenza Episcopale e Vescovo della Diocesi delle Forze Armate. L'Arcivescovo ha annunciato, innanzitutto, che in questi anni desidera compiere una visita sistematica alla diocesi per conoscere la realtà sul campo.
Tre priorità
Parlando delle basi del suo futuro ministero arcivescovile, il primate ha affermato di voler promuovere una delle idee centrali proposte dal Cardinale Danneels nelle sue omelie delle ultime settimane: “l'importanza di una liturgia accurata, fedele alla grande tradizione della Chiesa, degna di Dio e degna degli uomini e delle donne che vi partecipano”.
Nel suo congedo, ha ricordato l'Arcivescovo Léonard, il suo predecessore ha auspicato “che la nostra Chiesa sia sempre più una Chiesa 'orante' e 'adorante', invitando anche in modo esplicito a sviluppare la pratica dell'adorazione eucaristica”. “Vorrei impegnarmi con decisione in questa direzione”, ha aggiunto.
L'altra priorità pastorale che monsignor Léonard promuoverà, seguendo la via tracciata dal Cardinal Danneels, che lo ha consacrato Vescovo nel 1991, è la “preoccupazione sociale, soprattutto in materia di alloggi. Vorrei, nel modo migliore possibile, seguire i suoi passi, in questo campo come in molti altri”. [Con tutto il rispetto e la comprensione per queste frasi 'dovute': ma che può fare la Chiesa, specie se impoverita come in Belgio, per le case popolari? Non ci pensa il governo?].
Monsignor Leónard ha poi indicato come priorità “la preoccupazione per le vocazioni, per tutte le vocazioni”. “L'impegno di tanti cristiani – ha sottolineato l'Arcivescovo, che parla sette lingue –, uomini e donne, nella società e nelle nostre parrocchie e movimenti, è una benedizione”. “Ad ogni modo, abbiamo anche bisogno di uomini e donne consacrati, così come di sacerdoti e diaconi”, ha affermato monsignor Léonard, che come Vescovo di Namur è noto per la crescita del suo seminario (nel quale studiano 35 dei 71 seminaristi del Belgio).
“Chiaramente non ho ricette per suscitare o attirare vocazioni alla vita consacrata o al sacerdozio, ma so che il Signore vuole donarcele e prometto di fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per rispondere alla sua volontà”.
L'Arcivescovo ha annunciato sulla sua pagina web che, in occasione della sua nomina, ha modificato il suo secondo nome, Mutien (che aveva adottato quando era stato nominato Vescovo di Namur), in Joseph, santo patrono del Belgio. Monsignor André Mutien Léonard si chiamerà ora André Joseph Léonard. Prenderà possesso della sua sede il 28 febbraio.
[Con informazioni di Anita S. Bourdin]
Fonte: Zenit, via Amici Papa Ratzinger blog
non avrò che cinque anni per servire questa diocesi di Malines-Bruxelles
RispondiEliminache tristezza: i vescovi del concilio non sposano più la chiesa particolare
lavorano a tempo
sempre in movimento verso spiagge migliori
si lavora solo per fare rumore
Sì, hai capito tutto ospite delle 15:41! I cinque anni sono gli ultimi che mons. Leonard prevede a servizio della Chiesa di Bruxelles perchè poi diventa emerito. Altro che "spiagge migliori", la prossima spiaggia è l'eternità! A meno che, diventando cardinale, il Signore non lo chiami un domani più lontano possibile, a governare la Chiesa di Roma.
RispondiEliminaMusica (d'organo) per le mie orecchie...
RispondiEliminaSe il governo pastorale di Leonard porterà molti frutti, non vedo perchè il Papa non potrebbe prorogare il suo incarico di qualche anno. Questa mania di pensionare a 75 anni parroci e vescovi non la capisco proprio; passi se un chierico è di salute malferma, ma oggi un uomo di 75 anni, se non ha problemi particolari, è ancora in pieno vigore, l'età media si è molto allungata e lo stato di salute dei settanta/ottantenni non è più quello di quarant'anni fa, quando il miserabile Montini promulgò la "Ingravescentem Aetatem". Senza contare il problema della scarsità di vocazioni.
RispondiEliminaPer quando riguarda la conferenza stampa, spero che il continuo richiamo a Daneels non sia di cattivo auspicio: io mi auguro, al contrario, una pastorale di rottura rispetto al suo predecessore.
Miserabile per Papa Montini mi pare davvero troppo.
RispondiEliminaPassi la critica anche condivisibile su questo tema ma certe cose non si possono sentire.
Spero che la Redazione intervenga.
Anch'io spero in un rapido intervento della Redazione: non è solo questione di sedevacantismo, siamo all'insulto, il che è inaccettabile. Non riesco a concepire non dico un "tradizionalista", ma neppure un cattolico che arrivi a tanto nei confronti di un Romano Pontefice, al di là di ogni possibile giudizio su singoli atti di governo.
RispondiElimina“che la nostra Chiesa sia sempre più una Chiesa 'orante' e 'adorante', invitando anche in modo esplicito a sviluppare la pratica dell'adorazione eucaristica”.
RispondiEliminacome vorrei che questa volontà pastorale fosse espressa a parole e attuata nei fatti anche da tanti vescovi italiani, e da tutti i parroci, in quest'"anno sacerdotale"!
Sembra quasi un sogno, sentire invitare alla pratica dell'adorazione, che una volta era realtà normalissima (direi ovvia) tra i cattolici praticanti....in quell'epoca in cui si sapeva quanto il Signore ci ama, quanto desidera che noi andiamo a colloquio amorevole con Lui, il Santo dei Santi, e come i santi vivevano in adorazione costante, frequente, del Signore Presente nel Tabernacolo, attingendo da Lui luce e forza per la vita quotidiana....
Memoranda
Petizione a favore di Mons. André-Joseph Léonard, attaccato dalla stampa laicista:
RispondiEliminahttp://www.pro-leonard.be/index_fr.php
Petizione a favore di Mons. André-Joseph Léonard, attaccato dalla stampa laicista:
RispondiEliminahttp://www.pro-leonard.be/index_fr.php
Voglio scusarmi per aver usato un aggettivo inopportuno e, forse, anche un pò offensivo nei confronti di Paolo VI: credetemi, non era mia intenzione oltraggiarlo, si è trattato solo di un momento di rabbia. Certamente non ho mai nutrito stima nei confronti di un Pontefice che tanti danni ha arrecato alla Chiesa, ma ammetto di aver sbagliato, di nuovo tante scuse.
RispondiEliminaFu una scelta inaudita, priva di qualsiasi base teologica e giuridica, come altri atti di Papa Montini, e purtroppo fatta propria dai successori, salvo deroga. Paolo VI doveva far fuori i vescovi che potevan rappresentar un ostacolo per le sue mire. In caso di inabilità, buon senso avrebee dovuto suggerir di proceder caso per caso. Abbiamo un esercito di vescovi e cardinali nulla facenti e che gravan sulle finanze della Chiesa. Dessero loro almeno qualche parrocchia, invece di chiuderle!
RispondiEliminaS'' confuso e si continua a confondere l'efficienza con la paternità: il razionalismo montiniano ha portato a questo. Come per il conclave: lo Spirito Santo parla soltanto sino a 79 anni e 363/4 giorni. Dopo tace. Sinceramente credo che lo Spirito Santo in queste scelte non c'entra proprio niente. Calcoli umani: come definirli?
E infatti interveniamo.
RispondiEliminaRicordo che l'insulto è vietato 'a prescindere' contro chiunque. Contro un Papa, a fortiori
Caro Dante. In linea di principio, sicuramente hai ragione. Ma ora che l'orologio della storia ha girato, benediciamo la regola di Paolo VI del 'prepensionamento' a 75 anni (e 80 i cardinali elettori). La norma, introdotta per eliminare la generazione ortodossa di vescovi contrari alle innovazioni dei giovani di allora, sessantottini, oggi si ripercuote su questi ultimi e accelera il ricambio in favore di generazioni più giovani e più tradizionali.
RispondiEliminaInoltre, con la corrente collegialità e strapotere episcopale, la regola dei 75 anni è un necessario contrappeso per restituire un po' di potere di pressione ai dicasteri romani
Non ci sarebbe bisogno neppur oggi di queste norme se chi di dovere compisse seriamente il suo...dovere. L'ho detto qualche volta: deponine uno per nazione e gli altri si mettono in riga. Siamo arrivati così in basso che ci si deve rallegrare del permaner di quest'enormità giuridiche e teologiche inaudite a causa della desistenza dell'Autorità.
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