Su Il Giornale di oggi, con tanto di richiamo in prima pagina, è apparso questo misurato e apprezzabile articolo di Andrea Tornielli sulla vicenda di Thiberville. Alcuni nostri commenti in calce.
Il vescovo contestato, fischiato dai fedeli e lasciato fuori dalla chiesa perché voleva trasferire il parroco giudicato troppo tradizionalista. È accaduto a Thiberville, nella diocesi di Evreux, in Normandia e il caso fa discutere il mondo cattolico francese.
La parrocchia di Thiberville viene considerata uno dei rari casi in Francia di perfetta applicazione del motu proprio Summorum Pontificum, con il quale nel 2007 Benedetto XVI decise di liberalizzare la messa antica in vigore prima del Concilio. L’abbé Francis Michel, parroco dal 1986, da tempo ormai celebra personalmente, ogni domenica, una messa pomeridiana in rito antico che si aggiunge alle tre celebrate secondo il messale post-conciliare. Tutte le messe, quelle alla vecchia maniera come quelle alla nuova, sono celebrate con il sacerdote rivolto verso oriente, che dunque dà le spalle ai fedeli.
La parrocchia, che conta 4.500 anime, è fiorentissima: le chiese – ben tredici i campanili nel paese e nelle campagne circostanti – sono sempre piene, i bambini che frequentano il catechismo sono 120, una trentina le prime comunioni ogni anno. Si fanno ancora le processioni, si celebrano i battesimi individuali, c’è l’adorazione del Santissimo e i riti funebri sono sempre presieduti da un prete e non da laici come accade sempre più spesso nella secolarizzata Francia. Nonostante i risultati in controtendenza con quanto accade in altre zone della diocesi e del Paese, sono cresciuti i malumori tra il clero per i metodi dell’abbé Michel. Lo scorso maggio si sono diffuse le prime voci sul suo possibile trasferimento. Il provvedimento del vescovo, Christian Nourrichard, è arrivato nelle scorse settimane e domenica 3 gennaio il prelato si è presentato nella chiesa parrocchiale di Thiberville per celebrare la messa e insediare il nuovo parroco. Il paese si è mobilitato, con il sindaco e i consiglieri regionali in testa, per protestare. Rivestito di paramenti color arcobaleno, monsignor Nourrichard, non appena fatto l’ingresso, è stato aspramente contestato dai parrocchiani, che hanno cominciato a fischiarlo, hanno fatto scendere i loro figli chierichetti dall’altare, hanno abbandonato la chiesa per trasferirsi in un’altra, dove il parroco dimissionato celebrava la messa.
Il vescovo ha cercato di raggiungerli e di entrare nella chiesa, ma i fedeli lo hanno fermato e gli hanno impedito di entrare. Monsignor Nourrichard si è ripresentato in paese al pomeriggio, per la messa in rito antico, e ha constatato che la chiesa era piena e che la sua decisione di trasferire il parroco dovrà essere «attentamente valutata coi suoi collaboratori».
Molti fedeli sostengono che la decisione del vescovo, che conosce bene l’abbé Michel in quanto suo vecchio compagno di seminario, non aveva motivazioni se non quella di dare una direzione meno tradizionale alla parrocchia. Nei siti web blog vicini al mondo tradizionalista si esalta la resistenza degli abitanti di Thiberville: «Quella buona gente ha applicato senza conoscerlo – si legge nel blog messainlatino.it – il motto del neovescovo dell’Aquila, monsignor D’Ercole: se il vescovo dice o si comporta in modo diverso dal Papa, per evitare lo strabismo si guardi soltanto al Papa». Ma c’è chi esprime preoccupazione per l’atto di disobbedienza nei confronti del vescovo da parte del sacerdote e dei suoi fedeli.
Il vescovo contestato, fischiato dai fedeli e lasciato fuori dalla chiesa perché voleva trasferire il parroco giudicato troppo tradizionalista. È accaduto a Thiberville, nella diocesi di Evreux, in Normandia e il caso fa discutere il mondo cattolico francese.
La parrocchia di Thiberville viene considerata uno dei rari casi in Francia di perfetta applicazione del motu proprio Summorum Pontificum, con il quale nel 2007 Benedetto XVI decise di liberalizzare la messa antica in vigore prima del Concilio. L’abbé Francis Michel, parroco dal 1986, da tempo ormai celebra personalmente, ogni domenica, una messa pomeridiana in rito antico che si aggiunge alle tre celebrate secondo il messale post-conciliare. Tutte le messe, quelle alla vecchia maniera come quelle alla nuova, sono celebrate con il sacerdote rivolto verso oriente, che dunque dà le spalle ai fedeli.
La parrocchia, che conta 4.500 anime, è fiorentissima: le chiese – ben tredici i campanili nel paese e nelle campagne circostanti – sono sempre piene, i bambini che frequentano il catechismo sono 120, una trentina le prime comunioni ogni anno. Si fanno ancora le processioni, si celebrano i battesimi individuali, c’è l’adorazione del Santissimo e i riti funebri sono sempre presieduti da un prete e non da laici come accade sempre più spesso nella secolarizzata Francia. Nonostante i risultati in controtendenza con quanto accade in altre zone della diocesi e del Paese, sono cresciuti i malumori tra il clero per i metodi dell’abbé Michel. Lo scorso maggio si sono diffuse le prime voci sul suo possibile trasferimento. Il provvedimento del vescovo, Christian Nourrichard, è arrivato nelle scorse settimane e domenica 3 gennaio il prelato si è presentato nella chiesa parrocchiale di Thiberville per celebrare la messa e insediare il nuovo parroco. Il paese si è mobilitato, con il sindaco e i consiglieri regionali in testa, per protestare. Rivestito di paramenti color arcobaleno, monsignor Nourrichard, non appena fatto l’ingresso, è stato aspramente contestato dai parrocchiani, che hanno cominciato a fischiarlo, hanno fatto scendere i loro figli chierichetti dall’altare, hanno abbandonato la chiesa per trasferirsi in un’altra, dove il parroco dimissionato celebrava la messa.
Il vescovo ha cercato di raggiungerli e di entrare nella chiesa, ma i fedeli lo hanno fermato e gli hanno impedito di entrare. Monsignor Nourrichard si è ripresentato in paese al pomeriggio, per la messa in rito antico, e ha constatato che la chiesa era piena e che la sua decisione di trasferire il parroco dovrà essere «attentamente valutata coi suoi collaboratori».
Molti fedeli sostengono che la decisione del vescovo, che conosce bene l’abbé Michel in quanto suo vecchio compagno di seminario, non aveva motivazioni se non quella di dare una direzione meno tradizionale alla parrocchia. Nei siti web blog vicini al mondo tradizionalista si esalta la resistenza degli abitanti di Thiberville: «Quella buona gente ha applicato senza conoscerlo – si legge nel blog messainlatino.it – il motto del neovescovo dell’Aquila, monsignor D’Ercole: se il vescovo dice o si comporta in modo diverso dal Papa, per evitare lo strabismo si guardi soltanto al Papa». Ma c’è chi esprime preoccupazione per l’atto di disobbedienza nei confronti del vescovo da parte del sacerdote e dei suoi fedeli.
L'ultima osservazione di Tornielli è comprensibile: è il pensiero che viene alla mente di ogni cattolico di sana costituzione allorquando un sacerdote - abbia o meno la popolazione dalla sua - rifiuta un provvedimento del vescovo nei suoi confronti. Ma nel caso specifico, si fa presto a smontare l'idea (che certo tutti i progressisti cercheranno di cavalcare) della disobbedienza. Ci limitiamo a pochi schematici punti:
1. La ragione della decisione del vescovo non è la necessità di coprire altri incarichi vacanti, o simili (anche perché all'abbé Michel era stato proposto di andare a fare il viceparroco sotto un parroco modernista, oppure il cappellano di una casa di riposo...). Lo dice candidamente il nuovo parroco, vicario del vescovo, nell'intervista a France3: il provvedimento è una sanzione. E visto che non si è mai detto per quale delitto, la sostanza è evidente: per non aver smesso di celebrare in quell'insopportabile modo tradizionale, perché indossa la talare, perché non si piega alle parole d'ordine della 'pastorale' diocesana, ecc.
2. Se il motivo fosse stata la necessità di accorpare parrocchie prive di preti, sarebbe bastato lasciare all'abbé Michel la parrocchia di Thiberville (che funziona) e accorparvene di nuove. Non cancellare Thiberville per accorparla alla vicina parrocchia di un prete che, in un anno, ha fatto scendere del 45% le donazioni a quella parrocchia modernistizzata!
3. Se il motivo fosse che tutti i preti non devono restare nella stessa parrocchia per più di x anni, allora il vescovo dovrebbe spiegare: perché una decisione così assurda (se non per il fatto di poter tener meglio i preti sotto il bastone episcopale) e, soprattutto, perché aver dato come modello ai sacerdoti il curato d'Ars che, ad Ars, ci rimase 40 anni. Tanto più che il can. can. 522 del codice di dir. canonico sancisce: "È opportuno che il parroco goda di stabilità, perciò venga nominato a tempo indeterminato; il Vescovo diocesano può nominarlo a tempo determinato solamente se ciò fu ammesso per decreto dalla conferenza dei Vescovi".
.
4. E infine: si può comprendere la preoccupazione per "... l'atto di disobbedienza nei confronti del Vescovo da parte del Sacerdote e dei suoi fedeli". Ma come la mettiamo con l'atto di disobbedienza nei confronti del Papa da parte del Vescovo di Evreux (insieme a quella di molti Vescovi francesi e non e di intere Conferenze Episcopali, come quella tedesca)?
Insomma: date le circostanze, la disobbedienza a un vescovo indegno e nocivo per la salute delle anime è un dovere di giustizia e di carità, come sosteneva S. Tommaso.
Dal momento che ormai è appurato come qualsiasi parrocchia cattolica sia tanto più fertile e vivace (per numero di praticanti, vocazioni, ecc...) quanto più il parroco sia legato alla tradizione pre-conciliare, non riesco a capire il motivo per cui la S. Sede si ostini a promuovere in maggioranza vescovi progressisti anche in quelle nazioni che risultano maggiormente disastrate dalla sbornia seguita al Concilio Vaticano II. Vescovi modernisti vessano parroci tradizionali, facendo un male immenso ai fedeli e alla Chiesa tutta. Essi sono, anzi,deleteri e mortiferi per la stessa sopravvivenza della Chiesa Militante. Quello della diocesi di Evreaux è un esempio lampante in tal senso. Allora, se non vogliamo che la Chiesa scompaia da nazioni come Francia, Belgio, Olanda e Germania, preghiamo affinchè in questi paesi, soprattutto, e altrove vengano messi da parte questi nefandi vescovi "conciliari" e vengano promossi vescovi legati alla Tradizione, magari richiamandoli dagli istituti Ecclesia Dei! Anzi, perchè il Papa non nomina L'Abbè Michel nuovo vescovo di Evreaux?
RispondiEliminaViva Papa Benedetto e abbasso il cardinale Re, responsabile di nomine assurde, e tutti i cardinali e vescovi conciliaristi"
Che figuraccia escrementizia che ha fatto questo vescovo, ragazzi... :(
RispondiEliminaNon che non se lo meriti, per carità, ma avete notato come ormai della Chiesa si parli quasi solo per le sciocchezze che dicono o combinano questo o quel vescovo?
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<![endif]--><span style="">Cari amici, l’abbé Michel non sarà mai vescovo, la disobbedienza (pur motivata) non sarà mai dimenticata. In fondo non è importante, l'importante è rendere testimonianza alla verità: sanguis martyrum semen christianorum. Ma è anche importante moderare al massimo le parole e i toni su questo o quel vescovo (non sul loro operato!), facendo solo vedere l’abisso cui il preconcetto modernista e conciliarista arriva pur di conculcare il buon diritto di chi vuole solo essere cattolico e seguire l'insegnamento del Papa.</span><span style=""></span>
Mi dispiace per il dottor Tornielli che pensavo essere un giornalista serio e non asservito ai potentini di turno..... Ma il suo articolo è semplicemente cerchiobbottista ed erroneo. Bene hanno fatto i fedeli a chiedere al loro Parroco di rimanere, bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
RispondiEliminaMa questo Vescovo del cavolo chi lo ha nominato?..... che pena, come siamo caduti in basso
Apprezzo molto l'articolo del buon Tornielli, e il dubbio che manifesta alla fine è legittimo, anche se non lo condivido. Mi permetto di dedicare una riflessione al quotidiano in cui scrive Tornielli, che sembra sempre più la versione destrosa de "la Repubblica". Il Giornale di lunedì dava alla Chiesa la colpa che in Italia, contrariamente agli idolatrati USA, lavorino più uomini che donne, condizionate dall'educazione cattolica che le orienta più al ruolo di mogli e madri piuttosto che a quello di donne in carriera. Pensavo che certe stupidaggini le scrivessero solo i quotidiani di De Benedetti, ma evidentemente mi sbagliavo anche in questo. Mi chiedo come riesca il certamente cattolicissimo Andrea e lavorare per simili idioti.
RispondiElimina@Andrìa "il certamente cattolicissimo Andrea", ma come correttamente rimarca anche @ Areki, (ahinoi!) troppo spesso "cerchiobottista"...
RispondiEliminaIn questi tempi cupi, disordinati e tempestosi in cui secondo alcuni (in genere noi tradizionalisti) è stata precipitata la Chiesa dal Vaticano II e dalle riforme seguitene e fatte in suo nome, non si può agire e ragionare come si agisce e si ragiona in tempi normali. Una situazione anormale richiede e provoca una reazione anormale.
RispondiEliminaBene pertanto han fatto i fedeli francesi a difendere la loro parrocchia fiorente e prospera, con le chiese sempre strapiene e in attivo pure economicamente.
La decisione episcopale era chiaramente dannosissima e la legittima difesa è non solo lecita ma doverosa.
I fedeli, forti di questo primo successo dpovrebbero alzare il tiro e chiedere a gran voce un vescovo nuovo. Perché anche se il vescovo ritirerà la decisione di trasferire il parroco, pensate voi che non preparerà la "vendetta" (si è propio il caso di dirlo) con quella calma e quella silenziosità con cui i neomodernisti stanno da 40 anni avvelenando la Chiesa. I fedeli non solo dovrebbero chiedere a Roma garanzie scritte che il successore dell'attuale parroco continuerà sulla stessa linea.
il vescovo francese ha fatto con poco tatto ciò che in tutto il mondo i vescovi fanno con più accortezza: avvelenare i fedeli con parroci progressisti.
RispondiEliminaForse che da noi in Italia non si possono raccontare esempi di parrocchie floridissime (spiritualmente) rovinate nel giro di un paio d'anni da parroci progressisti?
Negli annoi '80 anche nella mia parrocchia il parroco anziano (quindi di formazione preconciliare, ma che non celebrava la messa antica ma solo quella nuova) venne sostituito da un parroco di formazione sessantottina; e nel giro di un anno la partecipazione dei fedeli scese di un buon 40%. Dopo 12 mesi cioè il nuovo parroco aveva già fatto fuggire lquasi a metà dei parrocchiani.
E quante situazioni simili! Quante!
Ah se anche da noi 20 anni fa i fedeli avessero reagito al modo francese! Nel 1989 alle due messe feriali ci andava una media di circa 150 persone: oggi la messa feriale è una solo e c'è una media di 5 fedeli!
E ribadisco che il parroco di formazione preconciliare celebrava solo la messa nuova, in italiano, rivolto ai fedeli. Ma era tutta l'attività pastorale ad essere tradizionale: visite alle famiglie, richiami continui ai doveri religiosi, adorazione eucaristica, novene, etc.etc. Il parroco progressista, dopo 5 anni di permanenza ancora non aveva visitato nemmeno il 20% delle famiglie (l'altro parroco visitava almeno l'80% delle famiglie ogni anno!!!!!).
E se il parroco preconciliare ogni settimana richiamava i fedeli alla necessità di confessarsi ( e ogni sabato confessava circa 50 persone), il parroco sessantottino non lo ricordava mai e il risultato sapete qual'è? Che oggi ogni sabato se si confessano 2 persone è troppo.
Basta, mi fermo qui.
La mia è una parrocchia ridotta ad una savana.
Prima dell'obbedienza c'è la fede. Se si assolutizza l'obbedienza che dire di quei gerarchi che obbedirono fino in fondo a Hitler? Han fatto bene ad obbedire? Basta con questa storia dell'obbedienza cieca. . .
RispondiEliminaQualcuno s'è chiesto cosa farà Roma. Starà a guardare.
RispondiEliminaPer chi non è aduso al linguaggio curiale significa: se i fedeli vogliono conservare e consolidare il risultato ottenuto lo facciano da soli perché se qualcuno verrà difeso e aiutato, se non da Roma dalla Cef, questo sarà il Vescovo.
RispondiEliminaCosì è se vi pare.
Certo che all' interno dela chiesa cattolica vi sbranate peggio dei lupi. Compartamento edificante per i gentili. Altro che rientrare fra le braccia della chiesa cattolica mi vien da scappare
RispondiEliminaDetto in parole ancora più povere: difendano con le unghie e coi denti ciò che hanno ottenuto, e non si stanchino nè demordano. Alla fine Roma, di fronte alla risolutezza dei fedeli, forse li aiuterà.
RispondiEliminaPer quel vescovo ci vorrebbe un bel trasferimento, come per il suo degno predecessore, a Partenia di Mauritania. Per quae peccat quis, per haec et torquetur
RispondiEliminaLa catena gerarchica ha valore o non ha valore. Se non ha valore, è inutle che ci danniamo tanto a cercare approvazioni pontificie per questo o per quello: ognuno, dal più infimo laico al più elato prelato faccia come gli pare. Se invece ha valore, non può essere scavalcata bellamente in nome di checchessia, ma va chiamata in causa risalendo di grado in grado fino a ottenere soddisfazione (cioè rettifica delle presunte situazioni anomale). C'è una terza via, però, che oggi sembra molto seguita: quando mi dà ragione ha valore, quando non mi dà ragione non ha valore. La pietra di paragone sarà allora lo Spirito del Concilio, la Tradizione, il Magistero, questo o quel teologo, naturalmente interpretati a piacere, secondo schemi di coerenza favorevoli alla propria linea.
RispondiEliminaE' una riflessione che vado facendo esterrefatto anch'io da qualche tempo. C'è un'atmosfera intrisa di opposto fanatismo e vicendevole odio. Manca concordia, manca armonia. A me non viene da scappare, però da procedere in "assetto leggero" sì.
RispondiEliminaA volte non basta che la suprema Auorità emani delle direttive, bisogna oi assicurare che queste siano attuate correttamente.
RispondiEliminaFdS
Veramente, il popolo ha protestato, e il Vescovo ci ha ripensato. Punto. Dov'è la disobbedienza?
RispondiEliminaLa nostra Chiesa è messa male, ma non per colpa dei tradizionalisti. Mi dispiace, non l'abbiamo voluta noi questa situazione.
RispondiEliminaIo non sono per l'odio, ma per la critica netta e anche severa sì. Mi scuso se ho usato qualche volta espressioni esagerate, sono un'essere umano anche io...
Troppo semplicistico.
RispondiEliminaIl vescovo non ci ha affatto ripensato. Per ora almeno. Ha solo detto che si consulterà coi suoi collaboratori per decidere il da farsi
RispondiEliminacriticare, anche aspramente, una decisione episcopale perché deve essere definita "sbranarsi"?
RispondiEliminaQuesta conflittualitàinterna alla Chiesa non è nuova: è da 2000 anni che nella Chiesa ci si "sbrana". Basta leggere L'Apostolo Paolo. E gli Apostoli che esempio diedero? Bisticciavano tra di loro su chi dovesse sedere nei primi posti!
Propio questi fatti mi dimostrano ancora di più la divinità e la verità della Fede cattolica. Se dopo 2000 anni in cui i cattolici si "sbranano" a vicenda, la Chiesa è più viva che mai (certo un pò messa male per colpa dei modernisti) vuol dire che c'è Qualcuno dietro che la sostiene, altrimenti, umanamente sarebbe già sparita da millenni.
Più che da scappare a me viene quindi da correre; verso Cristo, Sposo della Chiesa.
La situazione della Chiesa oggi è paragonabile ad un corpo umano colpito dal virus dell'influenza: quindi febbri altissime, vomiti, coliche, forse anche qualche delirio. Sono i virus che per un po di tempo prendono possesso del corpo e lo bistrattano. Ma con una forte cura di antibiotici i virus saranno indeboliti e poi distrutti ed espulsi.
Così è la Chiesa: ha un fortissimo raffreddore perché i virus modernisti sono in circolo e scorrazzano. L'antibiotico è la messa antica e la Tradizione.. E' evidente che le prime iniezioni di antibiotico provocano la reazione dei virus che non vorrebbero demordere.
Ma il Bene vincerà il male e i virus neomodernisti verranno pian piano debellati e distrutti. Nessuna cura è mai indolore. Nemmeno quella contro i virus neoterici.
Tornielli è un vaticanista "conservatore". In quanto vaticanista deve avere dei punti di riferimento in Vaticano per poter fruire di notizie fresche ed informazioni varie per i suoi scoop e libri. Quindi è naturale che faccia il lecchino e che non si permetta di criticare apertamente la gerarchia.
RispondiEliminaLa situazione della Chiesa può essere anche paragonata ad un campo appena arato. Cosa vi vediamo? Nulla, solo zolle rivoltate. In questo campo è anche difficilissimo anche solo passeggiarvi: o sprofondiamo nella terra fresca oppure inciampiamo nelle zolle. Ma l'agricoltore sa che dopo qualche tempo quel campo sarà un prato fiorito che produrrà sostanzioso nutrimento per le greggi che vi pascoleranno.
RispondiEliminaQuel campo non produrrà i fiori e l'erbe se prima non ne verrà dissodata la terra.
Non lasciamoci impressionare dalle zolle rivoltate presenti oggi sul campo della Chiesa.
Guarda, personalmente preferisco che i quotidiani a larga diffusione così come i partiti non siano religiosamente identitari e che diano spazio a idee anche molto diverse tra loro. Bene quindi che a Il Giornale vi sia Tornielli, altrettanto bene Facci quando c'era, oggi Sgarbi o lo stesso Feltri che da non credenti danno comunque pareri assai meno banali di quelli di La Repubblica, per cui la Chiesa è buona solo quando scimmiotta i luterani.
RispondiEliminaLa politica NON DEVE confondersi con la Fede: a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Noi in Italia sappiamo molto bene cosa significa avere un partito che si ritiene rappresentante ufficiale della Chiesa (purtroppo col consenso anche di Papi), col risultati che tanti cattolici fuori da quel partito si ritrovarono oltre che esuli in patri, anche figli di un dio minore. Quindi, meglio che l'asse politico non torni a sovrapporsi a quello religioso. Di questi tempi soprattutto abbiamo già problemi coi musulmani (e pure parecchi vescovi progressisti) che sovrappongono politica e fede.
Il Papa! ovviamente!
RispondiEliminaSì, mi sembra un commento assai razionale. :)
RispondiEliminaNella puntata di "Porta a Porta" attualmente in corso, Tornielli non ha perso occasione per ridicolizzare alcune messe tradizionaliste, celebrate con gregoriano perfetto, con pizzi e merletti, ma che sarebbero secondo il suo parere una sorta di "teatro vuoto".
RispondiEliminaLa citazione sugli ebrei, tratta dal libro del Card. Caffarra, getta un'ombra inquietante su questo porporato "conservatore".
Visto che Bruno Vespa non è riuscito a trovare un Messale di San Pio V, invito la Redazione a regalargliene uno.
Ma a quanto pare la questione liturgica, per i presenti in studio, sarebbe solo un problema di utilizzo o meno del latino e del gregoriano in luogo dei canti moderni.
Non vediamo, in questo articolo, che cosa ci sia di 'lecchino'. E' vero, e lo abbiamo anche scritto, che in passato Tornielli si è mostrato eccessivamente prudente, diciamo così, su alcuni argomenti. Ma per provenire da uno che non è tradizionalista (e non apprezza molto la Messa di S. Pio V: scelta legittima, per carità), questo è un articolo estremamente favorevole al parroco di Thiberville e, soprattutto, onesto ed obbiettivo.
RispondiEliminaBravo Antonello,
RispondiEliminasono assoluttamente daccordo con la tua analisi. Con il Summorum Pontificum del nostro saggio Santo Padre la Chiesa "raffreddata" ha ricevuto la prima dosi del antibiotico di cui aveva fortemente bisogno.
Non ho sentito la trasmissione Porta a Porta perchè dormivo, ma mi domando perchè il Dott. tornielli deve ridicolizzare le messe tridentrine definendole "teatro vuoto" o i ministri di Dio dicendo che indossano "pizzi e merletti" ??? Sono solo questi gli "argomenti" che è in grado di utilizzare un giornalista che si dice cattolico? Mi dispiace ma stavolta Tornielli l'ha fatta fuori del vasino.
RispondiEliminadon Bernardo
Insomma...ritorna l'annosa questione della "disobbedienza". Basta con questa storia! L'abbé Michel ha "disobbedito" al vescovo, Mons. Lefèbvre ha "disobbedito" al Papa. E tutti giù a scandalizzarsi e a stracciarsi le vesti. Questi personaggi, come il vescovo in questione, ma come tanti altri, disobbediscono quotidianamente, non dico al Papa (vicario di Cristo, ma sempre uomo), ma a Dio stesso, al quale si sono sottomessi volontariamente e liberamente quando sono entrati nella vita religiosa. Questi personaggi, alla stregua di quelli che desiderano moschee in ogni quartiere, per poi disinteressarsi del perché i seminari sono vuoti o la gente non va più a messa, voltano le spalle a Dio per perseguire i loro fini mondani, bassi, meschini, coscientemente dissolutori; distruggono la fede e sgretolano la pietà nel cuore dei fedeli.
RispondiEliminaIo, che sono un semplice laico, che non sono nessuno, so, come dice S. Ignazio all'inizio degli esercizi, che lo scopo della mia vita è arrivare a godere Dio in Paradiso. S. Alfonso è ancora più esplicito: il più importante negozio è salvarsi l'anima. In questo contesto dove va a finire l'"obbedienza"? Io dal mio parroco, dal mio vescovo, la Fede la PRETENDO, non la chiedo e se lui non me la può dare, vado da chi ce l'ha ed è disposto a trasmetterla, mi dicano poi che sono disobbediente! Come ha scritto giustamente qualcuno qui, se la situazione è straordinaria, bisogna adottare metodi straordinari, per sopravvivere, non per farsi belli o per manie di protagonismo. Ricordiamoci che quando saremo giudicati, i giusti appena si salveranno (mi pare lo dica S. Pietro), quindi che ne sarà di quelli che in vita hanno vivacchiato a suon di messe moderniste dalla dubbia o nulla cattolicità, magari solo la domenica, e nemmeno tutte le domeniche anche, che si sono confessati una volta all'anno, ma anche no, visto che oramai ci sono le assoluzioni collettive?
"Hanno mancato di rispetto al vescovo"...ma il vescovo che manca di rispetto a Dio va bene! Che rispetto?! Io rispetto chi rispetta. Se uno è nemico di Nostro Signore, come può essere rispettato da chi lo vuole amare? Quando il mio vescovo piange per la mancanza di moschee, fa il gioco degli infedeli, vuole far parlare gli assassini in cattedrale (per fortuna scampato all'ultimo momento qualche anno fa, quando volevano far parlare in Duomo a Milano Sofri durante la Quaresima!), vieta le messe cattoliche in diocesi, che rispetto gli si deve? "Se vien qualcuno tra voi e non porta questa dottrina, non lo ricevete in casa e nemmeno salutatelo" (Giov. II, 10)<span style="color: #0000ff; "><span style="">. <span style="color: #000000; ">Scusate lo sfogo e la lunghezza.<span style=" color: #0000ff;"> </span></span></span></span>
Sono completamente daccordo con l'intervento precedente di Milanese
RispondiEliminaTornielli ritiene "teatro vuoto" alcune messe "perfette?
RispondiEliminaPerché?
Perché lui riesce ad entrare in interiore homine e quindi vedere che quei preti coi merletti inamidati e i gesti ieratici non hanno retta intenzione di rendere culto a Dio e non sono animati da spirito cristiano, oppure i ministri che in quelle messe vi intonano i canti gregoriani lui riesce a sapere che lo fanno non per lodare Dio ma per pavoneggiare se stessi cullando il loro udito con melodie gradite?
Oppure il Dottor Tornielli non riesce ad entrare in interiore homine e quindi giudica "teatro vuoto" una messa per il solo fatto che si cura attentamente l'aspetto rituale (applicando con precisione tutte le pur minute rubriche) e si canta un gregoriano perfetto?
Ma allora è tutta la messa antica a dover essere definita "teatro vuoto"!
Ma per qualche messa antica da Tornielli definita "tetro vuoto" quante messe moderne possono essere definite "circo ridicolo", "teatrino di squallido valore" oppure "squallido spettacolino di infimo livello"?
Ad una messa moderna volgare e squallida preferisco il "teatro vuoto", ma almeno serio, di qualche messa antica.
LA MESSA ANTICA HA FATTO SEMPRE INCAVOLARE QUALCUNO, MA NON HA MAI FATTO RIDERE NESSUNO.
E comunque: più si parla del caso Thiberville e meglio è, Più si parla della messa antica e meglio è.
Parafrasando Oscar Wilde io dico sempre:
C'E' UNA COSA SOLA PEGGIORE DEL PARLARE DELLA MESSA ANTICA: ED E' IL NON PARLARNE
Tempeste in bicchieri d'acqua,la linea di tendenza della chiesa è, per fortuna, un'altra: http://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-una-opinione-sull-attuale-dibattito-liturgico-41773997-comments.html#c
RispondiEliminaDire che Augè è la linea di tendenza della Chiesa mi sembra troppo. Uno che nega la distinzione tra presbitero e laico è pericoloso. Il Sacerdote è colui che fa il Sacro il laico è colui che nel mondo testimonia la parola e pesca le anime perdute. E' la mania di protagonismo di sti preti il cancro della Chiesa! Il Curato d'Ars stava ore ed ore di fila in confessionale, chiuso e nascosto 8 intendiamoci sulle parole). Il prete che si tuffa nel mondo è un prete che deve abbandonare la lingua del sacro per adottare quella del profano. Non ha più sale! E' un mezzo rivoluzionario neanche troppo influente! Stia in Chiea a fare il suo servizio e lascia ai laici la dignità di essere laici.
RispondiEliminaMi sovviene la parabola della pesca miracolosa. Quando i pescatori riempiono le reti' Quabdo Cristo, sacerdote, li accompagna. Ma Cristo era diverso dai pescatori. Se Cristo si fosse fatto apostolo, discepolo, non avrebbe riempito le reti! La testimonianzadi cristo che si apprende nella diversità tra Cristo e l'uomo ( Cristo è Vero DIO prima e vero uomo) è quella che ha sempre fatto la differenza!
Matteo Dellanoce
ma bravo matteo della noce, tu si che ne sai! tu si che sei saggio e ti permetti pure di dare giudizi sugli altri...
RispondiEliminala nocciola
Mai come sentenziare: troppo semplicistico.
RispondiEliminaalle provocazioni vuote e pretestuose di chi nega il diritto dell'utilizzo della retta ragione alle persone non rispondo. Nessuno ha giudicato nessuno, ma i comportamenti pubblici ( azioni, parole ed opere) quelle sono soggette al discernimento! E per chi non fa del puttanismo intellettuale le differenze non solo si sentono, ma si vedono, si leggono e si SOTTOLINEANO! A meno di non essere confutati. Cosa che l'arrogante neomodernista non fa perchè palesemente irrazionale nel pensare!
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
"Siamo conciati male, ma non per colpa nostra". Dicendo così si rimane al palo. Manca soltanto: "Sono stati loro a cominciare!", e siamo all'asilo d'infanzia. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità, tradizionalisti inclusi.
RispondiEliminaVero è che in tutte le organizzazioni, Chiesa inclusa (non che sia solo un'organizzazione, beninteso), l'intolleranza tende a riversarsi più sui dissidenti interni che sugli avversari esterni. Lo vediamo bene anche qui, dove c'è chi continua a sciogliersi in elogi dell'islam (nostro principale avversario storico, inutile negarlo) ma non perde occazione per azzannare il fratello.
E' un quadro triste, cui è sottesa un'idea di Chiesa come proprietà di cui contendersi la gestione.
Non concordo. Milanese pensa forse che andare alla messa tridentina tutti i giorni e confessarsi tutte le settimane basterà a ottenergli la salvezza? Buon per lui se lo fa, ma eviti i giudizi comparativi. Sentirsi salvi e pensare che gli altri, in virtù della loro condotta, non lo siano è un azzardo poco gradito lassù, come ci insegna (se ne teniamo conto) la Scrittura. Esiste una gerarchia. Bisogna rispettarla. Se non si è soddisfatti del proprio ordinario, si ricorre a Roma. Voi milanesi dovreste saperlo bene, Landolfo iuniore e compagni dovrebbero avervelo insegnato.
RispondiEliminaTornielli non ha mai simpatizzato per il Vetus. Vien su dalla cultura delle chitarre, dal cattolicesimo casual e pop di cielle e dintorni. E' un onesto giornalista, preparato e serio, e ha anche un mite carattere, ma il suo imprinting non è classico, a dispetto della sua formazione universitaria. Però a suo merito una cosa va detta: è sempre e comunque dalla parte del Papa. E noi, mormoratori indefessi, dovremmo imparare.
RispondiEliminaNon mi pare di aver detto di avere la certezza di salvarmi (sfido a citarmi il passo). Semplicemente, avere la messa vera tutti i giorni e confessarsi frequentemente sono I VALIDI MEZZI per la salvezza. Già con quelli a disposizione è difficile salvarsi. Se poi qualcuno questi mezzi non li vuole usare, sarà ancora più difficile, fino a rasentare l'impossibilità. E questo non lo dico io, basta leggere l'Apparecchio alla morte di S. Alfonso, dove il santo indica chiaramente che, anche se è vero che chi si pente in punto di morte non sarà condannato, quanto sarà difficile che si penta e faccia un atto di contrizione perfetta chi, in vita, non si è mai dato pena di seguire la Religione. Forse anche S. Alfonso esprimeva "giudizi comparativi"?
RispondiEliminaPer quanto riguarda il rispetto alla gerarchia, mi sembrava di essere stato esaustivo, ma evidentemente ci sono ancora molte dure cervici laffuori sulla rete: quando un vescovo propone ai fedeli qualcosa di non cattolico, io NON devo obbedire pena la perdizione della mia anima. Capisco che per i modernisti sia un discorso difficile, ma all'anima bisogna pensare. La gerarchia deve essere sottomessa al Depositum Fidei, non ha l'autorità di far diventare legge ogni sua parola (nemmeno il Papa ce l'ha, anzi, egli è il custode supremo del Depositum Fidei, e, nel giuramento di incoronazione curiosamente soppresso, viene esplicitamente menzionato che il Papa non può modificare in nessun modo la Fede tramandata dai suoi predecessori). Non è che perché un Papa ha supportato l'ecumenismo a spada tratta, le eresie sono diventati mezzi di salvezza, né lo è diventato l'abbandono di una parte di dottrina per far piacere ai "diversi".