Roma. Uno dei principali trascinatori dell’episcopato svizzero su una decisa presa di distanza dal risultato del referendum che ha detto “no” ai minareti nel paese è stato monsignor Norbert Brunner. Vescovo di Sion (Canton Vallese), la diocesi più antica della Svizzera, presidente designato della Conferenza episcopale elvetica – dal prossimo gennaio il mandato diverrà effettivo e durerà due anni – Brunner ha definito “inaccettabili” i contenuti della campagna anti minareti. Una posizione, la sua, in linea con il Vaticano, stando almeno alle dichiarazioni rilanciate l’altro ieri dalle agenzie di stampa (ma precedenti al risultato del referendum svizzero) di monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio consiglio dei Migranti.
Brunner ha portato avanti le sue posizioni assieme ai vescovi cattolici del paese (tutti concordi con lui) e ai principali esponenti del mondo del protestantesimo elvetico. Tra questi Thomas Wipf, presidente della Federazione delle chiese evangeliche svizzere, e Max Schläpfer, presidente delle chiese evangeliche libere. I tre hanno insistito sul fatto che proibire la costruzione di minareti in un paese in cui i musulmani sono una minoranza pacifica e ben integrata altro non è che un autogol. Nel senso che, a loro dire, l’unico effetto sarebbe stato quello di esacerbare le diverse posizioni creando conflitti mai verificatisi in precedenza.
Brunner ha combattuto sui contenuti del referendum convinto che la maggior parte dei cittadini condividesse il suo sentire. Mentre minore importanza ha dato alla forma, ovvero alla modalità con la quale i promotori del referendum hanno chiesto al popolo il voto contro i minareti. Questi hanno tappezzato le città svizzere di manifesti che i musulmani hanno ritenuto offensivi. Ma Brunner, come in precedenza aveva mantenuto una linea accondiscendente verso i manifesti affissi dall’Associazione dei liberi pensatori nei quali si affermava che “Dio probabilmente non esiste. Godetevi la vita”, anche in questo caso ha ritenuto che non fosse necessario vietare i manifesti perché il modo migliore attraverso il quale reagire sarebbe stato quello d’intervenire sul contenuto del referendum stesso. Una linea, alla prova dei fatti, perdente.
Le posizioni pubbliche di Brunner sono sostanzialmente condivise dai suoi confratelli vescovi. E, anche se la Conferenza episcopale elvetica non ha il peso nei confronti delle istituzioni che ha quella italiana, le sue dichiarazioni sono sempre ascoltate. Particolare attenzione nell’operato dei vescovi svizzeri e, in virtù del suo nuovo ruolo, nell’operato di Brunner, pone anche la Santa Sede. Oltre Tevere, infatti, la Conferenza episcopale elvetica – la stessa cosa vale ad esempio per le Conferenze episcopali tedesca e austriaca –, è osservata con un certo occhio di riguardo perché la tendenza a smarcarsi da Roma in nome di una propria autonomia d’azione e di governo è sempre possibile.
Un esempio in questo senso sono le recentissime dichiarazioni in merito al celibato sacerdotale rilasciate proprio da monsignor Brunner. Questi, poche ore dopo la designazione a succedere a monsignor Kurt Koch, vescovo di Basilea, alla guida dell’episcopato del paese, in un’intervista alla Nzz am Sonntag ha affermato che “non c’è legame sostanziale tra celibato e sacerdozio”. E ancora: “Ordinare preti uomini sposati dovrebbe quindi essere possibile. Il celibato dovrebbe essere volontario. Credo – ha detto ancora – che la Conferenza episcopale sia quasi all’unanimità dell’opinione che in Svizzera debba essere possibile ordinare sacerdoti uomini sposati”. Subito i quotidiani del paese hanno ripreso l’uscita del vescovo, per la maggior parte titolando così: “Sì ai sacerdoti cattolici sposati. E’ la proposta del presidente dei vescovi svizzeri”.
L’eco delle dichiarazioni di Brunner sul celibato sono arrivate in Vaticano dove sempre, dopo uscite del genere, si ricorda il fatto che Benedetto XVI più volte, pur consapevole del fatto che il celibato sacerdotale non è un dogma bensì una norma disciplinare, ha insistito sulla preziosità del celibato stesso e sul fatto che l’ordinazione di preti sposati non è una controffensiva valida alla carenza di vocazioni. Per questo, le dichiarazioni di Brunner non sono state del tutto digerite. E anche perché augurarsi l’abolizione del celibato sacerdotale all’inizio di un mandato pubblico così delicato come è quello di Brunner viene letto come un messaggio politico lanciato a chi, nella chiesa, la pensa diversamente.
In queste ore i vescovi elvetici sono riuniti in summit. E’ probabile che ne escano con un comunicato dedicato, tra le altre cose, anche al voto del referendum sui minareti. Più difficile che possano spendere parole congiunte sul celibato. Infatti, non è scontato che sull’argomento i presuli la pensino tutti come Brunner. A conti fatti la cosa potrebbe concludersi come si concluse il “caso Hummes”. Il cardinale brasiliano Claudio Hummes, quando arrivò in Vaticano a guidare la congregazione del clero, aprì il proprio mandato con dichiarazioni a favore dell’abolizione del celibato sacerdotale. Ma poi, in successive interviste, tornò sui propri passi.
Fonte: blog di Rodari
Brunner ha portato avanti le sue posizioni assieme ai vescovi cattolici del paese (tutti concordi con lui) e ai principali esponenti del mondo del protestantesimo elvetico. Tra questi Thomas Wipf, presidente della Federazione delle chiese evangeliche svizzere, e Max Schläpfer, presidente delle chiese evangeliche libere. I tre hanno insistito sul fatto che proibire la costruzione di minareti in un paese in cui i musulmani sono una minoranza pacifica e ben integrata altro non è che un autogol. Nel senso che, a loro dire, l’unico effetto sarebbe stato quello di esacerbare le diverse posizioni creando conflitti mai verificatisi in precedenza.
Brunner ha combattuto sui contenuti del referendum convinto che la maggior parte dei cittadini condividesse il suo sentire. Mentre minore importanza ha dato alla forma, ovvero alla modalità con la quale i promotori del referendum hanno chiesto al popolo il voto contro i minareti. Questi hanno tappezzato le città svizzere di manifesti che i musulmani hanno ritenuto offensivi. Ma Brunner, come in precedenza aveva mantenuto una linea accondiscendente verso i manifesti affissi dall’Associazione dei liberi pensatori nei quali si affermava che “Dio probabilmente non esiste. Godetevi la vita”, anche in questo caso ha ritenuto che non fosse necessario vietare i manifesti perché il modo migliore attraverso il quale reagire sarebbe stato quello d’intervenire sul contenuto del referendum stesso. Una linea, alla prova dei fatti, perdente.
Le posizioni pubbliche di Brunner sono sostanzialmente condivise dai suoi confratelli vescovi. E, anche se la Conferenza episcopale elvetica non ha il peso nei confronti delle istituzioni che ha quella italiana, le sue dichiarazioni sono sempre ascoltate. Particolare attenzione nell’operato dei vescovi svizzeri e, in virtù del suo nuovo ruolo, nell’operato di Brunner, pone anche la Santa Sede. Oltre Tevere, infatti, la Conferenza episcopale elvetica – la stessa cosa vale ad esempio per le Conferenze episcopali tedesca e austriaca –, è osservata con un certo occhio di riguardo perché la tendenza a smarcarsi da Roma in nome di una propria autonomia d’azione e di governo è sempre possibile.
Un esempio in questo senso sono le recentissime dichiarazioni in merito al celibato sacerdotale rilasciate proprio da monsignor Brunner. Questi, poche ore dopo la designazione a succedere a monsignor Kurt Koch, vescovo di Basilea, alla guida dell’episcopato del paese, in un’intervista alla Nzz am Sonntag ha affermato che “non c’è legame sostanziale tra celibato e sacerdozio”. E ancora: “Ordinare preti uomini sposati dovrebbe quindi essere possibile. Il celibato dovrebbe essere volontario. Credo – ha detto ancora – che la Conferenza episcopale sia quasi all’unanimità dell’opinione che in Svizzera debba essere possibile ordinare sacerdoti uomini sposati”. Subito i quotidiani del paese hanno ripreso l’uscita del vescovo, per la maggior parte titolando così: “Sì ai sacerdoti cattolici sposati. E’ la proposta del presidente dei vescovi svizzeri”.
L’eco delle dichiarazioni di Brunner sul celibato sono arrivate in Vaticano dove sempre, dopo uscite del genere, si ricorda il fatto che Benedetto XVI più volte, pur consapevole del fatto che il celibato sacerdotale non è un dogma bensì una norma disciplinare, ha insistito sulla preziosità del celibato stesso e sul fatto che l’ordinazione di preti sposati non è una controffensiva valida alla carenza di vocazioni. Per questo, le dichiarazioni di Brunner non sono state del tutto digerite. E anche perché augurarsi l’abolizione del celibato sacerdotale all’inizio di un mandato pubblico così delicato come è quello di Brunner viene letto come un messaggio politico lanciato a chi, nella chiesa, la pensa diversamente.
In queste ore i vescovi elvetici sono riuniti in summit. E’ probabile che ne escano con un comunicato dedicato, tra le altre cose, anche al voto del referendum sui minareti. Più difficile che possano spendere parole congiunte sul celibato. Infatti, non è scontato che sull’argomento i presuli la pensino tutti come Brunner. A conti fatti la cosa potrebbe concludersi come si concluse il “caso Hummes”. Il cardinale brasiliano Claudio Hummes, quando arrivò in Vaticano a guidare la congregazione del clero, aprì il proprio mandato con dichiarazioni a favore dell’abolizione del celibato sacerdotale. Ma poi, in successive interviste, tornò sui propri passi.
Fonte: blog di Rodari
I vescovi svizzeri hanno perso una buona occasione di fare i vescovi. Invece di gettarsi a capofitto in una campagna elettorale pro minareto avrebbero dovuto dire: "Compatrioti preoccupati dell'identità religiosa altrui minacciosa, la risposta ai vostri timori è la riscoperta della vostra identità religiosa, che si è illanguidita e intiepidita. Se ritrovate un'identità forte qualche minareto non vi recherà alcun disturbo, sarà solo un fatto marginale in una Svizzera cristiana". Certo, poi l'identità religiosa forte bisogna anche offrirla, non prenderla allegramente a picconate!
RispondiEliminaI vescovi svizzeri hanno perso un'altra buona occasione: quella di stare zitti. E poi per modificare la legge canonica sul celibato ci vorrebbe un Concilio. Stabilita e ribadita da più Concilii, solo un altro potrebbe abrogarla o attenuarla. Fra le righe delle farneticazioni dei vescovi elvetici se un legge un'altra e cioè che il celibato è un peso. Ma quanti santi hanno vissuto nella gioia questa grande grazia! Ecco un'altra mistificazione: anzichè proporre ai giovani la bellezza del sacerdozio celibatario credono di tamponare la falla della mancanza di vocazioni con gli sposati che diventano preti, come gli ortodossi. Ma anche questi ultimi che da sempre hanno il clero uxorato sono in crisi di vocazione. E poi diciamolo fuori dai denti: il prete sposato è un prete a part time. Alessandro
RispondiEliminaCome diceva il card. Ratzinger dopo il sacerdozio agli sposati si arriverà a discutere del problema dei sacerdoti divorziati e risposati.
RispondiEliminaLeggo nel testo portato in copertina:
RispondiElimina“Ordinare preti uomini sposati dovrebbe quindi essere possibile. Il celibato dovrebbe essere volontario. Credo – ha detto ancora – che la Conferenza episcopale sia quasi all’unanimità dell’opinione che in Svizzera debba essere possibile ordinare sacerdoti uomini sposati”. Subito i quotidiani del paese hanno ripreso l’uscita del vescovo, per la maggior parte titolando così: “Sì ai sacerdoti cattolici sposati. E’ la proposta del presidente dei vescovi svizzeri”.
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??????????
Il celibato DOVREBBE ESSERE VOLONTARIO? No perdonatemi, ma qualcuno ha mai obbligato un giovane a NON sposarsi?
Sono veramente scandalizzata del fatto che un vescovo di tal spessore si esprima in modo così erroneo sul celibato come fanno appunto i protestanti...
Quando 25 anni mi sono sposata NESSUNO MI HA OBBLIGATA, ma nel momento in cui decidemmo di unirci in matrimonio entrambi abbiamo fatto UNA PROMESSA DI FEDELTA' DAVANTI A DIO....
Così è per il sacerdozio...
Il sacerdote ha cinque anni di tempo PER DECIDERE e capire se quella sarà la sua strada ergo, dove sta il concetto di obbligo?
Eppure i testi del Magistero della Chiesa, specialmente da Paolo VI ad oggi, sono sempre stati chiari sull'argomento...il celibato E' UNA SCELTA, e tale scegliere non significa che deve scegliere la Chiesa, ma è colui che VIENE CHIAMATO DA DIO A DIVENIRE L'ALTER CHRISTI a dover scegliere... ciò che invece fa davvero pensare all'apostasia di queste persone è che si vuole obbligare la Chiesa alla mentalità del mondo....ed è grave che un tal vescovo non se ne renda conto...
Ogni qualvolta qualcuno mi propone l'argomento sul celibato ponendolo come un OBBLIGO, intervengo immediatamente su questo concetto erroneo sul celibato...
Il celibato NON un obbligo in tal senso...E' UNA SCELTA se non si vuole scegliere il celibato, ci si sposi, ma non si pretenda di avere la botte piena e la moglie ubriaca...
Sacerdozio e Matrimonio sono infatti DUE SACRAMENTI BEN DISTINTI, la Chiesa ha fatto la scelta giusta accogliendo il suggerimento di Cristo Mt.19,10 ss
imitando Cristo...Non dimentichiamo che è san Paolo a spiegare agli Efesini che l'esempio dei due coniugi è il medesimo che Cristo ci da CON LA CHIESA SUA SPOSA.... il Sacerdote dunque NON è vero che "non si sposa" egli PRENDE LA CHIESA COME SUA SPOSA...
non si può pretendere pertanto che la Chiesa cambi ad ogni stagione, il malessere non sta nella Magisterialità della Chiesa, MA NELL'UOMO INQUIETO che vivendo in modo confuso non riesce a decidere come e se portare avanti UNA PROMESSA DI FEDELTA' ALLA SPOSA-CHIESA...
Queste sono le verità che devono insegnare i Vescovi!
I vescovi svizzeri invece di parlare di tematiche religiose, nelle quali non sono competenti, dovrebbero dedicarsi ad incartare cioccolatini.
RispondiEliminaCaterina63, hai tenuto una lezione magistrale a quella massa di ignoranti che si chiama conferenza episcopale svizzera. Alessandro
RispondiEliminaottima lezione, però...
RispondiEliminami raccomando:
ALTER CHRISTUS (NON Christi, altrimenti significa proprio "diverso da"....)
;)
per il resto, bravissima e benedetta Caterina!
Qui di nuovo si evidenzia la terrificante perdita del principio di ogni logica qual è quello di identità e di non contraddizione, avvenuta in modo inarrestabile dal Concilio in poi, permettendo che si affermi -a parole e fatti- ogni specie di ASSURDITA' !
ahahah...
RispondiEliminama questi vescovi allora vogliono
la botte piena e la moglie ubriaca!
o no?
finita anche la sapienza popolare, o senso comune che dir si voglia!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBeh io, come svizzera, il problema dello strabismo l`ho già risolto, da tempo guardo solo al Papa.
RispondiEliminaMA o E guardandolo aspetto una sua parola, aspetto che corregga questi pastori che ci confondono, che ci fanno del male.
Quando dunque interverrà il Papa in modo chiaro per correggere l`errore e l`errante?
Perchè vi assicuro che di danni quei vescovi ne fanno tanti.
Sono forse uniti a Pietro?
Le loro opinioni contano di più del Magistero Petrino?
Hanno dimenticato che siamo nell`anno sacerdotale? O se ne infischiano?
E, credetemi, certi vescovi francesi in costume e cravatta e la croce ben nascosta o assente non sono meglio!
Povera la mia Chiesa!
Basta, basta, non se ne può più! Già sono nervoso di mio, oggi, per questioni di università...mi tocca ora leggere questo...quousque tandem abutere, Norberte, patientia nostra? Quousque tandem abutere, Norberte, patientia divina?
RispondiEliminaE' assurdo...allora, un breve riassunto...dunque...contro l'eutanasia e le droghe leggere, nessun intervento...contro l'immoralità delle banche svizzere, neanche...contro la protestantizzazione della Chiesa elvetica e le crescenti eresie e immoralità del clero, nemmeno...contro la decisione referendaria sull'esportazione di armi (pensate voi, se andassero ai Paesi islamici integralisti!), niente...contro le campagne mediatiche negative sul Papa, nulla...sull'applicazione del MP neanche a parlarne...e sul referendum dei minareti, si interviene?!?!?!? Ma non è possibile!!!
Quanto infine al celibato...ha già detto tutto Caterina...
Faccio inoltre notare, che Matthaus Schiner, il famoso Cardinale di Sion, era implacabile contro le eresie e a difesa del Papato...come siamo caduti in basso, a vedere i successori...
RispondiEliminaE pensare che Giovanni Paolo II li ha nominati e gli ha dato l'incarico di rievangelizzare la Svizzera...bella riconoscenza e bell'obbedienza, non c'è che dire!
Massima solidarietà a Luisa e agli altr poveri fedeli elvetici, costretti ad avere questi bei pastori qua...ma quando ritorneranno i bei tempi delle deposizioni e delle scomuniche, e delle rivolte dei fedeli di fronte ai Vescovi immorali ed eretici?
Giovanni Paolo II era un signore, che confermava e dava fiducia...stesso dicasi per Papa Benedetto...ed ecco come sono ripagati...disobbedienze, ribellioni, errori...bello schifo!
Non mi stupisco se persone come Luisa, esasperate, raggiungono le Fraternità tradizionali (San Pietro e San Pio X), o si rivolgono agli ortodossi orientali...di fatto, in certi paesi, è l'unico modo per rimanere cristiani...
Che palle 'sta menata sul celibato sì o no!!!
RispondiEliminaAmmesso e non concesso che l'abolizione dell'obbligo del celibato possa risolvere un qual che sia problema, nessuno di questi Soloni si rende con che ogni cambiamento introduce tanti nuovi problemi quanti ne risolve e che non è certo questo, in ogni caso, il problema della Chiesa di fronte alla modernità?
Mah...
Strano il Cardinal martini suggerisce che per rimediare alla carenza di vocazioni si dovrà arrivare ad una revisione del diritto canonico in merito alla promessa di celibato che fanno i novelli sacerdoti, il vescovo svizzero è sulla stessa lunghezza d'onda allora bisogna francamente chiedersi ma un atto di umiltà costoro quando lo faranno? i fatti oggettivi sono che i nuovi ordini religiosi che mantengono la Tradizione si sviluppano in brevissimo tempo con fior di vocazioni altri stanno morendo di inedia, i seminari si accorapano per mancanza di aspiranti operai alla Vigna del Signore ed allora cosa vanno cianciando! aldo
RispondiEliminaL'unica volta che il Papa provò a mandare un vescovo decente in una diocesi svizzera, i buoni fedeli di Coira si sdraiarono davanti al duomo per non far passare mons. Haas,che per i loro gusti era troppo conservatore.
RispondiEliminaNon lo facevano campare e la S. Sede lo dovette trasferire in Liechtenstein.
Maledetti cioccolatai modernisti!
che orrore, qui di mogli (per ora) non ce ne sono, ma di ubriachi tanti.
RispondiEliminaFdS
L'unico buono in Svizzera è Monsignor Koch...
RispondiEliminahttp://wxre.splinder.com/post/15962979
http://wxre.splinder.com/post/20876865
http://blog.messainlatino.it/2009/06/il-vescovo-di-basilea-ai-difensori-del.html
Chissà, però, come si è regolato in queste ultime vicende...
Per il resto, incornicio i post di Aldo, FdS e Filippo...
Non se ne può proprio più di questa storia dei preti sposati!
RispondiEliminaChi critica il celibato obbligatorio sembra ignorare che il sacerdozio è facoltativo, cioè il frutto di una libera scelta. Oltre alle motivazioni teologiche e pratiche già ampiamente e ottimamente esposte in commenti precedenti, mi sembra che la sola logica sia sufficiente. Illusorio credere che per risolvere il problema delle vocazioni basti rendere facoltativo il celibato. Chiesa Ortodossa docet. Sarebbe come rendere facoltativa la monogamia per invogliare le persone al matrimonio.
Qualcuno regali al Brunner il magnifico libro del card. Stickler sul celibato sacerdotale!
RispondiEliminaComunque anche in Svizzera le cose stanno cambiando rispetto al buio di qualche anno fa. In ottobre il vescovo Huonder di Coira ha pontificato in forma straordinaria.
Michele
Svizzeram germania ed asutria...lo spirito Santo ci ha dato un Papa tedesco....chissà perchè!?
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
Vi leggo spesso anche se ho scritto una sola volta, ottenendo anche un rimprovero perché avevo usato l'anonimato. Premetto di non essere un prete ma un semplice cristiano.
RispondiEliminaOra sui minareti io trovo giusto il no dato dal popolo svizzero perché non si tratta di negare ai mussulmani la libertà di praticare la loro religione, bensì di impedire che queste costruzioni diventino nell'immaginario islamico segni di conquista in quanto i minareti sono visibili da tutti e da lontano. Lo paragonerei quindi a quell'episodio assai grave ed increscioso avvenuto a Milano dove un gruppo di islamici si mise a pregare in piazza Duomo, con lo scopo negato ufficialmente ma di fatto raggiunto, di rendere tale piazza un luogo mussulmano.
Venendo invece alla questione del celibato dei preti io penso che sia giusto mantenerlo, non per evitare che i preti abbiano anche una vita sessuale che darebbe loro, soprattutto se giovani, un maggiore equilibrio, ma perché i doveri familiari entrerebbero se non in conflitto certamente in concorrenza con un ministero che deve per sua natura essere totalizzante.
In particolare non vi sarebbero problemi se il prete avesse solo una moglie, ovviamente scelta oculatamente e con l'impegno liberamente accettato di partecipare e sostenere la missione del marito, ma il problema è costituito dai figli che distrarrebbero necessariamente il prete dagli obblighi del suo stato.
Vi sarebbe poi un problema di eredità che potrebbero portare il prete a cercare di accumulare ricchezze da lasciare ai figli e credo che anche questa sia stata una ragione per la scelta del celibato da parte della Chiesa d'Occidente.
Se si risolvesse il problema dei figli non vedrei problemi nel fatto che i preti siano sposati.
Piuttosto, e qui lancio un macigno nello stagno, perché ai preti è stato imposto il voto di castità e relativo celibato e non il voto di povertà?
Mentre il Vangelo tace sul celibato, anche perché probabilmente gli apostoli erano in maggioranza sposati (Pietro sicuramente) e nessuno può escludere che qualcuno avesse anche più di una moglie essendo questo lecito per la legge mosaica, Gesù nell'episodio del giovane ricco a cui rivolge una esplicita chiamata a seguirlo come Suo apostolo, prescrive in maniera esplicità la totale povertà.
Perché e quando la Chiesa ha dimenticato tutto questo? Non sarebbe stato meglio che i preti, vescovi, cardinali e papi fossero poveri e i beni della Chiesa, divenuti necessari con la crescita del numero dei fedeli e le esigenze organizzative, fossero amministrati da laici?
Guido
Carissimo Guido io credo che tu ti stia sbagliando.
RispondiEliminaNella Bibbia si dice che Pietro avevA una suocera e quindi era stato sposato (avrebbe anche potuto essere vedovo)ma non si parla affatto del matrimonio degli altri discepoli, quindi, è giusto pensare che essi non fossero sposati.
Carissimo Anonimo delle 20.15
RispondiEliminail fatto che il Vangelo non parli di mogli o figli degli apostoli, a parte il riferimento alla suocera di Pietro, non costituisce di per sé una dimostrazione che non li avessero, per cui entrambe le tesi sono egualmente accettabili.
Personalmente ritengo più probabile che alcuni fossero sposati dato che presso tutti i popoli di quel tempo era costume sposarsi presto per avere figli tenuto conto della durata media della vita. Per gli Ebrei vi era in aggiunta la segreta speranza di generare il Messia ed un uomo o una donna senza figli erano mal visti dalla società a meno che non fossero giovanissimi.
Ora se questo è vero per Giovanni, più difficilmente vale per Matteo che quando fu chiamato da Gesù era un pubblicano, cioè un esattore delle tasse, e quindi una certa età doveva già averla.
Aggiungerei (cito a memoria e spero non a sproposito) che Paolo parlando dei vescovi suggerisce le doti che dovrebbe avere la moglie di un vescovo e indica come sconveniente che nel caso di vedovanza si risposi. Può darsi che Paolo si riferisse a qualche caso specifico che avesse dato scandalo, oppure che parlasse in generale.
Ora se tutti gli apostoli, che erano i primi 12 vescovi della Chiesa, fossero stati celibi o vedovi come nel caso di Pietro, è probabile che la regola del celibato sarebbe stata imposta ai nuovi vescovi mentre ciò non è avvenuto.
In ogni caso, come ti dicevo all'inizio, tutte le opinioni sono accettabili fino a quando non si trovino documenti storici a convalida di una delle due tesi.
Guido