Oggi è il quarantesimo anniversario di un tristissimo evento: la proibizione del Sacro rito della Messa che aveva fin'allora accompagnato la Chiesa dagli albori apostolici, e la sua sostituzione con un prodotto per ottenere il quale (usiamo le parole di Joseph Ratzinger) "si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti"(La mia vita)
Continuiamo a citare: "Negli anni trascorsi da allora è innegabile che si è fatto sempre più tristemente percepibile il pauroso impoverimento che si manifesta dove si mostra la porta al bello ateleologico nella chiesa e in suo luogo ci si assoggetta esclusivamente all'"uso". Ma i brividi che incute la liturgia postconciliare, fattasi opaca, o semplicemente la noia che essa provoca con il suo gusto per il banale e con la sua mediocrità artistica non chiariscono la questione" (La festa della Fede). "Il risultato non è stata una rianimazione ma una devastazione. Da un canto, abbiamo una liturgia degenerata in “show”, nella quale si cerca di rendere la religione interessante con l’aiuto di idiozie alla moda e di massime morali seducenti" (Prefazione a K. Gamber)
Quarant'anni fa, la Chiesa Cattolica intraprendeva una strada autolesionista, che ha condotto nel giro di pochi decenni ad una profondissima ed estesissima "apostasia silenziosa" (espressione di Giovanni Paolo II). E la causa principale di questo esito di devastazione è proprio quello sconvolgimento liturgico di 40 anni orsono: "Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia", ha scritto l'allora card. Ratzinger nella sua autobiografia. Per questa infausta ricorrenza il nostro blog è listato a lutto. Anche in memoria delle persecuzioni e dei soprusi che dovettero subire i sacerdoti e i laici che avevano saputo conservare senso critico, e buon senso, rifiutando di inchinarsi agli idola fori di quella infelice generazione.
Riportiamo di seguito la costituzione che sanzionò quella decisione foriera di danno, e di seguito un'allocuzione di Paolo VI che, sorprendentemente, mostra di comprendere appieno buona parte del nocumento che stava per compiersi. Egli sperava e credeva che la rinunzia ad un patrimonio inestimabile portasse a vantaggi futuri maggiori. L'esperienza di questi quarant'anni ha mostrato con agghiacciante sovrabbondanza che l'analisi di Papa Montini era fondata solo nella pars destruens.
COSTITUZIONE APOSTOLICA MISSALE ROMANUM
VIENE PROMULGATO IL MESSALE ROMANO RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
PAULUS VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERPETUA MEMORIA
VIENE PROMULGATO IL MESSALE ROMANO RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
PAULUS VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERPETUA MEMORIA
Il Messale Romano, promulgato nel 1570 dal Nostro Predecessore san Pio V per ordine del Concilio di Trento (Cf Const. Apost. Quo primum, 13 luglio 1570), è per comune consenso uno dei numerosi e ammirevoli frutti che quel Santo Concilio diffuse in tutta la Chiesa.
Per quattro secoli infatti, non solo ha fornito ai sacerdoti di rito Latino la norma per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, ma venne anche diffuso in quasi tutto il mondo dai predicatori del Vangelo. Inoltre, innumerevoli santi hanno abbondantemente nutrito la loro pietà verso Dio attingendo da quel messale le letture della Sacra Scrittura o le preghiere, la cui disposizione generale risaliva in gran parte a san Gregorio Magno.
Ma da quando si è sviluppato e diffuso nel popolo cristiano il movimento liturgico che, secondo l'espressione del Nostro Predecessore Pio XII, di venerata memoria, deve essere considerato come un segno della provvidenziale disposizione di Dio per gli uοmini del nostro tempo, un passaggio salutare dello Spirito Santo nella sua Chiesa (Cf PIO ΧII, Allocuzione ai partecipanti al primo Convegno nazionale di Liturgia pastorale, tenuto ad Assisi il 22 settembre 1956: AAS 48, 1956, p. 712), si è sentita l'esigenza che le formule del Messale Romano fossero rivedute e arricchite. Primo passo di tale riforma è stata l'opera del Nostro Predecessore Pio XII con la riforma della Veglia Pasquale e del Rito della Settimana Santa (Cf. S. CONGREGRAZIONE DEI RITI, Decr. Dominicae Resurrectionis, 9 febbraio 1951: AAS 43, 1951, pp. 128 ss.; Decr. Maxima redemptionis nostrae mysteria, 16 novembre 1955: AAS 47, 1955, pp. 838 ss.), che costituì il primo passο dell'adattamento del Messale Romano alla mentalità contemporanea.
Il recente Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgando la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: L'ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente (Cf CONC. VAT. II, Const. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 21; AAS 56, 1964, p. 106); che: L'Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (Cf ibid., n. 50, p. 114); e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (Cf ibid., n. 51, p. 114); e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (Cf ibid., n. 58, p. 115).
Non bisogna tuttavia pensare che tale revisione del Messale Romano sia stata improvvisata: le hanno, senza dubbio, aperta la via i progressi che la scienza liturgica ha compiuto negli ultimi quattro secoli.
Se infatti, dopo il Concilio di Trento, molto ha contribuito alla revisione del Messale Rοmano lo studio degli antichi manoscritti dello Biblioteca Vaticana e di altri, raccolti da ogni parte, come dice la costituzione apostolica Quoniam primum del Nostro Predecessore san Pio V, da allora sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell'oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l'animo dei cristiani.
Presentiamo ora, a grandi linee, la nuova composizione del Messale Romano. Anzitutto, nella Institutio Generalis, che serve come introduzione al libro, sono esposte le nuove norme per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, sia per ciò che riguarda i riti e le funzioni di ciascuno dei partecipanti, sia per ciò che concerne la suppellettile e i luoghi sacri. L'innovazione maggiore riguarda la Preghiera Eucaristica.
Mentre nel rito romano, la prima parte di tale Preghiera, il Prefazio, ha assunto lungo i secoli formulari diversi, l'altra parte invece, chiamata Canon Actionis, ha assunto, tra il IV e V secolo, una forma invariabile, al contrario delle Liturgie Orientali, che ammettevano una certa varietà nelle loro Anafore. In tale opera, oltre ad avere arricchita la Preghiera Eucaristica di un gran numero di Prefazi, presi dall'antica tradizione della Chiesa Romana, o composti ex nοvο, al fine di mettere in luce i diversi aspetti del mistero della salvezza e di offrire pii ricchi motivi di azione di grazie, abbiamo deciso di aggiungere alla medesima preghiera tre nuovi Canoni. Tuttavia, per motivi di ordine pastorale, e anche di facilitare la concelebrazione, abbiamo stabilito che le parole del Signore, siano uguali in ciascun formulario del Canone. Stabiliamo pertanto che in ciascuna delle Preghiere Eucaristiche, esse siano così espresse: sul pane: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI; e sul calice: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME. L'espressione MISTERO DELLA FEDE, tolta dal contesto delle parole del Signore, e detta dal sacerdote, serve come da introduzione all'acclamazione dei fedeli.
Per ciò che riguarda l'Ordinario della Messa, i riti, pur conservandone fedelmente la sostanza, sono stati semplificati (Cf ibid. n. 50, p. 114). Si sοno pure tralasciati quegli elementi che con il passare dei secoli furono duplicati o meno utilmente aggiunti (Ibid.), soprattutto nei riti dell'offerta del pane e del vino e in quelli della frazione del pane e della Comunione.
Si sono pure ristabiliti, secondo le tradizioni dei Padri, alcuni elementi che con il tempo erano andati perduti (Cf ibid.); per esempio l'Omelia (Cf ibid. n. 52. p. 114), la Preghiera universale o Preghiera dei fedeli (Cf ibid. n. 53, p. 114), l'atto penitenziale, cioè l'atto di riconciliazione con Dio e con i fratelli, all'inizio della Messa, che giustamente è stato rivalutato.
Secondo la prescrizione del Concilio Vaticano II, che stabiliva: In un determinato numero di anni, si leggano al popolo le parti più importanti della Sacra Scrittura (Cf ibid. n. 51, p. 114), tutto il complesso delle Letture delle domeniche è suddiviso in un ciclo di tre anni. Inoltre in tutti i giorni festivi, le letture dell'Epistola e del Vangelo sono precedute da un'altra lettura tratta dall'Antico Testamento oppure, nel Tempo Pasquale, dagli Atti degli Apostoli. In tal modo è messo più chiaramente in luce lo sviluppo del mistero della salvezza, a partire dallo stesso testo della rivelazione. Tale larghissima abbondanza di letture bibliche, che propone ai fedeli nei giorni festivi la parte più importante della Sacra Scrittura, viene completata da altre parti dei libri santi letti nei giorni feriali.
Tutto ciò è ordinato in modo da far aumentare sempre più nei fedeli quella fame d'ascoltare la parola del Signore (Cf Am 8, 11) che, sotto la guida dello Spirito Santo, spinga il popolo della nuova Alleanza alla perfetta unità della Chiesa. Con queste disposizioni nutriamo viva speranza che sacerdoti e fedeli prepareranno più santamente il loro animo alla Cena del Signore, e nello stesso tempo, meditando più profondamente le Sacre Scritture, si nutriranno ogni giorno di più delle parole del Signore. Secondo quanto è detto dal Concilio Vaticano II, le Sacre Scritture saranno cosi per tutti una sorgente perenne di vita spirituale, un mezzo di prim'ordine nel trasmettere la dottrina cristiana e infine l'essenza stessa di tutta la teologia.
In questo rinnovamento del Messale Romano oltre ai tre cambiamenti, di cui si è parlato sopra, e cioè la Preghiera Eucaristica, il Rito della Messa e il Lezionario della Messa, anche altre parti sono state rivedute e considerevolmente modificate: il Temporale, il Santorale, il Comune dei Santi, le Messe Rituali e le Messe votive. Un'attenzione particolare è stata dedicata alle Orazioni, che non solo sono state aumentate di numero, perché le nuove orazioni rispondessero meglio alle nuove necessità dei tempi, ma anche quelle più antiche sono state riportate alla fedeltà degli antichi testi. Per ciascuna feria dei tempi liturgici principali, Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, si è provveduto a un'Orazione propria.
Il testo del Graduale Romano, almeno per quanto riguarda il canto, non è stato cambiato. Ma, per una migliore comprensione, è stato restaurato il Salmo Responsoriale, a cui spesso si riferiscono sant'Agostino e san Leone Magno, e sono state adattate le Antifone d'ingresso e di Comunione per le Messe lette.
Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano.
Il Nostro Predecessore san Piο V, promulgando l'edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa. Allo stesso modo
Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40: AAS 56 (1964), p. 110); tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l'unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera.
Le prescrizioni di questa Costituzione andranno in vigore il 30 novembre del corrente anno, prima Domenica di Avvento.
Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 3 aprile 1969, Giovedì Santo, anno sesto del Nostro Pontificato.
Per quattro secoli infatti, non solo ha fornito ai sacerdoti di rito Latino la norma per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, ma venne anche diffuso in quasi tutto il mondo dai predicatori del Vangelo. Inoltre, innumerevoli santi hanno abbondantemente nutrito la loro pietà verso Dio attingendo da quel messale le letture della Sacra Scrittura o le preghiere, la cui disposizione generale risaliva in gran parte a san Gregorio Magno.
Ma da quando si è sviluppato e diffuso nel popolo cristiano il movimento liturgico che, secondo l'espressione del Nostro Predecessore Pio XII, di venerata memoria, deve essere considerato come un segno della provvidenziale disposizione di Dio per gli uοmini del nostro tempo, un passaggio salutare dello Spirito Santo nella sua Chiesa (Cf PIO ΧII, Allocuzione ai partecipanti al primo Convegno nazionale di Liturgia pastorale, tenuto ad Assisi il 22 settembre 1956: AAS 48, 1956, p. 712), si è sentita l'esigenza che le formule del Messale Romano fossero rivedute e arricchite. Primo passo di tale riforma è stata l'opera del Nostro Predecessore Pio XII con la riforma della Veglia Pasquale e del Rito della Settimana Santa (Cf. S. CONGREGRAZIONE DEI RITI, Decr. Dominicae Resurrectionis, 9 febbraio 1951: AAS 43, 1951, pp. 128 ss.; Decr. Maxima redemptionis nostrae mysteria, 16 novembre 1955: AAS 47, 1955, pp. 838 ss.), che costituì il primo passο dell'adattamento del Messale Romano alla mentalità contemporanea.
Il recente Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgando la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: L'ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente (Cf CONC. VAT. II, Const. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 21; AAS 56, 1964, p. 106); che: L'Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (Cf ibid., n. 50, p. 114); e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (Cf ibid., n. 51, p. 114); e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (Cf ibid., n. 58, p. 115).
Non bisogna tuttavia pensare che tale revisione del Messale Romano sia stata improvvisata: le hanno, senza dubbio, aperta la via i progressi che la scienza liturgica ha compiuto negli ultimi quattro secoli.
Se infatti, dopo il Concilio di Trento, molto ha contribuito alla revisione del Messale Rοmano lo studio degli antichi manoscritti dello Biblioteca Vaticana e di altri, raccolti da ogni parte, come dice la costituzione apostolica Quoniam primum del Nostro Predecessore san Pio V, da allora sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell'oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l'animo dei cristiani.
Presentiamo ora, a grandi linee, la nuova composizione del Messale Romano. Anzitutto, nella Institutio Generalis, che serve come introduzione al libro, sono esposte le nuove norme per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, sia per ciò che riguarda i riti e le funzioni di ciascuno dei partecipanti, sia per ciò che concerne la suppellettile e i luoghi sacri. L'innovazione maggiore riguarda la Preghiera Eucaristica.
Mentre nel rito romano, la prima parte di tale Preghiera, il Prefazio, ha assunto lungo i secoli formulari diversi, l'altra parte invece, chiamata Canon Actionis, ha assunto, tra il IV e V secolo, una forma invariabile, al contrario delle Liturgie Orientali, che ammettevano una certa varietà nelle loro Anafore. In tale opera, oltre ad avere arricchita la Preghiera Eucaristica di un gran numero di Prefazi, presi dall'antica tradizione della Chiesa Romana, o composti ex nοvο, al fine di mettere in luce i diversi aspetti del mistero della salvezza e di offrire pii ricchi motivi di azione di grazie, abbiamo deciso di aggiungere alla medesima preghiera tre nuovi Canoni. Tuttavia, per motivi di ordine pastorale, e anche di facilitare la concelebrazione, abbiamo stabilito che le parole del Signore, siano uguali in ciascun formulario del Canone. Stabiliamo pertanto che in ciascuna delle Preghiere Eucaristiche, esse siano così espresse: sul pane: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI; e sul calice: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME. L'espressione MISTERO DELLA FEDE, tolta dal contesto delle parole del Signore, e detta dal sacerdote, serve come da introduzione all'acclamazione dei fedeli.
Per ciò che riguarda l'Ordinario della Messa, i riti, pur conservandone fedelmente la sostanza, sono stati semplificati (Cf ibid. n. 50, p. 114). Si sοno pure tralasciati quegli elementi che con il passare dei secoli furono duplicati o meno utilmente aggiunti (Ibid.), soprattutto nei riti dell'offerta del pane e del vino e in quelli della frazione del pane e della Comunione.
Si sono pure ristabiliti, secondo le tradizioni dei Padri, alcuni elementi che con il tempo erano andati perduti (Cf ibid.); per esempio l'Omelia (Cf ibid. n. 52. p. 114), la Preghiera universale o Preghiera dei fedeli (Cf ibid. n. 53, p. 114), l'atto penitenziale, cioè l'atto di riconciliazione con Dio e con i fratelli, all'inizio della Messa, che giustamente è stato rivalutato.
Secondo la prescrizione del Concilio Vaticano II, che stabiliva: In un determinato numero di anni, si leggano al popolo le parti più importanti della Sacra Scrittura (Cf ibid. n. 51, p. 114), tutto il complesso delle Letture delle domeniche è suddiviso in un ciclo di tre anni. Inoltre in tutti i giorni festivi, le letture dell'Epistola e del Vangelo sono precedute da un'altra lettura tratta dall'Antico Testamento oppure, nel Tempo Pasquale, dagli Atti degli Apostoli. In tal modo è messo più chiaramente in luce lo sviluppo del mistero della salvezza, a partire dallo stesso testo della rivelazione. Tale larghissima abbondanza di letture bibliche, che propone ai fedeli nei giorni festivi la parte più importante della Sacra Scrittura, viene completata da altre parti dei libri santi letti nei giorni feriali.
Tutto ciò è ordinato in modo da far aumentare sempre più nei fedeli quella fame d'ascoltare la parola del Signore (Cf Am 8, 11) che, sotto la guida dello Spirito Santo, spinga il popolo della nuova Alleanza alla perfetta unità della Chiesa. Con queste disposizioni nutriamo viva speranza che sacerdoti e fedeli prepareranno più santamente il loro animo alla Cena del Signore, e nello stesso tempo, meditando più profondamente le Sacre Scritture, si nutriranno ogni giorno di più delle parole del Signore. Secondo quanto è detto dal Concilio Vaticano II, le Sacre Scritture saranno cosi per tutti una sorgente perenne di vita spirituale, un mezzo di prim'ordine nel trasmettere la dottrina cristiana e infine l'essenza stessa di tutta la teologia.
In questo rinnovamento del Messale Romano oltre ai tre cambiamenti, di cui si è parlato sopra, e cioè la Preghiera Eucaristica, il Rito della Messa e il Lezionario della Messa, anche altre parti sono state rivedute e considerevolmente modificate: il Temporale, il Santorale, il Comune dei Santi, le Messe Rituali e le Messe votive. Un'attenzione particolare è stata dedicata alle Orazioni, che non solo sono state aumentate di numero, perché le nuove orazioni rispondessero meglio alle nuove necessità dei tempi, ma anche quelle più antiche sono state riportate alla fedeltà degli antichi testi. Per ciascuna feria dei tempi liturgici principali, Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, si è provveduto a un'Orazione propria.
Il testo del Graduale Romano, almeno per quanto riguarda il canto, non è stato cambiato. Ma, per una migliore comprensione, è stato restaurato il Salmo Responsoriale, a cui spesso si riferiscono sant'Agostino e san Leone Magno, e sono state adattate le Antifone d'ingresso e di Comunione per le Messe lette.
Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano.
Il Nostro Predecessore san Piο V, promulgando l'edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa. Allo stesso modo
Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40: AAS 56 (1964), p. 110); tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l'unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera.
Le prescrizioni di questa Costituzione andranno in vigore il 30 novembre del corrente anno, prima Domenica di Avvento.
Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 3 aprile 1969, Giovedì Santo, anno sesto del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI
***
Allocuzione all'udienza generale ai fedeli del 26 novembre 1969
Diletti Figli e Figlie!
Ancora noi vogliamo invitare i Vostri animi a rivolgersi verso la novità liturgica del nuovo rito della Messa, il quale sarà instaurato nelle nostre celebrazioni del santo Sacrificio, a cominciare da domenica prossima, prima Domenica dell’Avvento, 30 novembre. Nuovo rito della Messa: è un cambiamento, che riguarda una venerabile tradizione secolare, e perciò tocca il nostro patrimonio religioso ereditario, che sembrava dover godere d’un’intangibile fissità, e dover portare sulle nostre labbra la preghiera dei nostri antenati e dei nostri Santi, e dare a noi il conforto di una fedeltà al nostro passato spirituale, che noi rendevamo attuale per trasmetterlo poi alle generazioni venture. Comprendiamo meglio in questa contingenza il valore della tradizione storica e della comunione dei Santi. Tocca questo cambiamento lo svolgimento cerimoniale della Messa; e noi avvertiremo, forse con qualche molestia, che le cose all’altare non si svolgono più con quella identità di parole e di gesti, alla quale eravamo tanto abituati, quasi a non farvi più attenzione. Questo cambiamento tocca anche i fedeli, e vorrebbe interessare ciascuno dei presenti, distogliendoli così dalle loro consuete devozioni personali, o dal loro assopimento abituale.
Ci dobbiamo preparare a questo molteplice disturbo, ch’è poi quello di tutte le novità, che si inseriscono nelle nostre abituali consuetudini. E potremo notare che le persone pie saranno quelle maggiormente disturbate, perché avendo un loro rispettabile modo di ascoltare la Messa si sentiranno distolte dai loro consueti pensieri e obbligate a seguirne degli altri. I sacerdoti stessi proveranno forse qualche molestia a tale riguardo.
Che cosa fare in questa speciale e storica occasione?
Innanzi tutto: prepararci. Non è piccola cosa questa novità; non dobbiamo lasciarci sorprendere dall’aspetto, e forse dal fastidio, delle sue forme esteriori. È da persone intelligenti, è da fedeli coscienti informarsi bene circa la novità, di cui si tratta. Per merito di tante buone iniziative ecclesiali ed editoriali questo non è difficile. Come altra volta dicevamo, sarà bene che ci rendiamo conto dei motivi, per i quali è introdotta questa grave mutazione: l’obbedienza al Concilio, la quale ora diviene obbedienza ai Vescovi che ne interpretano e ne eseguiscono le prescrizioni; e questo primo motivo non è semplicemente canonico, cioè relativo ad un precetto esteriore; esso si collega al carisma dell’azione liturgica, cioè alla potestà e all’efficacia della preghiera ecclesiale, la quale ha nel Vescovo la sua voce più autorevole, e quindi nei Sacerdoti, che ne coadiuvano il ministero, e che come lui agiscono «in persona Christi» (cfr. S. IGN., Ad Eph., IV): è la volontà di Cristo, è il soffio dello Spirito Santo, che chiama la Chiesa a questa mutazione. Dobbiamo ravvisarvi il momento profetico, che passa nel corpo mistico di Cristo, ch’è appunto la Chiesa, e che la scuote, la risveglia, e la obbliga a rinnovare l’arte misteriosa della sua preghiera, con un intento, che costituisce, com’è stato detto, l’altro motivo della riforma: associare in maniera più prossima ed efficace l’assemblea dei fedeli, essi pure rivestiti del «sacerdozio regale», cioè dell’abilitazione alla conversazione soprannaturale con Dio, al rito ufficiale sia della Parola di Dio, sia del Sacrificio eucaristico, donde risulta composta la Messa.
IL PASSAGGIO ALLA LINGUA PARLATA
Qui, è chiaro, sarà avvertita la maggiore novità: quella della lingua. Non più il latino sarà il linguaggio principale della Messa, ma la lingua parlata. Per chi sa la bellezza, la potenza, la sacralità espressiva del latino, certamente la sostituzione della lingua volgare è un grande sacrificio: perdiamo la loquela dei secoli cristiani, diventiamo quasi intrusi e profani nel recinto letterario dell’espressione sacra, e così perderemo grande parte di quello stupendo e incomparabile fatto artistico e spirituale, ch’è il canto gregoriano. Abbiamo, sì, ragione di rammaricarci, e quasi di smarrirci: che cosa sostituiremo a questa lingua angelica? È un sacrificio d’inestimabile prezzo. E per quale ragione? Che cosa vale di più di questi altissimi valori della nostra Chiesa? La risposta pare banale e prosaica; ma è valida; perché umana, perché apostolica. Vale di più l’intelligenza della preghiera, che non le vesti seriche e vetuste di cui essa s’è regalmente vestita; vale di più la partecipazione del popolo, di questo popolo moderno saturo di parola chiara, intelligibile, traducibile nella sua conversazione profana. Se il divo latino tenesse da noi segregata l’infanzia, la gioventù, il mondo del lavoro e degli affari, se fosse un diaframma opaco, invece che un cristallo trasparente, noi, pescatori di anime, faremmo buon calcolo a conservargli l’esclusivo dominio della conversazione orante e religiosa? Che cosa diceva San Paolo? Si legga il capo XIV della prima lettera ai Corinti: «Nell’assemblea preferisco dire cinque parole secondo la mia intelligenza per istruire anche gli altri, che non diecimila in virtù del dono delle lingue» (19 ecc.). E Sant’Agostino sembra commentare: «Purché tutti siano istruiti, non si abbia timore dei professori» (P.L. 38, 228, Serm. 37; cfr. anche Serm. 299, p. 1371). Ma del resto il nuovo rito della Messa stabilisce che i fedeli «sappiano cantare ‘insieme, in lingua latina, almeno le parti dell’ordinario della Messa, e specialmente il simbolo della fede e la preghiera del Signore, il Padre nostro» (n. 19). Ma ricordiamolo bene, a nostro monito e a nostro conforto: non per questo il latino nella nostra Chiesa scomparirà; esso rimarrà la nobile lingua degli atti ufficiali della Sede Apostolica; resterà come strumento scolastico degli studi ecclesiastici e come chiave d’accesso al patrimonio della nostra cultura religiosa, storica ed umanistica; e, se possibile, in rifiorente splendore.
PARTECIPAZIONE E SEMPLICITÀ
E finalmente, a ben vedere, si vedrà che il disegno fondamentale della Messa rimane quello tradizionale, non solo nel suo significato teologico, ma altresì in quello spirituale; questo anzi, se il rito sarà eseguito come si deve [Paolo VI prevedeva che il suo Messale avrebbe aperto la via a tanti abusi?], manifesterà una sua maggiore ricchezza, resa evidente dalla maggiore semplicità delle cerimonie, dalla varietà e dall’abbondanza dei testi scritturali, dall’azione combinata dei vari ministri, dai silenzi che scandiscono il rito in momenti diversamente profondi [dove, quando?], e soprattutto dall’esigenza di due requisiti indispensabili: l’intima partecipazione d’ogni singolo assistente, e l’effusione degli animi nella carità comunitaria; requisiti che devono fare della Messa più che mai una scuola di profondità spirituale e una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana [!]. Il rapporto dell’anima con Cristo e con i fratelli raggiunge la sua nuova e vitale intensità. Cristo, vittima e sacerdote, rinnova ed offre, mediante il ministero della Chiesa, il suo sacrificio redentore, nel rito simbolico della sua ultima cena, che lascia a noi, sotto le apparenze del pane e del vino, il suo corpo e il suo sangue, per nostro personale e spirituale alimento, e per la nostra fusione nell’unità del suo amore redentore e della sua vita immortale.
Ancora noi vogliamo invitare i Vostri animi a rivolgersi verso la novità liturgica del nuovo rito della Messa, il quale sarà instaurato nelle nostre celebrazioni del santo Sacrificio, a cominciare da domenica prossima, prima Domenica dell’Avvento, 30 novembre. Nuovo rito della Messa: è un cambiamento, che riguarda una venerabile tradizione secolare, e perciò tocca il nostro patrimonio religioso ereditario, che sembrava dover godere d’un’intangibile fissità, e dover portare sulle nostre labbra la preghiera dei nostri antenati e dei nostri Santi, e dare a noi il conforto di una fedeltà al nostro passato spirituale, che noi rendevamo attuale per trasmetterlo poi alle generazioni venture. Comprendiamo meglio in questa contingenza il valore della tradizione storica e della comunione dei Santi. Tocca questo cambiamento lo svolgimento cerimoniale della Messa; e noi avvertiremo, forse con qualche molestia, che le cose all’altare non si svolgono più con quella identità di parole e di gesti, alla quale eravamo tanto abituati, quasi a non farvi più attenzione. Questo cambiamento tocca anche i fedeli, e vorrebbe interessare ciascuno dei presenti, distogliendoli così dalle loro consuete devozioni personali, o dal loro assopimento abituale.
Ci dobbiamo preparare a questo molteplice disturbo, ch’è poi quello di tutte le novità, che si inseriscono nelle nostre abituali consuetudini. E potremo notare che le persone pie saranno quelle maggiormente disturbate, perché avendo un loro rispettabile modo di ascoltare la Messa si sentiranno distolte dai loro consueti pensieri e obbligate a seguirne degli altri. I sacerdoti stessi proveranno forse qualche molestia a tale riguardo.
Che cosa fare in questa speciale e storica occasione?
Innanzi tutto: prepararci. Non è piccola cosa questa novità; non dobbiamo lasciarci sorprendere dall’aspetto, e forse dal fastidio, delle sue forme esteriori. È da persone intelligenti, è da fedeli coscienti informarsi bene circa la novità, di cui si tratta. Per merito di tante buone iniziative ecclesiali ed editoriali questo non è difficile. Come altra volta dicevamo, sarà bene che ci rendiamo conto dei motivi, per i quali è introdotta questa grave mutazione: l’obbedienza al Concilio, la quale ora diviene obbedienza ai Vescovi che ne interpretano e ne eseguiscono le prescrizioni; e questo primo motivo non è semplicemente canonico, cioè relativo ad un precetto esteriore; esso si collega al carisma dell’azione liturgica, cioè alla potestà e all’efficacia della preghiera ecclesiale, la quale ha nel Vescovo la sua voce più autorevole, e quindi nei Sacerdoti, che ne coadiuvano il ministero, e che come lui agiscono «in persona Christi» (cfr. S. IGN., Ad Eph., IV): è la volontà di Cristo, è il soffio dello Spirito Santo, che chiama la Chiesa a questa mutazione. Dobbiamo ravvisarvi il momento profetico, che passa nel corpo mistico di Cristo, ch’è appunto la Chiesa, e che la scuote, la risveglia, e la obbliga a rinnovare l’arte misteriosa della sua preghiera, con un intento, che costituisce, com’è stato detto, l’altro motivo della riforma: associare in maniera più prossima ed efficace l’assemblea dei fedeli, essi pure rivestiti del «sacerdozio regale», cioè dell’abilitazione alla conversazione soprannaturale con Dio, al rito ufficiale sia della Parola di Dio, sia del Sacrificio eucaristico, donde risulta composta la Messa.
IL PASSAGGIO ALLA LINGUA PARLATA
Qui, è chiaro, sarà avvertita la maggiore novità: quella della lingua. Non più il latino sarà il linguaggio principale della Messa, ma la lingua parlata. Per chi sa la bellezza, la potenza, la sacralità espressiva del latino, certamente la sostituzione della lingua volgare è un grande sacrificio: perdiamo la loquela dei secoli cristiani, diventiamo quasi intrusi e profani nel recinto letterario dell’espressione sacra, e così perderemo grande parte di quello stupendo e incomparabile fatto artistico e spirituale, ch’è il canto gregoriano. Abbiamo, sì, ragione di rammaricarci, e quasi di smarrirci: che cosa sostituiremo a questa lingua angelica? È un sacrificio d’inestimabile prezzo. E per quale ragione? Che cosa vale di più di questi altissimi valori della nostra Chiesa? La risposta pare banale e prosaica; ma è valida; perché umana, perché apostolica. Vale di più l’intelligenza della preghiera, che non le vesti seriche e vetuste di cui essa s’è regalmente vestita; vale di più la partecipazione del popolo, di questo popolo moderno saturo di parola chiara, intelligibile, traducibile nella sua conversazione profana. Se il divo latino tenesse da noi segregata l’infanzia, la gioventù, il mondo del lavoro e degli affari, se fosse un diaframma opaco, invece che un cristallo trasparente, noi, pescatori di anime, faremmo buon calcolo a conservargli l’esclusivo dominio della conversazione orante e religiosa? Che cosa diceva San Paolo? Si legga il capo XIV della prima lettera ai Corinti: «Nell’assemblea preferisco dire cinque parole secondo la mia intelligenza per istruire anche gli altri, che non diecimila in virtù del dono delle lingue» (19 ecc.). E Sant’Agostino sembra commentare: «Purché tutti siano istruiti, non si abbia timore dei professori» (P.L. 38, 228, Serm. 37; cfr. anche Serm. 299, p. 1371). Ma del resto il nuovo rito della Messa stabilisce che i fedeli «sappiano cantare ‘insieme, in lingua latina, almeno le parti dell’ordinario della Messa, e specialmente il simbolo della fede e la preghiera del Signore, il Padre nostro» (n. 19). Ma ricordiamolo bene, a nostro monito e a nostro conforto: non per questo il latino nella nostra Chiesa scomparirà; esso rimarrà la nobile lingua degli atti ufficiali della Sede Apostolica; resterà come strumento scolastico degli studi ecclesiastici e come chiave d’accesso al patrimonio della nostra cultura religiosa, storica ed umanistica; e, se possibile, in rifiorente splendore.
PARTECIPAZIONE E SEMPLICITÀ
E finalmente, a ben vedere, si vedrà che il disegno fondamentale della Messa rimane quello tradizionale, non solo nel suo significato teologico, ma altresì in quello spirituale; questo anzi, se il rito sarà eseguito come si deve [Paolo VI prevedeva che il suo Messale avrebbe aperto la via a tanti abusi?], manifesterà una sua maggiore ricchezza, resa evidente dalla maggiore semplicità delle cerimonie, dalla varietà e dall’abbondanza dei testi scritturali, dall’azione combinata dei vari ministri, dai silenzi che scandiscono il rito in momenti diversamente profondi [dove, quando?], e soprattutto dall’esigenza di due requisiti indispensabili: l’intima partecipazione d’ogni singolo assistente, e l’effusione degli animi nella carità comunitaria; requisiti che devono fare della Messa più che mai una scuola di profondità spirituale e una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana [!]. Il rapporto dell’anima con Cristo e con i fratelli raggiunge la sua nuova e vitale intensità. Cristo, vittima e sacerdote, rinnova ed offre, mediante il ministero della Chiesa, il suo sacrificio redentore, nel rito simbolico della sua ultima cena, che lascia a noi, sotto le apparenze del pane e del vino, il suo corpo e il suo sangue, per nostro personale e spirituale alimento, e per la nostra fusione nell’unità del suo amore redentore e della sua vita immortale.
Paolo VI
Ohi ohi, temo che questo post porti all'ennesima crisi d'isteria anti-Paolo VI...
RispondiEliminaBen detto Filippo.
RispondiEliminaDiamo quindi un avvertimento preliminare: i commenti irrispettosi verso un pontefice, quale che sia, saranno ritenuti inammissibili.
non capisco:
RispondiEliminala frase
nigro notanda lapillo
(trad.:...................)
è una segnalazione di lutto o di gioia e lode e approvazione?
è una qualificazione neutra e priva di qualsiasi indicazione di senso del tipo "giusto/ingiusto", "buono/cattivo" "fausto/infausto"....?
può provocare occhi stupiti, spenti, dolenti, festosi, assopiti...o vitrei e indifferenti?
può muovere bocca aperta...e muta, nè sorridente nè mesta, ma solo.... di pietra?
di fronte a quella (così qui riportata)...:
costituzione che sanzionò quella decisione foriera di danno
e a
un'allocuzione di Paolo VI che, sorprendentemente, mostra di comprendere appieno buona parte del nocumento che stava per compiersi
non resta che solo restare di pietra?
Bene, trasformiamoci in pietre.
...vorrà dire che un giorno "le pietre grideranno"
vedendo noi che rimanemmo muti, pietrificati!
Io credo che no è vero che il nuovo messale sia staccato dalla tradizione, come dimostra padre Auge, in questo commento:
RispondiEliminahttp://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-una-orazione-del-messale-e-la-sua-traduzione-40150553.html
Nuovo rito della Messa: è un cambiamento, che riguarda una venerabile tradizione secolare, e perciò tocca il nostro patrimonio religioso ereditario,
RispondiEliminache sembrava dover godere d’un’intangibile fissità, e dover portare sulle nostre labbra la preghiera dei nostri antenati e dei nostri Santi, e dare a noi il conforto di una fedeltà al nostro passato spirituale, che noi rendevamo attuale per trasmetterlo poi alle generazioni venture.
per chi non si è ancora svegliato o non ha messo gli (eventuali) occhiali:
RispondiEliminaquelle da me riportate sopra sono uno stralcio del post, le PRECISE parole del Papa di 40 anni orsono, Paolo VI.
E' il Paolo VI di sempre: un colpo al cerchio e l'altro alla botte. Ciò che è affermato alla 4^ riga viene smentito alla 5^. E poi, cara REDAZIONE, perchè non hai citato i dialoghi di Guitton con Paolo VI dove questi disse, papale papale, che la riforma della Messa così come lui l'aveva approvata (per cui sapeva che si era allontanato dai dettami conciliari) era solo per compiacere i protestanti? Alessandro
RispondiEliminaerrata corrige:
RispondiEliminal'allocuzione di Paolo VI è del 1969, ma per errore è stato scritto 2009.
Questo nulla toglie alla tragedia di cui si parla.
Paolo VI sottolinea bene la novità in tutti i sensi del suo messale che ha la stessa continuità con quello gregoriano quanto la mia riformulazione della Divina Commedia è in continuità con quella dell'Alighieri.
RispondiEliminaAkenaton
Fu un "annuncio" di ciò che sarebbe divenuta da quel momento la messa. Non nello spirito dei padri Conciliari, ma nello spirito di gente che volle a tutti i costi svenderci a chi nei secoli aveva fatto male alla chiesa e ai suoi pontefici.
RispondiEliminaCiò non toglie che anche la chiesa cattolica abbia usato poca misericordia nei riguardi di quella "setta" capeggiata da Lutero.
però abbiamo svenduto il tesoro più prezioso e lo abbiamo dato in mano agente impreparata a custodirlo.
Ciò che è avvenuto nelle nostre parrochie , è paragonabile solo ai brutali atti di Attila, altari distrutti, chiese sconvolte, statue rase e utilizzate quale legna da ardere, belle opere d'arte rimosse per far posto a mostri .
Pare che qualcuno voglia mettere un po d'ordine, ma ancora è troppo poco e troppo quello che i cattolici , la base, ha dovuto sopportare per mano di quattro fanatici provenienti dagli estremismi cattolici progressisti comunisti.
È RISPETTO parlare di “cerchiobottismo”…sì o no?
RispondiEliminaÈ RISPETTO dire
"tristissimo evento: la proibizione del Sacro rito della Messa che aveva fin'allora accompagnato la Chiesa dagli albori apostolici, e la sua sostituzione con un prodotto…?
strada autolesionista, che ha condotto nel giro di pochi decenni ad una profondissima ed estesissima "apostasia silenziosa" ,
devastazione…sconvolgimento?
Sì o no?
E ANCORA…
- ci fu rispetto per la Tradizione?
? ? ?
.............
RispondiElimina- ci fu rispetto per quei pii fedeli, per tutto il Gregge che, ignaro e docile seguiva il vicario e la Gerarchia, ignaro e docile, senza emettere un solo belato di sconcerto e paura, vedendosi deragliare dal Sentiero di sempre, ma lasciandosi portare con “rispetto” per tutte le Autorità, di cui non capiva le mete prescelte e perseguite in parole e opere di “abrogazione dell’antico”?
- ci fu rispetto per quei sacerdoti impediti con la violenza di celebrare Messa VO?
? ? ? ?
Penso che Paolo VI fosse in buona fede e si aspettasse sinceramente risultati colossali da questo nuovo messale. Passati quarant'anni, possiamo dire senza ombra di dubbio che i risultati non ci sono stati. La riunificazione con i protestanti non è avvenuta e non è nemmeno più vicina, la pratica religiosa è bruscamente crollata quantitativamente e non credo proprio si possa dire che sia aumentata qualitativamente. Esperimento fallito, dunque. Tanto vale prenderne atto.
RispondiElimina...ma forse c’è un errore di digitazione nel post:
RispondiEliminala Redazione voleva scrivere
che il Papa “mostrava di comprendere appieno buona parte del
d-ocumento” non del n-ocumento,
dico bene?......
C’è o non c'è rispetto
RispondiEliminain chi OSSERVA i fatti accaduti lungo 40 anni e li DESCRIVE e li TRASCRIVE sul libro della Storia?
O c’è più rispetto in chi decide di censurare parole e fatti, e seppellire tutta la storia che da quelle parole, proponimenti e disposizioni scaturisce, e si manifesta e si protende a questi fatti quarantennali, come ondata che invade di tanta lunghezza l'arenile,
da non essersi ancor ritirata...?
---- accendiamo le candeline e soffiamoci sopra .......
RispondiEliminascusi sig. Burighel,
RispondiEliminalei che teme tanto l'isteria del gregge sconvolto dagli sconvolgimenti seguiti a quel fausto programma di riforma, che qui leggiamo -nero su bianco-
(o su giallo....),
metterebbe forse su questa storica data una pietra bianca…
o una ghirlanda di festa?
fonte- http://blog.messainlatino.it/
RispondiElimina...Oggi è il quarantesimo anniversario di un tristissimo evento: la proibizione del Sacro rito della Messa che aveva fin'allora accompagnato la Chiesa dagli albori apostolici, e la sua sostituzione con un prodotto per ottenere il quale (usiamo le parole di Joseph Ratzinger) "si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti"(La mia vita)
Continuiamo a citare: "Negli anni trascorsi da allora è innegabile che si è fatto sempre più tristemente percepibile il pauroso impoverimento che si manifesta dove si mostra la porta al bello ateleologico nella chiesa e in suo luogo ci si assoggetta esclusivamente all'"uso". Ma i brividi che incute la liturgia postconciliare, fattasi opaca, o semplicemente la noia che essa provoca con il suo gusto per il banale e con la sua mediocrità artistica non chiariscono la questione" (La festa della Fede). "Il risultato non è stata una rianimazione ma una devastazione. Da un canto, abbiamo una liturgia degenerata in “show”, nella quale si cerca di rendere la religione interessante con l’aiuto di idiozie alla moda e di massime morali seducenti" (Prefazione a K. Gamber)
Quarant'anni fa, la Chiesa Cattolica intraprendeva una strada autolesionista, che ha condotto nel giro di pochi decenni ad una profondissima ed estesissima "apostasia silenziosa" (espressione di Giovanni Paolo II). E la causa principale di questo esito di devastazione è proprio quello sconvolgimento liturgico di 40 anni orsono: "Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia", ha scritto l'allora card. Ratzinger nella sua autobiografia.
Da dove parte questa grave crisi della Chiesa?
Lo stesso Ratzinger nella sua autobiografia dice: "Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia".
Ora, uno dei rimedi a questa crisi sarebbe l'avvallo scandaloso della celebrazione Neocatecumenale? ASSURDO.
Anno toccato il core stesso della Chiesa, che e' la Santissima Eucarestia, l'articolo 13 dello statuto Nc l'ho sempre e lo riterro' scandaloso e falso, perche' e' stato permesso, dalla Gerarchia, che Kiko Arguello si inventasse una sua liturgia personale, completamente contraria alla Messa di sempre, VO, anche il NO, in tante sue parti si allontanae dalla tradizione di sempre formando cosi' la cosidetta Messa ecumenica decantata da tanti cosidetti padri conciliari:
Ecco che a ragione Gamber dice:
Ma i brividi che incute la liturgia postconciliare, fattasi opaca, o semplicemente la noia che essa provoca con il suo gusto per il banale e con la sua mediocrità artistica non chiariscono la questione" (La festa della Fede). "Il risultato non è stata una rianimazione ma una devastazione. Da un canto, abbiamo una liturgia degenerata in “show”, nella quale si cerca di rendere la religione interessante con l’aiuto di idiozie alla moda e di massime morali seducenti".
Per i Neocatecumenali secondo me si sta in una situazione ancora peggiore e fortemente pericolosa, per chi assiste alla loro blasfema celebrazione Kikiana, per le anime.
E nell'anno del Signore 2009 nessuno ha fermato codesto impostore e traviatore che palesemente e pubblicamente ha intaccato il cuore stesso della Chiesa.
Anzi e' divenuto come un tabu', e non si ha il coraggio di contrastare codesta pratica.
pietra bianca o nera?
RispondiEliminaviva la Juve!
Il nuovo rito non fu voluto dal Vaticano II, che indicava chiaramente come e dove riformare il rito antico; e leggendo la Sacrosanctum Concilium si percepisce tutto il rispetto se non la vera e propia venerazione che il Vaticano II rivolgeva alla liturgia oggi detta "antica" ma che allora era LA LITURGIA sine adiunctis (senza aggettivi aggiunti). Il Novus Ordo ha manifestato tutto la sua incapacità ad essere moderno, perché non è moderno, ma semplicemente vorrebbe esserlo ed è stato costruito pensando che lo fosse.
RispondiEliminaDi fronte al disastro attuale, paragonabile agli effetti di una atomica, c'è una sola cosa da fare: ritornare al punto di partenza e applicare al vetus Ordo le disposizioni conciliari con serenità ed equilibrio, nello spirito di SC; uno spirito di rispetto, venerazione e di effettivo arricchimento; uno spirito conservativo che esclude, e, anzi, respinge e combatte, qualsiasi aspetto rivoluzionario.
E' evidente che il Nuovo Messale deve essere quanto prima tolto dagli altari e messo negli scaffali delle librerie dei liturgisti, a perenne memoria di ciò che mai si deve fare in liturgia.
E' pronta, oggi, questa Chiesa conciliare ad applicare le disposizioni liturgiche del Vaticano II sacrificando oggi il messale nuovo come ieri venne chiesto di sacrificare quello antico?
E' libera questa Chiesa conciliare da ogni imbrigliamento ideologico che le permetta di ubbidire, ubbidire, sì, anche in tema di liturgia, all'ultimo concilio?
Ne dubito.
Per decenni ancora, se non per secoli, ci saranno pochi cultori di un rito antico che il Vaticano II voleva si conservasse e molti difensori di un rito nuovo che il Vaticano II non voleva.
Ex Aedibus
Oggi, secondo Provvidenza e decisione di Papa Benedetto, il Messale VO viene "richiamato" sulla scena liturgica, con tante scuse (?) per la damnatio memoriae subita (senza che la stragrande maggioranza dei fedeli comuni si rendesse conto all'epoca dell'abrogazione avvenuta di fatto...).
RispondiEliminaCi viene detto che nella Chiesa c'è posto per tutti.
Ma si osserva:
- in teoria possono convivere quelli che vogliono portare la barca alla deriva, e anche al naufragio, (disancorandola dalla Roccia della Tradizione e dal Primato di Pietro) insieme con quelli che vorrebbero riportarla nel solco della Tradizione e Magistero bimillenario, cioè l'equipaggio è formato da
chi rema secondo giusta rotta
e chi rema al contrario
(che movimento subirà la barca?
secondo l'entità delle forze poste ai remi...forse);
- nella realtà pratica, tutti sono accolti, ben accetti, tollerati o approvati, anche i ribelli alla retta Dottrina e Liturgia (Linz & Co, Kiko & Co, Bianchi, Farinella, Mancuso & Co....)
tutti....
tranne la FSSPX e quelli che al suo esempio di integra fedeltà guardano speranzosi!
tutti, tranne gli sventurati che, visti come "sovversivi" dal potere dominante, devono rintanarsi in salette segrete per celebrare la S. Messa MAI abrogata, quella procedente nella storia dalle Mani di Nostro Signore:
che nome dare a questa realtà, se non ABOMINIO ?!
chiedo scusa, sig. Ex Aedibus:
RispondiEliminama se il Vaticano II non voleva quegli sconsiderati difensori di un rito nuovo,
PERCHE' non li ha bloccati?
allora il Concilio non ha questa suprema autorità a cui già all'epoca si doveva ubbidire...!
Come si può dire:
"ubbidire al Concilio"
e non
"ubbidire al Papa"?
Se il Concilio non è stato "ubbidito" fin dall'inizio
come può essere ubbidito oggi?
che differenza c'è tra l'autorità del Concilio e quella del Papa?
Se è vero che le disposizioni conciliari sono giuste, necessarie, ben fatte e inequivocabili e devono essere applicate come nuove leggi della Chiesa,
RispondiEliminaCHI oggi ha l'Autorità suprema per farle applicare e rispettare?
"Leggi sonvi, ma chi pon mano ad elle?"
Il Concilio deve essere "ubbidito" o "applicato"?
Il Concilio in se stesso è sia Legge, sia Autorità che si auto-applica ?.....
corrige:
RispondiElimina... è sia Legge, sia Autorità con cui si auto-applica ?.....
(dal documento riportato nel post)
RispondiEliminaVIENE PROMULGATO IL MESSALE ROMANO RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
........
allora...abbiate pazienza,
ma io ci capisco sempre meno, seguendo il post del sig. Ex Aedibus
(e rischio quel famoso strabismo di cui parlava mons. D'Ercole)...
Su questo titolo riportato dalla Redazione si legge a chiare lettere:
MESSALE ROMANO RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
"per ordine del Concilio"
dunque il Concilio E' STATO UBBIDITO proprio col Messale rinnovato di Paolo VI....o no?
mentre il sig. Ex Aedibus dice che il Nuovo Messale deve essere messo negli scaffali e che il Concilio non voleva il Nuovo rito,
... sul titolo del documento qui riportato si deduce (leggendo semplicemente) che proprio il Concilio ha ordinato il Nuovo Messale che viene promulgato da Paolo VI: RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ....
o non è così?
forse non ho capito ancora niente di ciò che leggo?
Ex Aedibus ha scritto altre volte in questo blog, dietro tale pseudonimo pare si celi un alto inquilino dei Sacri Palazzi.
RispondiEliminaE l'ubbidienza al Concilio di cui parla riguarda tutti, ciascuno per il ruolo che ha nella Chiesa.
L'Autorità per ciò che gli compete, i Sacerdoti per il loro ruolo, i laici per quanto li riguarda.Tutti devono ubbidire.
Finora tutti lo hanno fatto?
Tutti sono stati fedeli all'ultimo concilio?
Un laico è vero che ha poche possibilità di agire; ma in quel poco perché non agire?
Faccio un esempio: perché lamentarsi della Comunione in mano: passiamo ai fatti concreti: un laico si presenti alla Comunione mettendosi in ginocchio, anche a costo di essere uminiato da un prete supponente. La vera riforma della Chiesa si attua così, con piccoli gesti di ubbidienza alla tradizione.
bene ..... bene ... bene .... listati a lutto .......
RispondiEliminami avete tolto tante espressioni amare da esternare ........ e vi ringrazio ......
credo sia inutile esternarmi ......
non scendero' mai ad un compromesso per certe cose ......
comunque ricordo ancora la massima dell' IMPERATORE SHUN CHI apposta sulla SALA DEL TRONO nella CITTA' PROIBITA'
'' TANTO PIU' SI E' POSTI IN ALTO . TANTO PIU' SI DEVE SOTTOSTARE ALLE REGOLE ,,
......... da buon intenditori !!!!!!!!!
Pius V Episcopus Servus Servorum Dei, Ad perpetuam rei memoriam… ha detto:
RispondiElimina«Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae permissionis, statuti, ordinationis, mandati, praecepti, concessionis, indulti, declarationis, voluntatis, decreti et inhibitionis INFRINGERE, VEL EI AUSU TEMERARIO CONTRAIRE. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei, ac beatorum Petri et Pauli Apostolorum ejus, se noverit incursurum»(“Quo primum tempore”, 1-VII-1570).
INDIGNATIONEM omnipotentis Dei, ac beatorum Petri et Pauli Apostolorum ejus…
INDIGNATIONEM…
anonimo 11.57,
RispondiEliminanon ci siamo con la logica.
Se il Papa Paolo VI afferma di ubbidire al Concilio proprio con la promulgazione del Messale Nuovo, se il NO è frutto del Concilio,
se il CONCILIO (Vaticano II) è la massima Autorità (superiore al Papa??)
come possiamo allora ubbidire al VO?
Quale dei due Messali "ubbidisce" al Concilio?
Se il VO è precedente, non PUO' ubbidire al Concilio...o no?
E se S. Pio V non ubbidisce al Concilio, come possiamo seguire il rito di S. Pio V?
EX EDIBUS
RispondiEliminaalla faccia della tua alta posizione in VATICANO ..... se CIO' E' VERO !!!!!
ed infatti per come la pensi !!!!!!!
raccomandato di ferro ????? bustarelle ???
ubbidienza a CHI ????
ai camaleonti ??? agli ibridi ??? a chi ha svenduto ??
io non ubbidisco ai lupi ,
meno che mai ai macellai !!!
A Pietra nera: nigro notanda lapillo (sottinteso: dies) significa giorno da segnare con pietra nera.
RispondiEliminaAd Alessandro: l'intervista a J. Guitton (che avevi a suo tempo segnalato tu) è pubblicata qui:
http://blog.messainlatino.it/2009/07/jean-guitton-amico-di-sempre-di-paolo.html
E Guitton su Paolo VI: http://www.messainlatino.it/pag1_sito.htm
Infine all'Astigmatico: nocumento=danno, pregiudizio.
ubbidire !!!!!!
RispondiEliminase dietro ci sono dimostrazioni e concretezza ....... di AMORE e BUON ESEMPIO ...DI SANTITA' ......
cose estinte ...
impossibili da trovare in gran parte del SIGNOR CLERO di OGGI .....
...... burocrati e raccomandati ........
grazie, Redazione, sapevo bene il significato di n-ocumento.
RispondiEliminaMa pare dunque che la mia ironia sia stata molto velata, nel nick-binomio stesso da me scelto...
Scusa Astigmatico, colpa della lettura veloce...
RispondiEliminaCaro Vittorio,
RispondiEliminase ci fosse un campionato internazionale di qualunquismo e di "tuttalerbaunfascio", ti piazzeresti benissimo...
MA senza ombra di dubbio !!!! ......
RispondiEliminaorami bisogna abituarsi a ragionare oer percentuai ..
e questa è una ben amara realta' e considerazione .....
REALI !!!!!!!! ...
"confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l'unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera..."
RispondiEliminasiamo sempre alle solite: si punta sempre a screditare e a seminarie discordie. ancora non si è capito che il motu proprio concesso per magnanimità da Papa Benedetto è pe UNIRE il popolo di Dio e non per dividerlo come molto vorrebbero far credere.
e ricordiamoci che sparare di questo o di quel Papa non è da cristiani. Un Papa è sempre un Papa perchè vluto dallo Spirito! ammeniochè non volgiamo far credere che certi Papi (nella fatispecie Paolo VI)sia stato eletto dal Fato ...
cerchiamo di essere più seri anche nel riportare le cose.
GiovanniEfisio
il motu proprio concesso per magnanimità da Papa Benedetto è pe UNIRE il popolo di Dio e non per dividerlo....
RispondiElimina------------
ah sì?
e come mai i Vescovi non ci credono affatto e lo combattono aspramente, dichiarandolo (abbiamo letto...) "fonte di divisione", osteggiandolo fin dalla sua pubblicazione, luglio 2007, perseguitando fedeli e sacerdoti che lo vogliono attuare?
da dove proviene la divisione che il Papa oggi vuole sanare?
Dies rubro notanda lapillo...
RispondiEliminaIn segno di festa e di gratitudine per averci donato un NOMissae bellissimo, ricco di testi biblici e che si richiama alle fonti antiche.
Condivido con voi questo pensiero per far vedere che non tutti nella chiesa la pensano come voi (che peraltro siete, almeno qui in Italia, una sparuta minoranza).
Don Antonio
PS: non sono un prete sessantottino, poichè sono nato quando il NO era già in vigore da alcuni anni
unità divisa ti do il rinforzo ......
RispondiEliminacome mai i cani randagi di AMIENS dicono la messa in strada perchè sono ''scomunicati ,, ......
nonostante BENEDETTO XVI abbia revocato la scomunica ........
e che per me è una vera barzelletta per quante se ne sono viste da 40 ad oggi .....
come la mettiamo ?????
e allora ???
non hanno diritto ad avere una chiesa .... ma quanti vescovi influenti nel seno della CHIESA meriterebbero il rogo altro che scomunica !!!! ....
e poi mi si dice che sono qualunquista ......
Caro don Antonio, quanto sia sparuta questa minoranza lo vedremo, tu intanto comincia ad essere obiettivo e prima di considerare la riforma della messa come un dono bellissimo che si rifà alle fonti antiche, spiegami a quali fonti ha attinto per le nuove preghiere eucaristiche e spiegami da quali testi antichi ha tratto il capovolgimento degli altari.
RispondiEliminaPiù che la tradizione dei santi padri ha riscoperto quella dei riformatori luterani e anglicani.
E se sei un laureato dovresti comprovare le tue affermazioni.
don gianluigi (prete sessantottino pentito)
Al don Antonio.
RispondiEliminaCaro confratello, non siamo una sparuta minoranza....leggi i risultati del sondaggio fatto in Italia sulla Messa VO. Comunque è difficile che tu non veda il disastro di questi anni di pazzia liturgica.
A proposito, io sono un prete ancor più giovane di te e credo se Dio mi darà vita di vedere delle belle sorprese ancora in favore della grande Tradizione.Viva Benedetto XVI!
Bye don Carlo
qui in Italia, una sparuta minoranza...
RispondiElimina-------
se don Antonio permette:
- il sondaggio Doxa dimostra il contrario
- se anche fosse vero, bisogna chiedersi il perchè: ad es. la lentezza a conoscere e a capire la storia.
Quanti 20-30-40enni (e 50enni) sanno che cosa è accaduto e si è detto e scritto durante e dopo il Concilio, e che cos'era la Messa fino al 1960?
Quanti in Italia sanno che cos'è la Tradizione (che molti identificano con le tradizioni popolari, credenze e usanze rituali folk-localistiche...) ?
Quale autorità culturale o religiosa ha mai detto qui da noi "la ricreazione è finita" ?
(se non il Papa, in modo molto "soft"...) ?
e soprattutto:
a quanti fedeli si è fatto CONOSCERE contenuti e FINALITA' del Motu Proprio?
Quanti sacerdoti si sono dati da fare per divulgare i discorsi e le catechesi del Papa, e spiegare nelle parrocchie l'intenzione del Papa di restaurare la Liturgia di sempre ?
....il guaio è che una minoranza prepotente ha preso il sopravvento sulla maggioranza del Gregge, docile e silenziosa, ignara di ciò che accadeva sulle sue teste!
RispondiEliminaE' un potere cultural-politico che domina nella Chiesa e nella società fin dal mitico '68, imponendo il principio che "il nuovo è sempre migliore" e che
"la Verità è figlia del tempo"....
quindi anche la Chiesa e Gesù Cristo sarebbero soggetti al
PANTA REI !
Non sono un liturgista e non metto in dubbio che il novus ordo abbia mantenuto i legami con la tradizione. Io però non riesco a vederli.forse perché devo guardare la comunità per tutto il tempo della messa; forse perché per tutto il tempo del rito devo occuparmi di far partecipare attivamente i fedeli; forse perché c'è tanta abbondanza scritturale che è ben difficile se non impossibile meditare su ciò che si legge e ascolta.
RispondiEliminameno male che c'è il vetus ordo che mi fa vedere non solo i legami con la tradizione liturgica antica, ma mi fa pure meditare con profondità la Sacra Scrittura dandomene una piccola quantità, adatta alla mia piccola mente umana,anziché buttarmi addosso dosi industriali di Parola.
Meno male che c'è il vetus che mi fa togliere dal centro dell'attenzione per lasciare il centro a Lui.
don L.
"In segno di festa e di gratitudine per averci donato un NOMissae bellissimo, ricco di testi biblici e che si richiama alle fonti antiche".
RispondiEliminaSì, certo, e già che ci sei perché non ci dici anche di fare festa per questa stupenda società dove tutti stanno bene, per questa dotta televisione che trasmette solo programmi meravigliosi, per questa scuola perfetta che sforna giovani preparati e pronti ad affrontare il mondo del lavoro, eccetera eccetera?
abbondanza scritturale che è ben difficile se non impossibile meditare su ciò che si legge e ascolta.
RispondiElimina....
meno male che c'è il vetus ordo che ... mi fa pure meditare con profondità la Sacra Scrittura dandomene una piccola quantità, adatta alla mia piccola mente umana...
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grazie, don L.: proprio così. Da 40 anni su tutti si riversa la quantità, lasciandoli nella superficialità. Come mai, ci chiediamo, nutriti a quella "parca mensa" di 19 secoli e oltre, sono fioriti rigogliosi tanti Santi ?
Fedele frastornato
dice don L.:
RispondiEliminaper tutto il tempo del rito devo occuparmi di far partecipare attivamente i fedeli;
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Ah, ma allora questo è un "obbligo" che sentono i sacerdoti nel celebrare?
Adesso capisco perchè, subito dopo la Comunione, mentre i fedeli sono assorti (si spera) nella preghiera interiore di ringraziamento per il Dono ineffabile nel loro cuore del Signore Vivo e Vero, e fanno già fatica, nella fragile natura sensibile, ad evitare pensieri distraenti da Lui, il mio parroco intona subito un canto a cui tutti per forza si uniscono, perdendo immediatamente quel po' di "raccoglimento" (nome desueto del "rivolgere tutto l'essere a Dio") che cercavano di mantenere per qualche minuto.
A me dà un grandissimo fastidio: possibile che il celebrante abbia tanto timore di un po' di silenzio?
Non pensa che sarebbe invece proficuo per favorire l'incontro in profondità dell'anima col Signore che ad essa si unisce?
In quel modo, tra il canto e la benedizione, con annessi avvisi "amministrativi" è arrivata la fine della Messa ...e via di corsa tutti alle faccende e parole caduche quotidiane, senza che la mente e il cuore si siano rivolti neppure un attimo all'Ospite Divino!
Ma i sacerdoti ci pensano a questo, o si tratta di un problema che il NO non vuole considerare?
O sarebbe una conquista spirituale, combattere e "riempire" a tutti i costi il silenzio?
proprio quel silenzio, in QUEL momento così delicato e misterioso?
Valore perduto del silenzio interiore ed esteriore.
unità divisa ha detto...
RispondiEliminala divisione viene proprio da coloro che non ubbidiscono alle leggi della chiesa. se il Papa ha dato con magnanimità il motu proprio ai fratelli dissidenti, lo ha fatto perchè questi rientrino n'unità della Chiesa... come dire: dai coraggio non siete più fratelli capricciosi ma siete nella famiglia unita della chiesa cattolica. un po' come ha fatto con la Fraternità di SPX e con gli Anglicani, o no?
fatevene una ragione la Chiesa di domani è una Chiesa plurirituale. ognuno frequenterà il rito che crederà migliore... basta però col dire quelle messa è blasfema, quel prete è apostata o eretico. Che ci piaccia o no la chiesa è e sarà sempre di più pluralista anche nei riti. domani andrò a Messa dagli anglicani e dopodomani a quelal dei Fratelli di SPX poi dai tradizionalisti con la loro messa di Sempre e infine alla Messa di Paolo VI. mi salverò?
RispondiEliminameno male che il Signore non giudica con i nostri metri!!!
Giovanni
Le cose che decide il Papa vanno accolte in toto e non solo per ciò che ci piace. poi ricordiamo una cosa molto importante che nella diocesi chi ha il potere e il dovere di vigilare è il Vescovo! a che serve andare contro il Vescovo? serve forse a fare Chiesa? rifletete gente, rifletete.
RispondiEliminaFelice
Ringrazio la Redazione per aver riproposto questo testo che conoscevo solo superficialmente.
RispondiEliminaIl succo sembra essere in un'interrogativa retorica, incentrata sulla questione della lingua:
"Se il divo latino tenesse da noi segregata l’infanzia, la gioventù, il mondo del lavoro e degli affari, se fosse un diaframma opaco, invece che un cristallo trasparente, noi, pescatori di anime, faremmo buon calcolo a conservargli l’esclusivo dominio della conversazione orante e religiosa? ".
Cosa possiamo dire oggi della conversazione orante e religiosa favorita dal'utilizzo delle lingua vernacole nella Sacra Liturgia?
(rispondo con un'altra domanda).
Tuttavia abbiamo, a ben vedere, questa solenne rassicurazione finale:
"E finalmente, a ben vedere, si vedrà che il disegno fondamentale della Messa rimane quello tradizionale, non solo nel suo significato teologico, ma altresì in quello spirituale;".
Anche se poi, poco dopo, c'e' gia' la profezia di uno sfociare della Sacra Liturgia in "una tranquilla palestra di sociologia cristiana" (tranquilla....un aggettivo raramente usato per piu' Sacri Misteri della Fede).
Altra singolare affermazione si ha poco prima,tra i requisiti fondamentali (che portano alla profondita' spirituale e alla tranquilla palestra di sociologia cristiana) si fa menzione dell'"Effusione degli animini nella carita' comnitaria".
I lettori piu' ferrati di me in Teologia dommatica e Liturgia avranno certo afferrato come nel testo in questione mai venga menzionata la Grazia Santificante come sua efficacia per la salvezza delle anime e la natura di Sacrificio propiziatorio della S. Messa.
Cio' che rimane comunque fermo e' che il NO viene indicato come preghiera fondamentale e Sacra della Chiesa Cattolica sotto la tutela dei suoi Vescovi.
Desidero riproporre in particolare le seguenti parole di Paolo VI
"Sarà bene che ci rendiamo conto dei motivi, per i quali è introdotta questa grave mutazione: l’obbedienza al Concilio, la quale ora diviene obbedienza ai Vescovi che ne interpretano e ne eseguiscono le prescrizioni; e questo primo motivo non è semplicemente canonico, cioè relativo ad un precetto esteriore; esso si collega al carisma dell’azione liturgica, cioè alla potestà e all’efficacia della preghiera ecclesiale, la quale ha nel Vescovo la sua voce più autorevole, e quindi nei Sacerdoti, che ne coadiuvano il ministero, e che come lui agiscono «in persona Christi» (cfr. S. IGN., Ad Eph., IV): è la volontà di Cristo, è il soffio dello Spirito Santo, che chiama la Chiesa a questa mutazione."
Il Pontefice definisce l'atto piu' mportante del suo Pontificato "GRAVE MUTAZIONE" (usa due volte tale termine).
A cio' si e' accompagnata la deposizione della Tiara a favore delle cattolicissime Nazioni Unite e non ripresa dal suo successore nell'"incoronazione" svoltasi pochi giorni prima della sua prematura scomparsa.
FdS
per silenzio perduto
RispondiEliminadovresti andare a leggerti l'OGMR, poi potremo riparlare del messale NO
ciao
ludovico
Per Don L. e chi la pensa come lui,
RispondiEliminache lamenta: “tanta abbondanza scritturale che è ben difficile se non impossibile meditare su ciò che si legge e ascolta.
meno male che c'è il Vetus Ordo che mi fa vedere una piccola quantità, adatta alla mia piccola mente umana,anziché buttarmi addosso dosi industriali di Parola.
Meno male che c'è il vetus che mi fa togliere dal centro dell'attenzione per lasciare il centro a Lui”.
Bella la definizione (quasi al limite della bestemmia) “dosi industriali di Parola”.
Il problema principale scaturito dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II sta in questo: mentre con il VO bastava seguire pari pari, senza alcuno sforzo, le rubriche tutto andava bene ed era perfetto. Tutto era facile. Con il NO, cari confratelli, c’è necessità, obbligo e dovere di studiare, leggere, meditare e incarnare in se stessi la Parola prima di porgerla ai fedeli. Si quella “Parola buttatati addosso in abbondanza industriale”… Questo è fatica!!! Non abbiamo tempo dobbiamo correre qua e la e per la Parola restano solo pochi fugaci minuti. Chiaro che con il VO è tutto più semplice e meno impegnativo. Provate a mettere in pratica l’OGMR e poi ditemi se non è serio ciò che indica di fare! Perciò cari confratelli non andiamo a dare colpe ne a Messali vecchi ne a Messali nuovi, ne a Papi novatori o tradizionalisti, ecc ecc. il difetto di tutto siamo noi che non sapiamo o non vogliamo fare le cose per bene e con impegno, per il bene delle anime e l’espansione del Regno!
Forza e coraggio sempre, il Signore conosce bene le sue pecore!
Efis
Grazie Efis, ti invocheremo a testimone tutte le volte che sentiremo la solita solfa da parte dei soliti preti contro il vetus ordo: "E' troppo difficile, non ho tempo, devo mettermi a impararlo", ecc. Gran ballisti, ci confermi.
RispondiEliminabravo, anonimo! questa è la prova che accampano solo scuse penose e vergognose, perchè se davvero fosse più facile il VO, i preti svogliati dovrebbero preferirlo (ma che motivazione meschina sarebbe, poi?) : invece sappiamo che NON è affatto così!
RispondiEliminaE si fa finta di non vedere che i vescovi proibiscono, da veri tiranni, e fanno passare la voglia ai sacerdoti di celebrarla, imponendo loro anche di non informare nè ascoltare i fedeli che la chiedono...altro che chiacchiere!
Non ce le beviamo più ormai queste motivazioni-paravento di ben altre NON-volontà (politiche, si diceva un tempo...)
si confermo caro Anonimo
RispondiEliminail VO non impegna più di tanto. Basta seguire le rubiche che ti indicano anche come e dove devi rivolgere lo sguardo... mentre con il NO devi prepararti per bene, incarnare nel vissuto la Parola per poi poterla trasmettere e questo è molto difficile e impegnativo, costa fatica. ecco perchè il NO non piace!
Efis
Eh sì, incarnare la Parola è difficile, mi risultava infatti che da duemila anni non accadesse ma forse mi sono perso qualche puntata.
RispondiEliminaguardi Efis che è il VO che non piace, ai vescovi in primis, e ai sacerdoti modernisti (con tutta quella massa a-critica del popolo ormai allattata al NO), lei non se n'è accorto?
RispondiEliminaSe il VO piacesse tanto alla maggiornaza e ai "potenti", che motivi ci sarebbero di impedirlo?
ma forse lei è uno di quelli che negano l'esistenza del sole....
allora non c'è rimedio!
incarnare la Parola ...??
RispondiElimina---------
ho capito, ci risiamo con uno di quei neologismi che fanno tanto chic e intellettuale il prete di oggi....gran protagonista, mega-presidente dell'assemblea, la quale in teoria dovrebbe actuosamente partecipare...infatti sta lì per fare gli applausi a comando, mentre osserva curiosa e distratta tutte le "gestualità" del celebrante, nel cerchio chiuso in cui si celebra l'homo faber...
come no! grande adorazione, grande spiritualità!
ma scusate, voi preti modernisti, che opinione avete dei Santi di 1932 anni, per es. di S. Alfonso, il curato d'Ars, S. Giovanni Bosco: questi tapini ignoranti non "incarnavano la Parola" e non portavano Gesù alle anime, vero ??
e s. Padre Pio, specchio di Gesù Cristo, 15 ore al giorno nel confessionale, e 40 Rosari quotidiani, che ci stava a fare secondo voi, nel Corpo Mistico ?
Non incarnava la Parola, come oggi si usa dire? ma con le sue stimmate sanguinanti, con le sue inaudite sofferenze, preghiere e penitenze, in più persecuzioni dai superiori, questo "frate che prega" gigante di santità nella sua UMILTA'...
che senso HA davanti ai cristiani... che cosa rappresenta se non un vero ALTER CHRISTUS ?
favolette delle nonne?
Vite inutili?
Caro don Efis? La saggezza della Chiesa aveva distribuito nel corso dell'anno liturgico la giusta dose di Parola di Dio necessaria alla santificazione e il sacerdote era invitato (già dal Concilio di Trento e dal catechismo susseguente) a farsi interprete di quella Parola.
RispondiEliminaDa quanto dici tu sembra, invece, che la celebrazione della messa tradizionale fosse legata solamente a una osservanza meccanica delle rubriche senza nessuna necessità di partecipazione interiore e spirituale.
Mi stupisco della tua falsificazione della realtà per poterne dedurre un giudizio negativo del VO. Mi vuoi dire che oggi la Parola di Dio sia più ascoltata e messa in pratica, perché più abbondante?
Mi spieghi perché se fosse stato così importante l'aumento delle letture nella messa perché sono state tolte quelle delle 4 tempora? ce n'erano fino a sette.
Ma soprattutto il distribuirle in tre anni denota la mancanza di conoscenza della memoria umana che ritiene più facilmente ciò che si ripete annualmente e tende a dimenticare ciò che ritorna con discontinuità.
Certo si sarebbe potuto integrare il vecchio messale con nuovi formulari, ma senza massacrare uno schema che aveva dato i suoi frutti abbondanti, mentre quelli del nuovo criterio li attendiamo ancora (fino a quando?)
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. cmq oggi la Chiesa è così e così ce la dobbiamo tenere. messe VO e messe NO più messe anglicane o cpte... evviva i riti diversi, basti che si preghi l'Unico Vero Dio. in fondo questa diversità è tutta ricchezza. La Messa è Sempre Santa Messa se partecipata con devozione e officiata con cura.
RispondiEliminaProprio oggi leggevo Carlo Magno quando unificò il rito e introdusse per tutti il canone romano ... ma questa è un'altra storia.
teodorico
Caro don gianluigi credo che non sia stato capito per il verso giusto. ti basti sapere che nella mia parrocchia non è venuto mai meno il canto gregoriano, l'organo, il kirie, il sanctus ecc. La Messa de angelis quasi sempre per le Solennità. ma sempre con il NO da quando ci è stato detto che quello era da fare. Le nostre celebrazioni non sono mai state impedite da nessuno se erano arricchite dai canti in latino. La gente ama il latino ma ama anche capire meglio. Le vecchiette, per esempio, ringraziano per la Messa in italiano e non se ne stanno a recitare rosari o altre preci durante la celebrazione, ma prendono parte alla Santa Messa con vera devozione. lo dicono loro non lo dico io.
RispondiEliminati invito nella mia parrocchia per assicurarti di persona di quanto affremo.
Efis
che povertà si nota nei commenti... sarebbe opportuno compiere un gesto di grande umiltà nel riconoscere che non conosciamo spesso la storia e come il rito si è evoluto nel tempo. dire rito di sempre non lo possiamo dire perchè fino alla pubblicazione del messale di Pio V la prassi era diversa... allora è opportuno dire che la Chiesa in quel periodo ha celebrato in quel modo poi l'ha adattato... come ha fatto sempre dall'inizio dell'era apostolica... Ecclesia semper reformanda
RispondiEliminaCaro Efis, non metto in dubbio la tua sollecitudine pastorale non celebrare dignitosamente la s.messa e nel favorirne la partecipazione anche delle vecchiette, ma permettimi di ricordarti che anche quand'ero un bambino, negli anni 60, nella mia parrocchia nessuno recitava il rosario durante la messa e tutta l'assemblea sapeva cantare a memoria la messa cum iubilo e quella de angelis, più altre che non ricordo. Tutti cantavano e rispondevano al sacerdote e non era ancora finito il concilio. Caro confratello non è stata certo la riforma post conciliare a inventare una maggiore partecipazione alla liturgia!!
RispondiEliminaAnonimo delle 23.13
RispondiEliminaVa bene che i nostri commenti sono miseri e che solo tu conosci la storia della liturgia e allora già che ci sei perché non ci spieghi le differenze tra il rito romano e il rito patriarchino o con il rito mozarabico?
Forse troverai con meraviglia che erano molto più simili di quanto lo sia oggi il rito romano riformato.
Scusa per la povertà del commento, ma non sono al tuo livello
@ bianco/nero 30/11/2009 10.27
RispondiEliminaSe per "pietra bianca" lei intende una lapide, no. Ma neppure una ghirlanda di festa.
Metterei semplicemente una "pietra miliare" a segnare un evento nella storia della Chiesa che ha sicuramente avuto un'importanza assai significativa per questi ultimi 40 anni, contribuendo nel bene e nel male all'attuale situazione.
E proprio alla luce di ciò la mia speranza è che si arrivi presto a una "riforma della riforma" (anche se temo questa locuzione diventi una specie di mantra) che valorizzi tutto quanto c'è di buono (poco?) e migliori tutto ciò che è meno buono (molto?).
Ogni volta che riappaiono citazioni di Paolo VI, mi viene una gran tristezza. Penso a quei poveri disgraziati , preti e fedeli, che l'hanno dovuto sopportare. E' paradossale che appellandosi al Concilio, al suo spirito liberale, tollerante, pluralista......con violenza autoritaria ed utilizzando il plurale maiestatico, cancellava secoli e secoli di Tradizione.
RispondiEliminaEra tollerante solo con chi gli garbava!!! E finitela con le solite cretinare dei pianti e dei singhiozzi del povero papa tradito ed ingannato! Sapeva benissimo quello che faceva!
Paolo VI è stata una delle sciagure più grandi della Chiesa.
RispondiEliminaPer me il suo pontificato è stato permesso da Dio come succede (permettete il paragone) per le possessioni diaboliche....
Quando l'anima alla fine viene liberata è molto, ma molto più attaccata a Gesù....
Nessuno va contro quello che dice la Chiesa. La Chiesa ha detto che il VO non si doveva più celebrare e abbiamo obbedito per quanto ci paresse strano. Oggi la Chiesa dice che il VO ha pieno diritto di cittadinanza ed è un tesoro da salvaguardare, e noi siamo ben contenti di obbedire. Non obbedienti alla Chiesa sono coloro che non recepiscono tale direttiva del pontefice.
RispondiEliminaBravo anonimo delle 9,29
RispondiEliminaProprio così. Obbedire a quanto la Chiesa ci dice . Per questo nella mia parrocchia non è venuto mai meno il VO e neppure il NO. I Fedeli sono abbastanza maturi e sanno partecipare ai sacri riti come si conviene. Non si mettono problemi se il sacerdote celebra di fronte o di spalle, queste le considerano solo quisquilie. Ciò che conta è che la Messa sia celebrata degnamente, senza abusi omissioni o aggiunte di sorta., ma secondo le regole vigenti. L’assemblea, o se preferite il popolo, conosce bene i canti latini e li canta con passione ogni qualvolta vengono proposti nella celebrazione. Non vedo perciò tutto questo livore quando si parla di VO sì o NO no. Oggi sono liberalizzati entrambi ed entrambi possono e aggiungo devono essere celebrati. Dov’è il problema? Per la mia parrocchia l’arrivo del Motu Proprio ha semplicemente confermato una prassi da noi mai abbandonata.
Per quanto riguarda il riferimento ai santi che qualcuno ha fatto, rispondo semplicemente (usando una parola a molti antipatica …) che INCARNARE la Parola è rispondere a Nostro Signore, “i nostri sentimenti siano gli stessi sentimenti di Cristo!”. Mi pare che questo hanno fatto i Santi e questo dobbiamo fare tutti noi, in primis i preti se vogliono davvero evangelizzare ed essere credibili.
Perciò poche chiacchiere e più fatti! Il vecchio detto vale ancora oggi: Non è il saio che fa il monaco.
Efis
Ma finitela di dire scemenze! Bisognerebbe piegare il capo di fronte ad ogni comando gerarchico ??? Se nessuno avesse avuto il diritto di fiatare e di muovere obiezioni di fronte alla furia liturgoclastica di Montini & C., oggi altro che motu proprio!
RispondiEliminaDi sicuro non è certo grazie alle "docili pecorelle" che è stato possibile preservare la Messa di sempre dall'estinzione totale. Siete dei pubblicani. Ringraziate quelli che hanno ricevuto sputi in faccia e calci nel culo , se oggi potete assistere alle Messa di sempre.
Per essere precisi il ritorno della messa di sempre lo dobbiamo a un papa che sta cercando di rimediare alle cappellate dei suoi predecessori. Le obiezioni alla "furia liturgoclastica" comunque ci sono state, e anche forti: chi è nella Chiesa alla fine però obbedisce al papa anche se sbaglia (almeno una volta era così).
RispondiEliminaFilippo ha ragione. E’ ora di finirla con queste lagne. Che ognuno si celebri la Messa che vuole, basta che la si smetta di fare i lagnosi e la pietra di inciampo.
RispondiEliminadies Irae
"hunc diem numera meliore lapillo" è da considerare tale il 4 dicembre 1963 e questo grazie al grande e incompreso Papa Paolo VI.
RispondiEliminaabito talare, fascia, mantellina, tricorno e chierica SUBITO!
RispondiEliminaSpiritoso...
RispondiEliminache spiritoso e spiritoso, la tradizione deve essere ripriostinata in toto e non solo per quello che piace. ha ragione anonimo delle 12.25.
RispondiEliminavelo alle donne. Negare sepellimento ai suicidi ecc.
calamitatis et miseriae
Tu, anonimo delle 17.16, sei lo stesso delle 12.25. Ti piacerebbe che i tradizionalisti fossero ottusi trinariciuti, eh? Peccato invece che retrogradi attempati siate, oggi, proprio voi modernisti. La cui modernità si è fermata al 1968
RispondiElimina